John never die.

di Gwendin Luthol
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Un attimo prima firmavo un autografo e un attimo dopo morivo. Curioso.
Caddi inanimato a terra come una marionetta a cui vengono improvvisamente tagliati i fili che la tengono in vita.
Divenni pallido come la luna piena che illuminava quella notte dei primi di dicembre del 1980. Vissi i miei ultimi secondi di vita con la guancia destra che si baciava con l’asfalto freddo ormai coperto dal mio sangue caldo. Tanto era il dolore che non riuscivo a capire da dove veniva.
Capii che stavo morendo solo quando mi ero completamente rassegnato all’idea di rimanere li per terra. A lasciarmi scrosciare un fiume di ricordi per tutta la mente.
Pensai a Yoko.
Pensai a Sean.
Pensai a Julian.
Pensai a Cynthia.
Pensai a Ringo.
Pensai a Paul.
Pensai a George.
Pensai a Paul.
Pensai allo zio George.
Pensai a mia Madre,Julia.
Pensai a Mimi.
Pensai a Julia.
Pensai a Jackie.
Pensai a Stuart.
E pensai ad Astrid.
Pensai all’intero mondo e infine a me stesso.
Mi stupii a quante persone riuscii a rivolgere un pensiero in così poco tempo.
Pensai per un attimo al mio assassino. Chi era?Ma che ne so,sta sicuro che un giorno o l’altro mi avrebbero ucciso.
Non provai odio nei suoi confronti –cosa assai umana- ma invece tanta,molta compassione.
Un’ondata di pace mi trapassò il torace con più intensità di quanto ne avessero messa i proiettili che mi avevano ucciso.
Non c’era più niente da fare. Ormai ero più morto che vivo. Nonostante tutto,sotto le palpebre semi chiuse riuscivo ancora a distinguere le luci dell’ambulanza da quelle della polizia. Pulsavano e sembravano più impauriti di quanto lo fossi stato io. Si avevo paura e in lontananza il pianto disperato di Yoko mi straziò.
Emanavo il mio ultimo respiro e augurai all’umanità degli anni felici,colmi d’amore,ricchezza e tantissimo successo in tutte le sue imprese.
Firmato: John Lennon.


Moju




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