Come al solito, Ron e Hermione erano nella Sala Comune di Grifondoro,
e, come al solito, Ron cercava di copiare da Hermione
"E dai, lo sai che non mi riesce, cosa ti costa farmi copiare? Io
questa roba non la capisco...!"
"Insomma, Ron! - sbuffò lei - ti ho spiegato un milione di
volte che questo è Saturno - e cancellò un nome
dalla mappa di Ron - e questa è Alpha Centauri. Non capisco
come fai a confondere una stella con un pianeta... è
così facile..."
"Forse per te lo è. No, aspetta - strappò la
mappa dalle mani di Hermione, che la stava correggendo - mi stai
dicendo che questo non è..."
"E' inutile che fingi di interessarti, Ronald. Anzi, sai cosa ti dico?
Visto che non ho tempo di studiare anche per te, e che sono solo a
metà dei compiti di Aritmanzia, salgo in dormitorio e ti
porto la mia mappa, così la copi." Detto questo, si
alzò di scatto e si diresse a testa alta verso i dormitori
femminili.
"Grazie, Hermione, lo sai che ti amo." E sprofondò ancora di
più nella sua poltrona preferita. Hermione
ringraziò il cielo del fatto che Ron non si fosse accorto
che, per le sue parole, era diventata letteralmente color
prugna, e stava per inciampare in un gradino. Eppure non era la prima
volta che glielo diceva, e sapeva benissimo che equivaleva ad un
grazie. Stranamente, però, il suo stomaco aveva iniziato a
fare le capriole.
Ron diede un'occhiata annoiata al mucchio di pergamene vicino ai suoi
piedi, alcune evidenziate di vari colori - l'unico svago di una
studentessa che si prendeva un po' troppo sul serio - e vide un foglio
che non era scritto con la grafia di Hermione. Ron si guardò
furtivo intorno, e poi lasciò che la curiosità
prendesse il sopravvento. La grafia era minuta e sottile, quasi
illeggibile, ma si capiva benissimo da chi era firmata: Viktor Krum.
All'improvviso, Ron sentì un rumore provenire dalle scale:
ammucchiò le pergamene in fretta e furia, e cercò
di darsi un'aria quasi annoiata, sperando che gli fosse sparito il
rossore dalla faccia.
Hermione quasi scaraventò la sua mappa sulle ginocchia di
Ron, e poi si buttò pesantemente sulla poltrona di fianco,
raccogliendo un paio di pergamene e ricominciando a scrivere
freneticamente. Ron raccogliendo le ultime briciole di
dignità che gli rimanevano, poggiò delicatamente
la mappa di Hermione per terra, e disse:
"Sai una cosa? Credo proprio che la copierò da Harry. Si.".
E uscì dal buco del ritratto tirando su col naso. Rimpianse
quasi subito di averlo fatto: sapeva benissimo che Harry copiava sempre
i compiti di Astronomia da Hermione, e il peggio è che non
poteva neanche tornare dentro per prendere la scopa e fare un giro sul
lago.
Sentendosi ribollire dalla rabbia, pensò di andare a trovare
Hagrid. Non poteva sapere che, intanto, nella torre di Grifondoro,
Hermione Granger bruciava una lettera nel fuoco e scoppiava in lacrime.
Percorrendo la strada verso la capanna di Hagrid, Ron si
trovò costretto a pensare a molte cose. Hermione si scriveva
ancora con Krum. Già la notizia che si fossero baciati lo
aveva distrutto. E perchè poi Hermione aveva scelto Krum?
Dopo tutto quello che avevano passato insieme...avevano combattuto
fianco a fianco contro la morte, e questo era incomparabile alla fama
di un giocatore di Quidditch... o forse la ragione era proprio questa:
forse Hermione lo considerava un amico...e poi alla fine erano solo
questo. Infatti Ron più volte si era interrogato sulla
natura dei suoi sentimenti per Hermione, e aveva concluso che era una
sorta di legame fraterno. Si, era così che era e doveva
essere.
Salutò Hagrid che lavorava nel campo di zucche giganti con
la mano, e decise di non accettare la proposta del mezzogigante che gli
aveva apena offerto una tazza di the.
Si diresse allora verso il campo di Quidditch, dove sapeva che Harry si
stava allenando.
"Ah, se solo avessi la mia scopa - sospirò - almeno adesso
potrei allenarmi un po', visto che come portiere faccio letteralmente
schifo, e non capisco perchè Harry sia così
deciso a tenermi in squadra.".
Fece un paio di passi ancora, poi scosse la testa.
"Ecco - si disse - sono entrato in paranoia.". Scosse di nuovo la
testa, e spinse l'enorme portone di quercia che lo separava dal campo
di Quidditch.
Hermione, con la testa tra le mani, guardava gli ultimi lembi di
pergamena accartocciarsi nel fuoco. Non l'aveva neppure letta. E non
era la prima lettera di Krum che finiva nel fuoco. Ma Hermione soffriva
troppo per questa storia a distanza, sia per lei stessa che per Krum, e
quindi aveva deciso di eliminare totalmente Viktor dalla sua vita. Nel
frattempo, però, non aveva neppure il coraggio di scrivergli
che era finita, che lei non lo amava più, perchè
per lei era stata la prima storia, e rendersi davvero consapevole che
purtroppo Viktor non faceva più parte della sua vita,
sarebbe stato doloroso come perdere un braccio sotto l'Espresso di
Hogwarts. Però non poteva buttar via una storia
così, era una delle sue poche sicurezze, e andava avanti da
due anni e... C'era una sola persona a cui poteva dire tutto questo,
una persona che odiava vederla soffrire, ma che a quanto pare si stava
allenando a Quidditch con Ron... Ron...era stato lui a far nascere
involontariamente la storia con Viktor. Forse all'inizio non era
neanche una cosa seria, forse lei si era buttata nelle braccia di Krum
solo per ripicca. Ricordava benissimo quello che Ron le aveva detto due
anni prima, ricordava benissimo ogni singola parola. A quei tempi,
pensava che Ron avesse una cotta per lei, ma poi col tempo aveva
lasciato perdere quest'ipotesi: ultimamente Ron era stato con Lavanda
Brown e...Ma perchè pensava così tanto a lui? Il
vero problema era Viktor, ecco, sì, doveva pensare a Viktor,
non sopportava più di mentire a lui e a se stessa, e aveva
deciso di scriverglielo. Prese la sua piuma, succhiò la
punta con espressione assorta e cominciò a scrivere, molto
lentamente, con la sua bella calligrafia.
Ron guardò Edvige sfrecciare sopra la sua testa. Era partita
dalla torre di Grifondoro. Harry aveva dato il permesso a Hermione di
usare Edvige a suo piacimento, e la lettera che la civetta teneva
stretta alla zampa era destinata di sicuro a Krum. O a Vicky, come
probabilmente Hermione lo chiamava. Non che gli importasse
più di tanto. Aveva parlato con Harry delle cose che lo
impensierivano tanto, e lui lo aveva rassicurato su Krum. Che
probabilmente era il ragazzo giusto per Hermione. E questo andava bene,
perchè se Hermione era contenta, Ron era contento. Insieme a
Harry, si avviò verso il castello per la cena.
Nella Sala Grande, Hermione aveva occupato due posti tra lei e Ginny.
Ron fece finta di allacciarsi le scarpe, e lasciò che Harry
lo superasse e si sedesse per primo. Ma, a sorpresa, Harry
scalò di un posto per sedersi vicino a Ginny, lasciando il
posto vicino a Hermione vuoto. Ron tirò un grande sospiro e
si sedette vicino a Hermione. Non era arrabbiato con lei, non doveva
esserlo, ma stranamente l'aria tra i due si poteva tagliare con un
coltello. Ron decise di riempirsi la bocca con il porridge, ma prima
che potesse farlo, Hermione esordì:
"Allora? Hai copiato i compiti di Astronomia?"
"Certo...cioè, certo che no. Sono riuscito a farli da solo,
però dopo posso dare una ricontrollata alla tua mappa?
Così, per essere sicuri, sai com'è...".
"Certo che te li faccio copiare, Ronald - cantilenò Hermione
con aria sarcastica - ma mi dici cosa hai fatto oggi di così
importante da non poter studiare?"
"Ho pensato tutto il tempo a te, Hermione, e a questo strano rapporto
che ci lega, e a cosa c'entri Krum, e a quanto vorrei spaccargli il
naso.". Pensò Ron.
"Beh, sono stato a guardare Harry e ho fatto un paio di giri sulla
scopa..." disse, stavolta.
"Capisco. Non potevi assolutamente rimandare, vero? E anche Harry... -
disse, enfatizzando l'ultima parola - farà meglio a
sbrigarsi a fare, pardon, a copiare Astronomia, considerato che mancano
poche ore alla lezione...".
"Quando ti ci metti sei così simpatica... -
farfugliò Ron alle prese con il tacchino - ah, comunque
grazie..."disse, stavolta sorridendo.
A Hermione piaceva molto vedere i suoi amici sorridere. Sapeva che
entrambi avevano dei grossi problemi, e per esempio il sorriso di Ron
era così raro, eppure limpido e solare, che la metteva di
buonumore per diverse ore. Era così diverso dai sorrisi
spesso maliziosi che vedeva apparire sulle bocche dei suoi compagni, e
per questo sentiva di non poterne fare a meno. All'improvviso, il sole
tornò a splendere: dopotutto, il suo mondo non era ancora
crollato definitivamente. C'era ancora qualcosa che sembrava destinata
a durare: c'era Harry e, nonostante gli alti e bassi, c'era Ron.
Hermione esplose in una risata fragorosa, che fece girare molte delle
teste dei presenti. Ron prima la guardò esterrefatto, poi
scosse le spalle e scoppiò a ridere anche lui.
L'ora di Astronomia passò decisamente bene. Ron
riuscì a scrivere tutti i nomi della nuova costellazione che
avevano preso in esame, e riuscì perfino a localizzare Alpha
Centauri, e a rispondere prima del resto della classe ad una domanda
della professoressa, guadagnando venti punti per Grifondoro. Hermione
ne fu particolarmente soddisfatta. Alla fine della lezione, i tre
tornarono nella Sala Comune sulle loro poltrone ormai di
proprietà privata. Erano circa le due quando decisero che
era ora di andare a dormire.
"...deve smetterla di fare così, non ha ancora capito che
vederla in giro con Seamus non mi da fastidio? Lei pensa di farmi
ingelosire, ma non...". Il discorso di Ron fu interrotto da un
picchiettare alla finestra.
"Edvige? - esclamò Harry con un pizzico di sorpresa -
Hermione? L'hai usata tu? - chiese, proseguendo verso il dormitorio -
io ho troppo sonno per darle da mangiare, quindi dille di andare in
Guferia, ok? 'Notte, ragazzi..." e chiuse la porta del dormitorio dei
ragazzi. Evidentemente aveva capito che era ora di lasciare da soli i
suoi migliori amici.
Ron, spinto ancora una volta dalla curiosità, usò
il solito vecchio trucco di allacciarsi le scarpe. Hermione
deglutì e andò ad aprire la finestra. La civetta
le si poggiò dolcemente sul braccio e le porse la zampa,
dove era legato un rotolo di pergamena. Sciolse molto lentamente il
nastro che legava il messaggio, e con un sospiro, srotolò il
foglio. Ron era ancora lì a farsi un complesso nodo alla
scarpa, quando vide la lettera cadere per terra e la sua amica
scoppiare in lacrime. Non pensò molto al da farsi;
semplicemente le si avvicinò e l'abbracciò,
accarezzandole i capelli. Era successo quello che temeva: Krum l'aveva
fatta soffrire, probabilmente l'aveva tradita o lasciata, o qualcosa
del genere. Non l'aveva mai odiato così tanto;
pensò che quella stessa notte il pupazzetto del giocatore di
Quidditch, che conservava dalla Coppa del Mondo, avrebbe subito quello
che si meritava.
Hermione restò stupita dal comportamento di Ron. Insomma,
non erano mai stati così intimi, e di solito per queste cose
aveva molta più confidenza con Harry. E restò
ancora più stupita di sapere che questa volta Harry non
avrebbe potuto consolarla così come stava facendo Ron, e che
forse in fondo in fondo sapeva perchè. Con la voce rotta dal
pianto, affondò il viso nella spalla di Ron e gli disse:
"Ron...non ti preoccupare per me, sto bene...davvero.."
"Oh, certo, come no - le disse lui, prendendole il viso tra le mani -
anch'io piango quando sto bene..." e le sorrise.
"Cosa fai ora? Prendi in giro?" disse lei, non nascondendo un sorriso
triste.
"Senti, invece di starcene qui a blaterare, che ne dici di accendere il
fuoco e sederci? Tanto sono solo le due...".
Lei acconsentì con un breve cenno della testa, e si
gettò sulla sua solita poltrona, la più consunta
e rovinata tra quelle che c'erano davanti al camino.
Lui invece si sedette su quella più vicina a Hermione,
cioè quella di Harry, e con un gesto della bacchetta, accese
il fuoco. Prima di parlare la studiò a fondo.
Notò per la prima volta che aveva le occhiaie. Sembrava
decisamente stanca. Poi disse:
"Ora, io non ti chiederò cos'è successo da farti
stare così male, perchè voglio che sia tu a
decidere se dirmelo o no. Però sappi che starei anche tutta
la notte qui se tu ne avessi bisogno perchè odio
più di ogni altra cosa vederti soffrire a causa di qualcuno,
soprattutto se questo qualcuno è uno stronzo che non capisce
che sei la cosa più bella e meravigliosa che gli potesse
capitare e...e..."
"Cazzo cos'ho detto! - pensò imbarazzato, e sentì
le orecchie infiammarsi - come ho potuto dirle questo? E se mi avesse
frainteso? Non avrà mica capito che...". Non ebbe il tempo
di dirle nient'altro che se la ritrovò in braccio.
"Oh, Ron... - gemette lei dalla spalla del suo amico - non è
stato Viktor a fare lo stronzo, sono stata io..."
E gli raccontò tutto. Di come e quando era iniziata. Di
quando si erano visti durante l'estate. Di come si tenevano in
contatto. E di quello che aveva provato quando gli aveva scritto quella
lettera.
Ron ascoltò tutto il discorso di Hermione. La
lasciò parlare, senza mai interromperla. Non voleva farla
sentire oppressa, voleva che si lasciasse andare, che desse sfogo alle
proprie emozioni. Intanto lui la vedeva forse per la prima volta dopo
il Ballo del Ceppo: fissava incantato il fuoco danzare sui suoi
capelli, e i movimenti frenetici delle sue mani. Ma la cosa che lo
stupiva di più era che Hermione, stando insieme a Krum, era
stata in grado di provare un'immensità di emozioni che lui
neanche si immaginava. E odiò Krum con tutto se stesso, per
aver permesso che quella storia andasse avanti, per non averla amata
abbastanza da capire che poteva evitarle una sofferenza. E che sarebbe
stata solo la rassegnazione da parte sua, che avrebbe permesso a
Hermione di dimenticare. E invece no, aveva ancora il coraggio di
pretendere di vederla, per parlarne a quattr'occhi; almeno
questo era quanto aveva capito dalle parole di Hermione. Hermione, la
sua piccola crisalide appena diventata farfalla, che piangeva la
perdita delle sue ali...Hermione, la ragazza che voleva apparire
perfetta, e non capiva che la sua colpa più grande era
proprio questa.
Ron la strinse ancora di più, più forte, e pianse
calde lacrime, nascosto nei capelli di lei, per non farsi vedere.
Hermione lo sentì vicino come mai. Sentì il
calore del suo abbraccio, che valeva più di mille parole.
Ronald Weasley era sempre stato un ragazzo timido, e lei lo sapeva. Ora
stava facendo tutto questo per lei...
"Ha detto che rimarrebbe tutta la notte qui per me..." -
pensò lei - "e che sono la cosa più bella e
meravigliosa che...e...se...?". Il suo ego da prima della classe stava
già iniziando a razionalizzare le parole di Ron, senza
chiedersi la cosa più importante: Cosa aveva provato il suo
cuore appena Ron le aveva pronunciate? Aveva sentito le farfalle nello
stomaco, o era rimasta nell'apatica sofferenza generata dalla lettera
di Krum? Non capiva che la risposta a questa domanda, sarebbe stata la
risposta alla domanda che si poneva da tempo... era proprio come un
sistema di Aritmanzia....
All'improvviso, sentì un singhiozzo nei capelli... si
staccò dolcemente da Ron, e lo guardò finalmente
in faccia.
"Ma tu...stai piangendo...!" sussurrò, quasi spaventata.
Lui, per tutta risposta, continuò a fissarla negli occhi
intensamente.
E poi, accadde tutto all'improvviso.
Hermione rimase scioccata da quello che vide in quegli occhi blu: il
baratro, che li aveva sempre separati, si colmò in un
attimo. Vennero a galla odio, amarezza, incomprensione, e quel
sentimento così raro ma irrinunciabile, di cui nessun essere
vivente può fare a meno. Hermione rimase folgorata da
quest'ultima visione, capì che quello che aveva provato per
Krum non era neanche una piccola parte di quello che vedeva in quei
tristi occhi blu. E la soluzione a tutti i suoi problemi la
spaventò: Ron provava per lei qualcosa che andava oltre i
confini dell'Amicizia e dell'Amore, un sentimento così
perfetto e puro tale da non poter essere descritto a parole, ma lei...?
Ron guardò Hermione scappare di corsa verso il dormitorio
femminile. Si alzò di scatto dalla poltrona: sapeva che non
avrebbe potuto fare niente per fermarla, ma le corse dietro lo stesso,
e le afferrò un braccio:
"Hermione...posso spiegare... io ti... - e sospirò, con lo
sguardo rivolto ad un punto imprecisato alla sua destra. Poi la
guardò, più intensamente di prima - io ti amo,
Hermione, e... ".
Hermione non seppe mai come andò a finire la frase di Ron.
Si divincolò dalla sua stretta, e salì di corsa
le scale del dormitorio femminile.
Ron odiò se stesso per non essere riuscito a consolarla come
l'amico che credeva di essere per lei, e per averle dato un'altra
preoccupazione. Si era esposto troppo, quando il suo compito era solo
quello di starle accanto da amico. Ma non era mai stato capace di
nascondere niente, soprattutto a lei.
Si mise a letto senza avere per niente sonno, ed era certo che
Hermione, dall'altro lato del muro, era ancora sveglia, magari in
lacrime.
La notte passò lunga e tormentata per entrambi. La cosa di
cui erano più preoccupati e che il giorno seguente era
domenica, e probabilmente sarebbero stati insieme tutto il giorno in
giro per Hogsmeade.
Ron si svegliò di botto grazie agli scossoni di Harry, che
sembrava molto eccitato.
"Io, Ginny e Hermione andiamo a Hogsmeade, vieni?"
"No grazie"
"Come no? Dai che Hermione e Ginny sono all'ingresso e ci stanno
aspettando! Datti una mossa, però, sono già le
otto e mezza, e non voglio passare tutta la mattina ad aspettarti!"
"No grazie - ripetè Ron, tossendo - sto male.."
"Come vuoi - disse Harry, con aria di noncuranza - sappi solo che il
prossimo finesettimana a Hogsmeade è fra due settimane...".
"Ah...prendimi qualcosa da Zonko, allora..." disse con voce
finto-assonnata "e tieni lontana mia sorella da quel brutto tizio, non
mi piace.".
"E va bene, scorbutico che non sei altro". Così dicendo,
Harry si avviò fischiettando verso la porta del dormitorio,
lasciando Ron da solo. Quest'ultimo non poteva sapere che Ginny stava
ripetendo la stessa cosa a Hermione nel dormitorio femminile, e che
anche lei si era rifiutata di andare.
Harry e Ginny si scambiarono un'occhiata di intesa appena si videro.
"Certo che siamo proprio due stronzi, vero?" bisbigliò Harry.
"E' necessario. Hermione ieri notte mi ha tenuta sveglia fino alle
quattro. Neanche lei sa cosa prova, e io sono sicura che una giornata
insieme da soli contribuirà a schiarirle le idee...anche se
il solo pensare a Hermione con quello scemo di mio fratello...brrr mi
vengono i brividi!".
Ron si alzò due ore dopo, e si avviò verso la
Sala Grande, sperando di trovare ancora qualcosa per colazione, visto
che stava morendo di fame.
La Sala era quasi vuota, eccetto qualche studente che giocava a scacchi.
Poi c'era lei.
Hermione era immersa nella Gazzeta del Profeta. A giudicare dalla foga
con cui leggeva il giornale, doveva essere successo qualcosa di
importante. Ron si sedette a qualche metro da lei e mangiò
le sue uova col bacon. Si ripromise di picchiare Harry e Ginny al loro
ritorno mentre guardava Hermione sfogliare velocemente la Gazzetta.
"Dev'essere successo qualcosa di veramente importante -
pensò distrattamente, fissandole la sommità della
testa, ovvero l'unica parte che non era nascosta dal giornale - oh, si,
qualcosa di importante, molto, molto importante - e si alzò
in piedi, dirigendosi verso Hermione quasi ipnotizzato. Lei fece finta
di non vederlo fino a quando non le si sedette di fronte.
"E' successo qualcosa...cioè, qualcosa di importante?" Ron
sembrava acquistare sicurezza ad ogni parola.
"Ti riferisci al giornale? - disse lei, con aria sbrigativa - Niente di
particolare. Le Sorelle Stravagarie hanno un nuovo bassista, Alan Horn.
Poi c'è la recensione del nuovo '101 modi per utilizzare il
succo di Mandragora', e i Cannoni di Chudley hanno vinto 230 a 140
contro le Holyhead Harpies e...
"A-ha! L'ho sempre detto che le Holyhead non valgono niente!!! Se
vinciamo contro i Fantastici 7 (il nome non l'ho scelto io...^^') siamo
in testa alla classifica dei..." si interruppe all'improvviso.
Probabilmente con la nuova Hermione questi scatti euforici non erano
ammessi.
"Ah. Beh, senti, io devo studiare, quindi ci vediamo più
tardi, ok?"
"Ok, va bene...A più tardi...". L'entusiasmo di Ron si era
decisamente spento.
Poi, all'improvviso, Ron capì quello che doveva fare.
"No, Hermione, aspetta!".
Lei si girò lentamente.
"Cosa c'è?" chiese, un po' incuriosita.
"E che... so già come vanno a finire queste cose...non ci
parliamo per settimane e... e poi ci parliamo di nuovo come se niente
fosse...che ne dici di evitare tutta questa trafila e tornare amici? Ti
va?" chiese lui, decisamente in imbarazzo, fissandosi le scarpe. Aveva
fatto una cazzata enorme.
Hermione non potè fare a meno di sorridere a quest'uscita di
Ron. Era così innocente, e così diverso dal Ron
della sera prima, che sembrava così consapevole di quello
che diceva e faceva....
"Va bene...!" disse semplicemente lei. "Visto che...insomma... non
è vero che ho da studiare, ed è una bella
giornata, ti va di uscire fuori?".
"O...Ok! - disse Ron, evidentemente sorpreso - se ti va possiamo
prendere le scope, così ti insegno qualcosa, visto che
praticamente non ci sai neanche salire su un manico di scopa...". La
tensione stava notevolmente diminuendo, e Ron stava tornando il buffone
di sempre.
"Oh, Ronald Weasley che mi insegna qualcosa, mi sento onorata...".
"E' inutile che prendi in giro, la tua è solo invidia...."
"Vai a prendere i manici di scopa, Ron. Io ti aspetto al campo di
Quidditch."
Ron non se lo fece ripetere due volte, le sorrise brevemente e corse
via.
Era incredibilmente contento che tutto sembrava essersi risolto
così facilmente che rischiò di inciampare un paio
di volte nei gradini. Afferrò la sua scopa e quella di
Harry, e si fiondò di nuovo giù per le scale, e
raggiunse il campo di Quidditch in volo. Lanciò il suo
manico a Hermione, e le disse:
"Tu prendi la mia scopa, quella di Harry è troppo veloce per
te...".
"Grrrr - ringhiò Hermione - brutto maschilista, ora ti
faccio vedere io quello che sono capace di fare...! Come hai osato
sfidarmi!!!" continuò, ridendo.
"Oh-oh, penso proprio di essermela fatta sotto...".
"Mi stai provocando?".
"Ci sono riuscito?".
Senza dire altro, Hermione saltò sulla scopa e
partì all'inseguimento di Ron, che intanto già
svolazzava. Più volte fu sul punto di cadere, ma
aggrappandosi bene riuscì a rimanere più o meno
in equilibrio. Era meraviglioso sentire il vento scompigliarle i
capelli, e molto presto si stancò delle provocazioni di Ron,
per cambiare rotta e rallentare. Da dov'era, si vedeva tutto il lago di
Hogwarts...e se ci si fosse avvicinata? Se avesse provato a sfiorare la
superficie dell'acqua? Non ci pensò su troppo, che era
già sul lago: poteva sentire gocce d'acqua schizzarle
addosso, e vedere il suo riflesso nell'acqua limpida.
"Ron, possibile che devi sempre rompere? Lasciami stare i capelli!"
Disse lei, sbuffando infastidita. Si girò di scatto e
gridò inorridita: Ron stava girando intorno alle porte nel
campo da Quidditch, perchè evidentemente non la vedeva. La
cosa che era dietro di lei era un tentacolo della piovra gigante, che
si dimenava nell'aria cercando di afferrarla.
Ron si girò di scatto alle grida di Hermione: eccola, ora la
vedeva, era sul lago, che gridava inorridita alla vista della piovra
gigante. Ron non ci pensò su molto, che si
catapultò dov'era Hermione, per aiutarla.
"Herm...Hermione, stai calma! A questa ci penso io! STUPEFICIUM!"
Il tentacolo colpito sbatacchiò avanti e indietro, prima di
ricadere pesantemente in acqua.
"E ora via da qui! - disse lui, agitato - Hermione! "
Lei era immobile, quasi paralizzata dallo spavento.
"Dai, insomma! - Sbuffò Ron, sollevandola a fatica dalla
scopa per portarla sulla sua - sali dietro". Intanto prese il manico
cavalcato da Hermione nell'altra mano, e diresse la sua scopa verso la
sponda più vicina. Sentiva Hermione stringersi alla sua
schiena, e deglutì.
Arrivati sulla terraferma, buttò i due manici sull' erba e
guardò Hermione, che intanto aveva ripreso colore.
"Allora, mi dici che è successo? Potevi difenderti benissimo
da sola!"
"E'...è solo che..." - non finì la frase, e
girò la testa di lato, evidentemente troppo imbarazzata.
"E' solo che cosa?" la incalzò lui.
"E'chedapiccolamisonoritrovataunpoliponeinfacciamentrenuotavo!!!Contento
ora?" Gridò lei tutto d'un fiato.
"Pffff...!"Ron soppresse a stento una risata; dopo tutto anche lui da
piccolo aveva subito uno shock con il suo orsacchiotto, e da allora
aveva paura dei ragni. "AH AH AH! Ma è ridicolo!!"
Nonostante gli sforzi, non era riuscito a trattenersi.
Hermione gli voltò le spalle, offesa. Ron non capiva niente.
Ron si lasciò andare alle risate, buttandosi nell'erba
fresca.
"Dai però, adesso smettila di fare l'offesa...ci sono
passato anch'io, so come ci si sente...Hermione...".
Lei però non accennava a volersi girare.
"...Hermione - la implorò lui - se non la smetti passo alle
maniere forti".
"Ah si? E quali sarebbero queste maniere forti? Vediamo!"
Esclamò lei, rossa in viso.
"Oh oh, questa volta l'ho fatta davvero incazzare" pensò
Ron. Senza darle nemmeno il tempo di dire Levicorpus, le
tirò forte l'orlo della gonna, facendola cadere al suo
fianco come un sacco di Bubotuberi giganti.
"Ah ah ah, hai fatto un tonfo che scommetto l'ha sentito anche la
piovra!!!"
"E smettila, IDIOTA! - Gridò lei, salendogli sullo stomaco e
puntandogli la bacchetta addosso - Adesso ti faccio vedere IO!"
Ron arrossì di colpo, e Hermione all'improvviso si rese
conto di quello che aveva fatto.
"Nononono, scusa, non dovevo!.." farfugliò lei, diventando
rossa ancora più di Ron.
Lui sembrava quasi ipnotizzato, mentre si issava su un braccio, e le
sfilava delicatamente la bacchetta, senza mai toglierle gli occhi di
dosso. Poi le prese la mano, e in un secondo che sembrava non finire
mai, annullò la distanza che c'era tra loro. Ma non la
baciò. Si fermò a tre millimetri da lei, e disse,
scandendo le parole:
"Ora, o mi baci tu, o ti bacio io. Non si torna indietro."
Hermione distolse lo sguardo. Che fare? Questo era il momento che aveva
aspettato dal Ballo del Ceppo, ne era sicura, e aveva trovato la
conferma la notte della dichiarazione di Ron. Ma poi quali conseguenze
avrebbe avuto questo bacio? Sarebbero rimasti amici?Si sarebbero messi
insieme? Non si sarebbero più parlati a causa
dell'imbarazzo? Perchè ancora una volta stava
razionalizzando tutto, quando poteva essere il momento più
dolce della sua vita?
Evidentemente tutto questo a Ron non importava, perchè
alzò un sopracciglio, e disse, nello stesso tono di prima:
"Troppo tardi."
E la baciò.
Le labbra di lei erano morbide, e sapevano di fragola.
Le labbra di lui erano umide, e sapevano di menta. Hermione gliele
morse piano per sentire meglio che sapore avevano. Era una sensazione
incredibile baciare Ron, e nello stesso tempo sentire l'erba fresca e
bagnata tra le dita, e un leggero venticello profumato tra i capelli.
Ron gli stringeva la mano dolcemente mentre si baciavano, quasi non ci
credeva a quello che stava accadendo. Era il momento che aveva sognato
dal Ballo del Ceppo, ed era sempre verso di lei che guardava, di
nascosto, mentre baciava Lavanda quasi con rabbia.
Hermione si staccò un attimo. Ron era ancora ad occhi
chiusi, ancora assaporava quel breve bacio. Era nella
castità e nella purezza di quel bacio, che Hermione poteva
vedere il vero amore che Ron provava per lei, era nella
castità e nella purezza di quel bacio, che non era voluto
diventare niente di più passionale per non rovinare la
dolcezza di quel momento.
Lei gli riempì di baci le guance, come se non potesse
più rivederlo per secoli. Poi gli buttò le
braccia al collo quasi violentemente, atterrandolo. Si
avvicinò e si fermò a tre millimetri da lui.
Aspettava e aspettava, ma non succedeva niente.
"Allora?" sussurrò lei.
"Allora cosa?"
"Mi baci o no?"
"No."
"No?"
"Esatto."
All'improvviso, Hermione capì cosa doveva fare, forse per la
prima e unica volta. Lo baciò, tante volte, prima
velocemente, poi più a fondo, con più passione,
con più foga. Poi si staccò.
"Ti amo, Ron."
"Ti amo, Hermione, e lo sai."
Entrambi si sorrisero. Ron la rovesciò e le si
sdraiò accanto. Le spostò un paio di ciuffi
ribelli dalla fronte, le baciò il naso, con uno strano lampo
di divertimeno negli occhi, e poi si alzò, oscurando il sole
a picco sulle loro teste. Si stiracchiò, ad occhi chiusi,
con espressione soddisfatta, come un gatto che fa le fusa. Poi le diede
le spalle di scatto, e iniziò a sbraitare e a saltellare:
"Aaaah! La piovra gigante! Aiutoooo!"
Hermione guardò con aria interrogativa la superficie del
lago. Non c'era nessuna piovra gigante: Ron la stava prendendo in giro!
"Bwaaaaaargh! Ho un polipo in faccia!"
Hermione prese letteralmente fuoco. Afferrò i due manici di
scopa, uno per mano, e gli gridò:
"Cosa hai detto?"
"Ho un polipo in faccia! Non si stacca!"
"Ma brutto bastardo coglione...!"e iniziò a corrergli
dietro, sferrando colpi all'aria con le due scope-
"Aaaaaaaah! Mi mangiaaaaaaaa!"
"Stupidoooooo! Ti ammazzo!"
"Bwaaaaaaaaaaah!"
Continuarono a sbraitare fino al portone del castello, quando si
imbatterono in Harry e Ginny.
"Aaaaah! Pistaaaaa! O questa mi ammazza! Ho già i miei
casini con il polipoooo!
"Idiotaaaa!"
"Hey - disse Harry - quella è la mia Firebolt o sbaglio?"
"Stai zitto o faccio fuori ancche te!"
"O...ok, ok! Mi dichiaro neutrale!"
Ma Hermione era troppo occupata a rincorrere Ron per dargli ascolto.
"Che dici, Ginny, ce l'abbiamo fatta?" disse Harry, guardando Ron che
faceva le boccacce a Hermione dall'alto delle scale, e lei che lo
seguiva furente.
"Mmmm.... penso proprio di di si.. - comunque continuo a pensare che
siamo due stronzi...!" e gli schioccò un lieve bacio sulle
labbra.
"E' per questo che siamo fatti l'uno per l'altra...e comunque la
prossima volta che mi baci guardati bene intorno, non vorrei che Ron mi
ammazzi.".
"...Adesso penso che faremmo meglio a seguirli, sai Hermione
è veramente una furia quando vuole...".
E così anche Harry e Ginny si incamminarono verso i
dormitori, seguendo le urla e i tonfi di Ron e Hermione che non
accennavano a finire.
"Sei un cretino! Non doveva saperlo nessuno!! Aaaah non vedo l'ora di
prenderti, non sai quante botte!"
"Ah si? Come oggi al lago? Allora mi fermo subito!"
"IMBECILLEEEEE! Sei una testa di Mandragora!"
"Guarda, ho sconfitto il polipo, che ne dici se ce lo mangiamo stasera?"
"RON!!!".
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