Si sente uno sparo. E poi un altro.
Ad Arnold piace sparare. Ne si vede l'eccitazione sotto i suoi capelli
biondi e la si legge nel profondo dei suoi occhi azzurri;adora il
riecheggiare dell'esplosione e l'odore della polvere da sparo.
Arnold si ripulisce disgustato dal sangue schizzato dalla fronte.La
fronte della donna .
Ripulisce anche la sua pistola dal sangue,la sua bella arma .Si ricorda
quando più' di 30 anni fa suo padre lo chiamo' e gli
disse:”Arnie,tieni questa,la usavo a militare”.
Arnold tirò fuori un biglietto su cui c'era scritto il nome
della sua sacra arma:Luger.
Mise il biglietto nella mano della donna ,cosicchè in
paradiso si ricordasse come era morta.Lei,l'ebrea.
2
Giulio Tanni stava facendo colazione quando il cellulare
squillò.era il commissario Massimo
Dinetti:”pronto sono Giulio”
“Ciao sono Massimo,devi venire subito qui,via Verazzano all'
incrocio con vicolo Bering al N013:c'è stato un
omicidio”
“Io?Che c'entro?”
“Poi ti spiego”
Riattaccò.Giulio trangugiò il caffè e
il cannolo e accorse sul luogo del delitto.
“Solima Levi,35 anni,impiegata alla Straben
tessuti,precisamente Vicedirettrice”
“com'è morta?”
Un' esecuzione,credo:2 colpi calibro 9mm Parabellum sulla
fronte.L'assassino deve averla prima fatta inginocchiare.Inoltre,ci
sono bruciature da sigaretta e segni di percosse”.
“posso vedere il corpo?”Chiese Giulio.
“No,è ancora sotto
analisi”ribattè seccamente Massimo.
“Ci sono legami con altri omicidi?”
“Sì”rispose Massimo.I suoi occhi
lampeggiarono.”se hai letto i giornali,sai dell' assassino
degli ebrei...”
“Sì,maledetto nazista
bastardo!”Esclamò giulio infuriato.Odiava i
Nazisti.
“Ecco,le altre tre vittime hanno delle cose in comune:A le
bruciature e le contusioni,B il calibro dell' arma,C la religione
ebraica,D la cosa più strana,nella mano un biglietto con
sopra il nome della presunta arma:Luger”.
"Luger" pensò Giulio.
Aveva già conosciuto ed usato quell'arma:una vecchia e
leggendaria pistola tedesca.
"Ma cosa cavolo c'entro io?!"esclamò Giulio spazientito.
"Guarda qua"Disse Massimo,tirando un telone.
Sotto il telone c'era un uomo ucciso da quattro colpi :due in fronte e
due nello stomaco.Giulio consoceva quel biondino.
"Fabio Brisenti,37 anni,il fidanzato della vittima,un buon
tiratore:decimo alle ultime olimpiadi."Disse meccanicamente Massimo"era
un buon tiratore.Aveva appena avuto il tempo di estrarre la pistola che
era già morto.".
"..."
"Giulio,questo era un buon tiratore,ma l'assassino è ancora
più bravo.Abbiamo bisogno di te:tu e la tua Glisenti non
sbagliate mai."
"Max, mi sono ritirato,lo sai."
Quest' ultima frase cadde nel silenzio.
Si ricordava di quando poco tempo prima Misha,una bambina,era
stata uccisa davanti ai suoi occhi senza che lui potesse far nulla.Non
che non ci avesse provato,ma mentre il fatto stava accadendo egli era a
10 metri di distanza,troppi per riuscire a raggiungere la piccola prima
della raffica di mitragliatrice.
"Giulio,devi intervenire.Il delinquente è dello stesso
stampo dell' assassino di Mish...."
"Ok,basta.Accetto il caso"Rispose Giulio.Gli stava venendo un nodo in
gola per quel ricordo doloroso.
Dopo essersene andato,Giulio vagò per le strade ,turbato dai
ricordi.Poi fece l'unica cosa sensata.
Andò a cercare Mario.
Giulio sparò.
"Mancato,merda!"
"E' perchè sei turbato"rispose Mario.
Mario Sabiane è' un vecchio amico del padre di Giulio.Aveva
conosciuto Leone Tanni nella seconda guerra mondiale,erano due
paracadutisti;insieme erano riusciti ad evitare Giarabù e a
non essere arruolati nell' Armir:erano patrioti,ma non erano
nè invasati nè tantomeno fascisti.
Quando la guerra fu finita, Leone iniziò a lavorare nell'
esercito della Repubblica,mentre Mario aprì
un'armeria-poligono,che sarebbe diventato il rifugio morale di
Giulio.Dalla morte del padre,10 anni prima,Giulio e Mario erano
diventati ottimi amici.
"Sono calmissimo"riprese Giulio"è questo maledetto
cannocchiale che non è tarato."
"Ma se lo hai fatto tarare ieri.Dimmi che cos'hai."
Giulio vuotò il sacco.
"Ti capisco"ammise Mario comprensivo"anch'io sarei turbato in una
situazione simile,ma non puoi rinunciare. Lo devi fare per Misha."
"Lo so"replicò Giulio.
"E fammi un favore:devi iniziare ad utilizzare il '91 di tuo padre."
"No"ribattè seccato Giulio"ne abbiamo già
parlato."
In una teca di vetro,nello studio della casa di Giulio,c'era un vecchio
Mannlicher- Carcano che era stato di proprietà di Leone.Come
tutti i '91 era un arma solida,semplice e precisa ma Giulio,pur
mantenendola in ottime condizioni,non intendeva utilizzarla per il
semplice fatto che di quell'arma aveva soggezione.
"Sono sicuro che Leone vorrebbe che suo figlio usasse il suo vecchio
fucile,inoltre,un buon '91 torna sempre utile"
"Mario per favore cambiamo discorso..."
"Come utilizzi la Glisenti di tuo,non capisco perchè non
puoi usare il suo vecchio moschetto"
"E' diverso:la Glisenti me l'ha donata quando era ancora in vita"
"E il '91 quando è morto"
"Basta,per favore.Cambiamo discorso"disse Giulio esasperato.
"Ok tanto non cambieresti idea,testone"
"Purtroppo ora devo andare:voglio vedere cosa riesco a scoprire alla
Straben sul conto della vittima".
"Ok.Informami se scopri qualcosa".
4
Sulla porta di casa, Giulio fu fermato da un vecchietto pelato, piccolo
e magro, dall’espressione un poco assente.
“Salve” disse l’anziano uomo.
“Ciao Filippo.Come vanno i cuori?”
“La voce del Cuore del Mondo è ancora distante
dalle mie orecchie, ma si avvicina...si avvicina...”.
Filippo Cubito era un anziano medium un po’ pazzo con una
grande aspirazione: registrare il suono del battito cardiaco di
più persone possibile.
Secondo Filippo, i cuori di tutte le persone del mondo uniti, formano
il “Cuore del mondo”.
Giulio controllava il vecchio perchè lo compativa.
“Entra in casa mia,Giulio, devi venire a vedere
qualcosa“
“Un altro cuore?”
“No,non è più un cuore, ma lo devi
vedere...”
“Mi chiedo quanti abbiano per vicino di casa un medium
pazzo”pensò Giulio entrando nella casa di Filippo.
La casa era immersa nella penombra: alcuni bracieri emanavano una luce
fioca e sprigionavano un forte odore di incenso.Sui muri erano appesi
vari talismani.L’intera casa sembrava un santuario.
Giulio era intontito dalle esalazioni dei bracieri.
Filippo andò verso un armadio e,aperte le ante,
tirò fuori una scatola in ebano dalla forma piuttosto
stretta e lunga.
“Mio fratello è morto” disse il vecchio
senza mostrare tristezza” non ci vedevamo da anni, ma
l’ho visto in ospedale prima che morisse e mi ha chiesto di
affidare questa a qualcuno che fosse in grado di apprezzarla”
“ho tentato di mettermi in contatto con
lui”continuò”durante una seduta
spiritica:non ho ottenuto risposta.HO deciso di affidarla a
te”.
Filippo aprì la scatola:dentro c’era quella che
sembrava essere...
“Una vera Katana giapponese “disse
Filippo”mio fratello adorava questi oggetti:essendo in
condizioni economiche abbastanza agevoli la acquistò tempo
fa.Ora è tua.Prendila”.
Giulio prese l’arma dalla scatola ed osservò le
damaschinature sul fodero e sull’ elsa.
Da discreto schermitore qual’era, sapeva riconoscere una
buona arma, ma gli venne un dubbio:poteva essere quella veramente una
rarissima Katana?
“Sei sicuro che sia una vera Katana?”chiese Giulio.
“Così mi ha detto mio fratello”
“C’è un solo modo per capirlo. Potresti
darmi un foglio di carta?”
Filippo porse un pezzo di carta a Giulio il quale, con mano esperta ed
un gesto fluido, lo passò sulla lama: il foglio si divise in
due parti nette.
“E’ una vera Katana” sentenziò
Giulio quasi meravigliato”Grazie”
“Vuol dire che l’accetti?”
“Ci mancherebbe.E’ splendida.”
Filippo si rilassò:aveva trovato un degno custode per
quell’ oggetto.
“Allora è tua.”
“Scusami, ora devo andare.Ciao.”
“OK ci vediamo.Ciao.”
Giulio uscì e guardò l’orologio
scoprendo che era troppo tardi per andare a visitare il proprietario
della Straben.
Mise la macchina dentro il garage e rientrò in casa.
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