Salve a tutti... Questa one-shot è nata
in seguito ad un
articolo che ho letto qualche tempo fa.
Su una rivista pubblicata all’estero si
declamavano
parecchie informazioni riguardanti Jared e la sua vita.
Tra le tante espresse ce n’è
fu una che mi incuriosì così
tanto che ho voluto scriverci su qualcosa.
Proverò a spiegare il mio esperimento:
Nell’articolo si
diceva che al nostro JJ è stato proposto un servizio
fotografico su Playgirls,
l’articolo recitava anche che il frontman non aveva ancora
dato una risposta.
Bene, io non so se sia vero o se sia una semplice
bufala,
del resto l’articolo era in inglese ed io non capisco sempre
tutto ciò che
leggo in questa lingua, ma comunque la cosa, vera o falsa, mi ha dato
l’ispirazione per questo one-shot che spero gradirete.
Perché voi capiate devo però
fare un piccolo prologo.
Jared ha passato il pomeriggio nello studio di un famoso fotografo. Ha
firmato un contratto
con una nota rivista femminile, ed il servizio in questione prevede che
lui si
lasci fotografare come mamma lo ha fatto.
Perciò, il nostro beniamino quando nel
pomeriggio arriva
allo studio di Playgirls, si denuda, indossa un accappatoio leggero e
segue con
attenzione le istruzioni di Robert, (Robert è un famoso fotografo).
Questi da subito non resta immune al fascino del
cantante.
Lo fotograferà nel corso delle due ore successive con grande
professionalità. Ma
l’occhio del mestierante, lascia spesso posto a quello
dell’uomo, e per
l’intera durata del photoshoots, Robert penserà
solo ed unicamente ad una cosa:
Vuole rivederlo. Vuole attirarlo a casa sua con una scusa. Vuole
chiedergli una
cosa...
Ora però, ha bisogno di un motivo
valido per far sì che il
suo piano riesca...
Ma cosa dirgli perché possa indurlo ad
andare nel suo
appartamento al 43esimo piano dell’East Village?
Jared si rimette l’accappatoio, hanno
appena terminato.
Robert sta sistemando sul tavolo da lavoro la sua fiammante
ultramoderna macchina
fotografica, mentre l’improvvisato modello si ferma accanto a
lui per salutarlo.
“Grazie Robert è stato un
piacere conoscerti e lavorare con
te”.
Robert gli sorride e ricambia il saluto
stringendogli la
mano.
“Il piacere è stato mio,
grazie a te”.
Quando le mani si staccano, Jared sembra un
po’ impacciato,
e per fingere una certa disinvoltura infila
velocemente la mano in tasca. Ma
qualcosa lo trattiene. Invece di voltarsi e andarsene via abbassa il
mento come
se fosse imbarazzato e si massaggia il collo sbirciando il fotografo
con la coda
dell’occhio. Robert non capisce cosa abbia, ma non dice nulla.
“Sai mi stavo chiedendo se non potessi
avere una copia dei
provini, sì sai... li utilizzerei per i miei video... ho un
sacco di lavoro
arretrato... quindi... per me, sarebbero davvero utili... Naturalmente
se per
te non è un problema”.
Robert volta il viso così da poterlo
avere a poche meno di
qualche centimetro dal naso, poi rimane per qualche istante a fissarlo
socchiudendo
istintivamente gli occhi. Ecco perché gli appariva
così in difficoltà... ha
bisogno di avere quei provini... Bene...
Questa è una fortuita opportunità.
Un leggero sorriso impertinente gli
disegna le labbra. Jared si discosta quanto basta per non sentirsi
ancor più a
disagio.
“Non c’è alcuna
problema. Perché non ci vediamo questa sera
a casa mia, magari mangiamo una cosa insieme e prendi i provini
dell’intero
servizio, e se vuoi, puoi avere anche quelli di prova”.
“Perfetto”.
Jared è raggiante. E sembra essersi
anche rilassato.
“Grazie Robert. Allora a stasera,
però devi darmi in tuo
indirizzo”.
Aggiunge fissandolo in un modo che Robert trova
davvero
irresistibile.
Il fotografo gli tende nuovamente la mano con
espressione rapace.
Jared intreccia le sue dita con una certa reticenza.
“A questa sera Jared, abito
nell’East Village. Ci vediamo
alle nove”.
Photo shoot
“Grazie Robert... e naturalmente se
posso fare qualcosa per
te, non devi far altro che chiedere, ti sono davvero riconoscente per
questa,
non hai idea del favore che mi hai fatto”.
Afferma con entusiasmo agitando una piccola
scatolina nera.
Robert è seduto sul divano a poche meno
di un paio metri da
lui. Hanno appena finito di cenare ed ora, lo sta osservando in
silenzio mentre
continua a sorseggiare la sua birra con estrema calma. Il loft dove si
trovano,
è immerso nella semi oscurità. Solo pochi e
sapienti punti luce distribuiti qua
e là, insieme allo spettacolo di una città che
dalla parete a vetri, rimanda
una vista davvero surreale.
I grattacieli, più simili ad enormi
giganti di cemento, troneggiano
su invisibili strade buie e tentacolari. E nel miracoloso incanto che
preserva
dal caos che ringhia sotto i loro piedi, grazie ai loro minuscoli occhi
accesi,
sembrano spiarli...
Attraverso quel vetro, se lo osservi attentamente,
quei
piccoli bagliori sembrano possedere la forza di richiamarti a
sé. Jared
li segue ammirato come ne fosse ipnotizzato.
Sta pensando alla quiete che quel posto
possiede. Alla
frenesia annegata sotto i loro piedi e da cui l’appartamento
preserva, ed anche
al fatto che questa, sia davvero una gran bella sera. Ma del resto tutte le
notti di
questa città sono fantastiche come questa... Anche se
questa... sembra diversa
dalle altre...
Lo avverte sottopelle...
L’estremità pungente e amara che
traspare dalla liquidità stabile di questa stanza... E
l’aria... L’aria che
fluttua leggera e inconsistente. Da prima effimera, quasi irreale, poi
via, via sempre
più densa. Come un impalpabile creatura che prende vita e
forma. O una fragranza
polposa che rivela effluvi mai sentiti prima. Ma poi, un attimo dopo,
se
l’annusi intensamente, se ti lasci andare interamente...
sotto quella coltre,
potrai scoprire sentori assai familiari...
L'odore del bosco muschiato
all’imbrunire... o corpi
che rilasciano la loro essenza dopo una lunga doccia calda... o ancora quello
del
sesso e del sudore che si divora nel sedile posteriore di una
macchina...
Robert beve un altro sorso e appoggia la
bottiglia sulle
cosce senza staccare mai il suo sguardo. Jared ancora fermo al centro
della
stanza, con la sua bottiglia in mano, è in attesa
che l’altro gli
risponda. Gli vede dischiude le labbra, ma all’improvviso
sembra ripensarci;
forse ha paura, o forse si diverte
solo a metterlo a disagio. Ma quel silenzio, ora inizia davvero
a
stargli stretto. Cosa c’è che non va?
Perché continua a fissarlo in quel modo senza
dire niente?
Robert continua a bere beandosi del suo disagio,
fingendo
indifferenza davanti all’espressione spazientita del suo
ospite. Infine, probabilmente
incoraggiato da quell’ulteriore dosa alcolica, lo fissa e socchiudendo gli occhi
dice.
“In realtà
c’è una cosa che potresti fare”.
“Cosa?”.
Gli domanda con entusiasmo smorzato.
“Spogliati”.
Se prima si sentiva in imbarazzo, ora non sa
più cosa
pensare. Sì perché quella richiesta arriva con
una naturalezza tale che Jared
per un attimo crede di aver capito male, anche se è solo un
attimo.
“Cosa?!”.
Tossisce. Si è quasi strozzato visto
che stava bevendo un
sorso in quel momento. Si ripulisce le labbra con il dorso della mano,
incerto
di aver capito bene.
Ora se ne sta fermo con gli occhi fissi e sgranati
nella
speranza che venga chiarito al più presto quello strano
quanto inopportuno
scambio. Ma Robert rincara la dose intenzionato a non concedergli
alcuna tregua.
“Questo è quello che puoi
fare per me... Vorrei che ti
spogliassi lì dove sei. Davanti a me. Ma... vorrei che lo
facessi lentamente,
perché voglio guardarti... e non perdere neanche un
dettaglio”.
“Perché?”.
Domanda irritato, aprendo ancor di più
gli occhi e le
braccia per enfatizzare la sua perplessità.
“Perché è una cosa
che desidero. Mi hai chiesto cosa potessi
fare ed io te l’ho sto dicendo”.
E sorridendo in maniera languida aggiunge.
“Non è poi così
difficile, non credi?”.
“Robert... io... io non vorrei che tu
possa aver frainteso,
io...”.
“Non ho frainteso niente, sta’
tranquillo”.
Spiega interrompendolo e scostando le schiena in
avanti per
osservarlo meglio.
“Sta’ tranquillo”.
Ripete sfiorandosi le labbra con il polpastrello.
“Non ti costringerò a fare
niente che tu non voglia. Io... desidero
solo guardarti”.
Accavalla le gambe.
“Oggi nel mio studio non ho fatto altro
che fotografarti
comportandomi da vero professionista. Sono stato attento, concentrato,
appagato
alla sola idea di svolgere il lavoro
che
tanto amo...”.
Si ferma sogghignando tra sé quando
legge lo sgomento sul volto
del suo incantevole modello.
“Sono stato bravo Jared, e
l’ho fatto bene. Un ottimo
strumento che ti frutterà parecchi soldi. Anzi...”.
Rincara abbassando leggermente il volto.
“Oserei dire quasi impeccabile. E
questo... non puoi negarlo”.
Jared è senza parole. Non sa cosa dire,
ne, come uscire da quella
situazione. Ma poi un attimo dopo quando vede Robert sollevarsi e fare
qualche
passo verso di lui, smette anche di respirare. Il fotografo
si ferma ad un metro abbondante da
lui. Anche se la cosa non lo rassicura affatto, ed ancor meno lo
sguardo sempre
più sfacciato che gli punta.
Il più anziano abbassa il mento
trattenendo una smorfia
simile ad un sorriso. Poi quando rialza gli occhi, Jared vede
perfettamente quel
ghigno palesarsi forte e chiaro in tutta la sua perfida potenza.
“Ora che posso farlo...”.
Dice con ironia evidente azzerando il poco spazio
che ancora
li divide con la bottiglia che batte ad ogni passo su di un fianco.
“Vorrei guardarti... senza preoccuparmi
di nessuno. Oggi
quando scattavo quelle foto non facevo altro che alenare questo
istante”.
Jared abbassa il viso sbuffando. Inizia a scrutare
intensamente
il pavimento come se da lì potesse arrivare una via di fuga
del tutto irrazionale.
Sa che non c’è alcun pericolo, e che potrebbe
ridargli tutto e mandarlo al
diavolo. Del resto cosa accadrebbe di così terribile se lo
facesse... se se ne
andasse... Ma...
Qualcosa simile ad una latente e inspiegabile
curiosità, lo
attrae come nient’altro al mondo. Quando risponde lo fa senza
vagliare altre
possibilità. Solo il frutto stillato da un impulso che non
sa comprendere.
“Va bene, se è questo quello
che vuoi penso di poterlo fare”.
Un angolo delle labbra di Robert si piega verso
l’alto. Ha ottenuta
quello che voleva. Ha vinto.
Si volta insieme al suo ghigno da trionfatore e
torna sul
divano. Anche se prima di sedersi dà una tirata al cavallo
del pantalone. La
cosa a quanto pare ha iniziato ad eccitarlo.
Beve un’altro sorso, e si sistema
più comodamente allargando
le braccia lungo il bordo dello schienale per godersi
lo spettacolo... Ora il divertimento
può iniziare...
Jared poggia la sua birra a terra, a poco meno di
una spanna
dai suoi piedi. Quando si rialza rimane immobile ed attende un tempo
che fa quasi
pensare all’altro che ci abbia ripensato. Ma poi, prima che
il timore si
impossessi definitivamente dell’espressione del suo
spettatore, Jared sposta
una mano verso la prima asola, e con estrema lentezza inizia a liberare
il
primo bottone senza abbassare mai lo sguardo. E’ arrivato
già al terzo,
e ce ne sono solo altri due...
Quando libera l’ultima asola, i lembi si
aprono ai due lati
del busto, ed il led della parete laterale che prima
illuminava un pezzo di stoffa bianca della sua
camicia, s’infrange sulla pelle appena abbronzata
dell’addome.
La camicia cade a terra provocando un leggero
fruscio. Il
fotografo deglutisce impercettibilmente mentre gli occhi restano
incollati a
quell’indumento per alcuni istanti. Che strano, ma
è come se avesse bisogno di
concentrarsi anche su questi piccoli e inutili dettagli. Ora che la
vede lì abbandonata
a terra come un fazzoletto lasciato al suo destino, prova una strana
sensazione
che si fonde al rimescolamento che sente nello stomaco.
Ma le mani di Jared hanno il potere di catturare
ogni
attenzione. Le dita ora sono arrivate al bordo del pantalone.
Le vede muoversi con estrema cura, tanto che a
tratti sembra
quasi che rallentino quasi volessero fermarsi. C’è
forse una certa insicurezza?
Ci ha forse ripensato? O lo ha semplicemente preso in giro? E magari,
adesso,
si fermerà del tutto per dirgli che non può
più andare avanti. Oppure... e più
semplicemente... lo sta facendo apposta.
“Prendila con calma, non abbiamo
fretta”.
Propone nel tentativo di tranquillizzarlo
leccandosi le
labbra in un eccesso di eccitazione e nervosismo che gli fa accavallare
le
gambe e sistemarsi meglio contro lo schienale.
Diamine non riesce a trovare una posizione comoda.
“Lo sto facendo”.
Risponde serafico il ragazzo mentre fa passare il
bottone
attraverso l’asola del pantalone a conferma di ciò
che ha appena detto. No...
decisamente non
ci sta ripensando...
Quando afferra il carrello della zip, e lentamente
la fa
scorrere verso il basso, Robert si rende conto di avere le labbra
semiaperte.
Cerca di riprendersi passandoci sopra il dorso della mano dove appare
una scia umida
di saliva che pulisce velocemente sopra il pantalone. Accidenti,
sta sbavando!
Un po’
se ne
vergogna, ma poi un secondo dopo quando Jay infila le dita dentro il
bordo ed inizia ad
intravvedersi la striscia di pelle
che solitamente viene nascosta anche dai pantaloni più
succinti, Robert si
ritrova a ricomporre nuovamente la sua bocca.
Dio
del cielo! E’ una visione...
L’improvvisato spogliarellista afferra
con fermezza entrambi
i lati del jeans aperto e lo fa scorrere pian piano verso il basso.
S’intravede
l’intimo: è scuro, è aderente... e lo
fascia in maniera spudorata.
E’bellissimo...
Robert si stropiccia il viso, e continua a
guardare avidamente.
I muscoli inguinali sono leggermente illuminati
dal led che
disegna ombre sull’addome liscio e tonico. Robert riesce a
scorgere la
compattezza delle due fasce che scorrono fino a sparire al di sotto
della
stoffa. Freme alla sola idea di ciò che sta per rivelargli.
Ma Jared si ferma facendolo
dannare ed imprecare contro l’ingiustizia di quella
privazione.
”Va bene così? o vuoi che lo
faccia ancora più lentamente”.
Domanda con incredibile candore mentre Robert
rialza gli
occhi sul suo viso con la bocca ancora aperta e sul punto di sbraitare.
Però si
trattiene... Non vuole sbraitare, ne tantomeno agitarsi, anche se...
agitato lo
è eccome. Anzi, lo è terribilmente. La qual cosa
disgraziatamente non viene
celata dal tono della voce.
“Certo, è... è
perfetto così, continua... ti prego”.
Dio,
lo sapeva che avrebbe fatto la figura dello scemo. Che
cos’era quel tono
stridulo da vergine in calore che gli è uscito!
Al fotografo non sfugge
l’ilarità che ha provocato sul viso
del suo ospite, ma infondo non gli importa, lui vuole solo guardarlo e
goderne
quanto più possibile. E se deve fare la figura del maniaco
per soddisfare
questa voglia, poco importa.
Ma ora Jared non sorride più, lasciando
solo spazio ad uno
sguardo colmo di lussuria che lo sfida fissandolo con quei suoi occhi
languidi e
sfacciati. A
quanto pare questa cosa inizia a piacere anche a lui...
Ha cominciato a far scorrere lentamente il
pantalone sulle
cosce. Ci mette qualche secondo ad arrivargli alle caviglie, ed alla
fine, visto
che non si tratta di un tipo stoffa che cede appena viene mollata, deve
accompagnarlo. Del resto quei pantaloni erano terribilmente stretti...
Robert smette di respirare finché non
li vede toccare il pavimento.
Ed ancora dopo, quando gli vede sollevare
un piede con estrema grazia e calciarli via.
Non indossa
calzini,
fa caldo, è estate, e le scarpe erano solo delle infradito
comode e in auge in
questo periodo a Los Angeles e che aveva già preventivamente
accantonato in un
angolo insieme a tutto il resto...
Ora, vestito solo di quell’ultimo
indumento, ai suoi occhi, appare
come la più affascinante e letale creatura che abbia mai
messo piede in
quell’appartamento. Una creatura che si staglia di fronte a
lui a pochissima
distanza. Da lui e dal suo corpo stravaccato sul divano. Quel divano
incredibilmente comodo, quel divano che lui stesso ha ordinato sei mesi
prima. Costosissimo.
Fatto fare appositamente come lui lo desiderava. Strati di ergolattex
che si
adattano alle forme del corpo, scheletro in betulla assemblato in modo
tale che
duri tutta una vita; già, è così che
gli aveva detto l’addetto vendita quando
lo aveva ordinato:
“Non
si pentirà di averlo acquistato Signore, questo divano le
durerà una vita,
parola di boyschout”.
Ma ora tutti quei soldi gli sembra di averli
buttati giù
dalla finestra. No. Non è affatto comodo
quell’antro rivestito d’alcantara, anzi, a dirla tutta, gli
sembra d’essere
seduto su un vespaio...
Nella penombra ambrata della sua casa Newyorchese
c’è un
bellissimo ragazzo seminudo. E quel ragazzo all’apparenza
mite che possiede invero
le sembianze di un angelo divoratore, sembra sentirsi estremamente a
proprio
agio. Mentre lui, sembra sentirsi estremamente scomodo...
Beve un’altro sorso nel tentativo di
spezzare la tensione.
Si era quasi dimenticato di avere ancora lì la sua bottiglia
che penzolava tra
il pollice e l’indice della sua mano, ed ora, non
è più neanche ghiacciata...
La sua gola arde, e quella dannata birra non è
più di alcuna utilità...!
Jared infila un paio di dita di ogni mano
all’interno
dell’elastico, le fa scorrere per qualche centimetro
allontanando la stoffa
dalla pelle. Robert riesce a scorgere i muscoli inguinali, quelli che
ancora
non si vedevano.
Beve un altro sorso, anche se oramai è
praticamente calda...
“Toglili”.
Suona quasi come un ordine. Ora che lo ha sentito
risuonare
dentro le sue orecchie teme con terrore che possa arrivare
all’altro come
un’imposizione che lo farà desistere.
Ma per fortuna Jared torna a sorridere, e Robert
pensa ancora
una volta quanto tutta questa storia stia capovolgendo i ruoli.
È lui adesso quello che si diverte? Ed
è ancora lui quello
che ha sempre manovrato i fili del teatrino?
Però questo non è il momento
di pensarci. Non ora, mentre
assiste a bocca aperta alla meraviglia di un corpo che si mostra senza
alcuna
remora. No
davvero...
La stoffa si discosta maggiormente. Il movimento
questo
volta scopre una porzione maggiore di epidermide, proprio
lì, dove i peli
pubici iniziano ad intravedersi tra le ombre delle luci calde delle
applique
che li riscaldano donandogli intricanti striature rosse...
Dio...
sta succedendo davvero...
Pinza il cotone da entrambi i lati e lo fa
scivolare con maestria
lungo le cosce...
I piedi si sollevano e l’intimo viene
calciato via accanto a
tutto il resto...
Robert ha seguito l’intera operazione
inclinando il busto in
avanti senza neanche rendersene conto. Ha gli avambracci poggiati alle
ginocchia, il che, gli ha fatto guadagnare si è no una
quindicina di centimetri
di vicinanza.
Il cantante rimane fermo là
dov’è. È quasi una statua. Immobile,
nudo, bellissimo, con le braccia distese lungo i fianchi e una
staticità tale
che per un attimo Robert crede sia diventato di sale. Come se un
ingiusto
sortilegio glielo avesse portato via proprio sul più bello.
Se non fosse per quel lievissimo sospiro che gli
dischiude deliziosamente
le labbra, penserebbe che i malefici esistono realmente.
Ma Robert non osa dire nulla, lo guarda e basta,
anzi, lo
ammira. Lo scruta e scatta fotografie mentali facendo scorrere i suoi
occhi
grati su ogni singolo millimetro di quella pelle calda, di quei muscoli
perfetti, di quell’armonia cromatica e impertinente che
desidera più di
qualsiasi altra cosa al mondo.
Un attimo dopo, preda di un formicolio che lo
pervade dalla
testa ai piedi, si alza e lo raggiunge.
Occhi dentro occhi.
Jared non mostra alcuna espressione. È
in attesa. Sembra
fidarsi nella sua tranquilla perfezione
quando Robert inizia a camminargli intorno. Ora
è alle sue
spalle dove ci rimane un po’.
Nella stanza c’è un silenzio
tale che Jared può percepire il
fruscio del pantalone che si muove ad ogni passo. Aspetta di sentire
anche una
mano, immagina che Robert lo toccherà. Probabilmente il
desiderio di farlo gli
spingerà le dita verso la sua pelle.
Ma Robert si limita a girargli intorno senza osare
oltre, ed
ora lo fronteggia nuovamente.
“Vorrei baciarti”.
Gli dice come se fosse la cosa più
normale al mondo, mostrando
due pupille dilatate che seguono guizzanti ogni più labile
dettaglio.
Jared non risponde. Robert lo lascia riflettere,
non vuole
forzare troppo la mano. Così fa un altro giro per prendere
tempo.
Si sente ancora il fruscio del pantalone che segue
i
movimenti delle scarpe. Solo quello. Nient’altro. Il silenzio
è totale come la
notte che attraversa la parete a vetri.
“Vorrei baciarti”.
Chiede nuovamente quando finisce quando incontra
il suoi
bellissimi occhi ardenti.
Jared sgrana impercettibilmente le pupille, soffia
fuori un
sospiro e solo dopo dice.
“Cos’altro mi chiederai dopo
Robert?”.
Robert dal canto suo socchiude gli occhi e sorride
di
rimando ispessendo le pieghe ai lati delle labbra che mostrano
l’epilogo di un
gioco ormai giunto al termine.
“Solo quello che vorrai
concedermi”.
N.d.A. Spero che vi sia piaciuta, il resto ve lo
lascio immaginare.
Ma, se a qualcuno interessa come io descriverei la successione dei
fatti, non
ha che da chiederlo. E naturalmente se ne avete voglia e tempo mi
farebbe
piacere sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti alla prossima pubblicazione.
Un piccolo regalo,
spero vi piaccia
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