Un
anno.
Fango.
Dopo aver fatto i compiti,
Coraline Jones uscì di casa per una nuova esplorazione.
Era gennaio: i professori,
come al solito, erano nervosi per essere indietro col programma e
così caricavano i ragazzi di lezione, senza nemmeno lasciar
godere loro della poca atmosfera natalizia che era ancora
sopravvissuta. In realtà da esplorare c’era rimasto ben
poco, quasi nulla. Coraline aveva setacciato ogni luogo vicino al
Pink Palace: il giardino dove ora riposavano migliaia di tulipani
rossi ( e qualche rapa di Bobinsky) la vecchia rimessa, la
stradicciola tortuosa che portava giù in paese, il sentiero
alberato che conduceva al… In realtà, da quando lei e
Wyborn vi avevano imprigionato la mano dell’Altra Madre per
sempre non era mai più andata a visitarlo. Non per paura
( o sì?),
semplicemente quando ci pensava qualcosa le diceva che poteva fare
ben altro, tipo leggere, e così faceva; anche a costo di
sopportare i ticchettii delle unghie di sua madre sulla tastiera del
portatile. A furia di rimandare e rimandare, era passato un anno
senza vedere il vecchio pozzo.
Coraline si ricordò
di non aver detto ai suoi genitori che era uscita. Poco importa,
ormai conoscevano le abitudini di loro figlia. Non le serviva, né
importava più il loro permesso.
Mentre camminava, Coraline
si divertiva a seguire con lo sguardo le nuvolette di condensa che le
uscivano dal naso salire e dissolversi sopra la sua testa. Stava ben
lontana dalla quercia velenosa, che i suoi occhi ( ma soprattutto le
sue mani) avevano presto imparato a riconoscere.
Aveva piovuto la scorsa
notte, le suole dei vecchi stivali di gomma erano infatti tutti
infangati. Si respirava un’aria pungente e pesante, che ti
ghiacciava le narici e la punta delle dita. Che postaccio, quello in
cui viveva: troppo freddo per stare in manichette l’estate,
troppo caldo per nevicare in inverno.
Senza pensarci, aveva
imboccato quel famoso sentiero di meli…
Sentì un miagolio
familiare dietro di sé .
Silenzioso com’era
arrivato, il gatto nero si accostò a Coraline e la salutò
rivolgendole una profonda occhiata felina. Lei sorrise e si chinò
per accarezzare la testolina del gatto che, deliziato, si strusciò
contro le sue gambe. Dopo questo momento di tenerezza, però,
l’animale scrutò serio la schiera di alberelli davanti a
sé, per poi riservare a Coraline uno sguardo pieno di
rimprovero e sorpresa.
“Oddio! Che
stupida che sono! Ho imboccato il viale del pozzo senza che me ne
accorgessi, dopo esserci passata mille volte!”
Pensò Coraline
dandosi una pacca sulla testa.
Decise sul momento che
sarebbe ritornata al pozzo.
<< Guarda che è
proprio lì che sto andando. >> Ribatté
Coraline al gatto, mettendosi le mani sui fianchi.
<< E non è che
mi serva il tuo permesso! >>
Il gatto la guardò
con aria stanca, quasi seccata. Scosse la testa e dopo essersi
stiracchiato balzò via dietro una roccia, e sparì.
Coraline si chiedeva perché
il gatto avesse assunto quello strano atteggiamento.
Beh, certo, quello era un
luogo particolare, sinistramente particolare, dove era
accaduto un fatto pericoloso e significativo per Coraline, per il
gatto e per Wyborn. E per l’Altra Madre.
Ma che secondo Coraline non
andava dimenticato.
Raggiunse piano piano il
pozzo, canticchiando una di quelle canzoncine assurde di suo padre
come fece l’ultima volta, un po’ preoccupata per
la mancanza del gatto.
Un cerchio di funghi
rivelava l’entrata del pozzo, celato sotto uno strato di fango.
Coraline, come al solito,
non si curò di sporcarsi le mani, una cosa che sua madre le
avrebbe sicuramente rimproverato.
Il coperchio del pozzo era
rotondo e scuro. A Coraline ricordava tanto quegli orrendi bottoni
che coprivano gli occhi dei bambini fantasma, dell’Altra Madre
e dei suoi fantocci.
Pensando che lì
sotto c’era la mano che l’aveva quasi strozzata la fece
rabbrividire.
Bizzarramente però,
le fece più paura un’altra di mano, che le si
posò sulla testa così d’improvviso.
Sfortunatamente Coraline
non poteva tirare a Wyborn le sue calosce, ma lo desiderò
tanto.
Se fosse stato un suo
compagno di classe questi si sarebbe messo a ridere di fronte agli
strilli e agli sproloqui di Coraline; invece Wybie si rattrappì
ancora di più, nascondendo il più possibile la testa
tra le spalle. Sembrava dispiaciuto… quasi spaventato.
<< Ehi, Jonesy. Scusa
se ti ho… beh, fatto paura. Hai visto il gatto? >> disse
il ragazzino, guardandosi i piedi.
<< Ceeerto che
l’ho visto. Poi se n’è andato. >>
Rispose Coraline con una
punta acida nella voce, ancora ansimante per lo spavento.
<< Ah. Beh, io…
mi chiedevo che ci facevi qui. >>
<< Ma perché
tutti si chiedono perché sono qui?! >> Esclamò
Coraline furibonda.
Wybie girò la testa
verso di lei.
<< Tutti? >>
le chiese, stavolta guardandola dritta negli occhi. Coraline si sentì
in trappola.
<< Sì…
il gatto... >> farfugliò Coraline dondolandosi su un
piede.
<< Forse cercava di
avvertirti. >> Le ricordò, con voce debole ma ferma.
Coraline fissò grave
il suo… amico? Aiutante? Conoscente? Vicino rompiscatole?
<< Ormai è
morta. >> concluse la giovane.
<< Sembra che tu lo
dica solo per far piacere a te stessa… come se non ne fossi
sicura. >>
Dopo aver detto questo,
Wybie fece dietrofront e si avviò lento già per la
collinetta.
<< Ehi! Dove stai
andando? >> Coraline lo rincorse, ripetendo sempre la stessa
domanda alla quale il ragazzino non rispondeva.
Wybie, spazientito, si girò
di scatto.
<< Senti Coraline, è
in… inutile parlare con te. Lascia perdere. Sei testarda. >>
Sembrò sorpreso da
sé stesso. Roteò gli occhi da tutte le parti, tutte
tranne verso Coraline. Incrociò le dita, sembrò che
farfugliasse qualcosa.
Le guance si erano
inscurite.
<< Scusa. Ciao.
>>. Scappò via.
Normalmente Coraline
l’avrebbe inseguito, ma era troppo colpita dal comportamento
insolito di Wybie.
Udì un rombo di
motocicletta in lontananza.
Gettò un’ultima
occhiata al pozzo e corse a casa.
Puntualizziamo una cosa. Io
non amo questo film e questo libro. IO LI VENERO * imita Antoine
Ego*.
Lo guarderei sempre. Sarei
sempre pronta. E saprei che ne rimarrei sempre affascinata, troverei
sempre qualcosa di nuovo. Ok, ora basta coi condizionali.
Questa fanfiction non ha una
trama particolare. Sono momenti, passati e futuri. Mi ispiro sia dal
libro che dal film. Metto particolari che nel libro non ci sono e
viceversa. Ovviamente il particolare più grande, Wyborn, non
potevo trascurarlo. E’ adorabile, e serve. Mi ha fatto soffrire
scoprendo nel libro che non esiste. E poi è puccioso.
L’ho chiamata Gibberish
Song perché i momenti, importanti o meno della vita, sono come
sussurri, bisbigli, suoni senza un apparente senso. Le canzoni di
Coraline “ Dreaming”, “ Exploration” e quella
dei titoli di coda sono scritte in questa lingua inventata, il
Gibberish ( che tradotto sarebbe appunto “borbottio”).
Il capitolo l’ho
chiamato “Fango” perché si respira un’aria
opprimente, appiccicosa, anche sporca in questo capitolo, come il
fango: tra la paura nascosta, la rabbia e la sorpresa di Coraline e i
comportamenti del gatto e di Wybie. E ovviamente, il pensiero della
mano dell’Altra Madre.
Mica è finita qui eh?
Non so quanti episodi scriverò… dipende. So solo che
non sono sempre incentrati su Coraline, o su Wybie. Darò
spazio anche al gatto, a Charlie e alla mamma, a Spink e Forcible, a
Bobinsky, alla nonna di Wybie e perché no, anche all’Altra
Madre. Alcuni capitoli saranno legati ad altri, anche se non postati
in ordine cronologico. Quindi… fate attenzione.
Scusate per le ripetizioni “
Coraline” “ Coraline” “ Coraline” “
Gatto” “ Gatto” “ Gatto” “ Wybie”
Wybie” Wybie” ma soprattutto “ Pozzo” “
Pozzo” “ Pozzo” ma in effetti, come potevo chiamare
quest’ultimo? Boh. Se leggete il libro di Gaiman vedete che è
pieno di ripetizioni. Per “vecchia rimessa” intendo
quella specie di capannone vicino al giardino, che nel Giardino
Fantastico forma la forcina a libellula di Coraline.
La scena dove Wybie e
Coraline chiudono il coperchio del pozzo mi ah sempre ricordato
l’eclissi a bottone dell’Altro Mondo, così ho
riportato questa similitudine.
Spero che abbiate gradito
intanto questo schifo di primo capitolo. L’ho scritto alle due
di notte, potete constatare. E che avevo appena visto quel capolavoro
di Selick ( SELICK, NON Tim Burton, SELICK) in 3D e… stavo
ancora sognando.
Buon salve, signori.
Arys
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