E fummo noi
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon
non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di
Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Episodio
1 - All'inizio, insieme.
«Ti è
successo qualcosa,
Rei-san?»
Rei
faticò a concentrarsi sulla domanda, impegnata com'era a
infilare le scarpe all'uscita dalla scuola.
«Cosa intendi?»
Fuyu, la sua compagna di classe, chiuse
la porticina dell'armadietto. «Da ieri sorridi tanto. Non ti
ho mai vista così
felice.»
Dietro di loro, vicino alla fila opposta
di
armadietti, alcune ragazze avevano iniziato a muoversi al rallentatore.
Le loro
mani sfilavano le scarpe
scolastiche con grande calma, qualcuna si accarezzava con distrazione i
capelli... Scuse per indugiare un momento in più
nelle immediate vicinanze.
Rei non ne fu sorpresa: a
scuola lei era una
celebrità. Talentuosa, rispettata, organizzatrice di un
festival
scolastico memorabile, capoclasse, spinta
più volte a candidarsi per il posto di presidentessa del
corpo
studentesco. Era nota a tutti, persino alle graziose matricole appena
iscritte alle medie, bambine che avevano già cominciato a
guardarla con ammirazione nonostante il nuovo anno scolastico fosse
iniziato da meno di un mese.
Sarebbero state buone ragioni per
restarsene
in silenzio, ma il gossip non la spaventava. «Mi sono trovata
un ragazzo» disse a Fuyu.
Udì un suono di scarpe che cadevano a terra e
quando capì chi le aveva fatte cadere rilasciò un
brontolio silente.
«Un ragazzo?»
ripeté Mika Suzuki, kohai del secondo anno.
Lungo i corridoi della scuola Mika
le lanciava sorrisi timidi tutte le volte che la incrociava. Era
così platealmente infatuata di lei che tutto l'istituto
sapeva
della sua adorazione non ricambiata.
«Oh.» Gli occhi di
Mika si riempirono di grosse e
adorabili lacrime. «Io... Scusatemi!»
Fuggì dalla sala d'ingresso
ancora scalza,
un'eroina da cartone animato in piena regola. Tutta
quella teatralità purtroppo era genuina.
Nell'evitare di
assecondare l'affetto di Mika, Rei si era sentita spesso una
specie di oni
brutto e cattivo. Per fortuna aveva potuto usare come barriera
una verità molto comoda.
A me piacciono
gli
uomini.
Alcune tra le sue più
ferventi
ammiratrici non avevano voluto crederci:
lei non si era mai fatta venire a
prendere a scuola da un ragazzo.
Il suo era un istituto
femminile, ma diverse sue compagne avevano trovato un fidanzato molto
prima
del terzo anno delle superiori. Il fatto che lei non avesse ancora
trovato il partner adatto comunque non era parso strano: a scuola era
universalmente
percepita come una creatura altezzosa e molto
esigente, che pretendeva solo il meglio per sé. Le andava
bene così: era orgogliosa di quell'immagine,
coltivata
con attenzione negli anni.
Fuyu scrollò le spalle.
«Mika-san prima o poi
doveva
scontrarsi
con la dura realtà.»
Tra tutte le sue compagne di classe,
Fuyu Kitahara era quella a
cui Rei aveva permesso di avvicinarsi di più. Fuyu era una
ragazza
gentile, a
posto. Come lei ce n'erano altre, ma Rei ci teneva a non farsi
troppe amiche: più
persone conosceva intimamente, più erano le spiegazioni che
doveva dare su di sé e sulla propria vita. In un futuro
ormai
prossimo la sua situazione si sarebbe esponenzialmente complicata. Era
stata
disposta a fare un'eccezione per un possibile fidanzato, ma
aveva già tutte le grandi amiche di cui
aveva
bisogno.
Fuyu le offrì un sorriso
complice. «Posso
chiederti altre notizie su di lui, Rei-san? Se ti ha conquistata,
dev'essere un ragazzo meraviglioso.»
Non in maniera convenzionale,
pensò Rei.
Per andare a
lavorare Yuichiro indossava una tunica e un
hakama.
Aveva quasi
cinque anni più di lei, ma non possedeva una laurea e nella
vita
aspirava a diventare il gestore di un tempio.
Mentre esitava a parlare di lui si sentì strana.
Nel suo istituto privato era pratica
comune vantarsi dei vari e
presunti
pregi
del proprio fidanzato. Per tanto tempo lei aveva immaginato che,
appena
si fosse trovata un ragazzo, avrebbe potuto parlare di lui con enorme
fierezza in tante conversazioni
casuali buttate lì, giusto per darsi qualche aria innocente.
Si
sarebbe trovata un fidanzato bellissimo, ovviamente. Se lui non fosse
stato molto
intelligente - con una serie di risultati accademici brillanti alle
spalle -
sarebbe stato comunque indirizzato ad avere grande successo
nella vita. Come cantante o attore, magari.
Più
tradizionalmente, lui avrebbe potuto essere un futuro medico o
forse un giovane e già brillante imprenditore. Un uomo
destinato ad un lavoro da
semplice impiegato le era sembrato
così banale. Eppure, alla
fine...
«Si tratta del ragazzo che
abita al tempio con me» confessò. E si
vergognò al pensiero di essersi, anche solo per un momento,
vergognata di lui.
Fuyu, che un paio di volte era venuta in
visita al tempio, palesò prima incredulità,
quindi profonda
delusione. «Oh.»
Rei
detestò difendere l'immagine di
Yuichiro. «Il mio ragazzo
è...» Si rifiutò di
iniziare ad elencare le sue qualità. Non doveva dimostrare
niente a nessuno. «Lui è quello giusto per
me.»
Fuyu tentò di assumere
un'espressione più
allegra. «Certo.
Sono contenta per te, Rei-san. Non fraintendermi, non pensavo
male.»
Due tipe sfacciate della sezione C erano
ancora ferme a due metri da loro,
le orecchie tese.
Rei strinse i denti. «Non ne
avresti motivo. Lui oggi viene a
prendermi a
scuola. Accompagnami all'ingresso, te lo presento.» Non
si
vergognava di Yuichiro,
affatto. Che
lo vedesse pure tutta la scuola,
lei non voleva nasconderlo.
Quando prese per mano Fuyu,
trascinandola
fuori dall'edificio, fu costretta ad ammettere che stava prendendo
troppo a cuore la faccenda. Non significava forse che, in fondo,
temeva proprio di
vergognarsi? Prendeva di petto la situazione perché si
aspettava un brutto colpo.
Che meschina. Non era mai
cresciuta? Pensava davvero che il
giudizio superficiale
di alcune sconosciute avesse la minima importanza?
Loro non conoscevano Yuichiro.
«Ehm, Rei-san?»
Smise di strattonare Fuyu.
«Scusa.» Erano finite al
centro dello
spiazzo. «Ecco.» Accennò con la testa al
muro chiaro che
delimitava l'edificio scolastico. «Mi
starà aspettando oltre l'uscita.»
Fuyu lasciò dondolare
delicatamente la propria cartella.
«Non ti stavo
giudicando, sai? Anzi, per me è un grande onore sapere
che
vuoi presentarmi il tuo ragazzo.»
Davvero?
Fuyu si avvicinò con fare cospiratore.
«Penso che la cosa
più bella dell'avere
un fidanzato sia essere innamorate di lui. Secondo
me sei più felice tu, Rei-san, di tante altre ragazze che si
vantano di
chissà cosa.» Ridacchiò a bassa voce e
Rei
pensò
di averla ingiustamente sottovalutata.
«Guarda» le disse
Fuyu. «Credo che le due
che ci stavano ascoltando
lo abbiano già detto a qualcun altro. C'è gente
che sta andando a vedere.»
Rei conobbe un attimo di nervosismo e
riuscì a scioglierlo in
una risata. «Che lo vedano pure. Lui
è...» Cercò
le parole giuste per descriverlo e fallì nel trovarle: non
c'era un modo per parlare di Yuichiro rendendogli
giustizia.
Guardò Fuyu e
iniziò a provare un
genuino desiderio
di presentarglielo. Dovevano esserci altre persone che potessero
guardarlo ed essere contente per
lei: Yuichiro la rendeva felice e quindi era da
mostrare in
giro il più possibile, solo con fierezza.
D'altronde, lui
l'aveva scelta. Era accaduto anche il contrario, ma in
quei
due giorni lei si era scoperta a pensare di essere molto fortunata: era
stata
scelta da una persona di valore, che aveva avuto l'idea pazza di
aspettarla per quattro anni, sopportando tutti i comportamenti idioti a
cui lei l'aveva sottoposto.
Oltrepassò l'uscita e
vagò con lo
sguardo. Trovò Yuichiro accanto ad un albero, mentre
studiava le
studentesse che uscivano, alla ricerca di lei. Lui indossava quello che
considerava il suo abito buono, la giacca
di jeans
chiara in coordinato coi pantaloni dello stesso tessuto e colore.
Rei non seppe cosa
le accade, ma le sembrò di vederlo per la prima volta, come
se non lo avesse mai incontrato prima. Tutto
quello che ebbe negli occhi fu l'immagine di un ragazzo tranquillo con
un bel viso pacato, forse anche un poco serio. Lui era abbastanza
grande da non essere più un ragazzino e riempiva bene gli
abiti
semplici, senza pretese, che portava. Aveva anche belle
spalle, belle
braccia, belle gambe; a lei piacevano molto. Le piaceva molto lui, che
era modesto, affettuoso, a modo suo molto perspicace e facile a
donare sorrisi.
Yuichiro la vide e alzò il braccio, iniziando ad
attraversare la
strada.
«Non capisco di cosa ti
preoccupavi, Rei-san.» Fuyu
era divertita. «Secondo me hai trovato l'esemplare di
uomo perfetto: un bravo ragazzo carino e immensamente devoto.»
«Devoto?»
«Si capisce da come ti
guarda.»
Già. Come se lei fosse la
cosa più importante del
suo mondo.
Chissà perché era stata
tanto
stupida da provare anche solo un minimo di vergogna all'idea di
presentarlo ad estranei.
Assieme alla serenità,
ritrovò un sano
spirito
di competizione e non vide ragione di mettervi freno. «A
dire la
verità... c'è una cosa di
Yuichiro che non risulta evidente. Una cosetta da niente.»
Incuriosita, Fuyu rimase in ascolto.
«Ti prego di fare sano
pettegolezzo in giro su questa
questione. Fa'
attenzione a come fa di cognome ora che te lo
presento; non è affatto una concidenza.»
«Rei» disse lui,
arrivando a pochi passi da loro.
Non aveva smesso per
un solo attimo di sorridere.
«Yuichiro.» Gli prese la
mano. «Sono pronta
ad andare. Prima
però
volevo presentarti questa mia compagna di classe. Qualche volta
è venuta al tempio, forse te la ricordi. Si chiama Fuyu
Kitahara.»
Lui le offrì un inchino del
capo. «Piacere, io
sono
Yuichiro
Kumada.» Le mostrò un sorriso di scuse.
«Non ricordo di
averti
già vista, al tempio passa tanta gente. Perdonami.»
Fuyu annuì pensierosa e Rei
identificò l'esatto
momento in
cui l'indizio che aveva lanciato diede i suoi
frutti. Davanti alla bocca leggermente spalancata della sua compagna di
classe, si
sentì
percorrere da un infantilissimo senso di gigantesca
soddisfazione.
«Parlane,
okay? È
vero al cento per cento.»
Fuyu non sembrò dispiacersi
del ruolo che le era stato
assegnato. «Rei-san.» Scosse piano la testa.
«Niente da fare... Vinci sempre tu.»
Esatto, la più fortunata era
lei, in tutti i possibili sensi
esistenti.
Yuichiro non capì nulla, ma
come suo solito si astenne dal
domandare.
Rei lo prese a braccetto.
«Adesso andiamo.
Ciao, Fuyu.»
«A domani Rei-san.»
Condivisero una risata segreta.
«Tu non usi il san
per lei» osservò Yuichiro, «ma lei lo
usa per te.»
Riflettendo sull'osservazione Rei gli
passò la cartella,
disfacendosi del peso. Si sgranchì le spalle provate da una
giornata sui banchi. «Conosco Fuyu e altre
ragazze da
quando
avevamo undici anni. Ad un certo punto con alcune ho smesso di usare
l'onirifico. Non si sono lamentate, così...»
«Secondo me loro continuano a usare
il san con
te
perché tu ispiri rispetto.»
Lei concordò, poi colse un riferimento nascosto e
lo
trovò fastidioso.
«Adesso
non
venirmi a dire che anche tu mi rispetti ancora come quando usavi il san.» Non
ci teneva
a sapere che lui non aveva ancora smesso di
sentirsi, in qualche maniera, inferiore a lei. «Va bene che
sono
stata
io a costringerti a usare solo il mio nome, ma-»
«Quello era il
passato.» Yuichiro
cercò di proposito una
sua
mano, stringendola forte. «Da due giorni sono un uomo nuovo!
Sto uscendo
con te per la prima volta, cosa può rendermi più
sicuro
di me?» Le mostrò un sorriso gigante che lei non
riuscì
ad imitare.
Lui le aveva detto era una cosa molto
carina, pensata per
renderla felice, ma... «Non solo da due giorni,
vero?»
Yuichiro comprese la ragione della domanda
retorica.
«No.»
Bene. Anche solo pensarlo sarebbe stato
il primo passo verso
un'involuzione a cui lei non teneva ad assistere.
«Qualche anno fa»
continuò lui,
«ti rispettavo
così
tanto per come sapevi importi. Per me avevi una sicurezza incredibile
per la tua
età, una valanga di grazia e calma che sapevi sfoderare nei
momenti giusti, capacità organizzative
invidiabili-»
«Grazie.» Le lodi
meritate le
facevano sempre piacere.
«Già. Poi
è passato del tempo... e ho
cominciato
a notare
che perdevi spesso la pazienza.
Non ti rassegnavi all'idea di non saper fare qualcosa. Di tanto in
tanto
pretendevi favori che non era tuo diritto chiedere. Ah, e la tua
testardaggine non era sempre una cosa piacevole da vedere. A volte,
quando sentivi di aver subito un torto, eri deliberatamente crudele. In
maniera sottile, niente di che, però... Ecco, sei ancora
tutte
queste cose.»
Rei era attonita. «Che
diavolo stai
facendo?»
«Ti dimostro che non sono
più quello di qualche
anno anno
fa?» azzardò lui.
«Bravo, ci sei
riuscito!»
Provò ad allontanarsi, ma lui le bloccò
il polso.
«No!» rise.
«Non hai capito. A
me tutto questo non dà
fastidio.»
«Oh, quanto sei generoso.»
«Col passare del tempo ti ho
visto più umana, Rei.
Ti ho
idealizzato di meno e per me sei diventata più... normale.
Anche se
non abbastanza avvicinabile da dirti quello che provavo per
te.»
«Fortuna che l'altro giorno non hai aggiunto alla
tua dichiarazione
questo mio elenco di qualità.»
«Ma sono
qualità.»
La strinse a sé col
braccio libero e Rei bloccò un bacio con la mano.
«Cos'è tutta questa
confidenza?» Si scostò col viso provando a
mantenersi seria e fallendo miseramente.
«I tuoi sono difetti
perfetti.» Yuichiro affondò col naso nella sua
guancia -
il secondo gesto preferito di Rei. Erano passati solo due giorni e
mezzo, perciò la
classifica
era
ancora in formazione e in continua evoluzione, ma c'erano
già dimostrazioni d'affetto che nella sua testa si erano
guadagnate un posto d'onore nella
hit parade.
«Difetti perfetti»
ripeté lui,
«ma è l'ultima
volta che
ne parlo, lo prometto. Non ne ho il diritto, io ne ho
così
tanti che non si possono contare.»
«È vero.» Lei
sperimentò il gesto d'affetto numero uno, il
migliore. «Sei insicuro.» Unì la bocca
alla sua in uno
schiocco
leggero, sfiorandola appena. «Indeciso. Un po'
zerbino.» Evitò
che Yuichiro si staccasse da lei cercando un bacio
più
dolce.
Servì a fargli capire lo
scherzo.
«Allora?» Gli disse, riprendendosi la
cartella.
«Dove andiamo per
il nostro primo appuntamento?»
Durante il giorno, con l'avvicinarsi del
fatidico momento, Yuichiro
aveva cominciato a sentirsi nervoso.
Il primo appuntamento.
Era un'esperienza da godersi appieno, ma anche una bella prova.
Gli era venuto in mente solo quella
mattina - e mai prima di quel
momento - che lui e Rei non avevano interessi in comune.
Era stato
un fulmine a ciel sereno che aveva squarciato in due il suo paradiso
di felicità.
Forse esagerava, si era detto. Entrambi
potevano divertirsi a fare cose
normali, come passeggiare per la città o andare al cinema.
La passioni più forti di Rei
erano la musica, i fumetti e lo
shopping. Le piaceva girare per negozi, in quanto includeva la
possibilità di rifornirsi di materiale per le prime
due cose.
La passione più forte di lui
era... l'escursionismo?
Più
o meno, non a livelli estremi. Gli piaceva muoversi per luoghi in
cui
la presenza dell'uomo era minima. Era un passatempo che Rei
avrebbe
detestato.
Al pensiero si era quasi fatto prendere
dal panico.
Nonono! A lui
piaceva anche leggere! Gradiva una buona storia come qualunque persona,
sia su carta che su pellicola e persino sotto forma di canzone. Poteva
condividere qualcosa di quello che piaceva a Rei! La musica
di lei, per esempio, gli era sempre parsa fantastica.
Poi...
Abbattuto, si era arreso.
Aveva deciso che avrebbero fatto
shopping. Sarebbe equivalso ad andare
sul
sicuro e per quel primo periodo lui voleva solo cercare di essere il
fidanzato che lei aveva sempre sperato di avere. Non voleva
che le
venisse in mente nemmeno un piccolo motivo di rimpianto.
Pensò di nuovo al contenuto
del
suo portafogli, proprio come quella mattina.
Per uscire con Rei doveva
avere denaro. A
lei non sarebbe piaciuto fare economia sui luoghi in cui mangiare, sui
posti
da visitare o su qualunque altra cosa per cui si dovesse spendere.
Ovviamente Rei era capace di regolarsi sulle proprie spese, ma
lui era sicuro che l'idea di trovarsi un fidanzato le fosse
stata
gradita anche per la possibilità di non avere più
il pensiero del
denaro.
Qualche volta gli era capitato, in
passato, di accompagnarla a fare
spese. Al supermercato soprattutto - piuttosto frequentemente - ma
diversi anni addietro si era unito a lei anche in qualche giro per
negozi, come portapacchi umano. L'aveva osservata mentre lei studiava i
capi che le interessavano e lasciava a malincuore quelli che le
piacevano di più, perché troppo cari. Persino
quando
riempiva il carrello della spesa a volte lei si attardava a guardare
qualche pezzo di carne prelibato e costoso, valutandone il prezzo.
Capire di non poter spendere in quel modo i soldi del maestro le
causava un piccolo sospiro.
"Il ragazzo che mi troverò io
sarà più
ricco di Mamoru!"
Rei aveva scherzato così con
Usagi, un giorno di diversi
mesi fa. Yuichiro si era ritrovato ad ascoltarla quasi per caso.
Ricco.
Lui... non lo era. Esserlo lo aveva
infastidito. Sapeva che una
disponibilità illimitata di denaro non dava la
felicità:
ad avere alcune cose se ne volevano altre e poi altre ancora e poi ci
si ritrovava con talmente tanta roba che si finiva col chiedersi
perché la si fosse voluta possedere in un primo momento.
Da quando conosceva la
necessità di risparmiare aveva anche
compreso il bisogno di possedere più soldi, ma era
riuscito a
soddisfare tutte le sue necessità e i suoi desideri con lo
stipendio modesto - e onesto - che gli passava il maestro.
I desideri di Rei però...
Forse avrebbe dovuto cominciare a
cercare un altro lavoro? Tra qualche
tempo, quando i suoi risparmi si fossero diradati. Avrebbe potuto
chiedere al maestro qualche ora libera solo per qualche giorno alla
settimana, per un impiego part-time di qualunque tipo. Con un
lavoro che non aveva mai fatto poteva vivere
nuove esperienze.
«A che stai
pensando?»
Tornò alla realtà.
«A niente. Avevo
la testa
per aria.»
Rei scelse di non indagare.
«Hai visto qualche posto
dove vuoi
fermarti? Se passeggiamo senza meta, dovresti almeno contribuire con
qualche idea.»
In realtà stava aspettando
che lei gli indicasse qualche negozio
in
cui voleva entrare. Oramai erano vicini alla zona più
commerciale di
Juuban.
Rei lanciò un'occhiata di
lato. «Vuoi un
gelato? Fa
ancora un po' freschino, ma lì hanno già aperto
la
stagione...» Indicò dietro le sue spalle con un
cenno del mento.
Lui non si disturbò neanche a
guardare.
«Vuoi una di quelle coppe
grandi,
un... parfait, si chiama così?»
Rei inclinò la testa,
curiosa. «No. Vanno bene due coppette
da
asporto,
così continuiamo a camminare.» Cominciò
ad
avviarsi. «Per
te cioccolato e panna, come a casa? Aspetta, vediamo prima che gusti ci
sono.»
Entrarono nella gelateria. Davanti alla
vetrina con le diverse scelte,
la più veloce a decidere fu Rei. Quasi subito chiese una
coppetta con gusto anguria e yogurt. Lui invece si attardò a
scegliere. Dopo mesi che non assaggiava del gelato, la prima leccata al
cono lo
lasciò talmente estasiato che era già fuori dal
negozio
assieme a Rei quando si accorse di aver saltato un passaggio.
Girò la testa e notò che la ragazza al bancone
non stava
inseguendo nessuno per il pagamento dei gelati.
Evitò di sentirsi troppo
idiota e pensò a
rimediare. «Quant'era?»
«Duecentocinquanta
yen.»
«Per due gelati?»
Era un prezzo stracciato.
«No, per uno» ridacchiò Rei.
«Me li dai
più tardi o paghi
per quelli che mangeremo la prossima volta.»
... cosa?
No.
Portò la mano sul retro dei
pantaloni e si fermò
in
tempo. Sarebbe stato ridicolo offrirle in mano del denaro. C'era
un'altra soluzione. «Vuoi andare in qualche negozio
di vestiti, o di dischi?»
Rei indugiò con la palettina
trasparente del gelato, rosa
fosforescente, in bocca. La sfilò dalle labbra.
«Vuoi
comprare
qualcosa?»
«No, dicevo per
te.»
«Io non ho niente da comprare
oggi.»
Sì, ma non aveva capito
quello che lui stava cercando di
fare.
Rei scrollò le spalle.
«Se dopo non sappiamo dove
andare,
possiamo fare un salto al reparto musica di Yurindo.
Magari è arrivato qualcosa di nuovo.»
Ecco. E se era arrivato, lui glielo
avrebbe regalato.
Lei affondò la paletta nel proprio gelato e
gliela
portò alle labbra. «Sentì
quant'è
buono questo
gusto allo yogurt. Ti piace?»
Latte e derivati non erano tra i cibi
suoi preferiti, ma
trovò il gusto particolare, niente male. Annuì.
«Poi mi fai provare il tuo
cioccolato. Come mai lo scegli
sempre?»
Lui non fu originale nella risposta.
«Mi piace.» E
gli piaceva quel
momento: come una vera coppia, assaggiavano l'uno il cibo
dell'altra.
Rei riprese a camminare. «Sai
che penso di sapere
perché lo gradisci tanto?»
Lui la raggiunse.
«È un po' come
te» sorrise lei. «Un
bel gusto intenso e dolce, di
cui si impara a non poter fare a meno.»
Oh, lui era felice. Felice, felice,
felice. Col
cono la sporcò di cioccolato sulla
bocca. Anche sul naso, con divertito disappunto di lei, ma poi pulire e
assaggiarsi a vicenda
fu un'operazione magnifica per entrambi.
I posti con troppa gente quel giorno non
le piacevano.
Forse avrebbero dovuto dirigersi fuori
da Juuban, verso
spazi più tranquilli, ma non si erano attrezzati per una
lunga
gita. La sua cartella, che di tanto in tanto si passavano di
mano, era d'impiccio. Yuichiro continuava a prendergliela, ma lei
insisteva puntualmente per riaverla.
Sarebbero dovuti rientrare a casa per
sbarazzersene, ma lì
c'era
suo nonno.
Rei non aveva ancora voglia di rivederlo. La
prossima volta
che se lo fosse trovato davanti, sarebbe stato il momento delle
spiegazioni. Quella mattina, cogliendoli in flagrante
durante il bacio di saluto, lui non aveva accennato a grandi
discorsi. Anzi, lei lo aveva inseguito in giro per il corridoio e lui
era letteralmente sparito nel nulla, probabilmente a giocare sul tetto,
come ogni tanto faceva.
Lei non si illudeva: quella sera stessa si
sarebbe
ritrovata a tavola con lui e Yuichiro a discutere di cosa poteva
o non poteva succedere in quella loro relazione.
Non erano paletti di cui lei avesse
ancora bisogno. Per quel giorno,
fino a
che era possibile, voleva pensare solamente a uscire e a divertirsi con
Yu.
Yu?
Bel nomignolo, sorrise tra sé.
Si stava divertendo con lui. Assieme a
Yu era bello anche non
fare niente, camminare in
giro oppure riposarsi su una panchina, come stavano facendo in quel
momento.
L'unica cosa che le dava fastidio era
indossare ancora la divisa
scolastica. Per il loro primo appuntamento avrebbe voluto
sentirsi più carina, più... curata. Aveva
considerato di chiedergli di entrare in un negozio, per
comprare
qualcosa da mettersi subito, ma lei impiegava ore a
scegliere i vestiti e nell'attesa lui sarebbe morto di noia.
Forse durante il sabato o la domenica
sarebbero potuti andare fuori
città. L'idea di una scampagnata non la attirava molto,
ma si sarebbe portata dietro
il lettore musicale e magari un nuovo libro, da sfogliare quando
si
fossero fermati a riposare. Stare all'aperto
non le avrebbe fatto male e Yuichiro si sarebbe divertito. Per fortuna
lui non sembrava annoiarsi neppure così, a non
far nulla di particolare assieme a lei.
«Tutto bene?»
«Certo» gli sorrise,
continuando a giocare senza
senso con una sua
mano. Qualche minuto prima l'aveva presa e non l'aveva più
lasciata andare.
La teneva giusto perché era piacevole scoprire meglio la
mano che aveva avuto davanti per anni senza mai aver davvero
osservato. Per
esempio non
aveva notato le linee del suo palmo - ben segnate, lunghe - o i
punti in cui la pelle si
era fatta più ruvida per il troppo stringere lavoro.
Si divertiva a muovergli e
tirargli un po' le dita. Lo teneva
intrappolato e c'era del piacere in quel concetto.
«Stavo pensando...»
Lo guardò.
«Mi accompagneresti a prendere
qualcosa di nuovo da per me?
Non ho molti vestiti.»
Accompagnarlo a fare acquisti?
«Come mai? Di solito non pensi
al guardaroba» Con l'eccezione di nuove tute o scarpe per
correre. Le usava
tanto intensamente da usurarle in fretta.
Lui tentò una scrollata
di spalle che non gli
riuscì a dovere. «Tu sei sempre vestita
bene.»
Cercando il bandolo della matassa, lei
aggrottò la fronte.
«Vorresti adeguarti a me?»
«Per non farti
sfigurare.»
Le uscì uno sbuffo. «Non mi
dispiace se ti compri qualcosa
di nuovo,
ma
fallo solo se lo ritieni necessario. E scegli tu. I miei
gusti non ti piacerebbero.»
Lui studiò le sue parole.
«Ma i tuoi sono i gusti
di cui mi
importa ora.»
«È una cosa carina da dire,
ma anche stupida. Non devi
annullarti per me, non provarci nemmeno.»
Nella confusione di Yuichiro si fece viva
un'ombra di frustrazione.
«Non si
tratta di annullarmi, solo di coinvolgerti.»
Non era una buona idea comunque.
«Ti farei spendere un
capitale che non
puoi permetterti. E ti pentiresti del risultato finale.» In
termini di vestiario maschile lei virava su uno stile elegante. Non era
il tipo di capo che avrebbe visto bene
addosso a
lui, inoltre... Lo osservò bene in faccia e non
capì.
«Cosa
c'è?»
«Non dovresti pensare al
denaro.» Lui scosse la
testa ancor prima di
finire di parlare. «Voglio dire... non dovresti
preoccuparti di
quello che spendo.»
«Non me ne
preoccupo.» A meno che non si trattasse
di cifre
astronomiche buttate via per cose che lui non avrebbe usato, come i
vestiti a cui pensava lei e di cui stavano parlando. E naturalmente
non si preoccupava dei suoi soldi a meno che non si trattasse di lei.
Non voleva pesare sulle sue finanze solo perché ora stavano
insieme;
non
era necessario. Poteva scherzare e vantarsi della ricchissima
famiglia da cui
proveniva lui, ma lo conosceva per quello che era: un gran lavoratore
che si era sudato ogni centesimo dei propri risparmi.
Dubbioso, Yuichiro cercò di
leggere nei suoi pensieri.
«Sai
che posso offrirti cose come gelati o cibo, vero?»
Certo. «Posso farlo anche io.
A volte divideremo e a volte ci
faremo
qualche regalo a vicenda. Cosa c'entrano i soldi con questo?»
Il sospiro pesante di lui le accese una
fiammella di fastidio. «Be'?»
«Non voglio che pensi a me
come a un fidanzato di seconda
categoria.»
«Come diavolo ti è
venuto in mente?» Che
cosa aveva fatto
lei di sbagliato in quella sua testa bacata per fargli pensare che-
«Posso fare cose semplici come
pagare per
quello che mangiamo o... O regalarti qualcosa che ti piace.»
Adesso le doveva delle spiegazioni.
«Quando avrei detto che
non sei
capace di farlo?»
«Quando hai detto che potevi
farlo tu.»
Le parole le morirono in bocca. Di tutti
- di tutti! - i difetti che
avrebbe pensato di poter legare a Yuichiro, un tale becero
maschilismo
era stata l'ultima cosa che le sarebbe venuta in mente. L'ultima!
Con le braccia Yuichiro
disegnò una croce obliqua in aria. «No. No no no,
non volevo dire che non hai il diritto di offrirmi
qualcosa, ma che... non voglio che mi consideri inferiore
al ragazzo che cercavi.»
«Quale
ragazzo?»
Maledizione, voleva tornare a parlare di Yamato proprio ora?
«Non volevi qualcuno che ti
regalasse cose che non potevi
permetterti?»
Le stava dando della venale? «No.»
«Qualcuno che potesse evitarti
il pensiero di risparmiare per
quello
che desideravi?»
«No!» Era stato un
desiderio finto, stupido e
completamente innocente!
L'espressione risoluta di lui la
portò a un'illuminazione.
«Lo hai sentito dire a una delle ragazze?»
«No. L'ho sentito da te, per caso. Ma non
conta: so che a volte ti
dà
fastidio doverti limitare nel comprare quello che ti piace e
quindi-»
Doveva interromperlo. «Stammi
a sentire. Mi dava fastidio perché
un tempo
accettavo i soldi di mio padre. Il nonno non approvava, ma lui me li
dava e io compravo tutto quello che mi pareva, senza pensieri. Poi mio
padre ha cominciato a intromettersi nelle mie scelte e io ho iniziato a
tagliarlo fuori dalla mia vita. I soldi non hanno mai smesso di
arrivare, ma mi sono rifiutata di continuare ad usarli, per
principio. Se proprio volessi sfruttare
qualcuno, sfrutterei lui.»
Yuichiro rimase in silenzio per un
attimo. «Io non sto
parlando di
sfruttamento.»
Lei rilasciò un sospiro.
«Di cosa, allora? Di
essere capace
di
farmi regali non facendomi spendere? Potrebbe essere piacevole qualche
volta, ma non è necessario per farmi
felice.»
Siccome lui non ebbe un commento pronto,
trovò lei
l'argomentazione
giusto per continuare. «Non mi serve andare in ristoranti o a
fare
spese per divertirmi uscendo insieme a te. Perciò
dove
saresti una seconda categoria?»
«Okay.» Lui finalmente comprese.
«Mi
sono spiegato male e non
avevo capito. Scusa. Però... non ho nessun problema a pagare
per quello che consumiamo quando usciamo. O per qualcosa che potrebbe
piacerti
un giorno, se vorrai. Insisto perché io non spendo in niente,
Rei. Tu sì invece. Se posso farti risparmiare per altre
cose.... sarà una
distribuzione equa. Di quello che serve a tutti e due rispetto a quello
che abbiamo.»
Che abbiamo?
In quel discorso a convincerla fu solo l'ultimo ragionamento, il
pensare alle finanze di entrambi come ad una cosa sola.
Si ritrovò economicamente
intenerita. «Fa' come
vuoi, allora. Se
senti di non avere nulla in cui spendere... Ma se un giorno avrai
bisogno, vieni da me. Non sei l'unico a cui piace fare
regali.»
Lui fu soddisfatto.
Lei pure. «Tanto
potrò dire per sempre che sono
stata io la
prima a pagare per tutti e due.»
Gli regalò una risata e,
quando lui si sporse repentinamente
in avanti, Rei seppe cosa stava per succedere: un paio d'ore di uscita
le avevano già insegnato una cosa.
«Aspetta.» Si
tirò indietro, staccando
la bocca dalla sua. «Meglio di no.»
L'espressione di Yuichiro si perse in
modo talmente sincero da farle
desiderare di mandare a quel paese il mondo intero.
«Cerchiamo un posto
più appartato.»
«Hm?»
Non che baciandosi dessero
spettacolo, ma a
lei dava fastidio sentirsi osservata mentre era impegnata a godersi la
carezza umida delle sue labbra, a ricambiarla, a farsi uscire
qualche piccolo suono innocente, sentendosi abbracciare, rabbrividendo
un poco e... Per riprendersi, sgranò gli occhi. E lo fece di
nuovo, perché in lontananza
individuò la soluzione. «Ho
trovato, andiamo!» Si
tirò su e lo trascinò via per un braccio.
«Dove?»
«Al luna park!»
Rei sembrava non avere più
remore a spendere i suoi soldi.
Di fronte alla ruota panoramica a cui
si erano diretti appena entrati
al luna park, gli aveva detto chiaramente di prepararsi a pagare per
almeno quattro o cinque giri.
Guardando le cabine rosa che dondolavano
alte in
aria, Yuichiro continuò a essere stupito. Non avrebbe mai
immaginato che le piacessero le giostre o i parchi giochi. Scopriva
sempre cose nuove su di lei.
«Ecco, questa è
libera.» Il gestore
della ruota premette un pulsante e aprì la porta
della
cabina che si era fermata, invitandoli ad entrare.
Rei non si fece pregare e Yuichiro la
seguì.
La cabina si chiuse e lei si sedette sul
sedile di fronte al suo.
«Sai
che prima mi è venuto in mente un nuovo modo di chiamarti?
Yu.»
Yu? Come Yucchan, il nome che usava per
lui la sua
famiglia. In bocca a Rei era come un assaggio di marmellata.
«Sono contenta, ti piace.»
Sì, sapeva di confidenza e
affetto.
La ruota cominciò a muoversi.
«È stata una buona
idea» commentò lui. Non
faceva un giro su una giostra come quella sin da quando era bambino.
«Non immaginavo che ti piacesse una cosa
simile.»
«Non fraintendere. Non
è male, ma non ti
ho chiesto di
venire qui per guardare la città a trenta metri
d'altezza.» Sorrise con una strana piega della
labbra, bella e dal significato
ignoto. Passò dal sedile opposto al suo, sistemandosi al suo
fianco. «Volevo che ci trovassimo qui per stare un po'
da soli.»
... ah. Ah,
capì lui.
«Forse potevamo usare il
cinema, ma non è un luogo
abbastanza intimo per i miei gusti. E poi a me piace vedere un film
se pago per entrare. Invece...» Vagò con lo
sguardo lungo il
piccolo spazio di due metri per due, coi sedili comodi e i colori
tenui. «Qui è più romantico.
È una
cosa sciocca
da vere coppie, non trovi?»
«Sì.» Lui
si abbassò per baciarla
come inteso, ma lei
si ritrasse.
«Se stamattina avessi tenuto
le orecchie più
aperte» lo biasimò divertita,
«adesso avremo i nostri spazi anche a casa, di nascosto
dal nonno.»
Già,
sospirò Yuichiro. Col passare delle ore, quella mattina, era
arrivato
alla stessa conclusione. Ma il maestro era stato
più furbo di entrambi. Forse aveva saputo di loro sin
dall'inizio.
«Guarda che stavo scherzando,
non è colpa
tua.»
«Ma dispiace anche a me che lo
abbia saputo così
presto.»
«Ah, ora sì? Non
eri tu quello che insisteva per
essere
sinceri, per dirgli tutto subito-»
«Ha diritto di sapere e
di parlarne con noi, solo
che...
anche noi avremmo avuto diritto a non sentirci controllati
nei primi tempi. Se non abitassimo insieme...» Sarebbero
stati
più liberi.
«Non posso
immaginarlo.» Le braccia di Rei si
adagiarono sulle sue
spalle. «Sai come risolviamo stasera? Con un bel discorso
serio. Tu
dovrai essere moolto coraggioso col nonno. Per me.»
Per lei poteva essere tutto quanto. Le
tenne la nuca con tutte e due le mani, evitando che scappasse di
nuovo.
Presa.
Con la bocca sulla sua si
sentì ancora una volta, di nuovo,
sul punto di scoppiare di sollievo. Ebbe voglia di ridere e di
ringraziare qualcuno - chiunque, Rei per prima. Lei lo stava
abbracciando, stringendo. Aveva la necessità fisica di
stargli vicino e ogni volta che non lo mandava via gli diceva in cento
modi diversi, uno migliore dell'altro, quel 'ti amo' che lui continuava
a
ripetersi e ripetersi in testa, parole che avevano trasformato la sua
vita. Conosceva la voce di lei che le pronunciava da due giorni e
voleva
sentirle ancora quella dichiarazione tra un mese, tra un anno. Tra
tanti anni, per favore.
«Ehi, calma» rise
piano Rei, tirando indietro il
mento, mordicchiandosi le labbra amorevolmente torturate.
«Non scappo.»
Non era ancora diventato uno scherzo che
lo faceva ridere.
Il viola degli occhi di lei si tinse di
rosso sui contorni, un riflesso, il colore
del sole che iniziava a calare. «Non scappo
più.» Lei indugiò col respiro sulle sue
labbra, le palpebre basse. «Qui sto molto bene.»
In quella cabina, su quella ruota
panoramica, lui voleva restare per
sempre. Non c'era nessun se
in quel luogo.
Le dita di lei, ferme sulla sua guancia, gli diedero un
lieve pizzicotto. «Torna qui anche tu, Yu. Con me, hm? Non
andare da nessun'altra parte.»
Non nel passato, non nel futuro.
Sì.
Ricevette un bacio. Ricevette Rei.
Sì.
«Ragazzi, stasera non mi
sono goduto la
cena.» Posando le bacchette sul tavolo, suo nonno si
pulì la
bocca con un fazzoletto di tela. «Qual è la
ragione di questa tensione?»
Rei fu sul punto di saltare in piedi e
mettersi a urlare. Faceva
a loro quella domanda?
«Maestro...»
azzardò Yuichiro.
Rei lo bloccò con una mano.
«No. A questo punto mi
aspetto
che sia lui a parlare. Noi non abbiamo niente da
spiegare!»
«Infatti.»
«Che vuol dire infatti?»
Si bloccò.
«C'è qualcosa da
spiegare?» Suo nonno si
alzò da
tavola. «È successo qualcosa di nuovo
oggi?»
Rei si sentì cadere dentro
uno scivolo di cui non
conosceva la fine. Se per suo nonno quel giorno non era accaduto nulla
di nuovo, allora significava che sapeva di lei e Yuichiro sin dal
giorno
prima. Li stava prendendo in giro?
Lui sfoderò un sorriso furbo.
«Quando
avrò
qualcosa da dirvi, vi parlerò io.» Si diresse
tranquillo
verso la porta.
Bloccando in gola a Yuichiro
il sospiro di sollievo, Rei sbatté
una mano sul tavolo. «Che vuol dire?!
Torna qui!»
Contrariato, suo nonno si
voltò. «Nipote.»
«Nonno! Non ci sto a essere
lasciata sulle spine solo
perché tu ora non vuoi dire neanche mezza parola! Sai che io
e Yuichiro
ci siamo messi insieme, ci hai visti stamattina!» Era ora di
finirla
con quei silenzi enigmatici!
«Stamattina non ho visto
niente di strano. Perché
mi stai
aggredendo?»
... cosa?
Yuichiro la imitò nel tirarsi
su. «Rei, credo
che... tuo
nonno stia solo cercando di dire che non ha niente da rimproverarci
o... da chiederci.» Cercò una conferma nello
sguardo
di lui.
Il nonno si limitò ad una
scrollatina di spalle.
«Quindi non ha niente in
contrario» si
azzardò a terminare
Yuichiro.
Lo sguardo di suo nonno rimase neutro e
Rei non ci vide più.
«Parole, nonno! Non ti hanno mangiato la lingua! Sei
contrario o no?»
Lui si indispettì e
incrociò le braccia.
«No.
Yuichiro lo sa già.»
Rei fulminò il suo nuovo
ragazzo con lo sguardo. «Cosa?»
sibilò.
Lui tremò sul posto.
«No no, si riferisce a una
conversazione
di qualche giorno fa che-» Deglutì.
«Sapevo che non
disapprovava. Pensavo fosse chiaro, altrimenti stamattina-»
Rei gli fece segno di zittirsi.
«Nonno.» Quando
tornò a
guardarlo non lo trovò più da nessuna parte.
Oltrepassò il tavolo con un balzo e si sporse con la testa
sul
corridoio. «Allora non farai storie?»
urlò.
Lui continuò ad avanzare.
«Le stai facendo solo
tu, nipote.»
Prima che potesse rispondergli di nuovo,
Rei ebbe una mano a tapparle la
bocca. Morse piano una delle dita di Yu e si ritrovò
girata, a guardarlo che sorrideva.
«Rei.» Lui sorrideva divertito.
«Approva. Perché lo provochi?»
«Non è vero che non
ha niente da dire!»
Anche lei
cercò di non alzare troppo la voce. «Vuole tenerci
sui
carboni ardenti!»
«Secondo me è
contento.»
«Che cosa ti aveva detto
l'altro giorno? A proposito,
quando?»
«Quando me ne stavo andando.
Mi ha detto che se tu avessi
voluto
scegliermi, lui sarebbe stato felice di accogliermi in questa famiglia
di cui facevo già parte.»
Lei si commosse talmente tanto che per
poco non le passò
l'arrabbiatura. «E non hai pensato di dirmelo?»
«Non mi è venuto in
mente» fece sereno lui. «E comunque
non sapevo se gradiva l'idea di noi due che avevamo una relazione
giorno
dopo giorno, in questa casa... Una cosa è immaginarlo,
un'altra è vederlo.»
Da dentro il salotto, Rei
lanciò un'occhiata verso il
corridoio vuoto. Suo
malgrado, non riuscì a rimanere risentita.
«Non importa.
Visto che lui non ha niente da dire, noi faremo come ci pare.»
Per sfidare suo nonno e togliere la confusione dal
volto di Yuichiro,
prese la faccia di lui tra le mani e attaccò la bocca alla
sua.
Il nonno non aveva niente da dire? Bene,
allora lei si sarebbe
presa
tutti i tipi di baci che voleva, quando le pareva, in qualunque stanza
della casa
si trovasse, a qualunque ora del giorno e della notte-
«Ci sono i piatti da
lavare!» fu il grido che
giunse dall'altra parte
della casa.
Lei quasi schizzò in aria.
Yuichiro si irrigidì, poi
scoppiò a ridere.
Diavolo, si era sentita gli occhi del
nonno addosso!
Yuichiro la prese per le spalle e
avvicinò la bocca al suo
orecchio. «Quando non è in casa. Passa al tempio
metà della sua giornata.»
Lei si riempì di una vena di
allegria. «Anche
tu.»
«Ma io tornerò
indietro per te.»
«Non lavorerai
più?»
«Certo, ma mi
concederò qualche...
distrazione.»
Lei lasciò scorrere la mano
sul suo braccio.
Le piaceva
toccarlo. Le piaceva guardarlo e amarlo, il suo bravo ragazzo devoto
che da lei si meritava una devozione immensa.
«Bravo Yu.»
FINE
NdA
- Bene,
avevo in mente questo episodio davvero da tanto tempo. Solo
come frammenti di scene, ma mi causavano tanta tenerezza. Volevo
parlarne perché queste scene non raccontate mi schizzavano
in testa di tanto in tanto. Come per Ami e Alexander in Acqua Viva, ha
cominciato a mancarmi sempre di più non poter raccontare la
relazione di Rei e Yuichiro nei suoi momenti iniziali, nella sua
evoluzione.
Questa raccolta è qui per questo :)
Spero che vi piaccia sinora e di raccontarvi cose
interessanti su
questi due, che adoro in un modo dedicato tutto a loro. Motivo per cui
adoro chiunque me ne parli ;)
Ecco l'ordine delle vicende di Rei e Yuichiro, per
come le ho
raccontate finora.
1. Ovviamente...
impossibile?
2.
Red
Lemon -- Rei/Yuichiro II
3.
L'indole
del fuoco
4. Interludio
- episodio 2 (Dirlo o no?)
5. E fummo noi - questo episodio ("All'inizio,
insieme")
6. E
fummo noi - Episodio: inattesa gelosia
Poi vengono, per ora, l'episodio
4 di Interludio e le vicende di Verso
l'alba.
Scusate
la confusione, il fatto che è sto riempiendo buchi col
passare degli
anni. 'L'indole del fuoco' andrà a diventare l'ultimo
capitolo di
'Ovviamente... impossibile?' (che in questo modo, dopo quattro anni di
sofferenze di Yuichiro e incertezze di Rei, si concluderà
degnamente
coi due che finiscono insieme). Rei/Yuichiro II in Red Lemon
rimarrà
separata perché è un episodio a rating assai
rossino (:D) e non indispensabile per cogliere la storia del rapporto
tra i
due. L'episodio 4 di Interludio rimarrà anch'esso nella
raccolta
originaria, visto che coinvolge anche la coppia Ami e Alexander.
E'
possibile invece che scelga di includere nell'attuale raccolta
l'episodio 2 di
Interludio ("Dirlo o no?"), essendo esso
riferito principalmente
a Rei e Yu (anche se con la presenza delle altre ragazze). Dovrei
arricchirlo e scriverlo meglio, perché, come 'L'indole del
fuoco', al
momento quel testo ha uno stile proprio povero. Sigh.
Beh, tutto questo per
dirvi che la numerazione degli episodi di questa raccolta potrebbe
cambiare, così come l'ordine dei capitoli.
Alla prossima!
ellephedre