Mio

di Giada810
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Mi guardai il volto allo specchio. Quel maledetto taglio stava sanguinando copiosamente e la macchia sul colletto della mia pregiata camicia si allargava sempre più. Avvicinai la bacchetta alla ferita per rimarginarla, ma mi bloccai: perché rimarginare una ferita sapendo che il giorno dopo sarebbe stata sostituita da altre due??
Ero stufo di dover attraversare i corridoi come se fossero campi di battaglia, di una battaglia sleale oltretutto. I duelli mi erano sempre piaciuti: servivano astuzia, abilità, classe.. ma esigevo anche onestà. In uno scontro a parole ero il primo a puntare sulla superiorità numerica per intimidire l’avversario, ma quando lo scontro si spostava sul lato pratico esigevo sempre, fosse stato anche contro Potter in persona, che fosse equo. Che gusto ci sarebbe stato a sconfiggere un avversario solo perché quest’ultimo era in minoranza?? Era una cosa da codardi, e io ero tutto, tranne un codardo. Bastardo sì, codardo mai.
Il rumore di una porta che si apriva e una voce conosciuta mi fecero voltare.
-Oh, scusa.. credevo che non ci fosse nessuno. Faccio in un attimo e poi tolgo il disturbo –
Harmione Granger si stava avvicinando ai lavandini. Era diventata proprio bella e io non ero tanto stupido da non essermene accorto. Nell’ultimo anno, mentre la guerra stava distruggendo il mondo magico e la mia famiglia stava andando in pezzi, mi ero allontanato sempre più dagli ideali di Lord Voldemort, continuando comunque a seguirlo per paura che potesse vendicarsi su mia madre. La servitù che si promette al Signore Oscuro è eterna, non ci possono essere ripensamenti.
Mi ero ritrovato a invidiare Potter e i suoi, che lottavano e morivano per una causa in cui credevano, per gli ideali che volevano difendere, per amore.
Non sapevo cosa fosse l’amore, ma da quando l’avevo vista il giorno della Battaglia di Hogwarts, ferita e debole, ogni volta che incrociavo il suo sguardo sentivo una morsa allo stomaco.
-Nessun disturbo- le risposi. Si girò di scatto verso di me, stupita della mia improvvisa gentilezza.
Come darle torto.
Rimasi immobile a fissarla, ricambiando il suo sguardo che studiava lentamente i tratti del mio volto.
Lei era l’unica, insieme a Potter, che non mi avesse insultato da quando la scuola era cominciata. Sull’Espresso, mentre tutti gli altri sussurravano al mio passaggio maledizioni e inviti a bruciare all’inferno, lei mi aveva rivolto un sorriso. Era stato un sorriso stanco, simili a quelli che Potter tanto spesso rivolgeva a quelli che lo acclamavano, il sorriso di chi è stanco di combattere e vuole solo vivere.
Mi sfiorò la ferita, chiedendomi se mi  faceva male. Mi chiedeva se soffrivo, nonostante tutto quello che le avevo fatto passare?? Non le risposi, ma la baciai.
La baciai perché le ero grato di non trattarmi come io l’avevo sempre trattata.
La baciai perché la trovavo bellissima.
La bacia perché la volevo.
La baciai e rimasi stupito quando la sentii abbandonarsi tra le mie braccia.
 
Dopo esserci rivestiti, mi abbracciò, in cerca di quell’affetto che non avevo mai concesso a nessuna delle numerose ragazze che erano passate nel mio letto in quegli anni. Avere lei tra le mie braccia mi faceva sentire bene; non l’amavo, era troppo presto e io non sapevo nemmeno cosa fosse l’amore, ma l’avrei tenuta stretta  a me per ore.
Poi all’improvviso realizzai chi era la ragazza accoccolata sul mio petto:  Hermione Granger, l’amica di Potter, la ragazza che tutti acclamavano per quello che aveva fatto contro il lato Oscuro.. Qualsiasi cosa ci fosse stata tra noi in quel bagno, fuori da quelle mura non sarebbe sopravvissuta. E io lo sapevo.
-Ora vai – le dissi, posandole un lieve bacio sulla tempia.
La vidi sollevare i suoi occhi color cioccolato nei miei; per un attimo mi ritrovai a sperare stupidamente che dicesse qualcosa per farmi capire che non voleva tornare dai suoi amici, ma solo stare ancora con me.
Lei però si limitò a farmi una carezza; raccolse la sua borsa da terra e se ne andò.
 
Idiota. Ero un perfetto idiota.
Come avevo potuto pensare, anche se per poco, che lei volesse davvero stare con me? Lei, la perfetta So-Tutto-Io, che incarnava tutti quei valori di cui si gloriava la Casata dei Grifondoro.
Io ero un reietto, stare con me sarebbe equivalso a perdere i suoi amici e la stima che si era guadagnata. E questo sicuramente non era ciò che voleva. Nessuno l’avrebbe voluto.
Cercai di scacciare il senso di vuoto e freddo che mi attanagliava, ma mi accorsi che ormai era troppo tardi. Avrei voluto stare ancora con lei, ma non le avrei permesso di rovinare la sua vita; ero un egoista, ma avevo visto a cosa portava l’egoismo.
La volevo, ma non l’avrei avuta. 




ecco il secondo capitolo!!
non so ancora ne come continuerà la storia, ne quando aggiornerò, perchè parto..
sicuramente entro fine agosto!
commentate numerosi!!
baci
Giada





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