Waiting For The End
Edward
Cullen e tutti i Volturi citati nella storia (anche Marcus, che
stranamente parlerà! ^^) non mi appartengono, ma sono di
proprieta di Stephenie Meyer; questa storia non è stata scritta
con alcuno scopo di lucro, ma solo per intrattenere tutti coloro che
vorranno avventurarsi nella lettura di questa shot! :) I dialoghi,
sebbene modificati, hanno preso ispirazione da quelli del film "The
Twilight Saga: New Moon", che appartengono a Melissa Rosemberg.
Rieccomi con una nuova creazione sul mondo di Twilight! :) (non posso farne a meno... ^^)
Questo sarebbe – almeno nel mio immaginario – il missing
moment di Edward che si rivolge ai Volturi chiedendo di essere ucciso.
Pensieri, emozioni, Marcus che parla (stranamente!)
All’inizio, per scrivere
questa fic mi sono ispirata al film di New Moon più che al
libro, ma poi mi sono resa conto che non avrebbe avuto lo stesso
effetto!
Purtroppo, i dialoghi somigliano a quelli del film, anche se mi sono
adoperata a modificarli leggermente... d'altronde, cos'altro avrebbe
potuto dire Aro a Edward?
Ok, non vi anticipo più nulla! Buona lettura :)
(Se poteste lasciare un commentino alla fine sarei molto contenta!)
Waiting for the end
Speravo davvero che quella sadica umana potesse sparire.
Cosa pensava ci fosse Gianna di così esaltante nell’essere
un vampiro? Non era forse stata testimone giorno dopo giorno di
ciò che accadeva dentro quella tetra città? Non credeva
forse che togliere la vita a degli umani innocenti era deplorevole e
sbagliato? Come poteva sperare di diventare uno dei Volturi, alla fine?
Cercavo di escludere il borbottio dei suoi pensieri che mi stava
trapanando il cervello, ma senza buoni risultati. Era snervante il modo
in cui mi guardava con la coda dell’occhio da dietro la scrivania
in mogano, continuando a lanciarmi occhiate di biasimo accompagnate da
pensieri ancor più logoranti. Continuava a chiedersi quale
motivo potesse spingere uno della nostra specie – bellissimo e
immortale, che aveva già tutto ciò che potesse desiderare
- ad andare dai Volturi a chiedere di morire. Era così ottusa e
desiderosa di potere da non capire che esistevano cose più
importanti nella vita della ricchezza e dell’esercitare la
propria autorità su un branco di vampiri.
In quel momento mi sentivo così sadico che speravo i Volturi la uccidessero, dopotutto.
Dal nervosismo, strinsi ancora più forte i braccioli della
poltrona bianca sulla quale ero seduto. Mi accorsi che rischiavo di
spappolarli sotto la mia stretta, ma non ci badai. Ormai non
m’importava più niente.
Magari è venuto a chiedere di unirsi a noi e non l’hanno accettato.
Automaticamente alzai lo sguardo su Gianna e la fulminai. Pensava davvero che io fossi ottuso come lei?
Colta di sorpresa, Gianna si voltò imbarazzata verso lo schermo
del computer, arrossendo, e cominciò a cliccare a caso con il
mouse, fingendo di lavorare.
Sparisci!!! pensai dentro di me, ma, con mio disappunto, non accadde nulla.
I pensieri di quella strana umana non m’infastidivano tanto
perché cercava di trovare una stupida giustificazione alla
richiesta che avevo avanzato ad Aro, ma perché continuavano a
ricordarmi il motivo per cui mi trovavo lì.
Bella era morta.
Non potevo più vivere.
Chiusi forte gli occhi e irrigidii tutti i muscoli. Non dovevo
pensarci. Entro poco avrei smesso di soffrire, sempre ammesso che non
ci fosse vita dopo la morte. Dopotutto, speravo che fosse così:
non potevo passare l’eternità in inferno pensando che
Bella lì non c’era. Lei meritava il paradiso.
La porta che dava sul lungo corridoio si aprì. Scattai in piedi.
Demetri mi guardò per mezzo secondo, poi con la testa mi fece
segno di seguirlo.
Mi alzai controvoglia, dando un’ultima occhiata alla sadica
segretaria, poi attraversai la soglia. La porta si chiuse alle mie
spalle con un forte clangore. Seguii Demetri lungo l’infinito
corridoio, fino ad arrivare a una porta di legno scuro. La aprì
e mi fece passare.
Aro, Caius e Marcus erano seduti sui loro eccentrici troni e mi
fissavano con i loro occhi rossi. Lo sguardo del primo tradiva tutta la
sua curiosità, che in quel momento riusciva ad urtare i miei
nervi più del solito; il secondo sfoggiava la sua consueta
espressione adirata; l’ultimo, invece, sembrava poco interessato
come quando mi ero rivolto a loro quella mattina.
Mi fermai a qualche metro di distanza dagli scalini su cui si trovavano i troni.
Presi un respiro profondo.
“Avete preso una decisione?”, sussurrai.
Era ovvio che l’avessero fatto.
Fu Aro a fare da portavoce. “Ci abbiamo ragionato a lungo, mio
caro Edward, e pensiamo che le tue capacità siano troppo
preziose: sarebbe un tale spreco distruggerle. Non puoi pretendere un
tale abominio da parte nostra”, disse. “Ma, se la tua vita
non ti rende felice, puoi unirti a noi”. Aprì le braccia
ad indicare l’ambiente circostante. “Saremmo oltremodo
lieti di poter utilizzare le tue abilità”. Tacque per un
secondo, poi riprese il discorso giungendo le mani al petto. “Ti
preghiamo di prendere in considerazione la nostra proposta”,
continuò con il suo solito tono mieloso. Poi piantò i
suoi occhi rossi nei miei, guardandomi con il suo sguardo da
ammaliatore. “Lo farai, non è vero?”.
Ascoltai il discorso di Aro in silenzio, rendendomi conto, ad ogni
parola che usciva dalle sue labbra, di essermi comportato da idiota:
davvero avevo creduto che avrebbero accettato di uccidermi?
Avrei dovuto aspettarmi una risposta simile. Aro era invidioso di
Carlisle per i poteri che vivevano con lui – specialmente Alice
ed io - e sicuramente non gli era sembrato vero che uno di noi si
presentasse dai Volturi di sua spontanea volontà. Aveva cercato
di cogliere l’occasione al volo.
“Accadrà comunque”, risposi. Leggendo i suoi
pensieri, mi resi conto che Aro non si sarebbe fatto scappare
un’opportunità come quella. Avrebbe fatto di tutto per
tenermi lì. Di sicuro non sarei mai uscito da Volterra. Non vivo.
“Non senza un giusto motivo”, intervenne Marcus.
Bene, allora ai Volturi serviva una scusa per tenermi con loro o per uccidermi.
Sapevo che Aro era troppo legato a Carlisle perché mi uccidesse senza ragione.
Avevano bisogno di un motivo? Bene, allora gliene avrei dato uno.
***
Non avrei potuto scegliere giorno migliore.
In giro per Volterra c’era una marea di gente, tutta vestita con
un cappuccio rosso. Era il giorno di San Marco, in cui gli umani
festeggiavano la ricorrenza della cacciata dei vampiri dalla
città da parte di Marcus. Che ironia. Pensavano davvero di
essersi liberati?
Quel giorno i Volturi erano sotto i riflettori. Non potevano commettere
passi falsi. Qualunque gesto azzardato sarebbe stato colto da tutte
quelle persone. L’ultima cosa di cui i Volturi avevano bisogno
era la visibilità.
E per questo motivo io volevo dargliela.
Avrei potuto fare qualsiasi cosa. Potevo cacciare tra la folla, oppure
afferrare un’auto e lanciarla addosso a un edificio, ma poi mi
ero reso conto che non era necessario creare il panico.
Avrei commesso un atto meno pericoloso e più teatrale. Mi bastava solo aspettare fino a mezzogiorno.
Per tutta la mezzora che mi separava da quel momento, girovagai senza
fermarmi nello stretto vicolo sotto il campanile. L’angusta
viuzza sbucava proprio sulla piazza gremita. Se mi fossi affacciato,
piazzandomi sotto la luce del sole, sarei stato visto da tutti.
Perfetto.
Ero grato che nessuno dei Volturi avesse la minima idea di cosa stavo
per fare. Li avrei colti alla sprovvista, e, oltre a rovinarli per il
resto della loro esistenza, mi sarei fatto uccidere. Proprio ciò
che desideravo.
Mancava meno di un minuto. Passeggiando avanti e indietro per la
stanza, mi avvicinai sempre di più al limite dell’ombra,
impaziente. Non vedevo l’ora che tutto finisse presto. Speravo in
una morte rapida e indolore, dopotutto.
La torre suonò il suo primo rintocco e le mura dei palazzi vibrarono.
Uno.
Mi voltai e mi avvicinai al limite dell’ombra.
Due.
Per un secondo fissai la linea che separava l’oscurità
dalla luce del sole, lasciandomi andare a un respiro profondo.
Tre.
Non guardai di fronte a me, non volevo che mi rimanesse impressa come
ultima immagine la piazza di quella città maledetta. Mi limitai
a guardarmi i piedi.
Quattro.
Mi sbottonai la camicia e la lasciai cadere a terra.
Cinque.
In quel momento persi il conto dei ritocchi, oppure il tempo si
fermò. Feci un passo in avanti, esponendomi alla luce. Riuscii a
vedere la mia ombra scura disegnata sui sampietrini che ricoprivano il
pavimento della piazza.
Chiusi gli occhi e aspettai la morte arrivasse.
*Nota dell'autrice*
Quello che succede dopo lo
sappiamo tutti benissimo! :) Bella si fionda addosso a Edward e lo fa
tornare all’ombra, poi arrivano Felix e Demetri che li portano
davanti ad Aro e blablabla.
Con questa shot volevo soltanto provare a immaginare il momento passato
da Edward a Volterra quando era convinto che Bella fosse morta. Spero
di non essere stata troppo superficiale nel palesare le sue emozioni,
perché ogni volta che rileggo il mio racconto sono sempre meno
convinta che ciò che ho scritto sia qualcosa di decente!
Se pensate che questa storia sia stata degna di essere letta, fatemelo
sapere con un commentino. Se pensate che sia uno schifo, che sia una
cosa che non sta né in cielo né in terra, fatemelo sapere
comunque! :) le critiche sono ben accette, se sono costruttive.
Grazie a tutti quelli che anche solo entrano nelle pagine delle mie storie per dare un'occhiata!
Alla prossima!
Chiara
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