Nina
si svegliò all’ improvviso, con il fiato che le mancava. Faceva caldo ed era
tutta sudata, se ne accorse dal fatto che il baby-doll le si era appiccicato
addosso. Aveva appena avuto un incubo, ma non riusciva a ricordarlo. “Maledetto”
sibilò rigirandosi su un lato. Ma non riuscì ad addormentarsi. Quell’ incubo
ormai l’aveva svegliata. Senza pensarci troppo su, si alzò ed entrò in bagno.
Accese la luce e si diresse verso il lavandino. Si stava sciacquando la faccia
quando si bloccò per guardarsi allo specchio… I capelli biondissimi scendevano
ancora arruffati sul viso e nascondevano lievemente due splendidi occhi azzurro
intenso, che la carnagione pallida metteva in risalto insieme alla bocca rossa e
delicata. Anche con i segni della stanchezza era sempre bellissima. Il rumore
dell’acqua che scorreva la scosse da quel torpore in cui era caduta contemplando
la sua immagine…Odiava perdere tempo. Chiuse l’acqua e si asciugò. Guardò l’ora
sulla sveglia: le 4:21. Neanche troppo tardi…Fece una doccia e si vestì
indossando dei jeans e una maglietta nera con il cappuccio. Aveva deciso che
sarebbe uscita per prendere un caffè al bar, se mai ne avrebbe trovato uno
aperto a quell’ora. Prese il coltello (la città non è sicura di notte,
specialmente se sei una donna), lo nascose nello stivale e uscì. Dovette
camminare parecchio, accompagnata solo dal rumore dei suoi tacchi, prima di
trovare un locale aperto. Entrò e si sedette al banco. Il bar era vuoto, solo un
uomo sedeva ad un tavolino non lontano. Nina lo guardò… l’aveva già visto…quel
modo di appoggiarsi…eppure era nell’ombra, quindi non poté scorgerlo in viso. Il
barista le si avvicinò.
-Desidera?-
-Un
caffè doppio, grazie- fece lei, asciutta.
Il
profumo del caffè fumante parve tirarla su, mentre era assorta nei suoi
pensieri…
Solo
una settimana prima aveva quasi compiuto un altro dei suoi mortali incarichi al
soldo della Mafia, ma l’organizzazione era stata scoperta e lei era stata
costretta a scappare. Ora aveva trovato un appartamento in un quartiere
abbastanza tranquillo, e poteva anche non preoccuparsi troppo della polizia.
Senza
accorgersene, tornò a fissare lo sconosciuto, e sentì di nuovo la sensazione che
l’aveva pervasa poco prima…una curiosità rodente, crescente…voleva scoprire chi
si celava dietro quell’ombra. Per la seconda volta in quella sera si scosse dai
pensieri. Non era mai stata così curiosa in maniera esagerata o molto emotiva.
Neanche la scoperta del figlio avuto a sua stessa insaputa durante il sonno
crio-indotto l’aveva toccata più di tanto…non sentiva neanche il bisogno di
cercarlo o di parlargli, conoscerlo. Eppure c’era qualcosa in quell’uomo…Non
appena questo si alzò, Nina portò istintivamente la mano vicino al coltello. La
cosa le piaceva sempre meno. Eccolo, stava uscendo dall’ombra: era molto alto, e
aveva il fisico di chi passa molte ore in palestra. Purtroppo il cappuccio della
felpa era alzato e quindi il viso era indistinguibile. Nina lo vide avvicinarsi
al bancone e potè sentirlo dire al barista:
-Quant’ è?”-
Una
voce profonda, che lei aveva già sentito.
“Non
è possibile!” pensò. Era stupita…dunque era vero ciò che si diceva, era in
città!
-Jin…- disse quasi in un bisbiglio. L’uomo si fermò con la mano sulla porta.
-Ma
chi diavolo..- iniziò lui girandosi, ma le parole si fermarono. –Nina Williams?-
L’espressione rude che lo aveva accompagnato fino a quel momento si distese,
lasciando il posto ad uno sguardo...gentile?.
-Mia
cara Nina!- (mia cara?) –Che piacere vederti! (piacere?) Spero che non sia qui
per tentare di uccidermi un’altra volta!-
-No
Kazama, dovresti saperlo che ora…- ma non finì la frase perché si alzò e andò a
pagare. (non si può parlare di cose segretissime in un bar qualsiasi no?
NdAutrice ^__^)
Quando uscì, Jin l’aveva aspettata.
-Dovrei sapere cosa, di preciso?-domandò in tono professionale.
-Che
non sei più tu il mio obiettivo. Non ho più obiettivi. Punto.- rispose lei.
Ora
il ragazzo aveva abbassato il cappuccio, lasciando vedere il viso. Era molto
cambiato. I lineamenti si erano induriti, gli occhi erano stanchi il volto era
smagrito. Lontano dal Jin di un anno prima, con l’espressione fiera e lo sguardo
orgoglioso. Nonostante tutto era davvero bellissimo, con i capelli corvini che
cadevano spettinati sugli occhi. Anche Nina se ne accorse. Non era un suo
obiettivo da uccidere ora. Per fortuna.
-Cosa
ci fai in giro alle cinque del mattino?- disse, un po’ incespicando nelle
parole. Che stava succedendo?
-Non
c’è più pace per me, non c’è più pace…- rispose lui enigmatico.
-Vorresti parlarne?- (parlare? da quando Nina ascoltava la gente?)
-Mah…ti accompagno a casa- fece Jin – ma devi promettermi che non mi uccidi.-
concluse.
-Te
l’ho già detto. Basta con questa storia. Andiamo allora, è di là- Nina era
sempre più stupita del comportamento del ragazzo.
Iniziarono a passeggiare verso casa di lei. Parlavano come due normali amici che
si ritrovano dopo tempo. Arrivati, Jin le chiese: -Allora, impegni per la
giornata?-
“Mah…solo pensare al mio futuro, che probabilmente sarà in qualche prigione o in
una fossa…” pensava Nina.
–Nessuno.-
“Massì, chi se ne frega, questo periodo devo viverlo come le persone normali…”
–Pensavo di andare un po’ al dojo per allenarmi, sai il prossimo torneo non è
poi così lontano e io vorrei essere pronta per allora. Magari vincerlo, anche…-
concluse con una nota di amarezza nella voce.
-Il
mio nonnino ha organizzato un’altra di queste buffonate…comunque io parteciperò
lo stesso, solo perché devo batterlo. Voglio vendetta!- e sferrò un pugno alla
vicina cassetta della posta, che si ammaccò non poco.
-Ti
auguro di riuscirci, allora.- disse lei –Ora vado, vorrei arrivare al dojo il
più presto possibile e…-
-Perché andare fino al dojo a prendertela con dei sacchi quando puoi lottare con
un avversario in carne e ossa? disse Jin sorridendo ironico.
-Scusa?- Nina non capiva.
-Avanti. Vince chi tocca terra con le spalle per più di cinque secondi.-
continuò lui.
-Si,
certo!-
-Guarda che dico seriamente.- disse lui con uno sguardo obliquo.
-Appunto. Io anche. Ho proprio bisogno di sfogarmi, ma vedi di non sfigurarmi la
faccia con lividi o altro, ok?- Nina era serissima.
-Vedrò quello che posso fare…al tre. Uno, due..- il tempo di un rapido sguardo-
e tre!-
Si
scagliarono l’una contro l’altro e iniziarono a darsele di santa ragione, tutto
però in un silenzio sorprendente. Ad un certo punto Nina eseguì una presa
particolarmente complicata, a giudicare dalla faccia dell’altro molto dolorosa,
ma qualcosa andò storto e la ragazza cadde a terra tirandosi sopra Jin. Eccoli
ora nella classica situazione da film, con le rispettive facce ad una distanza
di pochi centimetri. (Ed ora che succede? Si baciano? Noooo…non sono mica così
scontati! NdAutrice)
-Nina…perché
non usciamo insieme, stasera? –
(Totale assenza di
pensieri per Nina)
-EEEEH? Ma che dici?- disse lei sgusciando da sotto il ragazzo e mettendosi in
piedi. -Tu non stavi con quella, come si chiama…ah, non stavi con Xiaoyu?-
-Oh,
pensavo lo sapessi…tra me e Xiaoyu non va più…ci siamo lasciati tre mesi fa. Lei
si è messa con Panda- fece lui trattenendo un sorriso.
Nina:
o__O???
Vedendo la sua faccia, Jin si affrettò ad aggiungere: -Nel senso che sembrava
voler più bene a quell’animale che a me…non ti preoccupare, stavo scherzando!-
-Non
sembrava…e comunque puoi aspettarti di tutto da una come Xiaoyu ^__^!- disse
Nina con un sorriso. –Anch’io scherzavo, eh?– aggiunse poi.
Ma
Jin pensava :“Anche se io la amavo tanto Xiaoyu…come ho fatto a disinnamorarmene…Vuoi
vedere che…”
Restarono pochi secondi in silenzio, poi Jin disse: –Guarda che non abbiamo
ancora finito!-
-Ah,
già!- mormorò tra sé la ragazza, e subito fece per tirargli un pugno. Ma Jin fu
più veloce e la bloccò spalle al muro con entrambe le mani.
–E tu
non mi hai ancora risposto…- le sussurrò malizioso.
–Io
esco solo con uomini morti- rispose Nina.
Con
un movimento veloce allora Jin afferrò il coltello nascosto nello stivale della
ragazza.
–Sempre uguale…- disse osservandola divertito, poi fece per portarsi l’arma alla
gola, come per tagliarsi.
-MA
CHE CAZZO FAI!!!- gridò Nina lanciandosi a recuperare il pugnale.
-Hai
detto che esci solo con uomini morti! Ridammelo!- disse lui sorridendo.
-Tu
hai qualche rotella fuori posto, amico mio…- mormorò Nina riponendo il coltello
nello stivale. –Va bene, accetto, ma è solo per evitare che tu ti faccia del
male inutilmente!- "Cosa??? Accetto??"
-Benissimo!- esclamò Jin raggiante. –Decidi tu dove e quando!-
-Si,
così magari mi pago pure il conto da sola! Se sei tu che mi hai chiesto di
uscire!- fece lei fingendosi risentita.
-Oh,
giusto…allora…stasera alle nove, ti passo a prendere io. Va bene così?- disse il
ragazzo in tono pratico.
-Uhm…- inizio Nina.
-Ormai l’hai detto!- esclamò Jin.
-Sembri un bimbo piccolo…va bene, va bene. Ma dove?-
-Non
credo che il buon vecchio Law avrà problemi a trovarci un tavolo tranquillo nel
suo ristorante…- rispose lui con un’espressione speranzosa.
-Oh,
ok. Hai fatto bene a scegliere il ristorante di Law. Almeno non darai troppo
nell’occhio.- disse Nina incoraggiante. “E io non dovrò preoccuparmi di quel
poliziotto che mi sta sempre alle calcagna…”(Lei Wulong, NdAutrice) pensò poi.
-Molto bene, allora, mia dama. La passerò a prendere alle nove in punto, con il
mio destriero- proferì pomposo Jin mentre accennava ironicamente un inchino.
–Non mi ucciderai, vero?- aggiunse rialzandosi.
-Ti
ho detto di finirla altrimenti ti uccido davvero!- disse Nina ridendo -e vedi di
essere puntuale, a me non piace aspettare.-
-Ogni
suo desiderio è un ordine. Non è detto che non mi troverai al dojo, se mi va.-
rispose il ragazzo.
-Ok,
ma ora devo proprio andare. Allora a stasera.- fece lei prendendo le chiavi
dalla tasca.
-A
stasera!- fu il saluto allegro di Jin, che si tirò su il cappuccio della felpa e
si incamminò fischiettando.
“Strano, molto strano” pensava Nina rientrando in casa e dirigendosi verso il
frigorifero. “Come mai mi ha chiesto di uscire, così, di punto in bianco? Che
sia una manovra del vecchio Mishima? No, non è possibile, si odiano…” “Ma perché
devi essere sempre così sospettosa, Nina?” chiedeva una vocina dal profondo
della coscienza. “Se non fossi così sospettosa a quest’ora sarei già bell’ e
morta” rispondeva un’altra parte del suo ego, da qualche punto imprecisato del
suo cervello. –Basta! Mi ha chiesto di uscire solo perché gli interesso- disse a
voce alta alla fine come per convincersi. La sua diffidenza verso altri esseri
umani a volte diventava davvero pesante…Persino il pensiero di essere oggetto
d’interesse per qualcuno la turbava. Certo, aveva sedotto molti uomini, ma tutti
poi erano finiti ammazzati con due o tre proiettili piantati qua e là o con la
carotide ridotta in pappa…In questo campo la vera esperta era sua sorella Anna.
Nina si chiedeva spesso come cavolo facesse ad “andare d’accordo” con il primo
che passa. Una capacità innata, forse.
Si
preparò una colazione a base di latte e cereali e dopo andò a mettersi qualcosa
per il dojo. Scelse una maglietta bianca molto aderente e dei pantaloni neri che
le arrivavano al ginocchio, e mise le solite scarpe da ginnastica.
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