Coming Home

di _Globulesrouge_
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Coming Home



Introduzione e contestualizzazione:One shot vincitrice di un contest: what if ?E se Elena avesse conosciuto prima Damon? One shot ispirata dalla canzone: 'Coming Home' dei Dirty Money ft. Skylar Grey da cui ho tratto anche il titolo. Anche se è un what if lo scopo di questa fan fiction è quello che comunque in base al finale il tutto possa ricondursi allo svolgimento effettivo del telefilm; leggendo capirete perchè.
Il genere è soprattutto malinconico ma anche romantico e introspettivo.
I personaggi principali sono Damon ed Elena ma appare anche Caroline Forbes.
La parte iniziale della Fan Fiction scritta in corsivo è un prologo dato uguale per tutti i partecipanti ed è stato scritto dallo staff del forum che ha organizzato questo magnifico contest; ovvero il Fan Fiction Italia, io ho poi curato lo svolgimento della fan fiction.






Erano passati quattro mesi dalla morte dei suoi genitori. La vita delle persone era andata avanti e ormai quasi nessuno ricordava quell’avvenimento ma lei non era andata avanti. Lei, Elena Gilbert ricordava tutto e non era disposta a dimenticare. Continuava a scrivere sul suo diario ogni ricordo, ogni espressione e ogni giornata passata con la sua famiglia. Appuntava tutti quei pensieri affinché non fossero dimenticati, affinché non sbiadissero nella sua memoria. Lei era sempre stata così dannatamente razionale e odiava questa parte di se stessa. Continuava a rimuginare su cosa avrebbe potuto cambiare di quel giorno, era colpa sua se i suoi genitori si trovavano in quel ponte. Era solo colpa sua perché erano usciti per lei, erano usciti per comprare il vestito per il suo compleanno. Il suo super-io era davvero un bastardo a tormentarla con quei sensi di colpa, sensi di colpa che non l’avrebbero mai aiutata ad uscire da quel tunnel. Quelli erano i pensieri che tormentavano, continuamente, Elena Gilbert. D’un tratto sentì il campanello di casa suonare. Si precipitò ad aprire e accolse in casa sua Caroline.
Caroline, in quei mesi, si era sempre preoccupata per lei. Era sempre andata a svegliarla ogni mattina, spesso buttandola giù dal letto, e le aveva sempre passato la scatola di kleenex non appena lei iniziava a piangere. Non credeva che lei, Caroline Forbes, potesse tenere a qualcuno eccetto se stessa. Elena sorrise, chiudendo la porta dietro le sue spalle e accompagnò Caroline in cucina. Non si era per niente accorta che lei teneva in mano degli abiti da sera.
“Stasera c’è la festa di inizio scuola al Grill. Noi dobbiamo assolutamente andarci”- disse Caroline, entusiasta- “non accetto un no. Anche perché ho comprato un vestito da sera per te. Quindi ho speso dei soldi e come sai, io odio spendere soldi inutilmente”. Prese l’abito e lo porse all’amica.
“Dovrebbe starti bene. Si abbina alla tua pelle olivastra.” La ragazza dalla chioma bionda prese la sua trousse di trucchi, il vestito che avrebbe indossato quella sera e posò la mano di Elena sulla sua. Caroline guidò l’amica su per le scale, arrivando in camera.
“Sapevo che non ne saresti stata entusiasta ma stasera devi venire con me e ti assicuro che ti divertirai.”
Elena guardò Caroline, ancora una volta, e sorrise. Poteva anche concedersi di divertirsi. Non pretendeva di essere felice ma voleva ridere a pieni polmoni. Per quella volta voleva sorridere alla vita, quella volta avrebbe lasciato la sua razionalità in un angolino del suo cervello, quella volta avrebbe seguito il consiglio dell’amica. “Va bene, Caroline.” La ragazza dalla pelle chiara corse ad abbracciare Elena.
“So essere convincente quando voglio.”- disse all’amica stringendola ancora più forte a se. Elena non ricordava di aver percepito le ore passare quel pomeriggio, tutto era stato così veloce e così bello che aveva persino perso la cognizione del tempo. Caroline aveva la mania di arrivare agli eventi nel momento in cui erano al massimo dello splendore e così fece anche quella volta. Entrarono dalla porta principale del Grill e tutti si voltarono al loro ingresso. Caroline prese per mano Elena e le offrì da bere. Rimase al bancone fin quando non finì di sorseggiare il suo Martini bianco, dopotutto lei adorava quel superalcolico. Non appena si girò dovette salutare molte persone. Tutti erano così intenti a chiedere come stava, come aveva passato l’estate e alcuni perfino l’abbracciarono per essere solidali. Lei rispondeva educatamente e con uno di quei sorrisi malinconici stampati in faccia che ormai erano diventati un modo di fare costante in quegli ultimi mesi. Erano sorrisi con un duplice scopo: lei fingeva di stare bene e nel frattempo le persone non chiedevano più niente riguardo al suo umore e riguardo al suo cuore.
Era alquanto conveniente per lei e per gli altri, poirché spesso gli altri non erano per niente interessati a quella risposta.
All’ennesimo saluto decise di uscire fuori a prendere un po’ d’aria, perché era ciò che mancava all’interno di quel locale. Sospirò e si guardò intorno, all’improvviso un ragazzo le si avvicinò. Elena si voltò e incrociò il proprio sguardo con quello del giovane.
Nonostante il buio riuscì a distinguere due occhi color ghiaccio e capelli scuri come la pece, abbinati ad una carnagione così chiara da pensare che fosse malato. Si fissarono per quelli che furono attimi ma che vennero percepiti come lunghe ore, prima che lui parlasse.
“Un faccino così triste in una festa così bella? Alla tua età dovresti divertirti.”. Il ragazzo alzò un angolo della sua bocca sfoderando un sorriso sghembo. Elena continuò a fissarlo, senza parole, la persona che aveva davanti era troppo perfetta per essere vera.
“Piacere io sono Damon”.
Troppo perfetta per essere umana.


“Non è un buon momento’’ si limitò a rispondergli Elena distogliendo lo sguardo da quegli occhi che le avevano trasmesso il loro potere nello stesso istante in cui li aveva incrociati.
“Puoi dirmi almeno il tuo nome?’’ le chiese Damon mentre la ragazza stava già tornando all’interno del locale. “Elena’’ gli disse in un soffio, “Elena Gilbert’’ concluse per essere più precisa.
Damon ascoltò attentamente il timbro della sua voce e cercò di fonderlo con l’aspetto di quella ragazza; troppo simile alla donna che aveva cercato per più di cento anni.
“Posso almeno stringerti la mano?’’ disse avvicinando a lei come per cercare un qualsiasi contatto.
“C-certo’’ balbettò Elena estremamente confusa e allo stesso tempo leggermente impaurita da quello strano individuo. Damon le sfiorò la mano leggermente prima che Elena potesse ritrarla.
“Io vado dentro, la mia amica si preoccuperà se non rientro subito’’ mentì fissando Caroline appoggiata al bancone; troppo occupata a parlare con i ragazzi e a sorseggiare Martini per accorgersi che in realtà Elena non fosse ancora rientrata all’interno del locale.
Damon non le rispose, si limitò a fissarla allontanarsi da lui a passi lievi e leggermente impacciati su dei tacchi troppo alti per permetterle di camminare agilmente. C’era qualcosa di diverso anche nella sua camminata, c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa di impercettibilmente più imperfetto di Katherine.
Damon si toccò la mano e avvertì ancora il calore di quella stretta, aveva sentito il sangue pompare nel suo polso e aumentare la portata del flusso non appena le aveva toccato la pelle. Quegli occhi così neri avevano delle sfumature troppo dorate e luminose per poter essere quelli di Katherine.
C’era qualcosa in Elena che la rendeva diversa, c’era qualcosa in quella persona che la dipingeva differentemente da Katherine, c’era una luce troppo umana in lei.
Rimase un istante a fissare le persone di fronte a lui. Aveva speso più di cento anni per trovarla, una vita trascorsa a cercare Katherine si era rivelata soltanto un buco nell’acqua. Aveva passato mesi a fissare quella ragazza dalla finestra, l’aveva vista atteggiarsi tra la gente, l’aveva osservata frequentemente nella speranza che ella fosse lei, nella speranza che Katherine avesse iniziato una nuova vita fingendosi umana, ma solo quando aveva visto la sua fragilità e sfiorato la sua pelle con le proprie mani aveva capito che quel tocco era davvero troppo umano e troppo vero per essere quello di Katherine.
Afferrò un enorme sasso da terra e lo lanciò verso il parcheggio con tutta la forza che avesse, “cazzo!’’ esclamò quasi urlando, “non è lei’’ disse ringhiando tra i denti, mentre quell’enorme pietra si infrangeva contro una delle tante auto parcheggiate sul retro del locale.
Il suono dei vetri rotti e della sirena dell’allarme lo sollevarono all’istante. Voleva sentire i rumori, voleva vivere in mezzo alla confusione e nell’anarchia più totale per dimenticarsi ogni istante di chi stesse cercando, per dimenticare persino se stesso e i suoi sentimenti umani che ogni tanto tornavano a fare capolino per poi essere immediatamente soffocati dal sangue delle sue vittime e dall’odio verso il genere umano e verso se stesso con cui conviveva ormai dall’inizio della sua lunga non-vita.
Sapeva come sarebbe andata quella serata, sapeva che sarebbe bastato aiutare una povera persona a riparare il vetro del finestrino per isolarsi un po’ dagli altri e poter finalmente dissetare la sua sete di sangue e di oblio che anche in quell’attimo lo pervase. Doveva soltanto aspettare il proprietario dell’auto per segnare un’altra croce nel lungo elenco delle sue vittime.
Un rumore di passi alle proprie spalle lo fece un attimo trasalire, erano i passi di una donna, poteva riconoscerlo dal ticchettio dei tacchi nell’asfalto bollente di quella caldissima serata. “meglio’’ pensò tra sé e sé mentre un ghigno quasi deforme si disegnava nel suo volto. Damon amava uccidere le ragazze, per il semplice motivo che prima di morderle poteva fare sesso con loro, poteva sentire la loro voce piegarsi per il piacere dei suoi movimenti e dei suoi potenti affondi, poteva sentire la loro vita e il loro piacere tra le sue mani, Damon sapeva che era soltanto in suo potere decidere quando smettere di farle godere e di farle vivere.
“Chi è stato?’’ quella voce lo distolse dal pensiero di ciò che stesse per fare che aveva ormai invaso i suoi sensi facendo diventare i suoi occhi rossi e accecati dall’odio e dalla sete.
“E’ la tua macchina?’’ disse senza voltarsi riconoscendo la voce di quella ragazzina che per troppo tempo aveva spiato nella speranza che fosse Katherine.
“Si’’ rispose Elena avvicinandosi al vetro, “dovevo sapere che la mia vita fosse uno schifo perenne ormai’’ continuò alludendo a tutti i tristi fatti che in quei mesi l’avevano travolta.
“Ho visto un balordo avvicinarsi qui poco fa, mi dispiace’’ mentì Damon fissando ancora una volta gli occhi neri e profondi di quella umana.
“Non importa’’ disse Elena quasi sbuffando, “voglio solo tornare a casa e farla finita’’ disse con tono ancor più cupo.
“Farla finita con cosa?’’ le chiese il vampiro non afferrando il senso di quelle parole.
“Con questa serata, con l’illusione di potermi divertire almeno per una volta’’ disse lei con tono quasi rabbioso, “la felicità non fa per me, sono destinata alla tristezza e alla miseria eterna’’ disse con troppa enfasi perché Damon potesse pensare che stesse esagerando.
“Posso aiutarti?’’chiese Damon avvicinandosi a lei.
“Non importa’’ lo freddò Elena, “voglio solo tornare a casa’’ ribadì cercando di aprire lo sportello senza ferirsi con i vetri taglienti ormai sparsi ovunque.
“Lo sapevo!’’ disse poco dopo osservando al sua mano rigata dal liquido vermiglio che quel taglio aveva fatto uscire dalle sue stesse vene.
“Ti avevo detto che avrei potuto aiutarti’’ le disse lui aprendo l’automobile al suo posto e constatando che anche i sedili erano coperti dal vetro infranto in minuscoli frammenti.
“Non puoi sederti qui’’ le disse Damon sfiorando la superficie in pelle del sedile, “permettimi di accompagnarti a casa’’.
“Non preoccuparti’’ gli rispose Elena, “conosco tutti qui dentro, mi farò dare uno strappo da qualcuno’’ continuò sentendo che non poteva resistere ulteriormente di fronte a quegli occhi ghiacciati e impenetrabili.
“Insisto..’’ continuò lui prendendola per un braccio e sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.
“Va bene!’’ disse Elena rispondendo a quel sorriso, quasi stremata dalle continue richieste, “dove è la tua macchina?’’ disse guardandosi intorno.
“A casa mia’’ le rispose Damon alzando un sopracciglio, “la mia casa è qui vicino, potremmo andare a prenderla’’ continuò incrociando le braccia nel petto.
Elena lo guardò poco convinta, c’era qualcosa in lui che le diceva che non poteva fidarsi ma al contempo vedeva una strana luce brillare nei suoi occhi; una luce diversa da quella che aveva visto nelle altre persone. Quello strano individuo le dava una sicurezza che credeva di aver perso ormai per sempre, così sorrise sinceramente e un po’ imbarazzata.
“Lo prenderò come un si!’’ la piccò Damon allungando la sua mano verso di lei per convincerla a seguirlo.

“Quella è la mia casa’’ disse poco dopo indicando un antico edificio maestoso e leggermente tetro allo stesso tempo.
“Credevo non ci vivesse nessuno’’ gli rispose Elena curiosa.
“Era così, fino a ieri!’’ le rispose lui sicuro di sé, “ho girato il mondo e alla fine sono tornato qui, nel luogo dove tutto era cominciato!’’
“Cosa cercavi?’’ gli chiese Elena cercando di esplorare nel profondo di quello strano ragazzo.
Damon non le rispose; come se quella domanda non dovesse essere fatta o semplicemente non meritasse una risposta.
“Si dice che alla fine tutti vogliono scappare da se stessi ma che alla fine ognuno torna a casa’’ affermò Elena con voce dolce, “se dovessi girare il mondo so che alla fine tornerei qui, che alla fine tornerei a casa’’ concluse fissando Damon di fronte alla soglia della porta.
“Sei ferita!’’ le disse Damon sfiorando la sua mano che ancora non aveva cessato di sanguinare e premendo forte il suo indice sopra la ferita come a volerne fermare il flusso.
“Sei un bravo ragazzo’’ gli disse Elena sentendo un forte brivido attraversarle la schiena in seguito a quel tocco così potente e delicato allo stesso tempo.
“Un bravo ragazzo?’’ sorrise pensando a quella parola e alla fresca genuinità di quella giovanissima donna. Perché non poteva essere Katherine? Sprazzi della sua vita umana ormai sbiadita dal dolore e dal sangue gli si presentarono di fronte agli occhi come delle visioni agghiaccianti.
Perché non si era innamorato di un’umana quando era ancora in tempo?Perché aveva sprecato la sua vita per un essere che forse non lo aveva mai amato?
“Le stesse parole di mia madre’’ disse tra sé e sé poco convinto ma la voce gli uscì fuori più forte di quanto avrebbe voluto.
“Vive qui con te tua madre?’’ gli chiese Elena guardandolo negli occhi con ancora le loro mani incastrate le une sulle altre.
“Mia madre è morta’’ le rispose Damon lasciando la sua mano poiché ormai il sangue aveva cessato di uscire dal quel piccolo taglio.
“Anche la mia’’ gli disse Elena facendo uscire quelle parole che aveva rifiutato di ammettere persino con se stessa dallo stesso giorno in cui i propri genitori erano morti.
“Ti accompagno a casa’’ disse Damon estraendo dalla tasca del giubbotto di pelle le chiavi di una vecchia automobile e facendo sentire il rombo del motore.
Il percorso fu breve e silenzioso e mille pensieri invasero le menti e i cuori dei due compagni di viaggio.
“Siamo arrivati’’ disse Elena sorridendo a quel ragazzo, “grazie mille per tutto quanto’’ continuò soffermandosi un istante, “ci rivedremo?’’ chiese infine per poi venire interrotta da Damon stesso che si era avvicinato a lei; era talmente vicino da poter sentire il battito del suo cuore aumentare insieme alla profondità del suo respiro.
Damon si perse un attimo in quegli occhi dimenticando ciò che avrebbe dovuto fare e che aveva in mente fin dal primo istante in cui aveva scoperto che quella ragazza in realtà non fosse Katherine. La sua bocca si avvicinò a quella di Elena, troppo vicina per non poterla sentire appoggiarsi sulla sua, lievemente; in un modo che non faceva ormai da troppo tempo.
Elena chiuse gli occhi, scordandosi per un istante della propria vita, della propria tristezza e del fatto che i propri genitori non fossero in casa ad aspettarla preoccupati ed a rimproverarla perché fosse tornata tardi.
“Io non so nemmeno chi sei’’ farfugliò Elena staccandosi dalle sue labbra ma rimanendo comunque impercettibilmente legata a lui come rapita da una forza magnetica che si era creata tra loro e che non voleva abbandonarli.
“Non sono un bravo ragazzo’’ le rispose Damon soffiandole nel viso e facendola trasalire stregata dal profumo del suo respiro.
“Era tanto tempo che non mi sentivo così..’’ gli rispose Elena senza smettere di fissarlo e di incastrare i propri occhi nei suoi.
“Così come?’’ fu la risposta che Damon le dette, come se volesse sentire una qualsiasi parola che avesse quella voce.
“Così viva’’ gli rispose Elena sorridendo in modo genuino, “sei un bravo ragazzo’’ continuò emettendo una risata cristallina, “lo so e basta’’ concluse dandogli un bacio nella guancia.
“Io non ricordavo nemmeno di essere stato vivo’’ le rispose Damon sentendo un colpo al cuore che per anni era rimasto come congelato all’interno del suo stesso petto.
“Ti rivedrò?’’ gli chiese nuovamente Elena, sorridendo dolcemente. “Non mi rivedrai e non ricorderai di avermi incontrato’’ le disse Damon fissandola negli occhi e osservando le pupille di Elena restringersi parallelamente alle proprie, “non ricorderai niente’’ disse un’ultima volta scomparendo e lasciandola sola sulla soglia della porta di casa.

I’m coming home
I’m coming home
Tell the World I’m coming home
Let the rain wash away all the pain of yesterday
I know my kingdom awaits and they’ve forgiven my mistakes
I’m coming home, I’m coming home
Tell the World that I’m coming…


Damon si prese la testa tra le mani e urlò sfogando tutto il proprio dolore, “perché?’’ esclamò nuovamente tramutando il suo viso perfetto in uno mostruoso e pieno di rancore e dolore.
C’era qualcosa in quella ragazza che l’aveva pugnalato al petto, c’era qualcosa in quegli occhi, in quella voce e in quel sorriso che la rendeva diversa da tutti gli altri, c’era una strana luce dorata che la avvolgeva e che per un attimo gli aveva fatto credere di poter essere davvero una persona migliore.
“Io non voglio provare niente’’ disse nuovamente ma questa volta lanciando un urlo selvaggio verso il cielo.
Il suo vagabondare lo portò ancora una volta di fronte a quel locale in cui aveva conosciuto Elena. Una giovane donna bionda che aveva bevuto troppi Martini lo saluto con il palmo della mano ammiccando lievemente. “Piacere sono Caroline’’ gli disse avvicinandosi a lui con fare provocatorio.
“Perché non mi inviti a casa tua?Potremmo divertirci insieme’’ le rispose Damon fissandola negli occhi, perché troppo stanco per provare a procurarsi la sua cena senza ipnotizzare la sua vittima. “Certamente’’ gli rispose la bionda prendendolo per mano e dirigendosi insieme a lui all’esterno del locale.

Elena si buttò nel letto e osservò la sua figura riflessa nello specchio, una piccola macchia di sangue aveva sporcato il suo vestito, eppure non si ricordava come fosse successo. Un senso di malessere e di tristezza la invase profondamente non appena afferrò il suo diario tra le mani; avrebbe aggiunto un’altra pagina di infelicità alla propria vita. Scrisse tutto ciò che le passò per la mente, ma non si ricordò di aver sorriso per la prima volta dopo mesi, non si ricordò nessuno degli attimi magici che aveva vissuto.
Soltanto un gran senso di malinconia le fece compagnia quella la notte e la luce dorata che si era accesa nei suoi occhi scomparve in solo istante assieme al ricordo di quella sera.




Spazio Autore:
allora spero che la OS vi sia piaciuta...come ho detto nella introduzione il genere è introspettivo, malinconico e romantico allo stesso tempo.
La trama mi è venuta in mente ascoltando questa bellissima canzone che vi consiglio di ascoltare a questo link prima o dopo averla letta, specialmente la prima strofa in ritmo più lento e soffuso.

Le parole infatti parlano di una persona che dopo tanto tempo ritorna a casa ritrovando se stesso e la traduzione della strofa che ho inserito nel testo è questa:

Sto tornando a casa
Sto tornando a casa
Di al mondo che sto tornando a casa
Lascia che la pioggia lavei via tutto il dolore di ieri
So che il mio regno attende, ed hanno perdonato i miei errori
Sto tornando a casa, sto tornando a casa
di al mondo che sto arrivando... ecc

per me infatti il ritorno di Damon a MF può essere visto come una rinascita lenta della sua parte umana dovuta anche all'aiuto di Elena, sia in questa fan fic che nel telefilm. Ovviamente il finale in cui lui le fa dimenticare il loro incontro sta a significare che Elena non si ricorderà mai di averlo in realtà incontrato prima di Stefan e il tutto può ricollegarsi tranquillamente all'inizio del telefilm.
Grazie a tutti per l'attenzione, voglio nuovamente ringraziare il Fan Fiction Italia per aver organizzato questo bellissimo contest <3
Gloria.




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