I nostri destini sulle pagine di un libro
Bene… come premesso ho deciso di mettere per iscritto le storie dei
miei personaggi: chi erano, come sono divenuti demoni,
ma soprattutto come si sono incontrati… lo scoprirete solo leggendo il mio
racconto. Spero che vi piaccia.
In ogni caso… Buona lettura.
Prologo
In un paesino di campagna come
molti…
Una sera come tante…
Una figura misteriosa si
aggirava, avvolta nel suo mantello nero con il cappuccio calato sulla testa…
Solo la pallida luce della luna
illumina un poco il volto della figura…
I lineamenti dolci e delicati
mostrano indistintamente che si tratta di una ragazza, molto giovane, dalla
carnagione chiarissima e dagli occhi anch’essi chiari, ma di un colore
indefinito.
Si avvicina ad una casupola
dall’aria trasandata.
Inserisce una chiave in ferro battuto nella toppa della serratura e la gira
finché non sente la stessa serratura scattare, poi gira il pomello della porta
ed entra.
Niente e nessuno avrebbe mai immaginato di trovarsi davanti un simile spettacolo.
Benché dall’esterno non ne dava l’impressione, all’interno la casa era a dir poco
immensa… cioè… era così grande che era impossibile definire con precisione le
sue vere dimensioni.
Ma ciò
che veramente balzava immediatamente all’occhio erano i libri…
Già centinaia, migliaia… no,
miliardi di libri.
L’ambiente poi era molto
accogliente.
Marmi policromi abbellivano le
pareti, e un lucido marmo bianco rendeva l’ambiente ancora più luminoso. Tavoli
in nero legno d’ebano, erano posti al centro del salone, costellato qua e là da
poltrone rivestite da morbido velluto con cuscini
altrettanto morbidi. Per i lettori affamati era stato messo a disposizione un
mobiletto contenente biscotti di vari generi, snack
salati e bevande varie.
Le finestre erano grandissime, anche
se ora erano celate da lunghe tende bianchissime. Durante la sera poi,
l’ambiente era illuminato da grandissimi lampadari, e per chi aveva bisogno di
leggere, una candela vagabondava verso il lettore e illuminava il libro, senza
accecarlo naturalmente, o dargli fastidio.
Solo in pochi erano a
conoscenza di questa biblioteca.
Lì erano raccolti comunissimi
romanzi, libri di magia appartenenti a vari mondi e moti altri.
Ma quelli contenuti in questa immensa sala non sono solo libri qualunque…
Ce ne sono alcuni, consultati
soprattutto da quelli del mondo degli spiriti, che per importanza vengono prima
di tutti gli altri.
Non sono né romanzi, né libri
di magia di alcun genere…
Sono i libri scritti da Fato…
- Ti stavo
aspettando – esclamò una voce alle spalle della figura incappucciata.
- Scusa, ma ho avuto molto da
fare oggi – rispose l’incappucciata.
Dopodichè si tolse il mantello
che si apprestò ad appoggiare sul primo tavolo vicino.
Reina, questo era il nome della
ragazza. Ora che era senza mantello i capelli castani
le ricadevano sulle spalle. Nonostante avrebbe
compiuto da lì a pochi mesi vent’anni, per colpa dei
suoi lineamenti infantili non ne dimostrava più di quindici, e la sua perenne
carnagione bianco latte non l’aiutava di certo, per non parlare del fatto che
fatto che con il suo metro e sessanta scarso e la sua corporatura gracile, erano
anche riusciti a dargliene tredici…
Per il resto a parte qualche
chilo piazzato là dove non avrebbe dovuto stare, era
una ragazza graziosa, soprattutto per i sue due occhi azzurro cielo e il bordo
delle iridi un po’ più scuro, che in assoluto, erano ciò che più apprezzavano amici
e parenti.
- Per fortuna ho trovato i
volumi che ti mancavano… se hai un po’ di pazienza te li vado a rendere – e
così si allontanò.
Caro buon vecchio Fato. Un uomo
anziano di bell’aspetto che dimostra quasi sessant’anni e che con la barba un po’folta
e con la tunica lunga e verde, avrebbe potuto benissimo essere scambiato per un
vecchio mago o un druido.
Mmm,
più che vecchio sarebbe meglio dire antico, proprio perché il signore degli
incubi l’ha creato subito dopo i primi quattro bastioni, in modo che qualcuno
documentasse anche il fatto più insignificante avvenuto dal momento della
creazione.
Reina appoggiò la borsa nera
che teneva ancora sulle palle e cominciò quindi a vagare tra gli scaffali colmi
di volumi dai colori e dalle sfumature più strane.
Per semplificare il tutto, Fato
aveva classificato i vari volumi per razza di appartenenza,
ed ogni singolo blocco rappresentava un mondo.
Lo spessore dei volumi variava
in base al tempo vissuto dal soggetto: si andava da avevano volumi alti pochi
centimetri per gli umani, a veri e propri tomi dal peso specifico di un macigno
per creature più longeve o immortali, come elfi, draghi, demoni e perfino
divinità.
Ma ciò che a Reina catturava l’attenzione tutte le volte era un blocco di legno chiaro e
lucido, con le mensole decorate con incisioni che rappresentavano angeli… fate…
unicorni.
Lì erano contenuti libricini di
pochi millimetri. Con tenerezza fissava quel mobiletto, perché sapeva a chi era
dedicato.
Quei libretti appartenevano ai
neonati, la cui esistenza era durata troppi pochi attimi perché potessero
assaporare pienamente una vita e un futuro che non ci sarebbero
mai stati; ai non natus, i bambini nati morti, o
morti nei ventri delle loro madri.
Reina rimase a fissare il
mobiletto e poi passò oltre.
Questo posto conciliava
pienamente la sua passione per la lettura, e spesso si ritirava in questa grande biblioteca per studiare indisturbata i libri di
magia, che amava tanto quanto i romanzi. Come maga non era male, certo non si
poteva definire come Lina Inverse che appena poteva
faceva saltare in aria banditi e villaggi, se proprio non era giornata, ma le
sue conoscenze in fatto di magia bianca, nera e sciamanica
erano d’alto livello. Si destreggiava soprattutto nella magia nera e sciamanica, ed aveva avuto occasione di vedere eseguire
incantesimi legati alla negromanzia.
Dopo un lungo vagare trovò su
uno scaffale i due libri che le servivano: il primo aveva una copertina verde
smeraldo, che sfumava in nero e terminava con una tonalità vagamente rossa.
Il secondo di un giallo pallido
che schiariva fino a diventare bianco e poi argentato sugli angoli della
copertina.
Quindi
si diresse verso una poltrona poco più in là e si sedette.
Poco dopo Fato la raggiunse e
le consegnò altri tre volumi: uno completamente bianco, un alto con una
copertina che sfumava dal rosa confetto, al lilla e terminava con il blu; ed
infine un volume che dal cento andava da un bianco candido e terminava con il
nero.
- Ecco i libri che ti servivano…
Se hai bisogno di aiuto sai dove cercarmi…
- Va bene… a più tardi
Cominciò a sfogliare due dei cinque
volumi.
Questi, come d’altronde tutti
quelli presenti nel salone, erano scritti con una calligrafia curata.
Poi, estrasse dalla sua borsa
nera, un libro molto alto dalle pagine ingiallite dallo scorrere del tempo, e
dalla copertina rosso rubino con caratteri dorati, in
una lingua ormai andata perduta secoli, se non millenni fa.
Cominciò a leggere il racconto
di due persone, nate in un mondo diverso da quello in cui lei si trovava
adesso…
La storia di due ragazzi, le
cui vite si intrecciano nei fili che le parche
beffarde tessono ininterrottamente nell’infinito arazzo del destino…
Due libri…
Due storie…
Un unico destino…