ItaShika
Day: 01/08/2011
A
letto senza cena di slice
Le missioni d'estate
sono un rivoltante e appiccicoso puzzo di sudore e polvere e se non
si rischia la vita sembrano anche irrimediabilmente esimie perdite di
tempo, per assurdo. Le missioni d'estate andrebbero abolite:
fermi, state tutti fermi così non fate danni e non devono
intervenire quei cretini dei ninja! Shikamaru, individuo al
quale il solo pensare a dello sforzo, anche se invernale, crea del
coma e una paralisi parziale, preferisce definire il suo dovere
estivo con uno straziato mugugno piuttosto eloquente. Tuttavia se c'è
qualcosa a cui nessun ninja di nessun clan dei pigri si sognerebbe
mai di venire meno è esattamente il proprio dovere. Parte
svantaggiato, diciamo. Alzarsi... No, dormire è un'impresa già
di per sé, con quel caldo torrido di luglio, che ancora non è
nemmeno quello di agosto, tra l'altro. Alzarsi è tremendo, la
doccia sì, la doccia gli piace, e anche la colazione può
passare, ma uscire di casa no. Detesta stare al sole ad aspettare
Ino. Ino fresca e pulita e Shikamaru e Chouji sciolti e sudati. Poi
la missione inizia e visto che il “prima partiamo, prima
torniamo!” è sfumato con il ritardo della compagna,
si aggrappano al “andiamo, lo ammazziamo e torniamo! Che ci
vuole?”. Eh, che ci vuole... Pazienza, tanto per
cominciare. Ino non profuma solo, ciarla anche. Ciarla per ore e
di cose che potrebbero interessare giusto un'altra Ino secondo il
ragazzo medio; Chouji invece ascolta e annuisce, o almeno sembra stia
ascoltando, ecco, mentre Shikamaru sa bene che anche se lo nascondono
meglio ci sono altre kunoichi a cui piacerebbe conoscere l'aroma del
dopobarba di Sai. Che palle. Come se questo idillio non bastasse,
Ino almeno è lontana ben mezzo metro mentre il facoltoso che
deve accompagnare da un villaggio all'altro, come se fosse un pacco,
è abbarbicato esattamente sulle sue spalle, con la bocca e i
dovuti lamenti a pochi centimetri dal suo orecchio. La pelle della
schiena deve essere da qualche parte tra la panciona dell'uomo e la
propria colonna vertebrale, pensa Shikamaru, adocchiando il villaggio
dalla strada in pendenza che stanno percorrendo. La discesa per un
momento riesce a farlo sentire davvero bene, ma l'attimo dopo si
trasforma nell'incubo che non avrebbe mai voluto vivere; non in quel
caldo e con l'asma che ha sviluppato portando fin lì quel
signore sovrappeso, per essere gentili. Insomma, la discesa è
troppo in discesa e il carro che era dietro di loro, quello con tutti
i beni dell'uomo, compreso di famiglia in prima fila, li sorpassa
allegramente. Una nota positiva c'è: Ino è in
silenzio. “Chouji!” urla lei al compagno con le mani
libere, tanto per smentire. Il mulo ancora là attaccato, e ora
anche trascinato, si giustifica e protesta allo stesso tempo con
potenti ragliate. Akimichi ingrandisce la sua già spaziosa
figura, in tre passi raggiunge il carro e ha così tutto il
tempo per fermare la sua corsa. Ha però le mani troppo grosse
e quando obbliga il carro ad una brusca frenata quello si impenna
leggermente, quel tanto che basta perché la bambina schizzi
via, passandogli tra le dita come un granello di sabbia. Ino, che
ha visto la scena, corre più forte che può: la strada
curva e c'è lo strapiombo. Si rende conto che non può
arrivare in tempo così si volta a guardare Shikamaru che
fortunatamente è un genio e capisce al volo. Lei si lancia nel
vuoto, dietro alla bambina, e quando l'afferra Shikamaru recupera
entrambe con un dito d'ombra denso come un metallo. A pericolo
scampato riescono a fare una sostanziosa pausa in un tratto
particolarmente pianeggiante prima di ripartire con Chouji davanti al
carro. Il mulo si punisce cagandosi sugli zoccoli appena riprendono
la discesa e tutti arrivano a quel villaggino sperduto sani e
salvi. Non è stato difficile, riflette Shikamaru, solo
terribilmente fastidioso. E afoso. E ora puzza di mulo anche se non
ha toccato l'animale.
Casa Nara è
calda come tutte le altre case, sua madre chiude le finestre come
sente del riscontro perché è così che ci si
prendono tosse e raffreddore, dice lei. Però che caldo, cazzo.
Trovare il bagno occupato poi è la leggendaria goccia che fa
traboccare il vaso. Shikamaru, con il minimo sforzo, riempie una
sacca di vestiti puliti, cercando solo di evitare di non prendere due
pantaloni e trovarsi senza maglia, ed esce.
Itachi è a
fare terapia all'ospedale e non sarà di ritorno prima di un
paio d'ore, così Shikamaru ha il tempo di farsi una doccia,
pulire e sdebitarsi cucinando qualcosa. Ottimo. Sarebbe potuto
essere perfetto se solo l'acqua fosse stata vagamente tiepida, perché
con il caldo che fa si rischia una congestione pure a stomaco vuoto,
sotto quel getto gelido. Inoltre avrebbe avuto senso lavarsi se il
sapone fosse stato sufficientemente grosso da non scivolare tra le
dita ad ogni movimento, ma lui si è lamentato tutto il giorno
e non ha poi così tanta voglia di continuare, soprattutto dal
momento che il letto d'Itachi sembra davvero morbido e lo distrae
solo esistendo. Ci si siede sopra, sospirando nel constatare che è
morbido al punto giusto, poi arriva tutta la stanchezza che non
ricordava di aver accumulato. In fine crolla, si sdraia supino, mette
le mani dietro la testa e pensa a quant'è bello vivere da
soli, farsi i propri orari, le proprie abitudini, la propria vita.
L'idea di vivere da solo lo alletta. Certo, magari senza pagare lo
stesso prezzo dei due padroni di casa. Quando pensa a queste cose,
all'indipendenza, ad una casa, ad uno spazio interamente suo e alle
sue regole, gli viene sempre da pensare ai bambini. Il problema è
meno serio di quanto sembri. Quel pensiero sta solo a significare che
ha visto troppe volte il figlio di Kurenai e Asuma andarsene in giro
zompettando per i corridoi di quella casa di nuovo viva, ora che ci
sono quelle risate e quegli urletti striduli di Nakaru e dei suoi
amichetti. Ha bevuto troppi tè insieme a Kurenai osservando i
bambini giocare sul pavimento ed è successo che prima che
arrivasse Itachi ha associato una vita da single a quei macelli di
pastine biascicate, giocattoli e schiamazzi. Tutto molto tollerabile
se pensa a quegli occhietti furbi, presi dal padre, di quel bambino,
ma non altrettanto quando pensa a quanto quell'esserino lo abbia
traviato. Itachi ha portato all'aspetto della faccenda una ventata
d'aria fresca e un bel po' di rilassante silenzio. Da quando passa
del tempo con lui ha scoperto che non avere un orario fisso per
mangiare e doversi preparare tutto non sono cose negative. Pensava
che gli sarebbe pesato, pensava di non saper fare un pasto diverso da
quello semplice che si prepara per le missioni, pensava che gli
sarebbe mancata la disciplina rigida di sua madre e che non sarebbe
stato capace di accettare qualcosa di diverso, ma decisamente si
sbagliava. Ha scoperto che stare in cucina gli piace. In effetti
gli piace stare in cucina e in salotto e persino sulla veranda se ha
Itachi intorno che lo urta, lo spinge, che gli fa il solletico, lo
abbraccia, gli parla. Shikamaru ha scoperto che vivere da solo
avrebbe più senso se fosse in compagnia di Itachi. Ma non
sarebbe più da solo, allora. A questa brillante
considerazione aggrotta la fronte, ignorando volutamente che sia sua,
e si volta su un lato, trovando parte della superficie più
fresca rispetto a quella che lo ha precedentemente ospitato. Si
dovrebbe vestire, prima di addormentarsi sul serio. Beh, cinque
minuti.
Itachi lo sa che
Shikamaru è di sopra. I giorni precedenti sono stati
uggiosi, l'afa ha mozzato il respiro del villaggio e le nubi si sono
addensate sopra le teste di pietra degli Hokage, poi è
arrivato un abbondante scroscio estivo su tutta la regione, per
questo le orme strascicate del compagno erano così evidenti,
sulla collina. Non c'è modo di fargli pesare meno quella
salita, a quel pigrone, però Itachi è contento che
nonostante tutto abbia sempre voglia di farsela. È con
questi semplici e sereni pensieri che Itachi entra in camera sua e si
trova il chuunin svenuto, praticamente nudo, sul suo letto. Grazie
divina provvidenza... Cioè, Shikamaru, ma dai! Itachi non è
quel tipo di persona che mente a se stesso. Nella sua vita ci sono
state cose che sono andate come lui aveva previsto, nel bene o nel
male, e anche quando queste implicavano la morte della sua famiglia
lui non è mai riuscito a raccontarsi favole. Non è mai
riuscito a vedere luce, era lui l'unica luce nella sua vita. E
Sasuke. Per questo non ha potuto ucciderlo, per questo ha fatto di
tutto per farlo sopravvivere, per questo la sua vita contava più
della propria. Ed è per questo stesso motivo, questo suo
essere realista nei confronti degli eventi, che non perde le
occasioni. Non ce n'è motivo, ha sempre creduto. Si toglie
la maglia, aggira il letto ed è un ninja esperto di rango S,
un ex ANBU ed ex nukenin, che inciampa in un panchetto perché
gli occhi gli son caduti sul culo del dormiente. Riesce ad
arrivare incolume dall'altra parte del letto ed ecco che Shikamaru
volta la testa dal lato opposto, probabilmente disturbato dal
rumore. Itachi si adagia piano sul letto, senza emettere alcun
suono e poi lo fissa. Dopo poco però si ricorda che se fa
rumore lo infastidisce, ma non lo sveglia, mentre invece se lo fissa
si sveglierà sicuramente, perciò fissa un po' più
giù così lo lascia dormire. Shikamaru è un
ninja strano. Ha la pelle liscia, senza troppe cicatrici, ed ha
muscoli sodi anche se solo accennati; non sono troppo evidenti. La
forza ce l'ha solo che non si direbbe. Itachi passa le dita sulla
schiena, leggere. Ha i fianchi morbidi e le dita affondano, se fa
pressione; la leggera peluria soffice, prima dell'intimo, gli
solletica il polso. Tocca il bordo delle mutande chiare prima di
scendere su una natica, poi continua, facendo una carezza sulla
gamba. Si muove lentamente e ogni tanto preme più forte perché
gli piacciono le sensazioni che gli dà farlo, il profumo che
ha lui sui capelli, sulla pelle, i sospiri che fa di tanto in tanto,
un po' perché è infastidito e un po' perché si
sta eccitando, e così finisce, per caso, con la mano
nell'interno coscia. Per puro caso. In realtà voleva solo
passare dall'altra parte, sull'altra gamba, e sembra incredibile ma è
soda pure quella, allora visto che ha constatato adesso può
tornare nel mezzo. Poggia le labbra sulla spalla nuda e non riesce
a fare a meno di spostare i baci sulla schiena, fino in fondo, fino
all'elastico, dove ha deciso che deve morderlo. Shikamaru si
sposta di scatto, mugola, si copre malamente con il lenzuolo e poi
sospira prima di tornare a dormire. Itachi sorride. Gli si
avvicina di nuovo ed intreccia le gambe con le sue, passa la mano sul
fianco e quando scende si trascina dietro la stoffa leggera. Lo
abbraccia, intrufolandosi sotto il lenzuolo per premersi meglio
contro di lui. C'è la finestra aperta e fuori il sole sta
calando, sotto le coperte si sta bene, freschi senza freddo, quindi
copre meglio entrambi. Shikamaru sospira e lui gli sfila l'intimo.
Gli sfa la coda poi e gli mette le dita tra i capelli affinché
i brividi gli arrivino fin sul cervello. Vuole baciarlo, ma quello
dorme poco meno dei sassi: se li calci rimangono fermi, almeno
Shikamaru ti manda a fanculo. Allora gli morde il lobo dell'orecchio,
la lingua scivola dentro e lui mugola. Ma non è infastidito,
questa volta. Continua a stare girato di là, però,
quindi Itachi usa una ciocca di capelli neri, che non sa più
di chi sia, in quell'aggroviglio, e gliela infila nel padiglione
auricolare. Questa mossa sortisce l'effetto desiderato. Quando
Shikamaru si volta verso di lui, Itachi ride premendo il viso sul
cuscino per non far rumore: sulla faccia del Nara c'è una
striscia rossa che deve essere il segno del ricamo della federa. Poi
torna a guardarlo e c'è un occhietto aperto e un broncio che
lo accusano, allora si fa serio e si schiarisce la voce. “Non
ti ho svegliato io,” puntualizza. “Cosa... Cosa ci fa
la tua mano nelle mie mutande, allora?” biascica Shikamaru,
richiudendo l'occhio. “Quali mutande?” risponde e
chiede Itachi, prima di baciargli il collo. L'altro sbadiglia, si
stira e i piedi rimangono impigliati in qualcosa, dopo ci vogliono
solo due secondi netti prima che colleghi. Le sue mutande sono quelle
in fondo al letto mentre le mani di Itachi sono quelle sul suo culo,
al posto delle mutande. Tutto chiaro. “Che maniaco...”
mugola mentre si passa le mani sul viso, dimenticandosi di menzionare
seccature varie principalmente perché non c'è più
spazio per le lamentele, non adesso che anche Itachi si è
liberato di indumenti ingombranti.
È notte
ormai, sono tutti sudati e le lenzuola sono da qualche parte in fondo
al letto, con le mutande, probabilmente. Nell'aria ci sono solo
grilli, ansimi e calura. È uno di quei momenti idilliaci in
cui Shikamaru si addormenta sotto le carezze come quando era bambino,
solo che adesso quelle carezze finiscono troppo in basso, a volte.
Potrebbe rimanere così per sempre se solo non ci fosse un
altro Uchiha al piano inferiore. “Itachi!” lo chiama
Sasuke, infatti, “ma quando si mangia?” Cala il
silenzio perché si accorgono in quel momento di aver saltato
la cena. “Mah, io ho già mangiato,” dice
Itachi, piano, prima di mordere una spalla nuda. “Cretino...”
dice la spalla, e si copre.
Owari
Una spalla pudica,
sì, e allora? E allora sono in ritardo, cacchio! Tutti gli
anni la stessa storia! Non so cosa sia la puntualità, io,
sapevatelo. u_ù
Ho partorito questa
cosa per l'ItaShika day(?)(Sparatemi! Ora!)... Non me ne vogliate.
*e il corvo verde vola via indignato*
I personaggi e i
luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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