La conversazione
di
CharlotteDoyle
“Vediamo, ce l’ha un fratello? Una nonna a cui vuole bene?” Agente Pleakley (da Lilo & Stitch)
*
Quel giorno Draco prendeva lezioni di Occlumanzia da zia
Bellatrix. Avevano occupato una parte del secondo salone al terzo piano, che in
genere non veniva utilizzato dalla famiglia – e adesso che Lucius era rinchiuso
ad Azkaban men che meno - volevano essere sicuri di non essere disturbati.
Narcissa piombò nella stanza tutta trafelata. Per tenersi
in piedi, si reggeva all’infisso della porta. Sembrava essersi fatta metà
Malfoy Manor a piedi, quando correre per casa non era sua abitudine. Rovinava i
pavimenti.
“Bella, devi andartene!” disse ansimando, con il filo di
voce che le rimaneva.
Bella la guardò seccata.
“Abbiamo già parlato di questa cosa, Narcissa. Draco ha
una missione, non vorrai-“
“Bella, ti prego, non adesso!” disse la sorella, e guardò
il figlio con la coda dell’occhio. Aveva un’aria un po’ apatica.
Me lo sta mettendo contro, quell’arpia.
“Che cosa vuoi?”
“Devi andartene, Bella, immediatamente. Scappare.”
“E perché dovrei? Non mi dirai che qualche baldo Auror –
di quelli che incanti tanto bene – sta arrivando qui?”
Beffarda e incredula. Un classico dei suoi.
“Non vuoi sapere che cosa sta accadendo, Bella,”
disse Narcissa.
“Che cosa succede, madre?” disse allora Draco.
“Draco, vai in camera tua, ti chiamo io quando devi
scendere. Cerca di metterti a fare qualcosa per scuola.”
Draco la guardò contrariato, ma non osò dire niente in
presenza della zia, che invece intervenne.
“Lui non va da nessuna parte, Cissy! Sono veramente stanca
di questo tuo atteggiamento, stai diventando paranoica…”
“Non è per questo! Bella, c’è poco tempo, e tu non hai
capito…”
“Che cosa? Che cosa non ho capito!?”
Narcissa prese un profondo respiro.
“Sta arrivando mamma.”
Draco balzò in piedi, quasi allo stesso tempo di
Bellatrix, che, fattasi prendere dallo spavento, aveva pure lanciato un grido
soffocato.
“Come la nonna? Come la nonna? Non era-“
“PERCHE’ NON ME LO HAI DETTO PRIMA!?” urlò Bellatrix
(Narcissa sospirò). “Dov’è il mio mantello?” si guardò intorno, “Draco, vai a
prendermi il mantello, o farò senza!”
“Madre, posso andare con la zia?”
Draco era insofferente nei confronti della nonna, avrebbe
preferito essere da qualsiasi altra parte; d'altronde aveva da fare, una vera
missione, non poteva stare a perder tempo con quella vecchiaccia.
“Assolutamente no!” disse Narcissa.
“Vai a prendermi il mantello! Sbrigati!” ripeté Bellatrix
a Draco.
Si mette anche comandare in casa mia…
Sua sorella maggiore era presa da isterismi di ogni sorta.
“Dovevi dirmelo prima, Cissy… dovevi dirmelo prima…”
mormorava, stringendo la sua bacchetta tra le mani.
“Sarebbe stato meglio non dirtelo, ma visto che sei così
diffidente, anche nei miei confronti…”
“Oh, finiscila! Accio mantello!”
Il mantello volò via dalle mani di Draco e nel farlo un
lembo lo schiaffeggiò in faccia.
“Sicuro che non posso andare con lei?” disse il ragazzo,
facendo un altro tentativo.
“Vuoi lasciarmi da sola con la nonna?”
“No, però-“
“Ah, Cissy, non fare la vittima adesso!” disse Bellatrix,
mentre cercava – invano, ché le sue mani tremavano troppo – di allacciarsi il
mantello.
“Non devo farla? Chi l’ha sopportata per tredici anni
mentre tu eri ad Azkaban? Tu? Andromeda forse?”
“Non parlare di quella!” disse Bellatrix con occhi
di fuoco, “e comunque sappi che veniva a trovarmi anche lì!”
Narcissa scosse la testa, incredula. Draco guardava la
mamma e la zia bisticciare con tanto d’occhi.
“Adesso mi Smaterializzo… adesso mi Smaterializzo…”
riprese a mormorare tra sé e sé la sorella maggiore. Sembrò concentrarsi per un
attimo, poi fu di nuovo scossa dal tremore.
“C’è qualche problema, zia Bel-“
“NON C’E’ ASSOLUTAMENTE NESSUN PROBLEMA!”
Narcissa si era portata una mano al viso, e continuava a
scuotere la testa.
“Draco, vai in camera tua, ti prego,” disse ancora.
Draco stette a fissare per un poco la madre, in silenzio,
e poi si avviò verso la porta, con aria di sufficienza.
“Mi nascondo… mi nascondo, adesso mi nascondo…” diceva
Bellatrix.
Ma era troppo tardi: dietro la porta c’era Druella Rosier
Black, in un appariscentissimo completo rosa.
“Il mio nipotino Draco, guardalo quanto è bello!”
Un bacio sulla guancia sinistra, uno sulla guancia destra.
Schioccanti.
Narcissa non voleva guardare. Bella era immobilizzata.
“Non lo dai un bacio alla nonna, adesso?”
“Io…”
Ma la madre allora si voltò e incrociò il suo sguardo.
Fallo, diceva.
Così Draco baciò sua nonna, un po’ riluttante. Non essendo
un Grifondoro, non era dotato di quel senso di coraggio che di tanto in tanto
ogni uomo doveva ricavarsi pur di andare avanti, ed essendo un Malfoy non gli riusciva
facile umiliarsi di sua spontanea volontà. Ma la nonna sorrideva, e, come di
rito, gli aveva afferrato una guancia e aveva preso a tirarla, fino a farla
diventare rossa e dolorante. “Sei proprio cresciuto, piccolo Draco, fatti
vedere…”
Narcissa sembrava presa dalle convulsioni. Non poteva
accettare di vedere suo figlio a quel modo, ma non poteva farci niente, niente!
Era sua madre…
Si voltò verso la sorella. Bellatrix si era messa il
mantello davanti, come per nascondersi. Le braccia in tensione, ancora
leggermente tremanti, e il viso completamente coperto pur di non farsi leggere
in faccia il terrore.
Ma tra poco sarebbe toccato anche a lei.
Druella Rosier Black aveva finito di torturare il nipote,
e adesso stava avanzando verso le due figlie, aiutandosi con un bastone che
aveva come pomo la testa di un uccello tropicale.
“Bambina mia!” disse allora, aprendo le braccia in
direzione di Narcissa.
“E’ bello vederti, madre,” disse allora la donna, con aria
vagamente formale, cercando di abbracciare la genitrice con la massima
freddezza possibile.
“Ti trovo un po’ sciupata, tesoro,” (la stretta era
mortale) “ma sono tanto contenta anch’io.”
Quando la lasciò andare, si guardò intorno per un poco, e
con un sorriso disse: “L’arredamento di questa stanza è veramente pietoso, cara
Narcissa.”
“Be’, madre, noi non usiamo molto questa-“
“Farò venire uno dei miei arredatori di fiducia per
rimettere tutto a posto,” continuò lei.
“Non mi pare il caso-“
“Come no? E’ veramente spaventoso, non so come tu faccia a
vivere… e i corridoi sono così freddi!”
“Ma-“
“Suvvia, cara, tuo marito non può fare il tirchio da
Azkaban!”
Draco ebbe uno scatto di rabbia da dietro la nonna.
Narcissa gli fece cenno di trattenersi.
“Mio marito non è tirchio.”
Bellatrix, da sotto il mantello, però, aveva preso a
ridere convulsamente. Narcissa la guardò male, ma la sorella ovviamente non la
vide.
Vide però il viso della madre quando questa le tirò via il
mantello.
“Uh, oh…”
“Guarda chi si rivede…”
“C-ciao… mamma…” disse Bellatrix, ricominciando a tremare.
“Vedi che fa freddo, Narcissa?”
“Non fa freddo!”
“Come no! Tua sorella sta tremando tutta, deve andare in
giro per casa tua con il mantello… e lo sai quanto Bella è cagionevole di
salute…” Druella scosse la testa, passando da uno sguardo di disapprovazione
per Narcissa, come stesse parlando con una bambina stupida, a uno
compassionevole per la sua primogenita.
“Mamma, io non sono-“
“Falla finita, vieni qui dalla mamma…”
La prese tra le braccia con tanta forza che Bellatrix non
tentò neanche di combattere. Semplicemente, si arrese, e aspettò che avesse
finito.
E’ un po’ come una Crucio, bisogna solo aspettare che
finisca…
Che finisca…
Che finisca.
“Che bambina pestifera che sei!” disse poi Druella, “non
farti neanche vedere dopo essere uscita da Azkaban. E sono passati cinque
mesi!”
“Ma non posso farmi vedere in giro!”
“Ma da tua sorella ci sei venuta, perché da me no?”
E’ venuta a dar fastidio, a spezzare il mio fragile
equilibro emotivo, specifichiamo, pensò Narcissa.
“Ci sono… ci sono molte cose da fare, mamma. Io infatti
proprio adesso devo… andare…” disse Bellatrix, con aria un po’ vaga.
“Non provarci neanche! Già non posso aspettarmi che voi
veniate a visitare la vostra mamma, e una volta che vengo io, tu devi
andartene? Proprio no! E non guardare tua sorella in questo modo, Cissy, è da
quando mi sono trasferita in Costa Azzurra che vi invito a passare le vacanze
da me, ma voi niente!”
“Madre, Draco non può prendere tanto sole…”
Abbiamo dovuto vendere la casa che avevamo lì pur di non
correre il rischio di incontrarla neanche una volta…
“Non può prendere tanto sole? Ma come, è pallido come un
fantasma, avrebbe bisogno di un po’ di aria di mare. Draco, puoi passare il
resto delle vacanze da me, se vuoi! Non hai bisogno del permesso della tua mamma!”
“Io-“
“Ci sono tante belle giovani streghe, ti divertiresti
sicuramente…”
“Mi dispiace, nonna…” – era davvero troppo!
“Draco ha molto da fare qui.”
Era stata Bellatrix, e non Narcissa, a parlare. In realtà,
se non fosse stata sicura che gli avrebbe fatto più male così, Narcissa ce lo
avrebbe mandato subito, dalla nonna, in un altro stato, lontano dalla guerra e
dal Signore Oscuro. Ma non era sicura che le sarebbe tornato un figlio intero
alla fine dell’estate.
“Oh, ma certo, la scuola!” squittì la nonna. “Vieni qui,
Draco,” disse, sedendosi sul divano dove fino a poco prima era seduta Bellatrix
a fare lezione, e indicando il posto accanto a lei. “Raccontami tutto della
scuola!”
“Ehm…”
“Potremmo spostarci nel nostro salone principale, madre,”
disse allora Narcissa. Con una mano indicava l’uscita della stanza.
Prendi tempo, prendi tempo…
“Ma no, cara, che dici? Tanto sarà un orrore come questo,
hai sempre avuto un po’ di problemi con l’abbinamento dei colori… non fa
niente, su, rimaniamo qui. Perché non fai portare un bel thè dagli elfi
domestici?”
“Sono le sei, madre, è quasi ora di-“ (Bellatrix faceva no
con la testa, veementemente) “cena.”
“Oh ma io sono abituata a orari diversi, non c’è problema!
Fai portare un po’ di thè!”
Anche le mani di Narcissa tremavano adesso. Ma lei sapeva
come trattenersi, lo sapeva…
“Va bene, madre.”
Anche ordini da lei, adesso!
“Allora, Draco, quali sono le tue materie preferite?”
Mentre Draco le snocciolava, senza molta convinzione, qualche
stupidaggine su quello che faceva a scuola, Bellatrix era uscita dalla stanza,
con tanto di mantello allacciato addosso.
“Eh no, dove vai?” disse una voce dietro di lei.
“Sto scappando, Narcissa. Dille che sono stata presa dagli
Auror, che mi tengono in stretta sorveglianza al Ministero, da qualche parte…
quello che vuoi.”
“No che non lo faccio,” disse l’altra con voce stridula.
“Allora non farlo, sparisco a basta.”
“Ma se neanche riesci a Smaterializzarti quando c’è lei!?”
“Non è affato vero! Io… io… e va bene, ho qualche
problema, ma sono cose vecchie ormai, ne abbiamo già parlato. Tu non dovevi
andare a ordinare il thè al tuo elfo domestico?”
“Ho già fatto. E sto facendo preparare la cena anche per
te. Ti prego di rimanere.”
“Ah, mia sorella che mi prega di rimanere! Dopo tutto
questo tempo… con ‘vattene’, ‘vattene’… ché non volevi metterti nei guai col
Ministero anche tu, come quell’imbecille di tuo marito-“
“Non osare-“
“Ti infuochi per poco, eh? Non è un mistero se poi-“
“Narcissa! Bellatrix! Venite immediatamente qui!” la voce
dall’interno sembrava minacciosa.
“Che cosa è successo?”
“Non sarà che…”
Ma Bellatrix lasciò la frase in sospeso. Draco era ancora
seduto accanto alla nonna, le sue giovani mani strette tra quelle grinzose di
lei.
“Draco mi ha detto una cosa terribile…”
Bellatrix fece una faccia strana, e prima guardò male
Narcissa, poi il nipote, con aria di rimprovero.
Draco aveva un’espressione indecifrabile.
“Voglio dire, Bella, come puoi permettere-“
“Che Draco diventi un Mangiamorte prima di aver finito la
scuola? Diglielo anche tu, mamma!”
Bellatrix e Draco guardarono Narcissa scandalizzati. La
donna aveva il viso rosso, una ciocca di capelli biondi che le ricadeva davanti
al viso, i pugni chiusi.
La madre scoppiò a ridere.
Bellatrix e Draco guardarono scandalizzati anche lei.
Narcissa riprese a respirare e fissò la madre cercando di
ricomporsi. Non doveva perdere la calma, non doveva perdere la calma…
Druella aveva congiunto le mani. “Cara Narcissa,” disse,
“finalmente ti sei decisa a smettere di chiamarmi ‘madre’! Una cosa così
antiquata!”
Draco non poteva giurarlo, ma per un momento pensò di aver
visto la madre aprire la bocca, per poi richiuderla subito, come un pesce. Poi
si sentì un po’ offeso: anche lui spesso chiamava sua madre ‘madre’, anche se
era più per far scena che altro.
La nonna non sembrava aver preso molto sul serio la storia
di lui Mangiamorte, e per questo si era rasserenato, ma la zia Bellatrix
guardava ancora Narcissa e la madre con aria sospetta, e quando più tardi
uscirono dalla stanza per andare a cena la sentì sussurrare alla sorella: “Stai
zitta, se non vuoi metterla in pericolo; lei non può fare niente…”
Ma la domanda era: veramente le due sorelle non avrebbero
preferito mettere in pericolo Druella?
Era un po’ scocciato, veramente.
Il padre però una volta gli aveva detto: “Non mancarle mai
di rispetto, mi raccomando, Draco. È pur sempre tua nonna.”
L’ultima che gli era rimasta, oltretutto. Non che riponesse
molta fiducia nei vecchi, vedi Dumbledore, ma sì, era sua nonna. E alla fine
non poteva fargli nulla di male. Per questo si comportava bene, i baci e tutto
quanto. Niente di male. Era solo una donna insopportabile. O no?
“… e Bellatrix, mi pare stupido che dopo essere
addirittura uscita da Azkaban, tu stia ancora a correre appresso a quel Mago Oscuro…”
“Non è ‘quel Mago Oscuro’, mamma, è il Signore Oscuro! E
stiamo facendo quello che già la vostra generazione avrebbe dovuto fare a suo
tempo!”
“Ma certo, certo, anche tuo zio diceva queste cose…”
“Bene, zio-“
“Vuoi fare la fine di tuo zio, impalato dalla bacchetta di
un Auror qualsiasi?”
“Zio-“
“E’ che stai perdendo tempo, potresti fare un sacco di
cose più interessanti… girare il mondo…”
Bellatrix rimase in silenzio, a braccia conserte,
guardando da un’altra parte. Di tanto in tanto, sbuffava. Druella sembrava
compiaciuta, e tra sé e sé aveva preso a canticchiare un motivetto degli anni
Trenta.
“Ma nonna,” disse Draco, “zia Bella sta veramente facendo
qualcosa di importante.”
Bellatrix fece un sorriso al nipote. Narcissa sembrò
rabbuiarsi.
“Ma certo, certo, piccolo Draco,” disse la nonna, agitando
una mano con noncuranza. Poi, voltandosi verso Narcissa: “E per quanto ti
riguarda, mia cara, non credi sia ora di trovarti un amante?”
La madre di Draco sussultò di sdegno, impercettibilmente.
Draco fece per alzarsi, ma Bellatrix lo afferrò per un braccio e lo tenne
fermo.
“Perché… perché dovrei, madre?” Narcissa non avrebbe perso
la calma un’altra volta.
“Tuo marito è ad Azkaban, sciocca!”
“Non rimarrà lì ancora per molto.”
“E poi, farà la fine di tua sorella, a strisciare dietro a
quel Mago Oscuro manco fosse lui, sua moglie…” disse, scuotendo la testa con
disapprovazione.
Bella prese un respiro profondo e strinse il tovagliolo
che aveva in una mano con violenza; lo stesso fece con il braccio di Draco, che
però non sembrò farci caso, tanto era indignato. Narcissa cercò di intervenire.
“Madre-“ ma fu interrotta.
“Che poi voglio dire, sono passati diciotto anni dal tuo
matrimonio, ti sarai stancata no? Gli hai dato l’erede che voleva, non avete
avuto altri figli, neanche la femminuccia che tanto desideravi-“
“Tu la desideravi!”
“Fa lo stesso; ormai il piccolo Draco è quasi pronto per
sposarsi-“
“Ma che sta dicen-“ cominciò Draco rivolto alla zia, ma
questa una volta ancora lo fermò.
“- sarà pure ora di divertirti un po’, no, cara Narcissa?”
“Non ho intenzione di tradire mio marito.”
“Ne hai bisogno tu come ne ha bisogno lui, e voglio dire, non
è che in questi anni-“
“Mio padre-“
“Su, Draco, non sono cose che ti riguardano, i tuoi
genitori hanno bisogno delle loro libertà; anche io e tuo nonno-“
“Ah-ah!” esclamò Bellatrix. “Lo sapevo! L’ho sempre
saputo! Avevo ragione io!”
“Be’ cara, bastava chiedere, ma lo stesso non sono cose
che ti interessano. Che ne so, Narcissa, vedi che ai giorni d’oggi gli uomini
che le donne premiano sono sempre sciocchi gigolò, magari uno più giovane-“
“Lo ripeto, non ho intenzione-“
“Che ne pensi di Harry Potter?”
Dalla tavola si alzarono proteste molteplici.
“Cosa penso di Harry Potter!?” esclamò Narcissa.
“E’ giovane, ricco, famoso, farebbe una gran bella figura,
e non credo sia molto esperto, potresti essere la sua-“
“BASTA!”
Draco si era liberato dalla stretta di Bellatrix e si era
alzato dalla sedia. Adesso teneva le mani poggiate sul tavolo, e sporgendosi
era arrivato a guardare la nonna diritto negli occhi.
“NON DEVI PERMETTERTI DI PARLARE MALE DI MIO PADRE!”
ringhiò. Bellatrix si era coperta gli occhi con le mani, mentre Narcissa si era
alzata anche lei e era giunta dietro Draco, cercando di tirarlo via. “Per
favore…” mormorava preoccupata. Ma Draco resisteva.
“E SOPRATTUTTO DIRE A MIA MADRE DI TRADIRLO, CON HARRY
POTTER!”
“Draco, ti prego…” disse ancora Narcissa.
Bellatrix mugulava da sotto le mani, che pure tenevano il
tovagliolo stretto pur di nascondersi il più possibile, e intanto scuoteva la
testa, come a dire ‘no, no, no…’.
“VATTENE DA CASA MIA, VECCHIA STREGACCIA!”
Narcissa si portò una mano alla bocca. Con l’altra teneva
ancora Draco, che questa volta si tirò di nuovo su, continuando a fissare la
nonna con sguardo assassino.
La nonna sorrise.
Narcissa spinse via il figlio.
“No, madre, ti prego, lui non può capire… non voleva
intendere veramente-”
Druella alzò una mano per fermarla.
“Cara Narcissa,” disse, “fatti da parte, adesso.”
Narcissa sembrava sul punto di scoppiare a piangere;
Bellatrix aveva smesso di agitarsi da dietro il tovagliolo e cercava di farsi
piccola.
“Vorrei avere una conversazione in privato con il piccolo
Draco.”
*
Quando Draco tornò nella sua stanza, quella sera, ad
aspettarlo c’era la madre.
“Ti ho portato una camomilla, e anche dei dolci. Stai
bene?”
“Io… penso… penso di sì.”
Draco si sedette sul suo letto e rimase in silenzio.
Narcissa si sedette accanto a lui, e gli passò un braccio sulle spalle. Draco
si scostò. “No, no,” mugugnò appena, “basta abbracci,” disse.
Dopo un poco parlò di nuovo.
“Mio padre lo sapeva, è vero?”
Narcissa annuì sconsolata.
“E’ per questo che mi ha detto-“
“Sì.”
“Perché non gli ho dato ascolto?”
“Oh, Draco, sai quante volte… ma è successo, non possiamo
farci niente.”
“Io renderò mio padre fiero di me. E non verrà mai a
sapere di questa cosa.”
“Certo, tesoro. Ma non pensarci adesso. Prendi la
camomilla, cerca di dormire, così ti riprendi. Non pensarci.”
“E’ stato davvero peggio di-“
“Lo so,” disse Narcissa. “Non pensarci.”
“Va bene.”
“Allora vado.”
Narcissa si alzò, si lisciò la gonna e fece per lasciare
la stanza. Draco alzò lo sguardo verso di lei.
“Mam- madre?”
“Sì?” disse la donna voltandosi appena, il viso segnato
dalla stanchezza e la preoccupazione.
“Voi… tu e papà… non volete sposarmi presto, vero?”
“No, certo che no, Draco. C’è tempo.”
“Bene,” disse il ragazzo, un poco sollevato.
“Per questo io dico che devi finire la scuol-”
“Madre, ti prego!”
Narcissa sospirò. “Non è il momento, hai ragione. Buona
notte, Draco.”
“Buona notte, madre.”
Narcissa uscì dalla stanza e raggiunse la sorella,
adagiata comodamente su uno dei divani del salone principale.
“Allora?” disse Bellatrix.
Narcissa scosse la testa.
“Speriamo solo che passi presto, e che non abbia incubi.”
“Se l’è cercata. Ma non gliel’hai mai detto di non urlare
in faccia alla vecchia?“
“Sì, e anche Lucius gliel’ha detto. Ma sai com’è, lui stesso
questa cosa non l’ha mai presa molto sul serio, e quindi anche Draco…”
Bella sbuffò.
“Be’, almeno adesso ha capito cosa significa. Anche il suo
incarico presso l’Oscuro Signore gli sembrerà meno arduo.”
“Bella, ne abbiamo già parlato, sono due cose
completamente diverse. E sai come la penso.”
“Dopo tutto il polverone che hai alzato? Certo che lo so.
E lo stesso sai cosa penso io. Facciamola finita. In momenti come questi dobbiamo
rimanere unite.”
Era una cosa strana da sentire pronunciare da Bella, e
Narcissa non potè far altro che convenire con lei. Rimasero in silenzio per
qualche minuto, poi la maggiore parlò di nuovo, con una sorta di divertimento
nella voce.
“Nessuno aveva più osato urlarle in faccia dopo quella
traditrice di Andromeda.”
“Già,” disse Narcissa. “Ma lei è scappata prima che mamma
potesse… avere la sua ‘conversazione’.”
“Già,” disse Bellatrix. “Bella codarda. Ma sapeva quel che
faceva.”
“Già.”
Ancora silenzio.
“Non mi pare giusto, comunque,” disse Narcissa, “noi
abbiamo sempre fatto tutto quello che ha voluto, e ce la ritroviamo ancora tra
i piedi.”
Bellatrix sospirò.
“Davvero veniva a trovarti ad Azkaban?”
“Scherzo mai, io?”
“E invece, Andromeda, con il suo matrimonio sporco, la
gravidanza inattesa, con tutto quello che le ha gridato quella sera…”
“Ormai avrà dimenticato tutto.”
“Appunto. Ma mamma non ha sempre desiderato una nipote
femmina?”
“Sì, ma cosa-“
“Penso di aver avuto un’idea…”
*
Un anno dopo.
“Mi dispiace davvero tanto, Remus,” disse Andromeda con un
sospiro, congedando il licantropo alla fine di una serata disastrosa. “Proprio
non ci aspettavamo una sua visita.”
Questo tentò di sorridere. “Non… non fa niente,
Andromeda.”
“Sappi che siamo veramente felici per te e Nymphadora.”
“Grazie.”
“Certo, forse avrei preferito tu non fossi venuto a scuola
con me.”
Remus non disse niente.
“Però sono contenta lo stesso,” aggiunse la donna con un
sorriso. “Oh, ecco Nymphadora.”
La giovane Auror era appena uscita dalla sala da pranzo,
rossa in faccia.
“Mamma, per favore, mandala via!” disse.
“Non saprei proprio come fare, bambina mia,” disse
Andromeda.
“Va bene, noi ce ne andiamo!” disse allora la figlia,
mettendosi in fretta e furia il mantello, e afferrando Remus per un braccio.
Andromeda li salutò con una mano, aspettò di averli visti
uscire, e poi sospirò profondamente. Dalla porta socchiusa della sala da pranzo
riuscì a vedere il marito che cercava di intrattenere Druella come poteva.
Fortunatamente, aveva un gran senso di adattamento. Sarebbe intervenuta a
salvarlo tra poco, aveva bisogno di riprendere le forze. E poi, anche se con
venticinque anni di ritardo, Ted doveva pur aspettarsi di avere una
chiacchierata con sua madre prima o poi, no? Certo lo compativa, ma aveva
scelto lui di sposarla. Quindi doveva sopportare le chiacchiere di sua madre e
le sue provocazioni, e…
Ok, perché stavano ridendo?
*
Note finali: Il nome della madre di Narcissa, Druella Rosier Black, è tratto dall'Albero Genealogico dei Black disegnato dalla Rowling e donato al Book Aid International a gennaio 2006 e messa all'asta il 22 febbraio 2006. Maggiori informazioni: http://www.hp-lexicon.org/wizards/blackfamilytree.html.
La canzonetta degli anni Trenta canticchiata e citata da Druella è Anything Goes di Cole Porter.
Grazie a tutti i lettori. |