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Body and soul.
Il
silenzio
sussurra tra i corridoi. Sale per le scale,attraversa le porte. Solo un
leggero
cigolio aleggia nell’aria,nascondendosi nel buio della stanza
ed
accompagnandosi a un movimento proibito. Ma quel lieve rumore fa oramai
parte del
tuo silenzio e alle tue orecchie giunge solo come un suono di
sottofondo,come
potrebbe essere il ticchettio di un orologio. Afferri con maggior forza
la
spalliera del letto,contraendo i muscoli e sbiancando le nocche. Il tuo
sguardo
si concentra su quegli occhi liquidi e scuriti dalla passione che ti
scrutano.
Trovi ironico che la prima cosa a sporcarsi in queste situazioni siano
proprio
gli occhi,specchi dell’anima,velandosi del desiderio
più depravato.
Sorrideresti a tale pensiero,ma la foga aumenta e non lascia spazio
all’ironia.
Allacci le gambe dietro la sua schiena per approfondire il contatto.
Conosci
perfettamente ogni singolo movimento che può fare la
differenza. Li hai
studiati,di volta in volta,mettendo poi in pratica le tue teorie e
osservazioni,scoprendoti
bravo in quello che fai. Forse è
per
questo che sei così richiesto.
E’ iniziato tutto
quasi per gioco. Un esperimento che nessun altro avrebbe mai osato
tentare – come sempre.
Ma,per quanto la sodomia
sia un reato,quando non si riesce più a tenere a freno il
corpo nessuno si pone
il problema che tu
sia uomo o donna.
L’importante è concedersi. Tu non sei mai stato
come gli altri esseri umani -
vogliosi esseri carnali. Non hai mai sentito il bisogno di tutto
questo. Eppure
adesso ti trovi ancora una volta sdraiato tra le lenzuola
umide,lasciandoti
prendere. Un’ultima decisa spinta e sei costretto a far uso
di tutto il tuo
autocontrollo,per un fatto di orgoglio più che altro. Lascia
il letto e si
dirige verso la finestra,portando tra le labbra una sigaretta.
E’ la prassi. Lo
fanno tutti. Ti vesti per
metà ed
esci in corridoio. L’ultima ronda è stata
all’una del mattino,mentre i tuoi
compagni e colleghi sanno. Tutti.
Quindi non hai di che preoccuparti. Entri nella tua stanza,stipata di
libri e
strumenti da lavoro,e poggi distrattamente il resto degli abiti su una
sedia.
Il tuo sguardo viene attirato dalla lettera candida scritta da tuo
fratello. Quanti
problemi inutili si pone. Quante sciocchezze. Il corpo è
tuo,la vita è tua. Non
vedi di cosa dovrebbe preoccuparsi. Quale scandalo potrebbe mai uscire
da
queste mura,dove tutti fanno uso della tua carne? Nessuno oserebbe mai
proferir
parola. Nessuno. Ti infili nel
letto,senza provare il bisogno di dormire. Quale spreco di parole,carta
ed
inchiostro è stato per Mycroft mandarti quella lettera. Lui
certo avrà capito
che non hai la minima intenzione di rimanere in questo posto a lungo
come
vorrebbe vostro padre e che se sei ancora qui è solo
perché ti è possibile
effettuare esperimenti medici altrimenti impossibili. Ma,nonostante
questo,continua a ripeterti che è pericoloso. Che dovresti
smetterla. E ti
conosce abbastanza bene da sapere che non gli darai mai retta,che farai
di
testa tua fino in fondo.
Le prime luci
dell’alba iniziano a filtrare dalle spesse tende. Ti alzi
nuovamente – come se
avessi dormito delle ore – e ti vesti. Preparandoti a una
nuova giornata.
*
Cammini
svelto nel
cortile,tenendo tra le braccia tre libri. Schivi qualsiasi oggetto o
persona
che intralci il tuo percorso,senza curarti delle occhiate curiose e
stranite di
chi non ti conosce o denigratori e malevole di chi pensa che sei pazzo.
Forse
c’è anche qualcuno che ti guarda per altri
motivi,ma a te non importa. Tutto
ciò che conta è raggiungere la meta il prima
possibile. Ad un tratto blocchi
bruscamente la tua avanzata. Là,seduto su una delle panchine
che costeggiano il
cortile,vi è un ragazzo che non hai mai visto. Nonostante
sia di costituzione
più piccola è certamente di due o tre anni
più grande di te. Lo capisci dal
libro di medicina che sta tenendo tra le mani. Legge con
tranquillità,senza
alcuna espressione di tensione e ciò ti porta a pensare che
sa quello che fa e
quello che vuole. Se è lì,è
perché vuole
esserci. Non come te. Ti domandi come tu non abbia potuto
notarlo prima. Un
ragazzo così particolare e di bell’aspetto
– sì,devi riconoscerlo – non passa
certo inosservato. Il filo dei tuoi pensieri non è ancora
giunta al termine che
già ti trovi davanti a quella panchina.
“Questo
posto è occupato?” Domandi.
Lo sconosciuto
alza lo sguardo su di te e scuote leggermente la
testa“No.” Ti siedi accanto a
lui,impilando due libri in terra ai tuoi piedi e tenendone uno in mano.
Acquisti un’espressione concentrata e fingi di leggere. Senti
il suo sguardo su
di te,anche se sta cercando di non farsi notare.
“Non l’ho mai
vista qui in giro” Esordisci ad un tratto,senza staccare gli
occhi dal libro.
Lo sconosciuto trasale appena per l’inaspettata presenza
della tua voce.
“Sono cose che
succedono.” Il tono della sua voce è gentile e
cordiale,proprio come ti saresti
aspettato da lui. “E’
quasi impossibile
incrociare almeno una volta tutti gli studenti di questo
posto”
“Non per me”
Rispondi asciutto,con un leggero sorriso a incresparti le labbra.
“Allora,semplicemente,non
si ricorda di me”
“Impossibile anche
questo” Per la prima volta alzi lo sguardo su lui e i tuoi
occhi scuri si
scontrano con quelli chiari di lui. Bellissimi.
Tutto di lui trovi bellissimo. Ha qualcosa di particolare,che gli altri
non
hanno. Qualcosa che ti sfugge,ma che ti ha portato a sederti su quella
panchina. Passa un tempo indescrivibile prima che lui tenda una mano
verso di
te.
“John Watson”
La stringi. “Sherlock
Holmes” Lasci la presa,senza distogliere lo sguardo da lui.
Lui che da
l’impressione di essere diverso dal resto del mondo. Lui che
ti sta
sinistramente facendo battere il cuore come mai successo prima.
“Hai impegni per
il resto della vita?” Gli domandi senza alcuna esitazione.
Non sei certo del
perché l’hai fatto,ma ha poca importanza. Watson
ricambia il tuo sguardo
perplesso,sbattendo un paio di volte le palpebre. Poi ti sorride. Non
risponderà mai a quella domanda. Ma il fatto che non se ne
sia andato già ti
basta.
*
Apri
gli occhi
pigramente,svegliato da un raggio di sole sfuggito alla spessa coltre
delle
tende. Il tuo sguardo si scontra con le sue palpebre ancora chiuse e un
leggero
sorriso si disegna sulle tue labbra. Nella tua mente riprendono forma
le
immagini del sogno della notte e non puoi fare a meno di chiederti
perché il
tuo cervello abbia deciso di farti rivivere il vostro primo incontro.
Non che
la cosa non ti faccia piacere. Anzi. Non scorderai mai quel giorno. Ma
soprattutto la sorpresa che provasti nel rivederlo in compagnia di
Stamford
dopo tutti quegli anni. Fingesti di non riconoscerlo,per mantenere
quella
maschera di distacco verso gli altri che eri solito mostrare,ma in
verità un
pezzo di te era rimasto all’Università con Watson
quando te ne andasti. E
tuttora quella parte vive in lui. Era certamente merito di quel destino
in cui
tutti credono se lui era tornato da te. Sei stato costretto tanto tempo
fa ad
ammettere che non vi è alcuna spiegazione scientifica a
questo. Anche se ti
piace pensare che siete due poli opposti e come tali non potevate che
continuare ad attrarvi a vicenda finché non foste tornati
insieme. Un pensiero
romantico,non trovi? Ci si aspetterebbe molto più da Watson
che da te. Ma si
sa: chi sta con lo zoppo…
Accarezzi
lievemente un suo zigomo. Ricordi di averlo fatto anche quella volta.
Lo avevi
guardato addormentarsi,mentre i vostri corpi erano ancora uniti dal
groviglio
del lenzuolo,ed avevi accarezzato il suo viso come non facesti mai con
nessun
altro. Nessuno. Nessuno si era mai preso tale attenzione da te e
né mai te ne
diede. Solo lui. Il ragazzo che voleva diventare medico per salvare
altre vite
e non per la fama. Il ragazzo che stava seduto su quella panchina e che inconsapevolmente ti
ha cambiato la
vita con un sorriso. Dopo quella notte scrivesti a Mycroft e gli
assicurasti
che non avrebbe più avuto nulla da rimproverarti a riguardo.
Non desti alcuna
spiegazione,ma lui capì ugualmente. Ti lasciasti tutto alle
spalle. E lo lasci
tuttora.
Non hai mai
confessato a John cosa accadeva tra quelle mura silenziose. Di come
svendevi il
tuo corpo. Perché,infondo,non ha alcuna rilevanza. Quel tuo
corpo è sempre
stato di sua proprietà. Ed anche la
tua
anima.
A
volte ritornano.
Delucidazioni.
Salve
a
tutti!
No,non
sono un fantasma – anche se potrei sembrarlo XD
Allora.
Cosa
potrei dire di questa one shot?
♦. Che
è una What if?
,indubbiamente,su cosa sarebbe potuto succedere se i nostri
beneamati eroi si fossero conosciuti quando erano più
giovani.
♦. La storia
è ambientata
all’Università di
Londra. Ho reso
Sherlock un giovane studente di medicina per
nulla intenzionato a proseguire gli
studi,come vorrebbe il padre,e..come dire? Molto libertino? XD
♦. E’
nata dall’amore
irrefrenabile che provo per questa immagine
http://i56.tinypic.com/k4a7p0.jpg
Sì,può
sembrare
assurdo,ma l’adoro in modo smisurato, e mi
sono ispirata alle battute scritte
nell’immagine per quando si incontrano.
♦.
L’idea di Holmes-ragazzofacile
l’ho tratta dal roleplay che
porto avanti con a Game of Shadows ( *tira fuori un orologio
dal nulla e
comincia a farlo ondeggiare* Quando schioccherò le dita
andrete a leggere le
sue storie…Ora! *schiocca le dita*) come anche il fatto che
Mycroft gli mandi
lettere di ammonimento.
Well.
Credo di
aver concluso.
Grazie a chi ha letto fin qui e a
chi commenterà.
Enjoy!
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