Il
ritorno ad Hogwarts non fu certo una passeggiata.
George
fissò il baule che fino all’anno precedente condivideva con il fratello.
Un baule
per due, per risparmiare.
Anche
quel dannato baule gli faceva sentire la sua mancanza.
Il vuoto
che provava dentro era simile al vuoto che c’era nel baule.
Mise i vestiti e i libri e lo richiuse in fretta. Faceva troppo,
troppo male.
Si,
nonostante avesse lasciato la scuola qualche anno prima decise di completare la
sua istruzione,
voleva
che il negozio che condivideva assieme al fratello avesse qualcosa in più.
Per
questo tornò a Hogwarts, per l’ultimo anno.
Scese le
scale, pronto per partire per Londra.
Da solo, o meglio con la famiglia, ma senza la sua parte migliore. Senza il suo gemello.
Si
sentiva tradito in un certo senso.
Facevano
sempre tutto insieme, tutto. Non si erano mai separati.
Eppure
Fred era morto. E lui era rimasto da solo, apparentemente solo.
Salì sul treno, fissando con uno sguardo assente il paesaggio che
gli si presentava davanti.
Soliti
campi verdi, soliti animali.
Fred ci
avrebbe scherzato su, avrebbe sicuramente detto qualcosa di divertente.
Il treno
si fermò.
Erano
arrivati.
Era
arrivato.
Da solo.
Come ogni
anno ci fu la cerimonia di smistamento.
Anche in
quell’occasione si sentiva la mancanza del gemello.
I cori
partivano da loro e senza Fred George sembrava aver perso la sua classica
inventiva.
Si
sedette sulla panca di legno, spostando con la forchetta dei pezzi di pollo.
Non aveva
nemmeno appetito.
Perché
diamine era tornato li?
Sapeva che
avrebbe fatto male, ma non così tanto insomma.
Si alzò
da tavola, dopo che la preside, la nuova preside, diede
loro il permesso.
Mise le
mani nella divisa e camminò lungo i corridoi finché trovò un muro devastato.
Lo
riconobbe subito, era quel muro che
franando lo aveva separato dal gemello.
Sapeva
che c’era su qualche incanto che permetteva la vista solamente ai maghi,
quindi
solo alle persone che giravano per la scuola.
George
non sopportò più quel dolore che lo stava ormai lacerando.
Cadde
sulle ginocchia e sentì le lacrime rigargli il volto ormai segnato dai troppi
pianti.
Non c’era
nessuno per i corridoi, il che era strano per il posto e l’ora. Ma ringraziò di essere solo.
“Perché
mi hai lasciato da solo eh?” urlò all’immagine sorridente al muro.
Alcuni
professori avevano creato una specie di altarino dedicato al ragazzo, dopotutto
morto per difendere la scuola e gli amici.
“Mi hai
abbandonato!” continuò, sempre in lacrime. Non ce la faceva più.
Si coprì
il volto con le mani.
Cercò di
asciugare le lacrime che correvano senza sosta dagli occhi fino agli zigomi per
cadere poi a terra,
bagnando
il pavimento consumato dai passi.
“Non sei
solo e lo sai” rispose una voce poco dopo. Conosceva benissimo quella voce,
identica alla sua.
Ma
no, non poteva essere la sua. Era troppo stanco e il pianto lo aveva stancato
ancora maggiormente.
Si alzò
da terra, evitando di guardare davanti a se e ignorando la voce, certo che
fosse tutto nella sua testa.
“Eh
adesso mi ignori?” disse nuovamente la voce. Ora non
poteva più essere nella sua testa. Si voltò, cercando la fonte.
E la
vide. O meglio, lo vide.
Il
fratello gemello, era davanti a lui. Fred era li. Ma come poteva essere possibile?
George
allungò la mano e questa attraversò il corpo ectoplasmatico del fratello. Era
diventato un fantasma della scuola?
Sorrideva, il fantasma gli stava sorridendo.
Nuove
lacrime percorsero il volto di George, lacrime di
gioia. Non era solo, non lo era più.
“Sei..sei diventato un fantasma?” chiese stupito, mentre si
asciugava gli occhi con la manica della divisa.
Sapeva
che era raro che ciò accadesse, eppure era successo a suo fratello.
“Mi hai
lasciato solo” sussurrò poco dopo.
Il
fantasma cambiò espressione, il suo sorriso si spense e fluttuò verso George,
scuotendo la testa:
“sai benissimo di non essere solo, sai che non ti ho mai lasciato” rispose all’affermazione del
fratello.
“è vero, forse non sarò con te fisicamente, ma ogni volta che tu mi
penserai, ogni volta che tu riguarderai le nostre foto, io sarò con te.
Sono e sarò sempre parte di te Georgie”
disse, tentando un abbraccio, che non poteva più esistere.
Attraversò
il corpo solido del gemello e sorrise, alzando le spalle.
George
sorrise, per la prima volta dopo la morte del fratello. Oh si,
aveva ragione.
Non era
mai stato solo, il fratello era sempre nei suoi ricordi, nei suoi pensieri.
Non
sarebbe mai stato solo.
Sarebbero
sempre stati in due, nonostante fisicamente era solo.
Ma
quello ormai non contava più.
Sapeva dove trovare il fratello quando ne aveva
bisogno.
Sarebbe
tornato presto a Hogwarts.
Solo per
ridere ancora, dopotutto Fred non l’aveva mai lasciato.