*Autore: Prof
*Titolo:
Alla guerra
*Fandom:
Axis Powers Hetalia
*Personaggi:
Inghilterra, Italia
*Genere:
storico
*Rating:
verde
*Conteggio Parole:
415
*Avvertimenti:
/
*Prompt-Subject:
Terza Prova. Scrivere una drabble ambientata in un periodo storico.
Scritta per la community it100.
*Note
dell’Autore: Vigilia della Seconda Guerra di
Indipendenza italiana, voluta fortemente da Cavour. Ad un certo punto,
parve che l’Impero Britannico non vedesse di buon occhio il
muoversi del Regno italiano in questo senso. Ma Cavour era
così sicuro della sua preparazione a tale guerra che, in una
lettera, pare che scrisse che “dell’Inghilterra non
gli importava nulla”.
Questa era proprio,
proprio bella. Ma cosa si era messo in testa di fare quel bamboccio?
Non gli bastava aver preso la batosta di giusto una decina di anni fa?
Gli piaceva tanto fare quelle ridicole “guerre di
indipendenza”?
Inghilterra sbuffò. Aveva già altri problemi, ben
più gravi e importanti. Non aveva voglia di occuparsi anche
dei colpi di testa di un nanerottolo come Italia.
Oh, ma sapeva di chi era la colpa. Di Francia. Di quel cretino di
Francia. Ma come gli era saltato in testa di far un accordo con quello
scherzo della politica? Uno staterello che sarebbe durato sì
e no un respiro. E solo perché Inghilterra non aveva, per
ora, alcun interesse a buttarlo giù come un castello di
carte.
Italia era pavido, inadatto al comando, frignone e stupido. Non sarebbe
mai diventato un Regno degno di mettersi al suo pari. Quindi, tanto
valeva metterlo subito in riga. Le Nazioni giovani erano di facili
entusiasmi; meglio stroncarle sul nascere.
Aprì con eccessiva forza la porta, lasciandola sbattere
contro il muro senza dargli alcuna importanza. All’interno
dello studio stava Italia, con qualche foglio giallastro in mano.
“B-buon giorno, signor Inghil-“
“Cosa credi di combinare?!”
La giovane Nazione fu scossa da un singulto, stringendo più
forte i fogli in mano, fin quasi a stropicciarli.
Inghilterra sogghignò, avvicinandosi a grandi passi. Altre
due paroline, e quello sciocco sarebbe scappato a piangere dal suo re.
“Non mi piace per niente la piega che stanno prendendo gli
eventi, qui.”
Italia deglutì a vuoto, continuando a tremare come una
foglia. Inghilterra aspettava solo il momento in cui sarebbe scoppiato
a piangere, dimostrandosi l’inetto che era.
Invece, quel momento non arrivò.
Italia tirò su con il naso, tirò su la testa e
strinse i pugni lungo i fianchi, accartocciando tutti i fogli che aveva
in mano. Lo guardò dritto negli occhi, come non aveva mai
fatto prima.
“Al punto in cui siamo, non ci interessa cosa pensa
l’Inghilterra! Al punto in cui siamo, l’Inghilterra
può andare anche a quel paese!”
Inghilterra sbatté uno, due volte le palpebre.
Italia non abbassava lo sguardo. Tremava tutto, da capo a
piedi, ma non abbassava gli occhi, nemmeno di fronte a lui.
“L’ha detto il mio ministro” aggiunse
poi, il tono più basso e calmo.
“Bene,” soffiò Inghilterra, pieno di
stizza. “se è questo quello che pensi…
Buona fortuna! Cerca solo di non farti ammazzare troppo
presto!”
E senza aspettare risposta, voltò i tacchi e
abbandonò lo studio.
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