Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt:
human!Damon/Stefan “Caccia”
Note:
1862, Damon ha 19 anni e Stefan 15
Attenzione:
lime, slash, incest, fluff. Tutto appena accennato ad eccezione del fluff. ^__^
La baita degli affetti mancati
-Prima o poi nostro padre lo scoprirà e ci ucciderà con le
sue mani.- dichiarò Stefan lapidario, mentre si sfilava stivali da caccia e
braghe di fronte al caminetto appena acceso.
-Finirà con l’ucciderci comunque.- gli rispose Damon,
gettando un’ulteriore manciata di arbusti tra le fiamme e allontanandosi in
fretta dal riverbero. –O perlomeno, finirà col far ammazzare me. Ti ha mai
accennato al fatto che vuole farmi arruolare?-
L’espressione sconcertata di suo fratello gli fece capire
che no, Stefan non sapeva niente dei progetti di suo padre per lui.
Si sfilò la giacca e cominciò a sbottonarsi il gilet. –Non
me ne andrò, se potrò evitarlo.- commentò poi attaccando con i bottoni della
camicia.
Era autunno inoltrato e la baita che usavano per le battute
di caccia era ancora fredda e umida, nonostante il fuoco che scoppiettava
allegramente rischiarando la stanza.
Era lì che si nascondevano di tanto in tanto; quando avevano
bisogno l’uno dell’altro, senza freni o restrizioni sociali e soprattutto senza
vergogna.
Damon guardò suo fratello, seduto sul bordo del letto ancora
mezzo vestito e immobile.
-Stefan…- mormorò avvicinandosi.
Il ragazzo abbasso la testa per non mostrare il viso. –Non
voglio che tu parta.- sussurrò stringendo i pugni per trattenere la collera.
Damon gli afferrò le mani e lo spinse sul letto sotto di sé.
-Non pensarci ora.- mormorò contro le sue labbra.
***
Le lenzuola erano gelide, ma odoravano di fresco: la baita
veniva ripulita e rassettata periodicamente dai domestici.
Damon fissò le travi del soffitto ricordando i giorni della
sua infanzia, quando sua madre giocava con lui in quelle stesse stanze, quando
lo rincorreva con il sorriso da ragazzina ancora privo dell’ombra cupa che le
aveva increspato le labbra durante la malattia, e quando Stefan dormiva placido
nella sua culla.
Lei amava quel luogo; accompagnava il marito nelle battute
di caccia ogni volta che poteva, portava con sé i bambini e rimaneva con loro a
inventare storie meravigliose.
Da quando era morta suo padre non vi aveva più messo piede,
ma aveva ordinato che venisse mantenuta in buono stato.
-A cosa stai pensando?- domandò Stefan d’un tratto,
scrutando il profilo del fratello.
-A niente.- gli rispose lui prontamente.
Sapeva che Stefan si
sarebbe rattristato se avesse nominato la madre: lui non la ricordava.
-Sai,- iniziò quello titubante, fissando il soffitto con
aria assente. –potrei venire con te.-
Damon rotolò di fianco e si sollevò sul gomito per scrutare
il fratello, l’espressione interrogativa dipinta in volto.
-Intendo se partirai per il fronte…- continuò quello
cercando di spiegarsi meglio.
-Non se ne parla neanche.- dichiarò Damon autoritario.
L’altro si sollevò a sedere.
-Ma potrei aiutare all’ospedale del campo e…-
-Stefan,- lo interruppe deciso suo fratello, afferrandogli
entrambe le spalle con le mani. –se davvero nostro padre mi costringerà a
partire, l’ultima cosa che vorrò è saperti sotto il fuoco dell’artiglieria
nemica.-
-Ma tu ci sarai!- protestò il ragazzo, aggrappandosi alle
sue braccia. –Tu rischierai la vita in ogni istante e io sarò a casa a fare
cose inutili.-
Damon rimase in silenzio e un leggero picchiettio ammantò la
stanza di un’atmosfera ovattata. Aveva iniziato a piovere.
Lentamente, risalì con le mani il collo di Stefan e gli
passò le dita tra i capelli.
-Fratellino,- mormorò. –non è stata presa alcuna decisione
definitiva.- lo spinse indietro e cadde insieme a lui sui cuscini. –Forse non
dovrò partire affatto.-
-Lo spero.- sussurrò Stefan con tono funereo, posando la
fronte contro il torace di suo fratello.
Ma Damon sapeva, e dentro di sé era certo che anche Stefan
ne fosse a conoscenza: se suo padre lo aveva destinato al fronte, niente e
nessuno l’avrebbe dissuaso.
Gli avvolse le spalle con un braccio e ascoltò la pioggia
che batteva ritmicamente contro le pareti di legno.
-Nostro padre si aspetterà che torniamo a casa con della
selvaggina,- commentò poi con tono leggero. –visto che siamo usciti per andare
a caccia.-
Stefan mugolò qualcosa contro il suo petto e si strinse di
più a lui.
Era caldo, pensò Damon, e aveva lo stesso odore del vento,
quando attraversava a cavallo le praterie dietro la loro casa.
-Ci penseremo domani.- si rispose da solo. –Del resto questo
fastidioso temporale ci ha obbligati a trascorrere la notte alla baita,
per cui…-
Gettò un breve sguardo a Stefan, rannicchiato contro di lui
e notò le sue labbra piegate in un sorriso convinto.
-Cos’hai da ridere, fratellino?- gli chiese scostandogli i
capelli dalla fronte.
-Pensavo che tutto sommato non mi dispiacerebbe vederti in
divisa.- mormorò quello senza aprire gli occhi.
Damon si chinò per sfiorargli i capelli con le labbra.
-Ma smettila.- soffiò contro il suo orecchio.
FINE.