Come già detto in un commento, ho deciso di tagliare il
capitolo con la descrizione delle vacanze di Usagi a
New York perché non lo ritengo importante ai fini della storia.
Ecco a voi, quindi, il colpo di scena!
Cap. 5 – La fine del sogno –
Le vacanze volarono. Nelle prime due settimane i giorni si
susseguirono con uno schema fisso: Usagi si svegliava senza il suo Mamoru, che
andava a lavorare presto, e poi si faceva raggiungere dagli amici. Insieme andavano a fare colazione, ogni giorno in un posto diverso e
poi giravano per negozi o andavano a vedere le attrazioni della città.
Dopo la sera dell’esibizione Usagi aveva incontrato Melissa
durante la festa di laurea di Mike: fortunatamente l’inglese se ne era stata abbastanza in disparte e non li aveva
disturbati con la sua saccente parlantina.
Solo una cosa l’aveva lasciata un po’ stranita. Durante il
party a un certo punto Usagi era dovuta correre in
bagno; tornata tra gli altri aveva cercato Mamoru che sembrava sparito. Dopo
qualche minuto l’amara sorpresa: lui e Melissa erano
sul terrazzo della villa di Mike e, a quanto pareva, stavano litigando
animatamente. Lei, soprattutto, sembrava essere molto arrabbiata, mentre Mamoru
continuava a guardarsi intorno. La bionda si era avvicinata
ma alla sua vista glia ltri due si erano
zittiti di colpo. Purtroppo lei non era riuscita a capire di cosa stessero parlando, aveva solo intercettato una frase della
ragazza : “ se anche lo viene a sapere non sono affari miei. “ La rossa aveva
detto proprio così, ma poteva essere riferito a chiunque.
Aveva fatto finta di niente per non creare problemi e non
disturbare la gioia del neo-laureato con una scenata di gelosia, ma si
ripromise di parlare con il suo fidanzato non appena usciti di
lì.
“ cos’avevate di tanto importante
da dirvi tu e Melissa? Anzi forse farei meglio a dire da
gridarvi. “ Usagi affrontò Mamoru non appena le porte della villa si
chiusero dietro di loro.
“ Ma niente Usa. Che
ti prende? “
“ Vi ho visto fuori, sulla terrazza. “
“ Stavamo solo parlando. “ Era in difficoltà e lei non
faticò a capirlo.
“ Ti ripeto che vi ho visto. E il tono non era quello di due
persone che stanno solo parlando. Posso
sapere cos’avevate da litigare? E soprattutto
perché quando vi ho raggiunto siete ammutoliti? “
“ Piccola, ti stai sbagliando. E vero, stavamo discutendo,
ma non abbiamo smesso di parlare quando sei arrivata
tu. Semplicemente avevamo finito il discorso. “
“ Questa faccenda non mi piace. “
“ Te lo assicuro, non è successo
niente di grave. Stavamo parlando di Tom e del fatto che lui le muore dietro e lei lo reputa un idiota. A me da fastidio che
lo tratti così, ma non penso che abbia intenzione di cambiare il suo
comportamento. “
“ Non lo so, tutto ciò non mi piace.
“
“ Dai, non pensare a quella. Domani a che ora dobbiamo andare a
salutare i ragazzi all’aeroporto?” Cambiò discorso e lei ci cascò.
“ L’aereo parte alle 11.00, quindi dovremmo
essere là per le dieci. “
L’indomani Mamoru aveva la giornata libera e, dopo aver dato
l’arrivederci ai suoi amici, pensava di dedicare tutto il tempo alla sua
“bimba”. Lei ne era stata felice, ma ora? Quella scena
non riusciva ad andarsene dalla sua mente, era come se le avesse acceso un campanello d’allarme. Aveva dei brutti
presentimenti e il fatto che il giorno dopo non avrebbe avuto più vicino le
ragazze peggiorava la situazione.
Loro cinque avevano passato un sacco di tempo a parlare di
Melissa. Il giudizio era unanime: la compagna di tirocinio di Mamoru era
arrogante, antipatica, volgare e non la raccontava giusta. Non piaceva a
nessuno, nemmeno ai tre cantanti. Seiya aveva osato dire
che forse poteva essere successo qualcosa tra lei e il ragazzo di Usagi, ma si
era subito pentito visto che ciò aveva scatenato gli insulti di tutti. La sua
testolina buffa addirittura non gli aveva rivolto parola per due giorni.
Comunque arrivò il giorno della
partenza dei ragazzi. Usagi li salutò e promise loro di mandare ogni tanto un sms per dire come stava. Chiese
a Minako di andare da sua madre per raccontarle come erano andate le due settimane in modo che si
tranquillizzasse un po’.
Gli ultimi quindici giorni furono duri per usagi. Mamoru
lavorava tutto il giorno e lei passava la maggior parte del tempo a casa perchè non sapeva dove andare o con chi parlare. Usciva
solo con lui, la sera, come quando erano a Tokyo: andavano al cinema, al
ristorante, ma la maggior parte delle volte affittavano
dei film e li guardavano abbracciati sul divano.
Non poteva dire di non essere felice, ma c’era sempre quel
tarlo che non la lasciava tranquilla: Mamoru e Melissa avevano un segreto, ma
non riusciva a capire quale fosse. Seiya le aveva insinuato
quel dubbio, ma lei non voleva, non poteva crederci, il suo ragazzo non
l’avrebbe mai tradita.
Se l’avesse fatto se ne sarebbe
accorta, lui sarebbe stato diverso, invece era sempre dolce e premuroso, lo
stesso che aveva lasciato sette mesi prima. Mamoru, dal canto suo, aveva notato
che Usagi era strana, sembrava sempre pensierosa e un po’ triste, ma credeva
che fosse dovuto al fatto che i giorni della sua
vacanza stavano finendo: insomma, pensava che lei stesse male perché si
sarebbero allontanati di nuovo.
Il giorno della partenza, poiché era domenica e Mamoru non
doveva lavorare, i due avevano deciso di stare a letto
fino a tardi e poi di andare direttamente all’aeroporto. Il volo era alle 13.00
e contavano di partire da casa un paio d’ore prima per essere là con largo
anticipo.
Usagi si svegliò alle 9.00 e sfiorò le labbra di Mamoru con
le sue per destarlo dolcemente.
“ Ciao piccola. “
“ Ciao amore. Ci siamo… “
“ No, ti prego, non dirmelo. Non posso pensare che te vai. “
“ Va beh, dai. Hai detto che il tuo tirocinio durerà ancora due settimane! “
“ Lo so, però ormai mi sono abituato a stare con te tutte le
notti e mi mancherai! “
“ Su, stai tranquillo, passerà presto! “
“ Ti amo piccolina, non dimenticarlo mai! “
Lei lo baciò appassionatamente e disse:
“ Abbiamo tempo per un ultimo incontro ravvicinato?! “
“ Certo, per quello c’è sempre
tempo! “
“ Come farò senza il tuo splendido
corpo per ben due settimane? “
“ Oh, sopravviverai! “
avevano appena finito di fare
l’amore ed erano sdraiati e rilassati.
“ Amore vado a fare la doccia e poi partiamo, ok ? “
“ Va bene Mamo.chan, ma sbrigati o
rischiamo di arrivare in ritardo! “
“ E’ già tutto pronto, dobbiamo
solo prendere le valigie! “
“ Sì ma tu spicciati! “
Usagi si alzò dal letto e si rivesti, poi se ne accorse: aveva dimenticato l’anello!! Quello
che lui le aveva regalato la prima volta che era partito per New York.
Fece per prenderlo dal comodino ma le cadde nel
cassetto che era semi-aperto. Stava per prenderlo quando
vide un foglio: lo avrebbe ignorato se non fosse stato per quel nome. Non era
un genio nella traduzione dell’inglese, ma riuscì a comprendere perfettamente
quelle parole. La data indicava che era stata scritta un mese e mezzo prima.
“ Carissimo Mamoru,
so che sei impegnato ma non
voglio che finisca tutto così.
Ti prego, pensaci, io voglio stare con te!
Tua Melissa. “
“ Puttana! “ pensò Usagi e scoppiò a piangere. Lanciò anello
e lettera sul letto, raccolse velocemente le sue cose e si precipitò giù dalle
scale; giunta in strada fermò un taxi e si fece portare all’aeroporto. Non
voleva più vedere Mamoru, l’aveva tradita davvero e lei c’era cascata, aveva
anche insultato il povero Seiya. Perché, perché a lei?
Come si poteva passare dall’amare una persona all’odiarla profondamente? Ora
lei detestava Mamoru, l’aveva presa in giro, aveva fatto l’amore con lei dopo
averlo fatto con quella cosa schifosa. La gelosia immotivata per quel ballo le
sembrava ora ancora più ridicola.
In un attimo di
lucidità pensò che all’aeroporto di Tokyo l’aspettavano
i suoi amici: non ce l’avrebbe fatta ad affrontarli in quelle condizioni, per cui mandò un sms a Seiya dicendogli che l’aereo aveva un ritardo imprecisato
e che si sarebbero visti l’indomani. Poi, presa dallo sconforto, scoppiò in
lacrime.
Mamoru uscì dalla doccia.
“ Piccola come sei silenziosa… ehi, ma dove ti sei cacciata?
“
Il suo sguardo si posò sul letto, sull’anello e poi sulla
lettera.
“ Merda, no! Non può essere!
Usagi! “
Ancora con l’asciugamano addosso prese
il telefono e compose quel numero che aveva fatto altri milioni di volte.
“ Usa, dove sei? “
“ Sei uno stronzo,
lasciami stare! “
“ No, aspetta, ti posso spiegare, ti prego.
“
“ Vaffanculo! “ e mise giù.
Lui riprovò a chiamare. Spento, doveva immaginarlo.
Lo sapeva che sarebbe successo, avrebbe
dovuto capirlo. Quella sera di un mese e mezzo prima era stato davvero
un idiota. Tom aveva dato una festa nella sua mega
villa con piscina. Mamoru aveva ecceduto con gli alcolici, si era ubriacato
come mai in vita sua e non ricordava più nulla tranne che al
mattino si era svegliato e nel suo letto c’era Melissa. Si era sentito subito
un verme e aveva promesso a sé stesso che lo avrebbe
raccontato a Usagi. Ma quando l’aveva vista lì a New
York, così felice per la sorpresa che gli aveva fatto, non se l’era sentita di
rischiare tutto. L’avrebbe persa, lo sapeva, ma avrebbe fatto di tutto per far sì che ciò non accadesse.
Corse in strada, prese un taxi e si diresse all’aeroporto,
sperando di riuscire a intercettare usagi prima che
partisse. Troppo immenso a pensare a cosa le avrebbe detto,
non si accorse di essere arrivato a destinazione. Pagò e si precipitò a cercare
il cancello del volo della sua ragazza. Ormai non aveva più
fiato, era distrutto e con le lacrime agli occhi. La vide
mentre dava il biglietto e i documenti alla hostess.
“ Usagi, ti prego! “
Lei, sentendosi chiamare si voltò, con un rossore in viso e
gli occhi gonfi di pianto; lo fissò un istante, poi si girò e se ne andò verso la scaletta che l’avrebbe portata sulla pista.
Non fu un viaggio facile. Ma non per i
vuoti d’aria, di cui Usagi quasi non si accorse. Era completamente
apatica, lo sguardo perso nel vuoto, assente.
Aveva sempre visto la sua vita come uno di quei castelli che
si provano a costruire con le carte da gioco: la sua famiglia, le amiche, il suo Mamoru. Tutto era crollato, pezzo dopo pezzo.
Aveva sognato infinite volte il suo matrimonio, la gioia di
dare un figlio all’unico uomo che amava e che avrebbe amato
per sempre. E ora? Cosa restava?
Non lo avrebbe perdonato, mai. Non c’erano scuse, non c’era
perdono per lui. Sarebbe riuscita ad andare avanti per la sua
strada, le serviva solo un po’ di tempo per incassare il colpo. No, non ce l’avrebbe fatta. Non riusciva nemmeno a pensare di
svegliarsi senza averlo accanto, sapendo che dopo sei anni era di nuovo sola.
Lui la conosceva meglio di chiunque altro, sapeva tutto di
lei e l’aveva sempre accettata, anche se non era il massimo
della finezza e un po’ infantile. No, non poteva essere. Era tutto un brutto
sogno. Presto si sarebbe svegliata.
Mamoru girava come un pazzo per il suo
appartamento, non sapeva più dove sbattere la testa. Adesso lei era in
volo, irraggiungibile, e lui non si rassegnava all’idea di non poterle spiegare
quanto era stato idiota quella sera. Aveva preso una decisione: avrebbe mollato
tutto lì a New York, sarebbe tornato a casa e avrebbe
fatto il possibile per contattarla e parlarle.
La sua testolina buffa… scoppiò a piangere: lei aveva messo
la sua vita nelle mani del suo “ Milord “ e lui l’aveva
gettata al vento per una notte di sesso che non riusciva nemmeno a ricordare da
quanto era ubriaco.
Usagi era stata intelligente e furba, come al suo solito:
aveva capito subito che Melissa nascondeva qualcosa, ma lui era stato tanto
vile da non dirle la verità. Se
le avesse parlato, amgari avrebbe capito e apprezzato
la sua onestà. Invece la dura realtà le era stata sbattuta in faccia da una
lettera che lui aveva completamente rimosso dal suo cervello.
Il desiderio di Usagi era di essere
una buona moglie e una madre felice… ma non la sua perché l’aveva fatta troppo
grossa. Chibiusa, la sua bambina… la loro bambina!
“ Cosa succederà ora? “ Si chiese al limite della disperazione. Poi si decise e uscì diretto
all’ospedale.
Penso che non fosse poi così
difficile capire cosa sarebbe successo…
Grazie a tutti per le recensioni!
A presto!!
Giulia