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Ciao! Sono Aleen. e
sono un po’ stupita: benché siano ormai 6 anni che i personaggi di YYH girano
nella mia testa (con un sacco di altra gente arrivata col tempo) solo Kurapika
di HxH mi ha costretto a mettermi a scrivere. Ce n’è voluta, ma alla fine ha
vinto lui. Non l’ho ancora perdonato.
Questa fic racconta
le sue riflessioni sul suo futuro e sul rapporto con Gon, Killua, e soprattutto
Leolio. È basata principalmente sull’anime, e sulle mie impressioni riguardo la
voce originale del suddetto personaggio. Si può dire che è ambientata verso la
fine della puntata 26 dell’anime (poco prima dell’inizio dell’ultima prova
dell’esame Hunter), ma non prendetelo come un dato di fatto.
Mille e mille e
mille ringraziamenti alla mia beta Kim, che è sopravvissuta ai miei scleri sul
personaggio (ai miei scleri, punto) in modo a dir poco eroico. E anche a
Gekkeiju, che ha trovato un senso in quello che scrivevo.
Ovviamente i
personaggi di HxH non sono miei, e questa fic non è a scopo di lucro.
Buona
lettura!
Supposed To Be
Written
by: Aleen
Beta
read by: Kim della Bnr
I suoi occhi sono
fissi sul tabellone dei duelli, che l’anziano Netero ha appena rivelato con un
gesto piuttosto teatrale: la sala si riempie delle esclamazioni di sorpresa dei
suoi compagni, alcuni spaventati, altri forse delusi dalla banalità di quest’ultima
prova. O dal fatto di aver passato una notte a preparare riassunti per niente.
Il suo avversario, Hisoka, non sembra affatto stupito, o preoccupato, e questo
lo tranquillizza: quella solita espressione di maligno divertimento è la
conferma che l’altro, per ora, é in grado di pensare. Non gli è ancora capitato,
ma spera di non vedere mai Hisoka fuori controllo, perché in quel caso non
avrebbe alcuna possibilità di sopravvivergli. Probabilmente non ce l’ha nemmeno
ora, e stranamente, questo pensiero lo rilassa.
Solo una prova,
soltanto una, lo separa dalla licenza di Hunter.
Solo una prova lo
separa dal Ragno.
Solo una prova e
quelle orbite vuote, pesanti, affonderanno finalmente in una profonda pace.
Perderla. E questo
ciò che vuole.
Perché sa che la
vittoria segnerà il vero inizio della sua vendetta, una vendetta nella quale
dovrà perdersi completamente, inevitabilmente, se vorrà restare vivo; se la sua
vita significherà ancora qualcosa, quando non riuscirà più a distinguere tra la
vita e il vuoto dentro di sé. Dopotutto, ha scelto, e ha dovuto scegliere la
maschera del vendicatore; e una volta indossatala, non la toglierà più. In
fondo, non crede che sopravvivrà al Ragno. Di sicuro, non crede che sopravvivrà
a se stesso dopo il Ragno.
Questa non è la
prima maschera che indossa, è solo la più pesante. Ce ne sono state altre nel
corso della sua vita, ben prima dello sterminio del clan Kuruta: la maschera del
bravo figlio e primogenito, per esempio, o la maschera dell’allievo. La maschera
del guerriero, quella dell’amico fedele. La maschera del fratello maggiore. La
maschera del bambino. Si sono infrante molte volte, ma ha potuto sempre
indossarle di nuovo. Infine, si sono spaccate così profondamente da non
riuscirne a raccogliere nemmeno i cocci. Quei pochi salvati fanno troppo male.
E la maschera che
sta portando per l’esame? È quella giusta? È la sua? Finora gli ha permesso di
superare tutte le prove, e in modo più che soddisfacente (anche se ha deciso che
non assaggerà mai il sushi). E ha sentito dire che Pockul l’ha definito
“l’allievo più completo”. Una persona pronta, abile, con buone capacità
organizzative e di interazione, esperta nel sapere come nel combattimento: per
un esame in cui non esiste riposo, in cui ogni prova può risultare fatale, non
era questa la preparazione minima necessaria?
Non aveva
considerato Gon. Nemmeno Leolio e Killua, ad essere precisi.
***
Ricordava di essersi
domandato spesso, fin da prima di giungere al galeone, se sarebbe stato meglio
celare la sua identità. Un paio di occhi cremisi ancora invenduti avrebbero
potuto attirare parecchi nemici inopportuni. Ma non era in grado di impedire la
trasformazione, e la possibilità di evitare i combattimenti era da escludere… e
poi chissà, magari sarebbero venuti loro. Comunque, sapeva che nel corso
dell’esame gli avrebbero chiesto la sua motivazione per diventare Hunter. Aveva
risposto, e ancora si chiedeva come ci fosse riuscito.
Era la prima volta
che lo spiegava a qualcuno che aveva occhi per vedere.
Decisamente, le
conseguenze non erano state quelle previste. Si era immaginato una curiosità
scomoda, forse qualche sguardo comprensivo, e sicuramente un tentativo di
“furto”. Alla curiosità era preparato, e dubitava che i Veri Uomini presenti
fossero in grado di manifestare qualche emozione (per non dire che la tempesta
aveva ormai cancellato ogni sguardo vagamente cosciente) ... riguardo ad un
attacco… in effetti, la lotta c’era stata, e poteva dire di averla provocata lui
stesso, in parte. Il motivo non lo ricordava più (solo l’aria di arroganza che
emanava quel “Signore”) perché già allora l’aveva ritenuto futile. Però non gli
era dispiaciuto poter spiegare. Spiegare, ma non raccontare. Non raccontare di
quanto bruciasse davvero quell’odio, di come la paura a volte l’avesse quasi
spento, di quanto lui avesse paura in quel momento, perché non è che fosse poi
tanto più vecchio di quel ragazzino con i capelli a punta e l’espressione
fiduciosa sul viso.
Perciò aveva solo
spiegato. Ma dopo, aveva raccontato. A quelle stesse persone, o meglio, a quella
stessa persona a cui si era avvicinato quasi senza volerlo.
Non aveva
considerato Leolio. Non più di Gon e Killua, ad essere precisi.
***
Leolio… non
accettava spiegazioni. Ne aveva già avute abbastanza, su come i sogni fossero
solo sogni, su come l’ipocrisia e il denaro (soprattutto il denaro) facessero
girare il mondo. E poi non sapeva spiegare: ogni sua spiegazione era troppo… e
troppo poco. Stranamente, di Leolio conosceva pochissimo: un amico nel passato,
un sogno nel futuro, e nient’altro. Solo questo.
Non molto diverso da
quello che Leolio sapeva di lui…
…Invece era diverso,
molto diverso. Ciò che sapeva di Leolio, lo aveva saputo dopo avergli
rivelato il segreto dietro ai suoi occhi cremisi. Il suo … racconto, il suo
primo racconto a una persona viva, era iniziato senza conoscere chi si
nascondeva sotto l’apparenza di cinico opportunista: una facciata che doveva
essersi già incrinata, per fargli decidere di esporsi così. Bella fortuna, che
fosse successo con Leolio, perché dubitava che con un altro sarebbe stato ancora
vivo. Non che ora fossero in rapporti totalmente amichevoli, e meno male; a
volte guardare Gon e Killua gli provocava sensazioni strane… sicurezza, ma anche
apprensione. Erano così spontanei. La porta di quei due era sempre aperta. Per
lo meno quella di Gon, mentre quella di Killua, invece … sembrava solamente
aperta… e magari solo per Gon lo era veramente. Forse lo era anche per lui e
Leolio, ma poteva ancora richiudersi di scatto, poco importava che ci fosse
qualcuno in mezzo. E questo Kurapika lo capiva. Non aveva mai avuto niente
contro le barriere, anzi le riteneva necessarie. Anche per una questione di
gusto, se era possibile esprimersi così.
Riteneva necessaria
anche la consumata capacità di dirigere i propri pensieri in tutt’altra
direzione rispetto al nocciolo del problema. Esattamente ciò che stava facendo
adesso, mentre, sulla terrazza del dirigibile, aspettava che si calmasse il
“Panico da Test Scritto”, che era dilagato da quando avevano discusso sulla
prova finale. E Leolio lo aveva anche rimbeccato, accusandolo di darsi troppe
arie dalla sua nobile posizione di “enciclopedia vivente”. Enciclopedia o meno,
non aveva intenzione di farsi coinvolgere: sarebbe rimasto a godersi la
tranquillità di cui ancora poteva approfittare.. anche a dispetto delle
battutine di Leolio.
Era sempre a
dispetto delle battutine di Leolio.
…barriere, giusto?
Fine
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