Down in a Hole

di AgnesDayle
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prologo bis



Down in a Hole





Londra, 4 agosto 2013

I giornalisti erano in agitazione. Da ore aspettavano nella piccola sala stampa dell'ospedale "Chelsea and Westminster" senza che nessuno accennasse al motivo della loro convocazione. Nonostante fosse agosto e quella fosse l'estate più torrida a memoria d'uomo, dovettero pazientare: sapevano che ne sarebbe valsa la pena.
Tutti i giornalisti, i soliti in realtà, si confrontavano tra loro, chiedendosi cosa li stesse aspettando. Cercavano indizi negli avvenimenti degli ultimi giorni; tentavano d’interpretare le ultime dichiarazioni.
Se quel mestiere esigeva un gioco d'anticipo, loro ne erano sempre stati all’altezza, tranne quando la notizia riguardava quei tre: Simonon, Dayle e Sutcliffe.
Fin dall'inizio delle loro carriere, l'attenzione dei tabloid si era inevitabilmente concentrata su quei ragazzi dai modi di fare schivi e riservati e, proprio per questo, ancora più seducenti. Ogni aspetto del loro passato, da quello più insignificante a quello più sordido, era stato svelato. Ogni uscita era stata fotografata e i loro atteggiamenti studiati in ogni particolare. Capire che tipo di legame ci fosse tra i tre era diventata l’ossessione di ogni giornalista scandalistico. Chiunque si fosse fatto un’idea del loro rapporto, l’aveva venduta come una verità assoluta, senza provvedere a verificarne l’attendibilità e i tre d’altra parte non si erano mai preoccupati di smentire, disinteressandosi del tutto di quelle storie.

Verso mezzogiorno la modella entrò scortata dalla sua agente e da altri collaboratori: con lei anche il primario di Chirurgia generale dell'ospedale. I giornalisti si mossero impazienti sulle sedie.
Agnes Dayle ancora una volta li spiazzava. Nulla del suo aspetto faceva pensare ai giorni difficili che aveva appena vissuto. Composta. Impeccabile. Un volto limpido, senza trucco. Una semplice camicia bianca su un pantalone blu. Eppure la sua immagine trasmetteva un dolore così insopportabile che smosse l'animo di qualche giornalista. Da cosa traspariva quel dolore nessuno sapeva dirlo con certezza. Forse dalla posizione un po' incurvata delle spalle. Forse da come tremavano le labbra quando scambiava qualche parola con la sua agente. Forse dallo sguardo: i suoi occhi non si fermavano mai su qualcuno; vagavano da un volto a un altro dei presenti, come se al suo passaggio ogni viso scomparisse.
Prese la parola l'agente.
-La signorina Dayle vi ha convocati qui per rilasciare un importante comunicato. Prego tutti i giornalisti di non interrompere la mia cliente; le domande saranno ammesse solo dopo che lei avrà finito. Se qualcuno la interromperà sarà subito allontanato dalla sala. Grazie.
I giornalisti impugnarono i registratori, i cameramen e i fotografi puntarono l'obiettivo sulla modella. Tutti in attesa.
La giovane si sporse appena verso il microfono. Prese un respiro e disse quello che nessuno poteva nemmeno immaginare.
-Oggi Sutcliffe è morto.


Agnes osservò i volti sconosciuti davanti a lei, determinata a non far trapelare nessuna emozione. "Quando verranno a chiederti del nostro amore, un amore così lungo tu non darglielo in fretta". Un ingorgo di parole premeva sulle labbra serrate, ma quella promessa, almeno quella, l'avrebbe mantenuta. Non avrebbe omesso nulla. Avrebbe parlato della grande passione che li aveva uniti, dell'abisso nero e profondo in cui era stato facile perdersi e di un legame, d'affetto e d'amore: l'unica luce che non sarebbe mai andata via.





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