E mentre stava scrutando le stelle...

di Sophie Isabella Nikolaevna
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E MENTRE STAVA SCRUTANDO LE STELLE...


"Tu, vai a riempire d'acqua queste due brocche. Svelta!".
Il padrone mi scaraventa in mano due grandi recipienti di terracotta e mi spinge in malo modo fuori dalla porta.
A cosa gli serviranno due brocche d'acqua a quest'ora della notte?, mi chiedo. Dopotutto, però, a una povera servetta di Tracia non deve importare degli affari del padrone.
La notte è scura e calda, quasi soffocante, l'aria delle stradine ancora impregnata degli odori del mercato. Vivere nella zona del mercato è una fortuna per il padrone, per me invece si tratta solo di uno dei tanti particolari che rendono questa città, Mileto, diversa dalla mia terra natale. Gli uomini si scambiano cibi, animali, parole, suoni, gioielli, colori... tutti diversi da quello che conoscevo.
E a volte, non so perché, alcuni cittadini si fermano a lungo a parlare con i mercanti stranieri.
L'unico aspetto che questa città ha in comune con la Tracia è il cielo, punteggiato da stelle argentee che, numerose, risplendono come pietre preziose.
Svolto a destra, mantenendomi nella zona del mercato, ed ecco che poco lontano da me vedo la cisterna dell'acqua.
Qualcun altro si sta dirigendo verso il pozzo, ma nella direzione opposta alla mia. Allora non sono la sola in giro a quest'ora! Anche se il qualcuno mi è di fronte non riesco a capire di chi si tratti perché è ancora troppo lontano, ma a giudicare dall'abbigliamento è senz'altro un uomo.
Quando, però, noto la sua andatura (una camminata distratta, assente e sognante, come se stesse passeggiando sulle nuvole), sospiro e scuoto la testa sorridendo. E' Talete, l'uomo più strambo della città, uno di quelli che si fermano a parlare con gli stranieri. La gente dice che è impossibile conversare con lui senza che tiri fuori strani argomenti in cui pochi riescono a capire qualcosa. Alcuni sostengono che è un saggio, ma forse è solo matto.
Cammina in quel suo modo sognante, ma ciò che mi sconvolge di più è che, invece di guardare davanti a sé, se ne sta con il naso all'insù a fissare il cielo come un babbeo.
Ed ecco che succede ciò che era inevitabile che succedesse.
Non riesco a trattenere le risa di fronte a Talete che, l'attenzione fissa alle stelle, muove un passo nel vuoto e cade malamente nella cisterna dell'acqua, con un discreto fracasso e schizzando ovunque. Rido ancora quando vedo la sua testa riemergere, l'espressione confusa.
"Talete il Saggio", lo apostrofo ridacchiando, "ti concentri talmente tanto su ciò che sta in cielo, che neanche vedi quello che c'è per terra!".
Non risponde. Resta lì, immerso nell'acqua fino al collo, la faccia pensosa.
Alzo le sopracciglia e sospiro: questo qui manco sa stare agli scherzi. Riempio le due brocche poi, con un cenno di saluto, mi volto e torno verso casa: il padrone mi punirà se impiego troppo tempo.





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