AUTORE:
Little white angel
FANDOM:
Naruto
CANZONE ISPIRATA:
Il sole esiste per
tutti- Tiziano Ferro
AVVERTIMENTI:
One-shot, OOC,
shonen-ai, what if?
GENERE:
Introspettivo, sentimentale,
slice of life, song-fic
RATING:
Giallo
NOTE:
Allora, non ho la più pallida
idea di cosa sia questa cosa, so solo che tre giorni fa, mentre
ascoltavo
questa canzone, mi sono ritrovata con un ispirazione tremenda e ho
iniziato a
scrivere senza sosta. Può darsi che risulti noiosa e vagamente
non-sense ma ci
sono stranamente affezionata –forse a causa del fatto che per scriverla
abbia
perso parecchie ore di sonno le ultime due notti-, ci tenevo a
consegnarla in
tempo e ti ringrazio per le proroghe concesse.
Un’
ultima cosa: l’idea iniziale non era questa e quando mi sono
iscritta ti avevo assicurato che bastava conoscere a grandi linee la
trama
mentre, in questa c’è bisogno di una conoscenza un po’ più approfondita
della
trama dell’anime.
Ti
metto qui i link alle pagine di Wikipedia che trattano in
maniera approfondita di Naruto e Sasuke sperando che ti siano utili a
comprendere meglio la storia.
Sasuke Uchiha:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sasuke_Uchiha
Naruto
Uzumaki: http://it.wikipedia.org/wiki/Naruto_Uzumaki
Qui
trovi informazioni più generali sull’intera trama in caso ne
avessi bisogno: http://it.wikipedia.org/wiki/Naruto
Non
c’e molto altro da dire, spero che piaccia e che abbia
vagamente senso. Buona lettura ^^
-
Sentirsi a casa -
In
questa
mattina grigia
In questa casa che ora è veramente solo mia
Riconosco che sei l’unica persona che conosca
Che incontrando una persona la conosce
E guardandola le parla per la prima volta
Concedendosi una vera lunga sosta
Una sosta dai concetti e i preconcetti
Una sosta dalla prima impressione
Che rischiando di sbagliare
Prova a chiedersi per prima
Cosa se a quella persona veramente
Potrà mai volere bene
Quando
Sasuke fece pressione sul legno rovinato dal tempo questo si aprì
cigolando e
mostrando uno squarcio del corridoio deserto.
Sentì
un brivido percorrergli la schiena e penetrare fin nelle ossa, non
riuscendo a
capire però se a causa dell’aria fredda di quell’uggiosa mattina
invernale o se
per il forte senso di vuoto opprimente che trasmetteva la casa.
Casa.
Tsè, quella non era casa sua. Anche se per la prima volta si rendeva
conto di
esserne l’unico proprietario non riusciva a ritenere davvero quel posto
“casa”. Certo, un tempo lo era stata
ma,
ora, non era altro che un insieme di porte, muri e tatami che fungevano
da
riparo al suo corpo e a quello che restava della sua anima lacerata.
No,
quella non era casa sua. “Casa” è
dove sai che c’è qualcuno che attende il tuo ritorno e a lui, in
quell’enorme
quartiere non era rimasto nessuno se non un insieme di fantasmi, frutto
delle
sue memorie; “casa” è dove c’è
qualcuno che ti vuole bene e che pensa a te quindi, decisamente, quel
luogo non
era definibile “casa”.
Tuttavia
Sasuke era certo di aver trovato la sua casa molto tempo prima. Non se
ne era
mai reso conto a dir la verità e solo recentemente aveva scoperto che
per
“sentirsi a casa” non servivano necessariamente quattro mura e un tetto
sopra
la testa, solo recentemente aveva scoperto che una sola persona, se
quella
giusta, era in grado di offrirti tutto ciò di cui avevi bisogno:
dall’amore a
quel senso di protezione che solo una famiglia e una casa sanno dare.
E
lui, lui aveva trovato quella persona speciale, quella che con uno
sguardo
sembrava abbracciare e lenire tutte le ferite della sua anima senza mai
chiedere
nulla in cambio.
Una
volta, quando ancora inseguiva la sua vendetta e veniva considerato un
ninja-traditore a Konoha, gli era capitato di essere raggiunto dal suo
ex
compagno di team. Naruto Uzumaki.
Sasuke
sapeva di essere stato seguito –se c’era qualcosa che il biondo non
aveva
ancora imparato dopo tutti quegli anni era nascondere il più possibile
la
propria presenza- ma non aveva capito cosa lo avesse spinto a farsi
raggiungere.
Mentre
pensava a motivazioni che non suonassero troppo false anche a sè stesso
aveva
iniziato a squadrare il biondo mantenendo i sensi allerta finchè le sue
parole
non catturarono la sua attenzione.
La
tensione era palpabile e l’aria attorno a loro sembrava fremere in
attesa di
uno scontro che non sarebbe mai avvenuto; non lì almeno.
Naruto
si era limitato a dirgli che un giorno lo avrebbe riportato a Konoha
con sé e,
a quelle parole sentite già centinaia di volte, Sasuke aveva sollevato
lo
sguardo incatenandolo agli occhi dell’altro e rabbrividendo per la
prima volta
all’intensità devastante di quelle iridi.
Mentre
le sue labbra pronunciavano quella promessa ripetuta all’infinito, i
suoi occhi
gridavano con forza inaudita un giuramento silenzioso: “ti riporterò a casa, con me, costi quel che costi”.
Era
poi andato via lasciando che le sue parole aleggiassero attorno
all’Uchiha,
sospese a mezz’aria tra cose dette e taciute.
Lo
aveva incontrato due anni dopo. Quando era caduto al suolo dopo lo
scontro con
Itachi, Naruto gli si era avvicinato parlando piano e quasi sussurrando.
Aveva
mantenuto il giuramento, lo aveva riportato a Konoha e gli era stato
accanto
quasi ogni istante della giornata senza risultare invadente ma
donandogli quel
calore di cui necessitava morbosamente.
Ancora
adesso era sorpreso dalla tenacia del biondo. Non aveva demorso
nonostante lui
non avesse aperto bocca dalla fine dello scontro, ed era sempre stato
così quel
piccolo tornado biondo. Vittima dei commenti maligni della gente che lo
accompagnavano sin da piccolo, aveva imparato che le persone bisognava
cercare
di conoscerle prima di poter giudicare in qualsiasi modo. Inoltre aveva
la
straordinaria capacità di andare oltre le maschere indossate dalla
gente e,
questo, lo aveva sperimentato sulla propria pelle.
Naruto
era stato l’unico ad abbattere tutte le difese che si era creato. Con
la sua
fastidiosissima ma invidiabile testardaggine aveva continuato a stargli
accanto, anche dopo che aveva tentato più volte di ucciderlo, anche
dopo che
aveva tentato di recidere, senza averne la reale intenzione, il legame
che li
univa. Ma ora Sasuke lo sentiva. Lo sentiva sempre al suo fianco anche
quando a
dividerli c’erano chilometri.
Tu
che pensi
solamente spinta dall’affetto
E non ne vuoi sapere di battaglie, d’odio, di ripicche e di rancore
E t’intenerisci ad ogni mio difetto
Tu che ridi solamente insieme a me
Insieme a chi sa ridere, ma ridere di cuore
Tu che ti metti da parte sempre troppo spesso
E che mi vuoi bene più di quanto faccia con me stesso
E’ trasceso il concetto di un errore
Ciò che universalmente tutti quanti a questo mondo
Chiamiamo amore
La
sua presenza era diventata una costante.
Il
biondo
era diventato una costante in quello schifo di vita che si era
ritrovato a
condurre fino a quel momento. Dopo lo sterminio degli Uchiha, per
Sasuke il
mondo aveva perso attrattiva, il suo cuore sanguinava giorno e notte
togliendogli
il sonno e l’appetito, mostrando come unica possibilità per quel cuore
distrutto la ricerca di vendetta. Ma il moro non era stupido, sapeva di
dover
diventare più forte prima e quindi aveva pian piano ricominciato ad
andare in
Accademia, a dare il massimo di se nello studio e allenandosi ogni
giorno per
ore.
Era
allora che aveva conosciuto Naruto. Quel bambino allegro e sempre
sorridente
aveva catturato la sua attenzione anche se non lo dava a vedere.
Inoltre gli
sembrava strano che non avesse nessun amico, era pazzo e casinista
anche da
piccolo ma era anche gentile, eppure ogni volta che si avvicinava ad
altri
bambini questi lo guardavano male e correvano via. Ora sapeva perché,
ora
sapeva il motivo per cui era odiato da tutti, lo sapeva ma non lo
accettava.
Come quando era piccolo, vedendo quegli sguardi carichi d’odio rivolti
al suo
compagno di team avrebbe solo voluto prendere a pugni quella gente.
Ma
il Sasuke di dieci anni aveva una vendetta da compiere e non poteva
permettersi
distrazioni. Aveva deciso di ignorare il biondo ma questi sembrava
averlo
eletto suo eterno rivale. E quasi lo faceva ridere il pensiero di
quanto fosse
durata quella rivalità e di come, nel suo caso, fosse probabilmente
mutata in qualcos’altro di strano e
indefinito.
Spesso
si chiedeva se il biondo provasse qualcosa per lui, se avrebbe mai
potuto
ricambiare i suoi sentimenti o se lo avesse riportato a Konoha solo per
mantenere fede alla promessa fatta a Sakura. Perché, per essere
testardo era
testardo, ma dopo tre anni di inseguimenti e tentati omicidi avrebbe
dovuto
lasciar perdere! Ad ogni modo era contento che non lo avesse fatto, era
una
bella sensazione sentirsi a casa.
Era
grato a Naruto per ciò che aveva fatto, per non essersi arreso, per
aver
continuato ad inseguirlo fino alla fine rinnovando ogni volta la
proposta di
tornare a casa assieme, chiedendogli di abbandonare la vendetta e di
lasciarsi
il passato alle spalle, di ricominciare. Perché era inutile, lui il
motivo per
cui voleva vendicarsi proprio non lo capiva, non capiva la vendetta in
sé a
dirla tutta, il portare rancore verso qualcuno per anni.
Era
semplice Naruto ed era cresciuto con l’odio del villaggio a lacerargli
il
cuore. Era cresciuto con gli sguardi pieni di disprezzo della gente
eppure non
aveva cercato vendetta, non aveva dato loro un pretesto per continuare
ad
additarlo come mostro. Aveva lottato invece e tentato di dimostrare il
suo
valore, con il tempo aveva trovato amici veri pronti a lottare con lui
e per
lui. Naruto era riuscito a non cedere alla parte oscura del suo cuore,
lui
invece ci si era tuffato in quel buio impenetrabile.
Il
suo modo di vivere però aveva iniziato a stargli stretto con la
creazione del
team 7. Con il tempo, i giorni passati assieme e le missioni di alto
livello,
con la necessità di un lavoro di squadra e di una sintonia perfetta
aveva
pensato per un paio di volte di lasciar perdere ma poi gli occhi di suo
fratello gli tornavano in mente ed allora la serenità labile che aveva
raggiunto finiva in frantumi mentre l’oscurità s’impossessava
nuovamente del
suo cuore e i ricordi tornavano a tormentarlo con un passato che non
sarebbe
mai più potuto tornare.
Era
stato in una di quelle notti che era stato raggiunto dal quartetto del
suono,
era stato in una di quelle notti che era andato via per raggiungere
Orochimaru,
per diventare più forte, per avvicinarsi di qualche passo alla
realizzazione
della sua vendetta. Era stato in una notte come quelle che aveva deciso
di
spezzare qualsiasi legame creatosi a Konoha. E, con il senno di poi,
era
incredibile vedere quanto il suo legame con Naruto avesse resistito.
Ma, ancora
più incredibile, era il modo in cui il biondo si era battuto affinché
non
venisse reciso. Pur di inseguirlo, pur di fargli sentire che non lo
avrebbe mai
abbandonato e che sarebbe sempre stato pronto a perdonarlo, aveva
completamente
annullato sé stesso gettandosi anima e corpo nella sua personale
missione.
Naruto
e Sakura lo avevano trovato subito dopo lo scontro con Itachi,
semi-cosciente
sotto la pioggia e in fin di vita. Sakura aveva cercato di curare le
ferite più
gravi e Naruto se l’era caricato in spalla per poi tornare insieme a
Konoha. Le
ferite causate dallo scontro lo avevano tenuto poi bloccato in ospedale
per due
settimane. Ogni giorno i suoi vecchi compagni lo andavano a trovare,
ogni
giorno quando li sentiva arrivare chiudeva gli occhi e fingeva di
dormire.
Quando era Sakura ad andarlo a trovare la ragazza gli parlava di ciò
che si era
perso in quegli anni e, credendolo addormentato, si soffermava sui
propri
sentimenti facendo capire al moro quanto fosse innamorata di lui.
Eppure,
Sasuke non riusciva a provare nulla per lei se non una semplice
amicizia.
Ricordava
invece la prima volta che era andato a trovarlo Naruto. Come con gli
altri,
aveva finto di dormire ma il biondo lo aveva sorpreso. Si era
accomodato con
calma di fronte al letto mettendosi a guardar fuori dalla finestra.
Dopo un
paio di minuti passati in silenzio aveva poi parlato con tono pacato.
-Neh
Teme*, che ne dici di smetterla? L’ho capito che sei sveglio-
Sasuke
aveva aperto gli occhi notando un’iride azzurra fissarlo dalla coda
dell’occhio.
Gli sguardi si erano incrociati per un paio di istanti ma a loro
sembravano
essere bastati per dirsi tutto ciò che c’era da dire. Poi Naruto si era
voltato
nuovamente verso la finestra e il moro aveva cominciato a fissare il
soffitto.
Non si erano parlati fino al termine della visita eppure quando il
biondo aveva
lasciato la stanza a Sasuke era sembrato di non aver mai parlato tanto.
Avevano
continuato così finchè non lo avevano dimesso: Naruto lo andava a
trovare e lui
smetteva di fingere di dormire, si fissavano per una manciata di
secondi e poi
distoglievano lo sguardo lasciando che il silenzio li avvolgesse
morbidamente
curando giorno dopo giorno lo squarcio lasciato dall’uccisione di
Itachi
perché, infondo, era pur sempre suo fratello e da quando era caduto al
suolo
davanti ai suoi occhi era stato invaso dai ricordi. Ricordi di quando
era più
piccolo e ancora sorrideva a chiunque, ricordi precedenti allo
sterminio e alla
sete di vendetta, ricordi in cui giocava e si allenava con Itachi,
convinto che
fosse il fratello migliore del mondo. E quei ricordi bruciavano come le
fiamme
nere di Amaterasu, lenite solo dalla presenza del biondo al suo
capezzale. Ed
in quei momenti Sasuke non faceva altro che ringraziare silenziosamente
Naruto.
In quei momenti non poteva fare a meno di sentirsi “a
casa”.
Ascoltando
Sakura poi aveva scoperto che, quando non aveva missioni, il biondo si
allenava
senza sosta cercando di migliorare le proprie tecniche e di crearne di
nuove.
Era rimasto sorpreso quando la ragazza gli aveva parlato delle
innumerevoli
volte in cui il giovane Uzumaki era finito all’ospedale tentando di
mettere a
punto nuove versioni del Rasengan.
Ascoltando
quei discorsi Sasuke non aveva potuto fare a meno di pensare a come il
biondo
avesse sacrificato tre anni della sua vita per riportarlo a Konoha.
Aveva
rischiato la pelle milioni di volte anche solo per riuscire a
raggiungerlo.
Una
mattina, mentre gli raccontava di altre missioni per trovare
informazioni su di
lui e sul suo nascondiglio, la compagna di team aveva scherzato dicendo
-Sai,
certe volte penso che tenga più a te che a sé stesso-
Quella
frase, detta quasi senza riflettere aveva fatto aumentare appena il suo
battito… infondo pensare e sperare in qualcosa era un conto ma averne
conferma
da terzi era tutt’un’altra storia.
E
ora, mentre camminava in quella casa buia e silenziosa, l’ultimo
discendente
degli Uchiha si chiedeva cosa diamine gli stesse succedendo. Aveva
notato che
vedere il sorriso di Naruto lo tranquillizzava sempre e c’erano volte
in cui
voleva abbracciarlo e stringerlo a sé, c’erano volte in cui voleva che
guardasse solo lui e nessun altro. Si chiedeva se quelle sensazioni
fossero
sbagliate, se provarle verso il proprio compagno di squadra fosse un
errore ma,
infondo, anche se lo fosse stato non gli sarebbe importato perché
semplicemente
non era una cosa che poteva controllare.
Quindi
quello cos’era?
Era
davvero…
Amore?
*****
Ti
fermo alle luci al tramonto e ti guardo negli occhi
E
ti vedo morire
Ti
fermo all’inferno e mi perdo perché
Non
ti lasci salvare da me
Naruto
aprì la porta del piccolo monolocale con aria stanca. Lanciò da qualche
parte
le scarpe e si lasciò cadere a peso morto sul letto ispirando
profondamente per
poi cacciar via assieme all’aria l’enorme peso che sentiva sullo
stomaco.
Era
stata una giornata pesante e piena di problemi ma finalmente era finita.
Già…
era tutto finito.
“Sasuke
è tornato” pensò.
-Sasuke
è tornato- pronunciò in un soffio.
Era
tornato, lo aveva riportato a Konoha finalmente. Sentì qualcosa di
umido
bagnargli il viso e portando una mano a sfiorarsi la guancia notò che
era
percorsa da piccole lacrime. Tentò di fermarle, imbarazzato, ma lasciò
perdere
quando queste aumentarono. Era felice, era stanco, stressato e
arrabbiato. Era
davvero contento del ritorno di Sasuke eppure ora gli avrebbe
volentieri
spaccato la faccia a suon di pugni per averlo fatto penare così tanto.
E quelle
piccole stille salate continuavano a scendere rapide sul suo volto,
liberandolo
dalla tensione accumulata da quella mattina.
Dopo
che Sasuke era stato dimesso, una settimana prima, il moro era stato
tenuto in
una cella mentre gi anziani e Tsunade decidevano il suo destino. Si era
battuto
strenuamente, Naruto, per ottenere il reintegro del moro e, quel
giorno, gli
anziani del consiglio avevano annunciato la loro decisione: Sasuke
Uchiha, pur
avendo abbandonato il villaggio, aveva ucciso due pericolosi criminali
di
livello S motivo per cui era riammesso senza conseguenze salvo una
squadra di
ANBU che lo avrebbe
tenuto d’occhio per
i primi mesi di reintegro.
A
quella notizia Naruto non aveva potuto fare a meno di sorridere al
diretto
interessato mentre sprizzava gioia da ogni poro. E, in quel momento, li
aveva
visti. Aveva visto gli occhi antracite di Sasuke scaldarsi e perdere la
fredda
impenetrabilità che restava intatta nei tratti rigidi del volto. Li
aveva visti
e a quello spettacolo aveva sentito il cuore sciogliersi sprigionando
tutto
l’affetto che provava verso il moro. In quel momento Naruto avrebbe
voluto
abbracciarlo e tenerlo stretto a se per ore.
Ora
invece piangeva a causa di quella che si stava rivelando una crisi
isterica coi
fiocchi.
Era
stanco, aveva sonno e voleva dormire ma sapeva che non ci sarebbe
riuscito.
Anche se l’unica cosa di cui necessitava al momento era una bella
dormita, era
consapevole che una volta addormentatosi avrebbe avuto gli incubi
perché un
conto era il cercarlo, un altro l’averlo trovato e avere il terrore di
vederlo
scomparire di nuovo. Ed era certo che se Sasuke fosse andato di nuovo
via non
avrebbe avuto la forza di corrergli nuovamente dietro.
L’ultima
volta aveva davvero dovuto metterci tutto sé stesso per non cadere
nello
sconforto e, invece, ricominciare a cercarlo. Quando lo avevano
incontrato nel
covo di Orochimaru si era sentito morire. Aveva incrociato il suo
sguardo quel
giorno e vi aveva letto solo un odio spropositato e un’indifferenza che
faceva
gelare il cuore.
In
quel momento aveva visto davanti a sé qualcuno che era morto dentro,
preferendo
farsi guidare come un fantoccio dall’odio che provava. Quello non era
più
Sasuke. Il Sasuke che conosceva lui avrebbe lottato senza lasciarsi
sopraffare
da niente e nessuno…
Dopo
quell’incontro mille volte si era chiesto se, in realtà, non si fosse
sbagliato
lui; se, in realtà, avesse sempre sbagliato a pensare di conoscere il
moro. Ma
il tempo aveva cancellato i suoi dubbi perché lo aveva visto lo scontro
tra
Sasuke e Itachi e quegli occhi non erano per niente morti.
Ma
quando lo aveva incontrato nel covo di Orochimaru aveva davvero avuto
paura. Il
terrore di non riuscire a riportarlo indietro s’era impadronito di lui
facendolo rabbrividire. Quando Sasuke aveva attivato lo sharingan
quegli occhi,
rossi come le fiamme dell’inferno, lo avevano colpito come un fulmine e
per un
attimo si era perso in tutto quel rosso, confuso dalla voce della volpe
che,
maligna, gli ripeteva che non sarebbe mai riuscito a riportarlo a casa
perché
semplicemente il moro non voleva essere salvato.
Quello
era stato uno dei giorni più brutti della sua vita. Gli ci era voluto
un po’
per riprendersi dallo shock di quegli occhi ma quando c’era riuscito
aveva
ricominciato l’inseguimento con rinnovato vigore. Si era ripromesso che
avrebbe
ritrovato Sasuke e lo avrebbe riportato con se a casa.
E
alla fine c’era riuscito, non avrebbe più dovuto inseguire nessuno o
rischiare
la vita per mano del suo migliore amico.
Nego
i ricordi peggiori
Richiamo
i migliori pensieri
Asciugandosi
le lacrime e con sguardo determinato pensò che, ormai, restava da fare
solo
un’ultima cosa.
Avrebbe
messo da parte il passato e dimenticato tutto ciò che di doloroso era
avvenuto
tra loro due, avrebbe cercato di creare nuovi ricordi, belli, allegri e
che
parlavano di amicizia, fratellanza o qualcosa
di più perché, si, da un anno e mezzo circa aveva scoperto
che i suoi
sentimenti verso il moro erano lentamente mutati in qualcosa di più che
semplice amicizia dandogli la forza necessaria a rialzarsi ogni volta
per
ricominciare a seguirlo, per mantenere saldo quel legame creatosi anni
prima e
che aveva gelosamente custodito non permettendo a nessuno di romperlo.
E
perdo il momento
Sperando
che solo perdendo quel tanto
Tu
resti con me
Gli
sarebbe stato accanto, in silenzio, senza confessargli nulla perchè
poteva
affrontare i ninja più forti delle Cinque Terre senza tremare nemmeno
ma
davanti ad un possibile rifiuto di Sasuke si sentiva morire. Aveva
paura, si,
di essere allontanato da lui, di essere lasciato di nuovo solo
–infondo, a lui
bastava anche solo stargli vicino-.
Vorrei
ricordassi tra i drammi più brutti
Che
il sole esiste per tutti
Esiste
per tutti
Lo
avrebbe aiutato a non soffrire più terribilmente pensando al passato,
lo
avrebbe aiutato a lenire e superare il dolore per l’assassinio del
fratello
–perché lo sapeva, Naruto, che nonostante ciò che Itachi gli aveva
fatto,
Sasuke continuava a volergli bene- e gli avrebbe soprattutto mostrato
come nonostante
i drammi più brutti, alla fine il sole tornasse a splendere per tutti.
*****
Lentamente
i raggi del sole avevano tinto il cielo di rosso e arancio per poi
lasciar
posto al blu scuro della notte, appena rischiarato dai pallidi raggi
della
luna.
Naruto
si trovava nella piccola cucina del suo appartamento intento a cercare
qualcosa
che andasse bene per la cena. Ovviamente avrebbe mangiato ramen ma
aveva voglia
di mangiare anche altro… il problema era capire cosa.
Il
suo riflettere venne però interrotto da un lieve bussare. Di solito
nessuno
andava a trovarlo a quell’ora. La curiosità però si trasformò in
stupore quando
notò chi fosse il suo visitatore.
-Teme
che ci fai qui?- Sasuke se ne stava sulla soglia di casa sua, le mani
in tasca
e lo sguardo fisso oltre la spalla del biondo. Sembrava quasi…
imbarazzato.
-Kakashi
mi ha chiesto di dirti che da Lunedì ricominciamo gli allenamenti e che
ci
vuole tutti sul ponte alle 7-
-Oh…
ok, grazie.- Sasuke annuì appena per poi voltarsi
-Bene
allora io vado-
-Ehi
teme!- lo aveva bloccato d’impulso il biondo –ehm… ti va di… restare a
cena?-
Sasuke
era rimasto spiazzato dalla proposta e non sapeva se accettare o meno.
Notandolo
Naruto aggiunse sorridendo.
-E
dai! Almeno ci facciamo compagnia-
Quando
Sasuke annuì si fece da parte per farlo passare e dopo averlo fatto
sedere al
piccolo tavolo aveva iniziato a destreggiarsi tra pentole e padelle.
Avevano
cenato tranquillamente con Naruto che gli raccontava delle missioni a
cui aveva
partecipato mentre lui non c’era e degli allenamenti fatti con Jiraya.
E
Sasuke ascoltava, in silenzio, unendo quelle notizie a quelle
fornitegli da
Sakura durante le sue visite in ospedale, ricostruendo un puzzle di cui
non
faceva parte.
Quando
ebbero finito di cenare, Naruto accompagnò il moro alla porta.
-Allora,
suppongo ci vedremo Lunedì-
Sasuke
annuì, osservandolo con attenzione. Il biondo gli sembrava triste o
dispiaciuto. Possibile che fosse perché lui stava andando via?
Quando
Naruto iniziò a richiudere la porta lo richiamò ma non disse nulla
quando il
biondo aprì nuovamente la porta fissandolo con sguardo interrogativo.
Gli
si avvicinò invece e dopo un attimo di indecisione si calò sulle labbra
dell’altro sfiorandole con le proprie. Iniziò ad accarezzarle
lievemente e con
dolcezza per poi premere appena e farle combaciare assieme. Vedendo che
il
biondo non si scansava decise di proseguire e iniziò a muoverle con
lentezza.
Dopo
l’iniziale sorpresa il biondo iniziò a rispondere al bacio seguendo i
movimenti
del moro che aveva iniziato a tirare piccoli e leggeri morsetti alle
labbra
dell’altro.
Sollevò
poi una mano portandola al viso di Naruto e accarezzando con il pollice
le
sottili cicatrici simili a baffetti.
Decidendo
di approfondire il bacio Sasuke fece una lieve pressione con la lingua
e,
capendo la richiesta, il biondo separò le labbra per permettere alla
lingua del
moro di entrare e iniziare a giocare con la sua.
Quando
l’aria iniziò a mancare si separarono, mantenendo però le fronti a
contatto e
guardandosi negli occhi.
Il
primo a rompere il silenzio che li avvolgeva fu Sasuke.
-Naruto…
penso… di essermi innamorato di te, sai?- gli mormorò sulle labbra. Il
biondo
sgranò gli occhi, sorpreso.
-P-penso
che… mi sia successa la stessa cosa- balbettò in un sussurro quasi
inudibile
l’altro.
A
quelle parole l’Uchiha sorrise appena per poi scoccare un altro piccolo
bacio
al biondo.
-Si
è fatto tardi, devo andare- disse allontanandosi a malincuore.
Vide
il biondo annuire e aggiunse
-Allora,
a domani Naruto- lo salutò sorprendendolo.
E,
mentre si allontanava con passo lento, non potè fare a meno di
sorridere
ripensando a come quel bacio lo avesse fatto sentire “a
casa”.
-Fine-
*Teme:
Significa “bastardo” ed è il modo “affettuoso” in cui Naruto chiama
Sasuke di
solito xD
Ayumu-chan’s
time^^:
Salve a tutti! Allora, che dire, come già detto nelle note inserite a
inizio
shot non ho la più pallida idea di come mi sia uscita e non sono ancora
convinta che abbia un vero e proprio senso. Segue il filo dei miei
pensieri
perciò può esservi risultata pesante e confusa ma se siete arrivati fin
qui
forse un pochettino vi ha incuriositi (o semplicemente speravano di
capirci
qualcosa fino alla fine -.- ndSasu)(Taci! Fammi sognare almeno ndme).
Personalmente
sono soddisfatta e mi piace nella sua vaga insensatezza, è, inoltre,
arrivata
inaspettatamente 4^ -a pari merito con Claws (Jo)-
il che mi ha reso estremamente felice. Se ci ripenso, ricomincio a
saltellare
per la stanza *-*
Perciò
vorrei sapere cosa ne pensate. Anche le critiche sono ben accette se
costruttive.
Qui
di seguito metto il commento della giudice
Giudizio:
CORRETTEZZA:
Ho riscontrato qualche errore di battitura ma quelli non li ho contati
perchè
capisco che è stato scritto al pc velocemente e in piena notte, ma c'è
un
errore nella parte finale che proprio devo contare...purtroppo
(leggendo
capirai il perchè del “purtroppo” ): 9,30
TRAMA:
Mi piace tantissimo questa fic.
Mi ero già documentata su di loro quando ti sei iscritta e mia figlia
mi ha
raccontato bene quello che sa dei due pg e, devo dire la verità, mi
aveva
commosso un po' la loro storia.
La tua trama poi mi ha fatto entrare “dentro” il loro rapporto.
Mi ha fatto capire quanto difficile e complicato esso sia e come Sasuke
sia
stato salvato da Naruto.
Ci sono tanti modi di salvare qualcuno ma Naruto è andato oltre e ha
salvato
Sasuke in ogni modo possibile. Dando tuttesprimere un dolore che si era
tramutato in rabbia : 9
STILE:
Mi piace come scrivi, come entri dentro i pg facendoli diventare reali,
vivi,
veri.
Intensi come non mai.
E il passaggio dal passato al presente è perfetto.
Brava: 10
ORIGINALITA:
Hai preso si due pg non originali ma hai saputo renderli reali e veri,
densi di
emozioni.
Ricordi intensi che fanno piangere e non sono mai banali. Non hai
descritto un
pezzo di tf ma hai creato un ricordo tu e scritto la storia su questo,
per
questo motivo di do 10.
IN TEMA:
Perfettamente in tema, la canzone splendida è diventata la tua fic,
completamente. 10
COINVOLGIMENTO PERSONALE:
Ho pianto ad ogni ricordo, tutte le volte.
Mi hai lasciato il desiderio di andarmeli a guardare...coinvolta
totalmente ma
ti tolgo mezzo punto per quei pugni di cui non sono d’accordo: 9,30
Totale punti:67,30
Bene,
alla prossima gente!!!
Un
bacio da Ayumu-chan ^^
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