Il piccolo principe è , a mio
parere, uno dei libri più belli del mondo. Insegna molte cose e ti cambia la
vita… per lo meno… per me è stato così.
Se non l’avete mai letto, questa fanfic non vi preclude nulla, solo vi suggerisco di
recuperare il libro (tanto non è molto lungo, non vi porta via tempo) e di
leggerlo.
Se conoscete questa storia, forse
la fic vi dirà qualcosa di più… chi lo sa! Io ci
spero!
Non pretendo certo di mettermi al livello del libro
autentico, ma rileggerlo (per la centesima volta credo…) mi ha ispirato questa
nuova produzione. Spero vi possa piacere…
I diritti come sempre non sono miei e per questa volta se li
spartiscono le solite Clamp e Antoine
De Saint-Exupéry, del quale ho citato pari pari degli stralci interi (riportati in corsivo).
Potrei aver inventato un nuovo genere… LA BOOKFIC!XD
“Kuro-rin…”
Il ninja ringhiò qualcosa in risposta e si voltò arcigno verso il mago. Fay se ne stava tutto sorridente come suo solito sulla
porta della camera e teneva le mani dietro la schiena, come a nascondere
qualcosa. Kurogane dopo un’occhiata truce tornò a
pulire la lama della sua spada.
“Oggi ho comprato un libro e l’ho letto…”
Il mago si arrischiò ad invadere lo spazio personale di Kurogane e gli si avvicinò. Portò le mani avanti per
porgere al ninja l’oggetto che teneva in mano.
“Mi piacerebbe che tu lo leggessi!” e detto questo appoggiò
il libricino accanto a Kurogane e se ne andò così come era arrivato, senza aspettare una
risposta.
Kurogane, che aveva cercato di
ignorare la giuliva presenza di Fay in camera sua, si
permise solo ora di alzare gli occhi dall’acciaio dell’arma e osservare la
semplice copertina del libro.
Era un disegno infantile dai colori tenui, che ritraeva un bambino che si alzava in volo in mezzo all stelle legato ad uno stormo di uccelli.
Si intitolava Il Piccolo Principe.
*
Il giorno dopo fu Kurogane a
presentarsi nella camera di Fay.
“Ho letto il tuo libro” gli disse il ninja
appoggiando il volumetto sul comodino.
“E ti è piaciuto, Kuro-chan?” si informò allegramente il mago , reso più entusiasta del
solito dalla visita di Kurogane, evento assai raro.
“Mi ha fatto pensare…” replicò serio il ninja.
Fay restò sorpreso perché
normalmente a questo punto del discorso il guerriero avrebbe già cominciato a
sbraitare qualcosa a proposito di nomi scemi e dell’essere troppo allegri. Invece era rimasto serio. Non serio come
quando gli metteva il muso. Serio come una persona che ha da dire
qualcosa di serio.
“E questo è un bene o un male…?”
provò a domandare Fay.
“Non lo so… è che ci sto ancora pensando…” rispose Kurogane fissando pensieroso la copertina.
“Vuoi che ci pensiamo insieme?” propose allegramente Fay, più per scherzo che perché credesse veramente che
l’altro avrebbe accettato.
Kurogane si voltò verso di lui e lo
fissò. Fay continuò a sorridere, ma quello sguardo
severo gli ricordava la volta che nel Paese di Outo
il ninja gli aveva detto che odiava chi dava la
propria vita per scontato. Un leggero brivido gli
percorse la schiena. Non era un ricordo piacevole.
“Ti somiglia…”disse enigmaticamente il ninja.
“Chi?” chiese Fay piacevolmente
sorpreso che Kurogane avesse deciso
di parlare.
“Il piccolo principe.”
“Mh… trovi?”
Il ninja ancora una volta non reagì all’allegria fuori luogo del mago e, per una volta tanto, fu
lui ad averla vinta. Prese in mano il libricino e lo sfogliò.
“…una persona invadente, che non risponde mai alle domande,
innervosisce il povero pilota…”
“Il pilota sei tu?” lo interruppe Fay
punzecchiandolo.
“…che se ne è andato dal suo
pianeta…”
“Anche tu l’hai fatto!” protestò
vivacemente il mago.
“Non me ne sono andato di proposito.” lo
corresse Kurogane.
“Lo vedi che sei il pilota? Sei precipitato nel deserto con
il tuo aereo!” cantilenò giulivo Fay
“E poi…è disperatamente triste.” concluse Kurogane ignorandolo.
Il sorriso di Fay scomparve per un
attimo.
Oh piccolo principe,
ho capito a poco a poco la tua piccola vita malinconica. Per molto tempo tu non
avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. Ho appreso questo
nuovo particolare il quarto giorno, al mattino, quando
mi hai detto: “Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…”
”Ma bisogna aspettare…”
”Aspettare che?”
“Che
il sole tramonti…”
Da prima hai avuto
un’aria molto sorpresa, e poi hai riso di te stesso e mi hai detto:
“Mi credo sempre a
casa mia!”
Sul tuo piccolo
pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo e guardavi il crepuscolo
tutte le volte che lo volevi… “Un giorno ho visto il sole tramontare
quarantatre volte!”
E più tardi hai soggiunto:
”Sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti…”
”Il giorno delle quarantatre volte eri molto triste?” Ma il piccolo principe
non rispose.
“Scommetto che ti piaceva guardare i tramonti…” commentò Kurogane.
Fay per la prima volta nella vita
non trovò le parole per rispondergli.
***
“E poi c’è la rosa…” proclamò Kurogane.
“Ti sei accorto anche della rosa?” gli chiese debolmente Fay senza guardarlo in faccia.
“Lui sta sempre dietro alla rosa, la considera la cosa più
preziosa, la serve e la riverisce e la rosa lo tratta malissimo…” elencò il ninja con un tono un po’ alterato, come se la cosa lo
infastidisse particolarmente.
“E alla fine il piccolo principe
scappa dal pianeta, lasciando la rosa sotto una campana di vetro…”
concluse mestamente Fay al posto suo.
“Esattamente!” si infervorò Kurogane.
Il piccolo principe
credeva di non ritornare mai più. Quando annaffiò per
l’ultima volta il suo fiore e si preparò a metterlo sotto la campana di vetro,
scoprì che aveva una gran voglia di piangere.
“Addio.” disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
“Però la rosa in fondo voleva bene
al piccolo principe…” disse Fay.
“Se gli avesse veramente voluto bene, il principe non se ne
sarebbe andato.”
Il mago alzò gli occhi sul volto di Kurogane.
Il ninja sembrava che quel punto del discorso gli premesse particolarmente.
***
“Forse mi hai addomesticato…” ponderò Kurogane.
“Eh… suona strano detto da chi sbraitava come un matto per
la storia di Big Puppy…” ridacchiò Fay, ma il suo sorriso non risultava
convincente come al solito.
“…dico sul serio.”
“Sei la volpe adesso?”
“Che
cosa vuol dire -addomesticare-?” disse il piccolo principe.
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire –creare legami-…”
“Creare dei legami?”
“Certo” disse la
volpe. “Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno
di te. E neppure tu di me. Io non sono per te che una
volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi
addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al
mondo, e io sarò per te unica al mondo.”
“Comincio a capire”
disse il piccolo principe, “C’è un fiore… credo che mi abbia
addomesticato…”
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
“La mia vita è
monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me.
Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi
addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi
che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi
mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una
musica. E poi guarda! Vedi laggiù in fondo, dei campi
di grano? Io non mangio il pane e il grano per me è inutile. I campi di grano
non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso
quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”
Forse Kurogane doveva essersi reso
conto dell’entità di ciò che aveva detto perché rimase in un imbarazzato
silenzio.
“Mh… però la figura del pilota ti
si addice di più! Ed in fondo anche lui è stato
addomesticato!” disse Fay con ritrovata vivacità.
***
“Quando avrai riparato l’aereo…”
“Eh?”
Fay aveva ripreso a parlare, ma Kurogane non aveva capito a cosa si stesse
riferendo perché era ancora preso a sfogliare il libro.
“Come il pilota! Intendevo dire quando ritornerai
a casa…” si spiegò il mago.
“Parla più chiaramente…” si lamentò il ninja.
“Va bene, va bene! Dicevo… quando ritornerai a casa e io continuerò il mio viaggio…”
Le parole divennero pesanti, difficili da pronunciare. Fay si interruppe, mascherando
l’ansia che l’aveva assalito con una risatina.
“Guarderai le stelle,
la notte.E’ troppo piccolo da me perché ti possa
mostrare dove si trova la mia stella. E’ meglio così. La mia stella sarà per te
una delle stelle. Allora tutte le stelle… ti piacerà
guardarle... Tutte saranno tue amiche. E poi ti
voglio fare un regalo…”
Il piccolo principe
rise ancora.
“Ah! Ometto mio, mi
piace sentire questo riso!”
“E
sarà proprio questo il mio regalo… sarà come per l’acqua!”
“Che
cosa vuoi dire?”
“Gli uomini hanno
delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le
stelle sono delle guide. Per altri non sono che
piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Ma tutte queste stelle stanno zitte…Tu avrai delle stelle
come nessuno ha!”
“Cosa
vuoi dire?”
“Quando tu guarderai
il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di
esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le
stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!”
E rise ancora.
“E
quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi
conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai
a volta la finestra, così per il piacere…E i tuoi amici saranno stupiti di
vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai fanno sempre ridere!> e ti crederanno pazzo. Ti avrò
fatto un bello scherzo…”
E rise ancora.
“Sarà come se ti avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che
sanno ridere…”
E rise ancora. Poi ridivenne serio.
“Probabilmente sì…” rispose Kurogane,
e Fay non era ancora riuscito
a formulare la domanda.
Il mago ne fu sorpreso e fissò stupito il ninja.
“Se riparassi il mio aereo e tornassi a casa,
tutte le volte che guarderei le stelle mi arrabbierei moltissimo, perché
tutte le stelle farebbero HYUUU in coro e mi chiamerebbero con nomi scemi. E
allora io aprirei la finestra e le minaccerei tutte a spada sguainata e verrei preso per pazzo. Sì… mi faresti un
butto scherzo davvero!” disse Kurogane tutto
d’un fiato, infervorandosi sulle ultime parole.
Fay rise, rise
veramente di cuore.
“E non saresti triste?” domandò
ancora senza fiato.
“Forse… Ma in quel caso avrei guadagnato milioni di stelle
che ripetono HYUUUU… e mi ricorderebbero te…”
A Fay scappò ancora da ridere, non
tanto perché trovasse ridicola l’idea. Era felice. Avrebbe riso per tutta la
notte da quanto si sentiva felice, ma Kurogane glielo
impedì.
“Ah… Mi piace questo riso…” sussurrò il ninja,
parafrasando il pilota.
Afferrò una mano del mago e lo attirò a sé.
La risata di Fay si spense sulle
labbra di Kurogane.
***
Il sole sorse attraverso la finestra della stanza ed
entrambi si rigirarono sul letto per poter assistere. Quando
si è felici si amano le albe.
“Allora… ti è piaciuto o no?” domandò Fay.
“Mh… Così così…
mi ha fatto arrabbiare.” rispose corrucciato Kurogane.
“Il piccolo principe?”
“Non solo… anche il pilota!”
“Perché?”
“Io non lascerò andare via il principe. Non lo farò neanche
avvicinare al serpente! Al diavolo la rosa! Se potessi
gli spedirei la pecora sperando che se la mangiasse!”
Kurogane strinse il piccolo
principe che aveva tra le braccia per fargli capire che, una
volta riparato l’aereo, l’avrebbe portato via con sé.
Fine
Antoine De Saint-Exupéry
era davvero un pilota e precipitò davvero nel deserto.
Poco dopo che “Il
piccolo principe” venne pubblicato, scomparve a bordo
del suo aereo e di lui non si seppe più nulla. L’autore non era certo il
personaggio di un manga, però includendo il suo libro in questa storia è
diventato un personaggio mio, in qualche modo, no?
Io voglio credere che
il mio Antoine abbia trovato il modo di raggiungere
il suo piccolo principe…
Ad un certo punto credi di essermi persa nella consecutio
temporum di congiuntivi e condizionali… Beh… era Kuro-chan
che parlava, non io! E’ lui che non sa i verbi!!!XD
(EHI!!!è_________é)
*Scappando da Kurogane e dal suo
orgoglio grammaticale* Commentateeeeeeee!^______^