Così, solo su d'un ulivo. di Alkibiades (/viewuser.php?uid=127909)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
1
Arrivava piano, su per la strada, su un carretto trainato da due muli.
Due. Non uno, due. Era ricco. Poi non capiva perché dovesse
arrivare dal basso e non dall'alto, perché come sapeva lui,
suo padre, il padre di suo padre eccetera eccetera, quella era la
strada peggiore.
Infatti lì mica c'arrivavi per caso, dovevi imboccarla molto
più a valle, quella strada, proseguire per miglia e miglia,
per poi arrivare lì, vicino a casa sua.
Ma boh, c'era che questo uomo era strano, s'era fermato a lui e l'aveva
interrogato "Sull'ubicazione del celeberrimo ulivo delle valle di
vossignoria". Eh? aveva replicato guardandolo assai male.
Massì buon uomo, l'ulivo che palesemente trascende dal
significato puro d'habitat. E questo che vuole?
Così, l'aveva lasciato passare, tanto meglio, borbottava tra
sè e sè, o questo mi uccide con quello domande
incapibili.
Veniva dalla città, bah. Che gente, tutti uguali quegli
stupidi.
Aveva imboccato quella strada a caso, non perché volesse,
no, ma perché c'era semplicemente finito, il caso forse.
Mah, per fortuna aveva quei due muli presi dalle sue stalle, a piedi
non ci sarebbe mai arrivato di sicuro.
Poi aveva visto un uomo. Con una zappa rudimentale, su d'un carretto
trascinato da un ronzino, più di là che di qua,
sembrava. Ma boh, era strano, molto.
Si era fermato per chiedere dove fosse mai il famoso ulivo di cui tutti
narravano da quelle parti, ma quello proprio non capiva.
Così con un gesto vago l'aveva mandato per la strada, senza
rispondere.
Era delle montagne, bah. Che gente, tutti uguali quegli stupidi.
Per una discesa sterrata era sceso, bruscamente, poi aveva passato un
inutile ponte su un fiume rinsecchito, ed era arrivato.
Eccolo.
L'unico ulivo che vivesse da quelle parti.
Lo guardava con ammirazione, quasi con devozione, ne era sinceramente
commosso.
Un ulivo, lì! Messosi tra migliaia di abeti,
chissà per quale motivo. Eppure era là,
solitario, ma era là. Per quello era venuto per vederlo,
osservarlo, capirlo.
Non per niente si era portato il suo assistente, Timothy, un ragazzino
di dodic'anni assai perspicace, così, per aiutarlo.
Così. già, così.
Arrivò, sotto le sue fronde, quasi in punta di piedi, per
non disturbarlo, Lui, l'eccezione, il diverso, Lui. Solo
così, Lui.
E stette lì, davanti, con Timothy, sussurrandogli di
guardarlo con calma.
Sussurrando.
Ok, era uno stupido, ma tanto. Aveva fatto la discesa a
velocità folle, coi muli che s'eran spinti oltre le proprie
capacità, sicuramente.
Ma poi non capiva perché dovesse avere imboccato quella
discesa, perché come sapeva lui, suo padre, il padre di suo
padre eccetera eccetera, c'era sicuramente una strada
migliore.
Ma questo era stupido oh!
Era là adesso, davanti al vecchio ulivo, una cosa inutile
quello, in silenzio.
Era arrivato sotto i rami insomma, camminando piano. Fermo come un
palo. Mah.
Stava lì silenziosamente, voltandosi da una parte all'altra.
In silenzio.
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=790867 |