Raul

di Wolfgirl93
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“Raul portami le pantofole, da bravo” disse la signora Lucia seduta sulla poltrona di casa, dopo pochi secondi un Labrador nero emerse dalla penombra del corridoio con in bocca un paio di pantofole color glicine. “Bravo bello” sussurrò l'anziana signora accarezzando il muso del cane e prendendo le pantofole, ormai era da qualche mese che le avevano diagnosticato un cancro al seno in stato avanzato, non aveva voluto subire l'operazione, i medici l'avevano avvertita che sarebbe potuta morire sotto i ferri e lei non aveva voluto rischiare.

 

Quando il dottore le firmò il foglio per la dimissione dall'ospedale il primo pensiero della donna fu il suo cane, Raul, l'unica anima in tutta la sua lunga vita che non l'aveva ancora abbandonata. I figli della signora Lucia avevano più volte ribadito il fatto che volevano che lei stesse in una casa di riposo, ma al solo pensiero di lasciare il suo povero Raul da solo la vecchia signora aveva cacciato i figli e si era rinchiusa in casa.

 

“Ah Raul, e loro che volevano mandarmi in quella schifosa casa di riposo, col cavolo che io vado tra tutte quelle rimbambite che nemmeno si ricordano cosa indossano!” disse Lucia scoppiando in una grossa risata. Il cane la guardava quasi come se capisse ogni singola parola, e poteva sembrare così perchè il giorno in cui Lucia ricevette l'esito degli esami, lui capì.

 

Era il 15 maggio quando il postino suonò alla porta, Raul abbaiò come di repertorio e come succedeva ogni volta Marcus, il postino, gli dava in bocca la posta e poi lo accarezzava sul grosso muso nero; il cane corse dalla sua padrona che stava in giardino ad innaffiare le sue piante, Lucia aprì le lettere e appena lesse i risultati trattenne il respiro. Si portò una mano alla bocca come per far tacere un lamento silenzioso che le usciva dalla gola, gli occhi le si riempirono di lacrime e cadde in ginocchio tenendo la lettera saldamente nelle mani tremanti. “Sto morendo Raul” riuscì solo a dire, il cane alzò le orecchie e guaì, in pochi secondi si sdraiò ai piedi della donna e le posò il muso in grembo, aveva capito. Da quel giorno Raul non l'aveva mai lasciata, quando lei usciva il Labrador voleva uscire con lei, quando lei andava in giardino il cane la seguiva, dove c'era lei c'era anche lui, sempre.

 

Raul quel giorno era agitato, Lucia guardava la tv mentre il grosso cane nero guaiva, la donna non capiva il motivo di tanta agitazione eppure non ci fece caso. Nel pomeriggio Lucia iniziò a sentirsi male, sentiva l'aria mancarle e del sangue iniziò a scenderle dal naso, il Labrador iniziò ad abbaiare freneticamente. I vicini disturbati dal fracasso del cane usarono le chiavi di scorta per entrare in casa, videro Lucia a terra e chiamarono subito un'ambulanza. Lucia morì in un giorno soleggiato accanto al suo Raul che non l'aveva voluta abbandonare neppure in ambulanza. Il funerale fu semplice, una funzione come da protocollo, l'unica cosa che sembrò strana a tutti fu il grosso cane nero che giorno e notte vegliava sulla tomba di Lucia Bieux.

 

Raul morì di vecchiaia un giorno di primavera, restò fino all'ultimo giorno sulla tomba della sua Lucia e come le aveva promesso senza usare parole umane, le rimase accanto per sempre. 





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