[Note]
Aiuto.
Ebbene, questa è la prima storia
che pubblico. È una cosa indecente, lo so XD
Non
ho pretese, se non quella di
strappare un sorriso.
Questa
“robbbba” è ambientata qualche
mese dopo l’incontro di Holmes con Watson, ai tempi di
“Uno studio in Rosso”.
Abbiamo
un’Holmes e un Mycroft che si
confrontano, il tema è il nuovo coinquilino del detective;
è la prima volta che
l’argomento “Watson” viene sfiorato e
bisogna precisare che Mycroft è (dovrebbe
essere) digiuno sull’argomento.
Come
detto in precedenza, non chiedo
nulla… Solo, grazie per l’attenzione.
I
personaggi non mi appartengono e non
scrivo assolutamente a scopo di lucro.
Ringrazio
per l’attenzione ;D
Ciao.
*agita la manina*
***
Altro
che
castelli...
"Muoio
dalla voglia di conoscerlo,
fratellino... "
A
quelle parole provai un'irritazione
considerevole e fui costretto a spostare lo sguardo
verso
la finestra di quel noiosissimo
club per trichechi spiaggiati, pur di non fulminare
Mycroft
con lo sguardo.
A
pensarci bene, comunque, il mio
fratellone era un tricheco bello (forse non proprio) e
buono,
un tricheco fatto persona se non
fosse stato sempre così dannatamente fastidioso,
cosa
che dubito un tricheco possa
essere.
Tornai
a guarda quella figura immensa
che era Mycroft.
"Ben
detto, fratellone, le tue
ultime parole sono state le più brillanti che io abbia
sentito
in questi anni."
Dalla
sua poltrona, Mycroft, mi lanciò
un'occhiata annoiata, avendo già capito dove volessi
andare
a parare.
"Stai
ben certo, Mycroft, che
potrai morire di voglia. Non sarò sicuramente io a
presentartelo...
e comunque non è come
pensi"
Incassò
divertito la mia dose di
"spirito di patata" (così si limitò a commentare
il mio
intervento)
e poi si accostò al tavolino
che separava le nostre poltrone.
Puntò
gli occhi nei miei mi avvicinai
anche io.
"Oh,
Sherlock, ti si legge in
viso... sei innamorato..."
"No.
Non è vero"
"...io
già me lo figuro...",
proseguì senza badare a me, con un'espressione sognante che
poche
altre volte gli avevo visto
"questo tuo Jim Watson"
"John"
"Ah,
vedi, subito pronto a
difendere l'identità del suo amato!"
Fortunatamente
eravamo vicinissimi
altrimenti non mi sarei contenuto ed avrei imprecato ad
alta
voce.
"Mycroft,
ti prego di
smetterla."
Il
punto era che quel sorriso beffardo e
vittorioso mi urtava interiormente, non potevo
stare
lì fermo ad incassare le sue
supposizioni - totalmente esatte.
"Dicevo,
questo tuo John me lo
immagino già, un uomo robusto, forte, gentile, leale... Il
tuo
tipo, insomma..."
Mi
accesi in una risata sonora e
vibrante. Sperai con tutto me stesso che non riuscisse a
cogliere
il nervosismo che si celava
dietro quella finta. Non poteva averla vinta e di
sicuro
avrei fatto di tutto pur di non
convincerlo del fatto che avesse dedotto
correttamente
tutto quello che poteva
dedurre sul conto di John.
"Mi
dispiace distruggere la città
volante che ti sei costruito."
"Cosa
vuoi dire, Sherlock?"
"Voglio
solamente sottolineare la
grande portata di sciocchezze che ti sei immaginato. Le
persone
avventate, sconsiderate e
sognanti come te, Mycroft, si costruiscono castelli in
aria,
ma tu, mio caro, con le tue
supposizioni del piffero non ti sei costruito soltanto un
castello,
ma anche tutta la città, una
fortezza medievale italiana, in toscana, con tanto
di
feudatario e contadini che sgobbano
per lui..."
L'espressione
incredula di mio fratello
mi stimolò a continuare.
"Il
dottor Watson è un anziano
signore, con una stazza non troppo inferiore alla tua, molto
noioso,
piuttosto silenzioso,
terribilmente burbero e veramente sgradevole. Fidati,
Mycroft.
John Watson è il tipo di uomo
che non riuscirebbe a trovare una donna nemmeno
pagandola."
Passarono
alcuni attimi in cui entrambi
tornammo a sedere composti sulle rispettive
poltrone.
Già
sogghignavo, pregustandomi la
vittoria che, ero sicuro, avevo appena conseguito "per
sfinimento".
Mi
alzai radioso e recuperai cappello e
cappotto.
"Bene,
Mycroft, ritengo non ci sia
più nulla da discutere...Ci vediamo il più tardi
possibile,
buona serata!"
Ero
ormai sull'uscio quando sentii l'eco
della sua voce raggiungere le mie orecchie.
"Sicuramente
il Dottor Watson
acconsentirà ad incontrarmi dietro richiesta..."
Mi
bloccai, indeciso se tornare sui miei
passi o meno.
Optai
per fingere di non aver sentito e
con l'amaro in bocca me ne tornai verso casa.
Mio
fratello ne sapeva sempre una più di
me.
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