Mistero Azteco Primo capitolo
Mistero Azteco
L' inizio della storia
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Prologo
Nel
1519 il governatore spagnolo di Cuba, Diego Velasquez, invia Martin Cortez in
Messico perche' inizi una campagna di conquista allo scopo di raccogliere le
ricchezze di quel territorio. Le cose per gli spagnoli procedono molto bene e
alla fine l' imperatore Montezuma, che ha subito molte perdite in numerose
sconfitte e' costretto ad accettare che Cortez, l ' 8/11/1519 entri nella
capitale Tenochtitlan con i suoi uomini. Un anno dopo pero' il governatore di
Cuba scopre che Cortez ha intenzione di estrometterlo dalla situazione per
trattare direttamente con il re di Spagna Carlo V e per trarre quindi un
vantaggio maggiore. Gli invia contro un contingente di truppe comandate da
Panfilo de Narvaez, con il compito di catturarlo e di inviarlo come traditore
in Spagna. Quando Cortes per difendersi sguarnisce la citta' e marcia contro l'
avversario, gli atzechi vedono un occasione per ribellarsi e danno inizio ad
una serie di iniziative che sfociano nell' episodio che gli spagnoli indicarono
con il nome di 'Noche triste' (fra il 30 giugno ed il 1 luglio del 1520, notte
in cui gli spagnoli dovettero fuggire dalla citta' subendo gravissime perdite
di uomini e materiale e perdendo tutto il tesoro conquistato fino a quel
momento. A questo punto Cortes con i pochi sopravvissuti non ha altra scelta
che iniziare una marcia disperata che lo porti verso la salvezza.
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Nel
gennaio del 1521 quel che resta dell' esercito e dei nobili, fedeli all'
imperatore, e' rinchiuso nella citta' capitale e fortezza Tenochtitlan nella
quale si sentono relativamente al sicuro. Sanno pero' che la posta in gioco e'
altissima poiche' in pericolo non sono solo le loro vite ma l'esistenza stessa
della civilta' del loro popolo. Morto Montezuma ed il fratello che gli era
succeduto, Cuitlahuac, ora e' imperatore Cuauhtemoc. E' un uomo non piu'
giovanissimo e si rende conto che gli spagnoli non desisteranno dai loro
intenti solo per il fatto di essere stati costretti ad abbandonare la citta' .
Anzi ha avuto notizie che, riorganizzati e potentemente riarmati, stanno
tornando e assieme ai loro alleati indigeni, i Tlaxala, distruggono
spietatamente tutto cio' che cade nelle loro mani. Il capo del gran consiglio
dell' imperatore, il nobile Tupal Yupanqui, convince gli altri che occorre
mettere in salvo la cultura ed il tesoro dell' impero. Si riferisce ad una consistente quantita' di libri e manuali e
oggetti preziosi di grande valore. Per ottenere cio', un gruppo scelto dovra'
abbandonare in segreto la citta' e portare quanto detto in un luogo sicuro. Il piano
viene accettato e, con grande cautela, portato avanti. Mentre gli spagnoli si
fanno sempre piu' pressanti assieme ai loro alleati locali, si procede ai
preparativi. Vengono scelte le persone piu' adatte allo scopo fra famiglie
nobili, sacerdoti, collaboratori. Il 21 marzo dello stesso anno, approfittando
della luna nuova, attraverso un tunnel segreto, di cui la citta' e' ricca ma di
cui gli spagnoli non hanno mai saputo nulla, inizia la fuga dei coraggiosi.
Poiche' la popolazione e' organizzata in clan (ayllos) e' stato prescelto
quello del gruppo Inkarri cosi' chiamato perche' particolarmente devoto alla
divinita' con lo stesso nome (il dio del fulmine e del fuoco). Si tratta di
circa 250 persone, fra nobili, sacerdoti, mercanti, artigiani e collaboratori.
Il 7 di agosto del 1521 Cortes muove all' attacco della citta' e, dopo una
battaglia ferocissima casa per casa, la conquista e la distrugge. Non ci sono
quasi superstiti. Sorprendentemente, con amara delusione del conquistatore
spagnolo, non viene trovato nulla di prezioso e quelli che avrebbero potuto
parlare, sono stati barbaramente e stupidamente uccisi.
Il
gruppo dei fuggitivi si e' mosso in direzione sud-est diretto alla localita' di
Oaxaca, dove dovra' incontrare un personaggio che li aiutera' a raggiungere la
lontanissima meta finale verso la quale sono diretti. Si tratta di Tumbe
Guayanan, un nobile di una potente famiglia divenuta importante con il
commercio e che ha partecipato, con le sue conoscenze alla messa a punto del
piano. La sua famiglia e' stata fra le prime ad entrare in contatto con il
popolo dei Ppolm, i quali costituiscono una casta chiusa dedita alla
venerazione di una particolare divinita' che indicano con il nome di Ek Chuuah,
il dio dell' acqua. Si tratta di un popolo di navigatori che commerciano con
tutti gli insediamenti lungo la costa del Pacifico , dal Messico fino al Peru'.
Hanno una consistente flottiglia di zattere da trasporto e sono acerrimi nemici
degli Spagnoli che sistematicamente abbordano le loro imbarcazioni e depredano
i preziosi carichi. Il gruppo si imbarca nella localita' di Polcatlec , l'
attuale Acapulco, e parte per un viaggio che si protrae per circa quattro mesi.
Alla fine sbarcano nella localita' di Pachamac, l' attuale Lima. Il luogo e'
stato scelto perche' la zona e' libera dagli spagnoli e quindi abbastanza
sicura. Non essendo sufficientemente certi di potersi fidare degli abitanti del
posto, visto il valore di cio' che gli e' stato affidato, il gruppo, muovendosi
con grande cautela, e guidato da un amico di Tumbe, Ahkal Mo' Naab, raggiunge
una zona a est di Cuzco, ricca di
caverne e anfratti naturali, dove potra' stabilirsi almeno per ora, allo scopo
di organizzare un insediamento sicuro ed il piu' possibile confortevole. Il
luogo e' all' interno della terribile ed inestricabile selva Antisuyo e in
prossimita' del fiume Amarumayo, oggi chiamato Madre de Dios. Purtroppo nel
1523 Cortes incarica i fratelli Alvarado di sbarcare in Guatemala per la
conquista del territorio. La campagna, sia pure con difficolta', procede e si
conclude con la conquista di Cuzco nel 1527. Il gruppo che nel contempo si e'
organizzato in una vera e propria cittadina posta in un luogo praticamente
inaccessibile, e' rimasto al di fuori di tutta la questione. Gli abitanti, che ormai
si sono riorganizzati, stabiliscono di restare nascosti per tutto il tempo che
sara' necessario. Saranno attenti osservatori di quello che accade intorno a
loro. Consentiranno ai sacerdoti di Cuzco di trasportare nella loro citta' gran
parte del tesoro prima dell' arrivo degli spagnoli e quando nel 1572 cadra' l'
ultimo baluardo di resistenza, la citta' di Vilcabamba dove verra' ucciso anche
l' ultimo imperatore, Tupac Amaru, metteranno in salvo un capitale enorme
relativo alla cultura per le conoscenze scientifiche, mistiche e culturali. Rendendosi conto che non
potranno piu' tornare a casa, capiscono che per tenere fede al loro impegno
resteranno li' per sempre. Riferendosi alla loro vecchia capitale, un po' per
la continuita', un po' per nostalgia, chiamano la loro citta' con il nome di
Paititi, ossia “uguale a..”. Nessuno ne sapra' piu' nulla o almeno fino ad
oggi.......
Oggi …......
Mi
chiamo Michele Chiti. Vivo a Roma e lavoro in una organizzazione che si occupa
di indagini per conto di una importante agenzia di assicurazioni. Personalmente
mi occupo di operazioni legate a furti d' arte e antiquariato. E' un lavoro
paziente, metodico e scrupoloso intervallato pero', piu' spesso di quanto
vorrei, da episodi piu' o meno intensi e violenti, quando nel corso di un'
indagine, occorre vedersela con personaggi disposti a tutto e senza nulla da
perdere. In tali occasioni, specie negli ultimi tempi, si sono fatti sentire i
miei cinquant' anni e i miei dieci chiletti di sovrappeso e piu' volte mi sono
domandato se non sia il caso di pensare a qualcosa di piu' tranquillo. Ma tutto
sommato, la mia vita mi piace cosi' com' e' e mi mette in contatto con persone
di vario genere legate al mio ambiente di lavoro. Alcune importanti, altre
estremamente esperte, altre ancora simpatiche e con le quali ho stretto da
lungo tempo una bella e solida amicizia. Una di queste e' Mario Sarti,
giornalista, noto per i suoi scoop in campo archeologico. Ci siamo dati piu'
volte una mano a vicenda nel nostro lavoro e siamo ottimi amici anche se
viviamo lontani. Lui e' di Milano e li' e' il centro del suo lavoro.
Dati
i nostri frequenti rapporti non mi e' sembrato strano ricevere posta dal mio
amico. Quello che mi ha sorpreso e' stato che una volta aperta la grossa busta
consegnatami, al suo interno ho trovato un foglio ed un' altra busta sigillata.
Sul foglio leggo :
"Caro
Michele, ti invio questo materiale perche' penso che tu sia la persona piu'
giusta da contattare. Ho lasciato questo plico ad un amico di fiducia che aveva
l' incarico di spedirtelo qualora io non fossi tornato a riprenderlo nel giro
di sei mesi. Cio' significa che certamente mi e' accaduto qualcosa. Il
contenuto dell' altra busta ti spieghera' di cosa si tratta. Confido che saprai
trattare le notizie di cui sarai messo a parte con la discrezione e la prudenza
di cui ti so capace e valuterai il da farsi con scrupolo. Inutile dirti che
apprezzerei molto se potessi cercare di capire cosa mi e' successo ed
eventualmente, se lo ritieni opportuno e possibile, darmi una mano. Nella busta
troverai anche un assegno per una cifra
piuttosto consistente con la quale finanziare eventuali ricerche o fare, a tua
scelta, un bel brindisi alla mia salute. Conoscendoti opto per la prima ipotesi
ma se l' eta' o la pancia ormai ti frenano, sapro' capire. Ciao dal tuo amico
Mario Sarti."
Sono
alquanto preoccupato. Conoscendo il mio amico, non mi faccio ingannare dal tono
scherzoso della lettera. Se ha ritenuto di usare questo mezzo, sapeva
certamente di correre qualche rischio, in qualsiasi cosa si sia messo. Nel mio
studio, con calma e tranquillita', apro la seconda busta. Contiene una agenda.
Al suo interno trovo immediatamente l' assegno (20.000 € ! Perbacco! Cosa
dovrei fare con una cifra simile? Altro che brindisi!) e lo metto al sicuro. L'
agenda e' scritta in forma di diario, con note, indicazioni e rapporti precisi
di un' avventura di viaggio. Via via che procedo nella lettura rimango sempre
piu' esterrefatto. Alla fine ho bisogno di riflettere su cosa io possa
effettivamente fare per intervenire nel giusto modo.
Per
aiutarmi a raccogliere le idee ripasso mentalmente il contenuto del diario.
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