Il Castello dell'Oblio

di Registe
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Premessa delle Registe




Premessa aggiornata: per una maggiore comprensione della saga vi consigliamo di leggere per prima la storia "XIII Order", che fune da prologo all'intera serie ;)




Salve a tutti^^
Questa storia e' un enorme crossover iniziato per caso e per gioco più di dieci anni fa con personaggi presi da tutto l'immaginabile: film, telefilm, videogiochi, manga, anime e chi più ne ha più ne metta. Era il nostro gioco preferito da bambine, ora e' diventata una passione che portiamo avanti nel tempo libero, qualcosa che condividiamo e a cui siamo, ormai, profondamente affezionate. Ecco perche' alla fine, dopo mille indecisioni e ripensamenti, abbiamo deciso di pubblicarla.
Prima di iniziare pero' sono necessarie diverse premesse (vi prego sopportateci):

1. Tutti o quasi tutti i personaggi sono Out of Character, ovvero non rispecchiano assolutamente la loro caratterizzazione originale.

2. Non preoccupatevi se compariranno personaggi tratti da film o anime che non conoscete. Non ha importanza conoscere il loro background, noi li trattiamo come se fossero personaggi originali reinventandone anche le storie.

3. E' una cosa lunga. Molto. Ed è ancora in progress. In realta' nemmeno noi sappiamo come e soprattutto SE finira' XD


4. Questa è una lista di tutto ciò da cui abbiamo tratto personaggi, luoghi e situazioni. Ripetiamo, non è necessario che li conosciate anche voi, ma per curiosità potete dare un'occhiata :)

- Star Wars (compresi i libri non ufficiali)
- Signore degli Anelli e Silmarillion
- Stargate SG 1
- Indiana Jones
- Kingdom Hearts (tutti i giochi)
- Sailor Moon
- La saga di Shannara di Terry Brooks
- I libri game della serie Lupo Solitario
- Dai no Daiboken (I Cavalieri del Drago)
- I Cavalieri dello Zodiaco
- Vampire Knight
- Final Fantasy VII, X e XII
- Baldur's Gate
- Yu-Gi Oh!
- Full Metal Alchemist
- Tokyo Mew Mew
- Magic Knight Rayearth
- Pokémon
- Battlestar Galactica
- altro che non ci ricordiamo al momento

Senza contare vari personaggi originali!

OK, le premesse per vostra fortuna sono finite:)
Speriamo di divertirvi e di non farvi fuggire inorriditi^^ Fateci sapere cosa ne pensate, il vostro parere e' molto importante per noi!




Prologo


Coruscant

Coruscant




Narratore: “(*colpo di tosse*)… 1, 2, 3, prova, prova... bene, amici lettori, eccoci qua! Un caloroso benvenuto a tutti, in particolare alle mie beneamate lettrici! Mi presento: sono il Narratore (con la N maiuscola, mi raccomando!), e sono qui... beh, per narrare ovviamente!
La nostra storia comincia negli spazi insondabili della Galassia, dove un potente, affascinante e carismatico Narratore era in grado di assoggettare chiunque alla sua volontà con il solo suono della sua voce vellutata. I suoi sudditi lo amavano e lo temevano, ed Egli era generoso con gli amici e implacabile con i nemici. Il suo splendore... “
REGISTE: “Narratore!!!!!!”
Narratore: “oh cavoli, mi hanno già scoperto... “
REGISTE: “Cosa hai detto?!”
Narratore: “ehm, nulla, nulla, mie divine Registe! Come state? Posso fare qualcosa per voi?”
REGISTE: “oh certo: potresti fare quello per cui ti abbiamo scritturato (cosa di cui in tutta onestà ci stiamo già pentendo...).”
Narratore: “ma lo sto facendo! Sto narrando!”
REGISTE: “sì, la storia sbagliata. Che ne dici di cominciare a fare sul serio? O preferisci tornare a narrare soap operas su Lady Channel?”
Narratore: “glip, non sia mai! D'accordo... d'accordo mie Registe, al vostro servizio! Ordunque...
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana... cioè, aspettate un attimo, manco per niente: la Galassia è proprio la nostra, e siamo agli inizi di quello che voi terrestri chiamate ventunesimo secolo. Solo che i terrestri non hanno mai saputo guardare più in là del loro naso: per secoli hanno creduto di essere il centro dell'universo, totalmente ignari di ciò che accadeva oltre i confini del loro piccolo mondo azzurro. E anche ora le cose non vanno meglio: mentre loro si accapigliano per il possesso di una goccia di petrolio, nella Galassia da circa vent'anni è in corso un conflitto di portata ben più vasta: quello tra Impero Galattico e Alleanza Ribelle... “

 

Le vetrate dei grattacieli splendevano di rosso e oro nella luce del tramonto. Presto su quella faccia di Coruscant sarebbe calata la notte, ma non le tenebre: le luci artificiali facevano brillare il pianeta-città come un piccolo sole a qualsiasi ora del giorno e della notte. Coruscant, il cuore pulsante dell'Impero, non dormiva mai.
Il governatore Tarkin invece non vedeva l'ora di buttarsi sul letto e dimenticare in fretta quella giornata da incubo. Doveva sforzarsi per tenere gli occhi aperti mentre digitava sul datapad i dati delle battaglie del giorno, seduto alla sua scrivania all'ultimo piano del grattacielo più alto del pianeta.
Si sentiva completamente esausto, ma la cosa non lo meravigliava. Tre attacchi ribelli in tre settori diversi della Galassia erano decisamente troppi per un giorno solo, soprattutto se doveva contrastarli senza l'aiuto di nessuno. Su Naboo quell'imbecille del governatore Saruman era entrato nel panico quando aveva visto i Ribelli sciamare a orde fuori dai tombini della capitale Theed, ed era toccato a Tarkin coordinare le difese via ologramma. Stessa cosa per gli attacchi su Geonosis e Kamino: i suoi amici Boba e Maul erano degli ottimi guerrieri, coraggiosi e dotati di presenza di spirito, ma non se la cavavano troppo bene in strategia. Quello era il campo di Tarkin.
Tra i Signori Oscuri l'anziano governatore era stato il primo a entrare al servizio dell'Imperatore; militava nelle sue fila sin da quando Palpatine era ancora un senatore della Vecchia Repubblica, più di venti anni prima, e lo aveva appoggiato nel colpo di stato legale con cui si era proclamato sovrano della Galassia. E malgrado nelle sue vene non scorresse né il potere della magia né quello della Forza restava sempre la mente tattica più brillante dell'Impero, tanto che tra tutti i Signori Oscuri l'Imperatore aveva scelto proprio lui per governare il prestigioso settore di Coruscant, il centro e la capitale della Galassia. Questo perché da anni l'Imperatore Palpatine preferiva risiedere sulla Morte Nera, la stazione spaziale grande quanto una luna che era la sua base e la sua fortezza.
Tarkin digitò gli ultimi comandi sul datapad e lo posò sulla scrivania, abbandonandosi sullo schienale dell'imponente poltrona di pelle. Si passò le mani sugli occhi, pensando alle cose che gli rimanevano da fare prima di poter mettere la parola fine a quella giornata da dimenticare. Forse era il caso di passare a fare un saluto ai bambini. Erano giorni che gli impegni di lavoro gli impedivano di andare a trovare sua figlia Shandra.
In quel momento il comlink sulla scrivania trillò, e Tarkin dovette resistere all'impulso di prenderlo a pugni.
“Governatore Tarkin!” era il viceammiraglio Kratas, e il tono della sua voce suonava come guai in arrivo. “E' stata rilevata dell'attività sospetta nei bassifondi!”
Kratas non fece nemmeno in tempo a finire la frase che in lontananza si udì un'esplosione, e Tarkin capì che il suo agognato riposo non sarebbe arrivato tanto in fretta.
Lo dicevo io che i Ribelli si erano ritirati troppo in fretta da Naboo, Kamino e Geonosis...
In quel momento tutte le luci del settore si spensero di colpo. Il grattacielo del governatore rimase a stagliarsi come un faro solitario al centro di un mare di oscurità. Dalla vetrata dietro la scrivania Tarkin poteva vedere fumo e fiamme sprigionarsi da un edificio in lontananza.
La centrale elettrica!
Quei bastardi però non avevano calcolato che il palazzo del governatore era autoalimentato. Se pensavate di isolarmi vi siete sbagliati di grosso! E restavano ancora gli ologrammi personali per comunicare con i soldati nella zona del blackout.
Nel giro di due secondi Tarkin era in piedi e urlava ordini a destra e a manca: isolare la zona colpita, pattugliare i bassifondi, mettere in funzione i generatori ausiliari, evacuare Shandra e Neos nel bunker anti-tutto. Nel frattempo malediceva tra sé e sé i responsabili della sicurezza del settore governativo. Avevo fatto terminare i loro predecessori solo un mese fa e già mi tocca trovarne di nuovi...
“Tutto il settore X-45 è da considerarsi zona di guerra fino alla cessazione del codice rosso, è chiaro viceammiraglio Kratas?”
“Agli ordini, signore. E i civili?”
Dopo tanti anni persino i più competenti tra i suoi sottoposti ogni tanto facevano domande idiote.
“I civili sono irrilevanti” Tarkin liquidò l'argomento con un gesto secco. “Esegua gli ordini viceammiraglio, e in fretta!”
Non appena ebbe chiuso la chiamata l'ologramma trillò di nuovo, ma stavolta Tarkin fu molto più felice di aprire la comunicazione. Nella luce azzurrina dell'ologramma apparvero due volti familiari e graditi: Boba Fett e Darth Maul, i suoi migliori amici.
“Ehilà Tarkin! Siamo su uno Star Destroyer qua in orbita! Volevamo veniti a trovare, e mi sa che abbiamo fatto bene!”
“Decisamente!” Tarkin concesse loro uno dei suoi rari sorrisi. “I Ribelli hanno fatto saltare la centrale elettrica e probabilmente mirano al mio palazzo!”
“Tarkin... sei sicuro che si tratti di loro?” Maul era pensieroso, la fronte aggrottata, gli occhi gialli stretti a fessura. Il suo amico era un iridoniano: aveva il viso lungo e affilato tipico degli appartenenti alla sua razza e numerose piccole corna gli crescevano sulla sommità del capo privo di capelli. In più la sua faccia e l'intero corpo erano ricoperti di tatuaggi rossi e neri che si era fatto fare ai tempi del suo addestramento Sith, e che lo rendevano particolarmente minaccioso. Malgrado l'aspetto spaventoso (almeno per i canoni di un umano) Tarkin si fidava ciecamente di lui, così come di Boba. I tre Signori Oscuri erano legati da anni da una solida amicizia; i loro talenti in campi diversi li rendevano una squadra versatile e temibile, tanto che i soldati imperiali, un po' per scherzo un po' sul serio, avevano finito per ribattezzarli “il trio Destroyer”, soprannome che ormai era rimasto loro appiccicato e che veniva usato persino dagli altri Signori Oscuri.
“Che ti dicono le tue percezioni Sith?” chiese Tarkin a Maul.
“Hai presente noi milanisti dopo la finale di Champions del 2005? Ecco, silenzio di tomba.” Tarkin ormai era abituato alle metafore sportive dell'amico, che era un grandissimo appassionato degli sport della Terra I. “Però ho un brutto presentimento. Pensavo... visto che lo scopo degli aggressori sembra quello di colpire te, non potrebbe trattarsi... “ esitò appena un attimo, “... non potrebbe trattarsi di quel figlio di puttana di Kaspar?”
Kaspar. Solo il suo nome bastava a far ribollire il sangue di Tarkin. Non aveva mai odiato nessuno come lui, nemmeno i Ribelli, nemmeno la principessa Leia in persona.
“Quel bastardo ne sarebbe capacissimo” aggiunse Boba. “Potrebbe essersi trovato dei nuovi seguaci, sarebbe proprio da lui.”
Kaspar era un mago, e di straordinaria potenza per di più. Proveniva da un'altra dimensione, un mondo lontano al di fuori della Galassia; anni prima lui e la sua gente avevano avuto l'insana idea di espandere le loro conquiste ai danni dell'Impero, ma erano stati sonoramente sconfitti.
Narratore: “e non solo dall'Impero, aggiungo io: i Ribelli hanno avuto una larga parte nel processo, anche se Tarkin non lo ammetterebbe mai.”
Kaspar si era salvato proprio grazie alla sua magia. Nella Galassia le creature dotate di potenziale magico si contavano sulle dita di una mano (ed erano tutte dalla parte dei Ribelli, per di più), e l'Imperatore bramava da tempo di avere almeno una di esse sotto il proprio controllo. In questo desiderio Kaspar aveva intravisto una possibilità di salvezza: non aveva esitato a tradire il suo mondo e a offrire i suoi servigi e il suo potere a Palpatine. L'Imperatore lo aveva addirittura nominato Signore Oscuro, e Tarkin era convinto che si trattasse dell'errore più madornale, più gigantesco e insensato mai commesso dal signore della Galassia. Perché Kaspar aveva ben presto iniziato a ordire complotti ai danni degli altri Signori Oscuri, nella speranza di guadagnare ancora più potere.
Era solo colpa sua se Daala era stata costretta a lasciare l'Impero, e Tarkin non glielo avrebbe mai perdonato, mai. Da quel momento non aveva desiderato altro che essere lui in persona a mettere fine alla deprecabile vita di quell'intrigante.
Il bastardo poi aveva la straordinaria capacità di cadere in piedi dopo ogni batosta, ed era sempre riuscito a cavarsela e a mantenere il suo posto nonostante il fallimento delle sue infinite macchinazioni. Almeno fino a qualche mese prima.
L'ultimo colpo di Kaspar era stato anche il più ambizioso: stavolta aveva mirato direttamente al trono. Aveva fallito, ma ancora una volta era riuscito a cavarsela per il rotto della cuffia, scampando clamorosamente alla giusta punizione. Era fuggito all'ultimo momento grazie alle Pietre Dimensionali, degli artefatti magici che permettevano di teletrasportarsi. Le Pietre facevano parte del patrimonio di oggetti magici dell'Imperatore (manufatti raccolti dagli imperiali nel corso degli anni in svariati modi, ortodossi e non), da cui Kaspar aveva trafugato diversi altri esemplari che ora restavano nelle sue mani. Da allora di lui non avevano avuto più notizia, ma nessuno dubitava che prima o poi sarebbe tornato per portare a termine i suoi folli piani.
Il sospetto di Maul non era affatto infondato: Kaspar odiava Tarkin quasi quanto Tarkin odiava lui. Era molto probabile che tentasse di attaccarlo.
“Se così fosse mi farebbe quasi piacere.” disse Tarkin con un lampo omicida negli occhi azzurri. “Sarebbe ora di chiudere definitivamente i conti con quella feccia. Comunque per adesso non possiamo escludere nessuna possibilità. Voi potreste scendere di persona sul campo?”
“Non chiediamo di meglio.”
“Bene. Ci terremo costantemente in contatto, vi informerò immediatamente di tutti gli aggiornamenti dai satelliti e dalla flotta.”
“Ti porteremo la testa di Kaspar come souvenir, vedrai!”
“Lo spero. Lo spero vivamente. Ma mi accontento anche della testa di qualche Ribelle importante.”
Dopo averli salutati e aver augurato loro buona fortuna chiuse la comunicazione; a quel punto si accorse che alle sue spalle si era formato un gruppetto di soldatini spaesati e ansiosi che attendevano nervosamente i suoi ordini.
Qui sarebbero tutti persi senza di me.
Sospirò e si diresse al terminale di comando, pronto a iniziare l'ennesima battaglia.

 

I tre Ribelli contemplavano soddisfatti gli effetti dell'esplosione. Il blackout si era diffuso in tutto il settore, come previsto, e l'oscurità avrebbe protetto la loro avanzata verso il palazzo del governatore. Per il momento il piano procedeva a gonfie vele.
“Meglio muoverci, dobbiamo riunirci agli altri” disse Mara.
“Arrivo subito” rispose Aragorn, e si rivolse ai pochi tecnici della centrale che ancora non si erano dati alla fuga e che li guardavano con gli occhi spalancati, terrorizzati e incuriositi allo stesso tempo. “Tornate alle vostre case, e in fretta. Qui tra pochissimo brulicherà di assaltatori, e quelli non fanno differenza tra nemici e civili innocenti.”
“Non capisco... perché ci avete fatto uscire prima di far saltare la centrale?” uno dei tecnici, il più anziano del gruppo a giudicare dai capelli grigi, aveva trovato il coraggio di parlare. “Perché ci avete salvati? Voi siete... “
“Ribelli.” lo interruppe Aragorn. “Ribelli, non terroristi. Noi non facciamo del male ai cittadini innocenti, anche se lavorano per l'Impero. E ora sbrigatevi, via di qui, prima che sia troppo tardi!”
Nello sguardo del tecnico brillò una luce nuova, qualcosa di molto simile al rispetto. Accordò loro un breve cenno del capo e corse via senza una parola, seguito dai compagni.
“Spero che non soffrano troppo per le ripercussioni di questo incidente.” disse Gandalf mentre li guardava allontanarsi. La lunga barba grigia del vecchio stregone era tutta scompigliata e un po' annerita per il calore dell'esplosione. “Non vorrei che l'Impero li ritenesse responsabili.”
Non c'era niente da fare comunque, e i tre procedettero rapidamente verso il punto di incontro nei bassifondi. Il traffico nelle corsie aeree attorno ai grattacieli era stato bloccato, segno che l'arrivo degli assaltatori era imminente. Che sprecassero pure tempo a cercarli là fuori: il loro obiettivo era il centro governativo. Potevano vederlo in lontananza: il grattacielo più alto di tutti, una lancia di luce conficcata nel cielo nero. Ma non sarebbe stato facile arrivarci.
“Una volta riuniti a Luke e gli altri noi andremo avanti verso il palazzo del governatore.” ricapitolò Gandalf. “Mentre i gruppi di O'Neil e Han creeranno dei diversivi in giro per i bassifondi.”
A Mara faceva piacere di essere stata assegnata al gruppo di Aragorn e Gandalf. Si trovava sempre molto bene a lavorare con loro: insieme alla principessa Leia erano i membri più influenti dell'Alleanza, ma al contrario di lei non erano per nulla altezzosi o scostanti. Le piacevano perché erano persone alla mano, piene di senso dell'umorismo, che non ti giudicavano e che trattavano tutti, dalla nobile principessa al più umile spazzino di Minas Tirith, con la stessa genuina, squisita gentilezza. E dire che Aragorn era un re! Governava la Terra II, il pianeta che ospitava la base principale dell'Alleanza Ribelle, e Gandalf era il suo fedele primo ministro. Ma nessuno più di loro detestava i convenevoli e le formalità, e Mara ormai non si sentiva più in imbarazzo a dare loro del tu o a tirare loro palle di fango durante la Festa d'Autunno a Minas Tirith. Era uno dei motivi per cui amava l'Alleanza Ribelle: in questo era ben diversa dall'Impero, incasellato nelle sue rigide gerarchie.
Ed ecco un altro motivo per cui adorava Aragorn e Gandalf: a loro non importava nulla che lei in passato avesse servito l'Impero, o che fosse stata addestrata all'uso del Lato Oscuro della Forza dall'Imperatore in persona. Si fidavano di lei, senza riserve né pregiudizi. Mara non avrebbe mai potuto essere loro abbastanza grata per questo.
Discesero di un altro livello, mentre alle loro spalle le sirene d'allarme si facevano sempre più assordanti. Finalmente dalle ombre dietro una piattaforma arrugginita emerse la sagoma di Luke, che agitò una mano nella loro direzione. Non ce n'era bisogno: Mara aveva lo aveva già percepito da diversi minuti. La sua presenza calda e luminosa l'aveva guidata fino a lui attraverso le pieghe della Forza, come aveva fatto quel giorno di diversi anni prima quando si erano incontrati per la prima volta.
“Tutto bene? Dal botto che si è sentito oserei dire di sì!”
“Tutto a posto Luke! Possiamo procedere!”
Il gruppo di Ribelli si mise in marcia attraverso i bassifondi; la mano di Luke cercò la sua, e i due proseguirono insieme, uniti. Con Luke al suo fianco Mara sentiva di poter affrontare qualsiasi fantasma del proprio passato; la sua stretta le trasmetteva calore e forza, le infondeva coraggio.
Se aveva abbandonato l'Impero era stato solo e soltanto per Luke, e non se ne era mai pentita.

 

“Il settore X-45, eh?” disse il suo amico Darth Maul, scendendo con un salto dalla rampa della loro astronave. Atterrò al suo fianco, abbassò il cappuccio e osservò dall’alto del grattacielo gli speeder privati degli abitanti di Coruscant che si allontanavano dall’area, spaventati e confusi dall’improvvisa mancanza di corrente elettrica. Avvenimento più che raro, nella capitale dell’Impero Galattico “Sia che si tratti dei Ribelli che di Kaspar, devono aver progettato questo attacco da molto tempo. Non si aggirano le difese di quel settore così facilmente”.
Boba annuì, e mentre si incamminavano verso l’ascensore che li avrebbe condotti ai livelli inferiori della grande città alveare controllò le munizioni dei suoi blaster almeno quattro volte; li sistemò nelle fondine e negli scomparti segreti della sua armatura, poi fece scivolare le dita lungo la cintura magnetica e ne estrasse il piccolo generatore nucleare modello CF4 che portava con sé proprio per casi di emergenza come quello.
L’ascensore non funzionava, come aveva sospettato.
Fece scattare una vibrolama lungo il quadro comandi, ed in pochi attimi la luce giallo-azzurrina fuse le estremità della pulsantiera ed illuminò i cavi all’interno. Accese il generatore nucleare e, con la pazienza che derivava da innumerevoli anni trascorsi come cacciatore di taglie, iniziò a collegare i fili dell’ascensore con la nuova fonte di energia sotto lo sguardo curioso del suo amico. Maul era un eccellente Sith ed un grande intenditore di Playstation e consolle di tutta la galassia, ma non si era mai soffermato molto su quei lavori “da droidi di riparazione”. Lui invece preferiva affidarsi sempre e solo alle proprie mani.
“Diecimila crediti che si tratta di Kaspar” fece l’iridoniano.
“Scommetti sempre basso, eh?” fece lui, ascoltando il ronzio del motore dell’ascensore che riprendeva vita “Io punto almeno trentamila crediti sui Ribelli”
“Cosa ti dà la certezza che ci siano loro dietro questo blackout?”
“Nessuna certezza, amico mio. E’ che mi piace scommettere sempre sulla mia vita” sorrise soddisfatto sotto il casco mandaloriano quando l’ascensore si illuminò di colpo e le porte di transparacciaio si aprirono accompagnate da un festoso dlin dlon. Fece sparire il generatore nello scomparto ed entrò a passo deciso. “I Ribelli sono un problema gestibile”.
Lasciò in sospeso la frase, sapendo che il suo amico avrebbe compreso. Erano quasi venti anni che schermagliavano contro l’Alleanza Ribelle, ed a lungo andare i loro attacchi, compresi i giganteschi commandi, erano diventati prevedibili. I loro servizi segreti conoscevano qualsiasi dettaglio sulla vita e le abitudini della resistenza. Sebbene tutti i cacciatori di taglie mandati contro di loro (Boba stesso aveva tentato diverse volte di catturarne qualcuno) fossero tornati sempre a mani vuote, la maggior parte delle loro attività in entrata ed in uscita dal loro pianeta erano tenute sotto controllo; conoscevano i loro strateghi, i guerrieri ed i maghi. Conoscevano ciò che potevano e ciò che non potevano fare.
Con Kaspar era diverso.
Lo era sempre stato, sin dal primo giorno che quel mago aveva messo piede alla corte dell’Imperatore Palpatine. I suoi incantesimi lo rendevano padrone di migliaia di possibilità, ed il suo genio malvagio le espandeva come una gigantesca cassa di risonanza; non sapevano dove fosse fuggito, ma aveva con sé le Pietre Dimensionali ed il devastante potere bellico degli Oggetti Millenari trafugati dalle casseforti imperiali. Abbastanza per essere un problema molto più serio di un disorganizzato manipolo di soldati ribelli. Avevano promesso a Tarkin che gli avrebbero portato la testa di Kaspar come souvenir, ma tutti e tre sapevano che era solo un’espressione metaforica: spingerlo ad abbandonare l’attentato e ad andarsene sarebbe stato un risultato più che eccellente.
Dlin dlon.
Dal basso sentirono il fischiare degli Star Destroyer di sicurezza, e l’attimo dopo la sottile striscia di cielo che ancora si intravedeva tra le sommità dei palazzi fu oscurata dalla lunga sagoma triangolare di un’astronave. Una di esse fece sbarcare le sue truppe su una piattaforma di atterraggio a pochi isolati da loro, mentre le altre due deviarono in direzioni opposte.
“Tipico” mormorò Boba “Creano dei diversivi per distrarre il grosso delle truppe, mentre un manipolo cerca di espugnare il palazzo di Tarkin. Questo è un attacco dei Ribelli, porta quasi la loro firma”.
“Così pare. Adesso sbrighiamoci e corriamo agli elevatori J, K e K-bis. Se vogliono entrare nel palazzo governativo quelli saranno i primi ascensori ad essere presi di mira” disse il Sith. Il corto cilindro della sua spada laser volò nella sua mano “Ma c’è comunque qualcosa che non va. Percepisco un tremito nel Lato Oscuro”.
“Credi sia sicuro proseguire?”
“Sicuro o no, dobbiamo raggiungere il palazzo di Tarkin. Proteggerlo è la nostra priorità”.
Con un agile salto si portò su un balcone ad almeno cinque metri da loro, atterrò senza fare alcun rumore e corse verso il successivo, scivolando con leggerezza tra le poche abitazioni che avevano il coraggio di esistere là sotto, nei bassifondi della capitale della galassia, il luogo dove solo i pazzi, i Sith, i Ribelli ed i cacciatori di taglie più esperti osavano mettere piede. E loro erano un elegante miscuglio di tutte quelle categorie. Digitò il codice di attivazione nella pulsantiera montata al bracciale della sua armatura, e lungo le spalle sentì il familiare calore che accompagnava l’attivazione del suo zaino a razzo. Senza nemmeno una scintilla che avrebbe potuto rivelare la sua posizione il dispositivo partì, e si trovò a levitare a svariati metri d’altezza, proprio accanto alla figura vestita di nero del suo atletico amico. Gli scivolò accanto e lo salutò con una mano.
“Scommettiamo che arrivo prima di te?”
“Ehi, non vale!” protestò il Sith “Nemmeno Usain Bolt può vincere contro quel razzo che hai attacco sulla schiena!”
Solo Maul può conoscere i nomi di tutti gli atleti di quell’insulso pianetino …
“Non so chi sia questo Bolt, ma non credo proprio che sia più veloce di te!”
“Forse su quello ti do ragione …” disse “Ma comunque non scommetto contro le tue diavolerie!”
Scivolarono rapidi per le vie inferiori della Città-che-non-dorme-mai.
La pattuglia di assaltatori appena sbarcata li salutò e continuò nelle sue manovre, ma loro corsero sempre avanti, aumentando la velocità.
Boba sapeva che Tarkin era sempre stato l’obiettivo in cima alla lista nera dei Ribelli, secondo solo all’Imperatore in persona. Era sempre stato la mente strategica ed il portafogli vivente dell’Impero Galattico, e catturare lui sarebbe equivalso a mettere in ginocchio non solo l’intera Coruscant, ma anche i dipartimenti dei servizi segreti e delle unità di ricerca scientifica e bellica che esistevano solo per obbedire alle sue disposizioni. Il governatore Tarkin e Darth Maul erano i suoi migliori amici, ed insieme erano un gruppo vincente.
L’area d’accesso agli ascensori inferiori era incredibilmente calma, contro ogni previsione. Salì di qualche metro per osservare la scena dall’alto, ma gli assaltatori di guardia stavano pattugliando il perimetro come da protocollo. Nessuna traccia dei Ribelli, di Kaspar, o di qualsiasi attacco nemico.
Osservò anche le pareti dell’edificio, e per sicurezza eseguì anche due scansioni termiche sul basamento del palazzo e sugli edifici circostanti, conoscendo l’antipatica abitudine dei Ribelli di balzare fuori dai nascondigli più inaspettati, tubature di scarico incluse. Nulla.
Maul apparve con un salto in mezzo a loro, ed i soldati si misero sull’attenti alla vista della lunga tunica nera e dei tatuaggi inconfondibili del Sith; Boba spense lo zaino e scese alla sua destra.
“Qualcosa non va” bisbigliò l’altro tra i denti. I suoi occhi gialli si spostarono a destra ed a sinistra in rapida rassegna sui soldati “Le mie percezioni non sono nitide. I Ribelli devono essere da qualche parte, ma non riesco a localizzarli”
“Diamo ordine agli assaltatori di setacciare il terreno”.
“Puoi giurarci. Ma adesso entriamo. Tarkin ha bisogno di noi”.
Non fece in tempo a pronunciare quelle parole che l’ascensore spalancò le sue porte e ne uscì una coppia di lame scintillanti.
Boba sentì il click di un blaster alle sue spalle, ma i sensi Sith del suo amico furono più veloci: la raffica diretta contro di loro si infranse contro la spada laser del suo amico, ed il ronzare dell’energia attivata tra le sue mani gli diede un senso di sicurezza. Estrasse i blaster con la massima velocità, ma un fendente della spada del re Aragorn gli fece volare via una delle armi e fu costretto ad indietreggiare di qualche passo, dando tempo anche alla figura di Gandalf di uscire per intero dall’ascensore.
I soldati di guardia puntarono i fulminatori nella loro direzione.
“Sorpresa!”
Si levarono i caschi uno alla volta, e Boba riconobbe con profondo disgusto almeno una decina di facce che avevano fatto la storia dell’Alleanza Ribelle. Il contrabbandiere Han Solo gli regalò un sorriso di sfida, Lando Calrissian mise il suo blaster in bella vista, ma fu soprattutto l’espressione scura in volto di Anakin Skywalker a fargli desistere qualsiasi tentativo di sortita. Se l’ex Sith partecipava a quella missione non c’era da meravigliarsi che i sensi del suo amico fossero stati offuscati. Maul puntò la sua spada laser a doppia lama nella loro direzione, ma anche lui sapeva bene che gli avversari erano in troppi, specie se li stavano circondando come in quel momento. Boba valutò anche l’idea di accendere lo zaino a razzo e prendere rapidamente quota, ma l’oggetto non avrebbe retto il suo peso unito a quello di Maul.
“Boba, potresti ripetermi quella parte in cui hai detto che I Ribelli sono un problema gestibile?”
“Davvero l’ho detto io?”
“Siamo anche di memoria corta, eh? Adesso vedi di tirare fuori uno dei tuoi trucchetti da cacciatore di taglie navigato o qui andrà a finire male”
“Sempre meglio che essere presi a palle di fuoco da Kaspar”
Una palla di fuoco saettò proprio oltre le loro teste. Boba la vide abbattersi contro il gruppo di Ribelli mascherati da assaltatori, e l’attimo dopo il suo amico lo spinse a terra evitandogli una raffica di lame glaciali a meno di un palmo dalla testa. Rotolò sul fianco, recuperò il blaster a terra e sparò dove prima vi erano le sagome del ramingo e lo stregone, ma nel fumo e nella confusione colpì solo il motore di uno speeder che esplose in una nuvola di scintille. Alcuni dei loro avversari sollevarono gli scudi deflettori portatili, ma quelli si infransero dopo una seconda ondata di sfere infuocate. Maul si sollevò sulle ginocchia e gli fece cenno di ripararsi in un vicolo.
Una folata di vento più violenta di quelle che tempestavano Kamino scivolò alla base dei grattacieli e scaraventò in aria i loro aggressori ed i velivoli, che si schiantarono contro le pareti dei palazzi tra le grida dei civili sfortunati che non avevano avuto il tempo di evacuare. In un luogo come Coruscant, dove persino il clima era attentamente regolato e selezionato, un vento di quel genere poteva avere soltanto un’origine. Proprio come i cristalli di ghiaccio e le sfere infuocate.
Un ruggito scosse il basamento, ed i Ribelli ancora in piedi si scambiarono sguardi dubbiosi, radunandosi attorno al sovrano “Ma non ci avevano garantito che sarebbe stata a difendere Naboo?” sentì Han Solo gridare tra le centinaia di allarmi che risuonavano praticamente per tutto il pianeta “Licenzierei in blocco tutti i membri dei nostri servizi segreti … se solo ne avessimo!”
Bastò la potenza di un secondo ruggito per far esplodere il transparacciaio sopra di loro, poi la lunga testa squamosa e nera di un drago comparve al fianco del palazzo governativo; una zampa, lunga quanto metà della plancia di uno Star Destroyer, schiacciò uno degli speeder. Le sue ali erano chiuse, costrette tra le due ali di edifici, ma la creatura incuteva lo stesso un pieno timore.
Boba vide Aragorn e Gandalf rimettersi in piedi, sguainare le spade e portarsi davanti al drago, agitando le lame proprio sotto il suo muso per attirarne l’attenzione.
Pazzi.
Come se potessero anche solo scalfire le squame di Zam …

“Ehi, guarda da questa parte!” gridarono, mentre Gandalf illuminava la sommità del suo bastone “Invece di prendertela con i nostri amici perché non ti batti con noi?”
Forse è la volta buona che ci liberiamo di quei due … pensò Boba, con lo sguardo fisso verso di loro. Gli riconosceva del coraggio, anche se quella che stavano compiendo era una palese idiozia.
“BRUTTI DEFICIENTI!” si sentì una voce oltre gli allarmi, e dal fumo che si diramava in ogni direzioni ne uscì uno speeder che si diresse verso il ramingo e lo stregone a tutta velocità. Dove i Ribelli ne avessero trovato uno intatto dopo quell’attacco selvaggio era un mistero, poi Boba vide la cascata di capelli rossi di Mara Jade sporgersi fuori dal velivolo e caricarsi di peso i due pazzi furiosi. Li sentì protestare e cercare di divincolarsi, ma la sagoma di Anakin Skywalker alla guida dello speeder si curvò sul quadro comandi e scattò attraverso le strade di Coruscant.
Il drago soffiò nella loro direzione, ma quando i fumi grigi si dissiparono nel cielo dello stesso colore, dei loro nemici non ne era rimasta traccia a parte i veicoli fuori uso e qualche blaster abbandonato nella colluttazione. Stava per chiedere a Darth Maul se fosse saggio inseguirli, quando quello spense la spada laser, si abbassò il cappuccio, tirò un grande respiro di sollievo e si avvicinò all’enorme mole del drago. “Credo di aver perso il conto delle volte che ci hai salvato, Zam!”
Poi, improvvisa come sempre, la sua forma cambiò. Le squame svanirono e si ritirarono nel corpo, svanirono la coda e le ali e la testa assunse una forma rotonda.
Osservare Zam mentre mutava forma era sempre sorprendente. Prima che i suoi occhi fossero in grado di registrare tutti i passaggi della trasformazione lei era lì, totalmente umana, il corpo che aveva perso la mostruosità di qualche attimo prima per diventare piccolo ma perfetto e flessuoso.
“Sei l’unica persona per cui posso trovare merito o piacere nel salvarti, Maul” rispose lei “Non posso dire lo stesso per l’idiota in tua compagnia”.
L’idiota, beninteso, era proprio lui.
“Suvvia, perché non concedi a Boba …?”
“La mia risposta è no”.
Zam non era una persona facile al perdono. Il suo inflessibile senso dell’onore non concedeva indulgenze a nessuno. I poteri della sua razza clawdita, in grado di mimare centinaia di creature, la rendevano una delle chiavi di volta nelle operazioni militari dell’Impero, che portava a termine con un’efficacia migliaia di volte superiore a quella di interi plotoni di assaltatori.
Era una donna che aveva amato in maniera appassionata un povero imbecille. Una persona che aveva messo in dubbio la sua fedeltà perché era in preda ai dubbi: nonostante lei avesse giurato ed impegnato la propria parola di amarlo alla follia, quell’uomo aveva continuato ad accusarla di infedeltà. La nascita di un bambino era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
L’uomo aveva continuato ad accusarla, calpestando il giuramento di lei. Non aveva riconosciuto Neos, il bambino frutto della loro unione, come suo. In quel modo aveva calpestato il suo orgoglio di donna e quello di madre con un solo gesto, ma in compenso era riuscito a svegliare la furia del drago.
Quando il povero imbecille si era reso conto del suo errore, la donna che lo aveva atteso per tanto tempo aveva creato un impenetrabile muro di ghiaccio. Zam aveva tagliato ogni contatto con quell’uomo vile e meschino, e per quanto quello cercasse di scusarsi e promettesse di cambiare, lei era diventata feroce ed inaccessibile come un drago intorno alle sue uova. L’uomo aveva supplicato in tutti i modi che conoscesse, ma la cambiatrice di forma si limitava ad allontanarlo da lei, alterca.
Il povero imbecille, ovviamente, era lui.
Gli occhi di Zam, color del cristallo, erano fissi su di lui. Non era lo sguardo di una donna innamorata, ma nemmeno quella di una bestia feroce pronta a balzare sulla preda; era lo sguardo che normalmente si riservava agli escrementi sul margine della strada, e Boba aveva imparato quali erano i momenti migliori per discutere con Zam e quali no. I secondi erano inevitabilmente di più dei primi. “A giudicare dalla velocità con cui scappavano, direi che i Ribelli ormai saranno tornati sulla Terra II” commentò lei.
“È troppo divertente vederli scappare quando arrivi!” disse Maul, stiracchiandosi. Capiva benissimo di trovarsi in una situazione delicata, e riusciva quasi sempre a rompere il ghiaccio “Finalmente Tarkin potrà dormire sogni tranquilli per stasera”
“Come se me ne importasse” sibilò lei tra i denti. Diede loro le spalle e si avvicinò agli ascensori “Pensate seriamente che sarei venuta con questa velocità se Neos non si fosse trovato in questo palazzo? Che mi sarei rotta l’osso del collo per quel vostro sadico e cinico amico?”
Maul fece spallucce “L’importante è il risultato …”
Lei entrò nell’ascensore e chiuse loro le porte in faccia.
Boba stava per immergersi nei suoi pensieri più cupi quando l’amico gli posò una mano sulla spalla “Pensa positivo, Boba. Tarkin è al sicuro, ed al momento non credo che i Ribelli abbiano la fantasia di attaccare una seconda volta. Andiamo a vedere se lì dentro stanno davvero tutti bene e poi abbiamo anche tempo di accendere la Playstation” disse, avvicinandosi all’ingresso “E poi cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. Essere single ha i suoi vantaggi: lo spazzolino ed il sapone ti durano il doppio! Ok, battuta pessima …”
Boba lo ascoltò per metà, ancora immerso nei pensieri che riguardavano Zam, come tutte le volte che si incontrarono. Quindi sentì a malapena le grida di Tarkin che, pochi livelli più in alto, sbraitava contro gli addetti tecnici della sicurezza del suo palazzo. Non ne sarebbero sopravvissuti molti.
 

Narratore: “Ok, direi che come prologo è lungo a sufficienza. E visto che si tratta di una gigantesca sega mentale di Boba direi che possiamo tagliare qui prima che la gente si annoi senza aver nemmeno letto il primo capitolo. Ora credo che potremmo …”
REGISTE: “… iniziare a raccontare il primo capitolo!”
Narratore: “Veramente io intendevo narrare della gloria del Narratore, disceso tra i mortali come un angelo da una sola ala che …”
REGISTE: “Che finì licenziato dopo il prologo”
Narratore: “Ma io …”
REGISTE: “Niente ma. Hai impiastrato otto pagine di prologo, dopo questa mattonata siamo fortunati se ci è rimasto un lettore o due. Certo, meglio pochi ma buoni, però un po’ di pubblico ogni tanto non guasterebbe”
Narratore: “Uff, e va bene … mi autorizzate a passare al prossimo capitolo?”
REGISTE: “E prossimo capitolo sia! Dopo questa presentazione dei personaggi sarebbe il caso di iniziare ad immergere i nostri amici lettori nel cuore della nostra storia … se qualcuno non ne riemerge potrebbe essere un bel problema visto che l’assicurazione sulla responsabilità civile ci è scaduta da un bel po’!”
Narratore: “Queste Registe insolventi …”
REGISTE: “Cosa hai detto?”
Narratore: “Che siete le donne più speciali di questa galassia, ovviamente!”
REGISTE: “Così va meglio …”





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