Patty
« Sai, Marcie, mi sa che il College non fa per me. »
La corteccia dell'albero a cui si appoggiava portava i segni di nuovi
bambini: teste rotonde o quadrate, piedi grassocci, scarpe allacciate
male, gomitate date per errore. Eppure quel tronco era ancora
lì, disposto ad accoglierli tutti.
Dall'altra parte, dei capelli neri lo accarezzavano colmi di reverenza.
Marcie si aggiustò gli occhiali sul naso, inspirando la fine
dell'estate.
« Prendo sempre due,
Marcie. »
«
Non danno due al College, Capo. »
«
E' uguale. »
«
E Charles? » chiese, senza riuscire a trattenere una smorfia
di malinconia.
«
Neanche Ciccio fa per me, Marcie. »
«
Oh, lo sospettavo. Capo, vuoi che andiamo al campo? » Una
foglia giallastra le si posò sulla testa, mentre si alzava. « Chiamo gli altri,
se vuoi. »
Non vi fu alcuna risposta, mentre indossava il guantone e il cappello.
Adesso li doveva legare, i capelli, per poterceli infilare tutti.
Mentre le mani... beh, le mani avevano avuto bisogno di un guantone
nuovo, con quelle dita più lunghe e le unghie curate.
«
Capoooooo! Sveglia! »
Piperita Patty - o Patricia,
come la chiamavano ormai in molti - si riscosse, alzandosi
di scatto. «
Sai, pensavo alla scuola e... »
«
Chiamo Charles. Tu chiama i nostri, Capo. »
«
Marcie... che devo fare? »
Lei gli offrì la mano senza guantone. « Non sei tu quella
che non sa cosa fare, Capo. »
Le loro dita si intrecciarono, in quel contatto calloso da una parte e
liscio dall'altra. Le nocche di Marcie si facevano quasi morbide,
quando accoglievano i polpastrelli di Patty: parevano dire Mettiti comoda, e rimani quanto
vuoi, e Piperita si appoggiava a lei il più
possibile, ma senza pesarle troppo.
«
Non puoi tornare a suggerirmi le risposte, Marcie? »
«
Erano tutte sbagliate, Capo. Una volta hai risposto persino 'eh', ricordi?
»
«
Non è stato carino da parte tua, Marcie. »
Lei le scostò una ciocca di capelli dalla fronte, per vedere
i suoi occhi abbattuti. « Questo,
» e le passò un dito sulla guancia, fino a
raggiungere l'orecchio e a riprendere qualche capello
disordinato «
questo è carino, Capo? » Si
fermò un secondo a guardarla, con quel volto più
ordinato e la coda quasi
sistemata bene. « Tu sei carina, Capo.
» Le scoccò un bacio sul naso, vedendola arrossire
appena.
«
Tu sei bella, Marcie. » Gliel'aveva
soffiato in un orecchio, timorosa. Perché Marcie era l'unica
a passare sopra il suo naso esageratamente grande, sopra ai suoi
capelli di un colore scialbo e impossibili da controllare, sopra a quel
corpo che non aveva voluto saperne, di crescere per bene. Marcie era
bella per quei suoi capelli neri, per quegli occhiali che adesso non le
nascondevano più il viso, ma che per certi versi glielo
valorizzavano. Era bella perché la chiamava Capo, anche
quando il Capo era stata sempre e solo lei: lei con i suoi otto, lei
con la sua ritrosia, lei con i suoi modi mai bercianti, mai esagerati,
mai come i suoi.
« Non dire
sciocchezze, Capo. E poi ci piaceva Charles, non ricordi? »
«
Vuoi che
gli dia una lezione, Marcie? Dovrei accopparlo, per non
averti mai scelta. »
Marcie
sorrise. « Io ho smesso di sceglierlo molto tempo fa, Patty. »
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