Nel temporaneo accampamento dei ribelli gli alimenti
cominciavano a scarseggiare.
I vecchi lavoratori delle terme avevano da tempo sperato che
tutto sarebbe tornato alla normalità,
ma da quando quella “guerra” era iniziata, le loro condizioni non avevano fatto altro che
peggiorare. Ma quello che li preoccupava più di ogni altra cosa , era il non
sapere esattamente come si stesse svolgendo effettivamente il contrasto: i
“guerrieri” , infatti, non erano spiriti comuni, ma abili stregoni e guerrieri
capaci di utilizzare a loro piacimento la magia, che spesso non erano molto
disponibili al dialogo con i poveri sfollati, speranzosi in una ritrovata pace.
Tra gli ex impiegati delle terme di Aburaya serpeggiava una
certa inquietudine quella sera, dal momento che attendevano da due giorni
notizie del loro gruppo di guerrieri, guidati dal loro più potente generale,
Ghana Ishigami, una volta spirito di una foresta nei pressi di Nagasaki, ormai
completamente rasa al suolo dalla furia distruttrice dell’uomo. L’attesa del
ritorno della pattuglia era snervante, e la crescente ansia dava origine a
contrasti tra gli sfollati, che non facevano altro che aumentare l’irascibilità
e la paura degli spiriti. Uno dei conflitti stava proprio per sfociare in
qualcosa di più violento di una lotta verbale, quando l’arrivo di un grosso
uomo sul metro e novanta sembrò paralizzare l’intero accampamento: era uno
spirito imponente il generale Ishigami, possente nella sua statura fuori
dall’ordinario, con uno volto duro e segnato dalla fatica e dall’età, nonché
dalla numerose cicatrici riportate in seguito ai numerosi scontri magici
avvenuti nei precedenti nove anni. La bocca dell’uomo sembrò volersi aprire con
l’intento di dire qualcosa, quando il suo volto barbuto sembrò sbiancare e,
improvvisamente, cadde al suolo, seguito da una larga pozza di sangue che si
estendeva sotto il suo possente corpo. Il generale fu soccorso immediatamente
da un gruppo di rane, che erano accorse a fianco dello sfinito stregone. Lo
spirito venne portato il più velocemente possibile nella tenda dei guerrieri,
quando l’arrivo di un’altra figura, più esile e minuta della prima, fece calare
il gelo tra i lavoratori: lo spirito in questione era giovane, poco più di un
ragazzo, e i suoi occhi, nonostante fossero stanchi e immensamente tristi,
erano di un verde simile a quello di uno smeraldo, anche se avevano perso la
loro naturale lucentezza. Kohaku era uno spirito potente per la sua età,
conoscitore di molte arti legate alla magia bianca e a stregonerie appartenenti
alla magia nera, insegnategli dalla sua precedente maestra, la strega Yubaba,
vecchia proprietaria delle terme di Aburaya. Ma il potere del giovane che più
giovava alla battaglia del Distretto di Aburaya era la sua capacità di
trasformarsi in un potente e distruttivo drago, in grado di sbaragliare gran
parte degli avversari di medio livello e di mettere in serie difficoltà i
nemici più forti. Tuttavia questa capacità formidabile non era servita a
uccidere il comandante del gruppo nemico, Erigato Yashi, stregone specializzato
nella magia nera, e nel controllo delle sue arti più oscure. Kohaku aveva
tentato più volte di mettere seriamente in pericolo la vita del comandante,
senza successo, finchè Ishigami aveva deciso di tenerlo lontano dal principale
nucleo di battaglia, “ affidandogli la sicurezza dell’area circostante”, così
aveva detto, dove il giovane impiegava il suo tempo a trucidare i facili
oppositori di rango inferiore, bersagli decisamente insulsi per uno spirito
della sua portata. Ma la verità era che Ishigami non si fidava più di lui, ed
era anche a conoscenza del motivo: i suoi poteri stavano diminuendo
drasticamente, a causa di una maledizione lanciatagli dalla strega Yubaba nove
anni prima; la vecchia l’aveva maledetto incidendogli con uno stiletto l’incavo
tra la spalla destra e il collo, lasciandogli una profonda e dolorosa ferita
che l’aveva reso inerme per alcuni giorni. Yubaba l’aveva punito perché era
andato nel suo ufficio deciso ad abbandonare il suo apprendistato, per
trasferirsi nel mondo degli umani e vivere insieme alla sua amata Chihiro,
anche se allora ancora non la considerava tale; a quel tempo era solo la sua
migliore amica, solo successivamente aveva capito che quello che provava per
lei era un sentimento più intenso dell’amicizia: un calore pervadeva tutto il
suo corpo al solo pensiero della sua Chihiro e una dolce morsa gli catturava lo
stomaco quando pensava a quanto lontana era da lui; il calore poi si tramutava
in rabbia quando pensava che potesse aver avuto altri uomini oltre a lui, e
l’ira non lo abbandonava più per tutto il giorno. Così si rese conto che era
definitivamente innamorato di lei.
Da quel momento aveva disperatamente lottato per togliersi
di dosso la maledizione della strega, che non gli permetteva di utilizzare a lungo
i suoi poteri, né di attraversare il tunnel che portava al mondo degli esseri
umani. La sua vita era stata un continuo cercare metodi per sciogliere il maleficio e disperarsi a causa
della lontananza di Chihiro, finchè sei anni dopo la partenza della giovane,
uno potente stregone aveva ucciso Yubaba e si era impossessato di metà dei
territori di Aburaya, causando la fuga dei lavoratori. Erigato Yashi si era
presentato come il nipote della strega, mascherato con un’ abile stregoneria,
ingannando la donna stessa. Aveva ucciso Yubaba appena gli si era presentata
l’occasione. Allora Kohaku e i suoi compagni avevano cercato stregoni disposti
ad aiutarli nella ribellione contro Yashi, ma gran parte di loro erano già
schierati con lo stregone. Tuttavia la fortuna permise a Kohaku di trovare
Ishigami, che lo prese come protetto e nuovo allievo, promettendogli di
aiutarlo a sciogliere la maledizione che lo tormentava.
Il gigantesco generale era diventato come un padre per il
ragazzo – drago e il fatto che ora fosse uscito piuttosto provato dalla
battaglia lo preoccupava.
Kohaku si diresse velocemente verso la tenda dei guerrieri.
Lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi non
fece altro che aumentare il suo sconforto:
Ishigami era semi sdraiato contro un grande cuscino, il
torace bendato sporco di sangue, e il volto pallido.
Le parole uscivano in flebili sussurri dalla sua bocca:
“ Kohaku… sembra che
tu abbia riportato più ferite rispetto alla scorsa battaglia”
“ Ghana! Che è successo? Come hanno fatto a ridurti così?”
“ Yashi sembra aver rinforzato i suoi stregoni con nuova
magia nera…ora sono più potenti che mai”
“ E’ per questo che hanno resistito agli attacchi di magia
ordinaria…”
“ I tuoi poteri diminuiscono a vista d’occhio drago…tra poco
non sarai più in grado di sostenere battaglie così cruente”
Kohaku guardò allibito il gigante prima di esclamare la sua
disapprovazione
“ Non penserai di impedirmi di combattere! Non mi tirerò
indietro, lo sai!”
“ Si e ti farai
ammazzare, così farai felice Yashi e soprattutto la tua ragazzina umana che
morirà con la consapevolezza di essersi innamorata di un ipocrita, che non
rispetta né mantiene le sue promesse!”
Questa frase bastò a far tacere il giovane.
“ In ogni caso…” continuò il generale “…non credo che potremo
resistere ancora per molto: con te che perdi ogni giorno potere e io ridotto in
queste condizioni, le nostre possibilità di vittoria diminuiscono
drasticamente”
L’uomo sospirò tristemente
“ Ci vorrebbe un miracolo per riuscire a prevalere in questa
maledetta guerra”
Kohaku teneva lo sguardo basso, pieno di sconforto e con un
brutto presentimento.