Di carta, d'inchiostro, di pioggia di Juu_Nana (/viewuser.php?uid=41273)
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Di
carta, d’ Inchiostro, di Pioggia
- Diana Marcato!
-
Non riesco, non
riesco a controllare il tono della mia voce. Metà degli
studenti nel corridoio si girano. Lei sbatte un paio di volte le
palpebre, perplessa.
- Per favore non
interrompermi - imploro, prevenendo una sua interruzione.
Sono rigido come
un ciocco di legno, in piedi davanti a lei e sono assolutamente sicuro
di avere la faccia color ciclamino.
-
Ecco… mi chiedevo se tu… se per caso
vorresti…! -
Non ci riesco!
Non ci riesco, maledizione!
Stringo i pugni
sudati. Non posso fermarmi adesso. Strizzo gli occhi per un attimo e mi
umetto le labbra secche.
- Io
ti…! -
- Diana! -
Mi blocco. Volto
lentissimamente la testa, lanciando lampi dagli occhi.
C’
è un ragazzo che marcia veloce verso di noi.
- Scusa Fabio,
posso interromperti un attimo? Devo dire a Diana una cosa molto
importante - dice, tutto sorridente.
Ho alternative? Annuisco rigidamente e mi scanso.
- Ciao Michele -
saluta lei, un po’ spaesata dalla situazione in corso - cosa
devi dirmi? -
Lui si schiarisce
un attimo la voce.
- Ecco: mi sono
reso conto che tu mi piaci molto Diana. Vorresti metterti con me? -
Mi si schiudono
le labbra. Lo stomaco mi si contrae.
Lei arrossisce,
non meno stupita di me e distoglie lo sguardo.
- Cos…
ma che dici? - balbetta tutta impacciata con un sorrisino timido
- Ci conosciamo
da pochissimo… - aggiunge, portando le mani alla tracolla
della borsa.
- Per te questo
è un problema? Sento di essermi innamorato di te e se
volessi stare con me mi renderesti il ragazzo più felice
della terra - risponde Michele, tranquillissimo, avvicinandosi un
po’. Lei indietreggia un attimo, imbarazzatissima.
- Ci…
ci penserò, ok? - pigola.
Michele esibisce
uno sfavillante sorriso.
- D’
accordo. Mi aspetto un sì però, sappilo - dice.
Poi le scosta un ciuffo di capelli scuri dietro l’ orecchio,
le prende il mento tra due dita e la bacia. Lì, in
corridoio, davanti a mezza scuola.
Io, che fisso
immobile la scena a neanche mezzo metro di distanza, sento
un’ orrenda sensazione di prosciugamento. Nicola, nella
piccola folla che ci circonda, si sbatte una mano sulla fronte. Qualche
ragazzo fischia, poi parte un applauso.
Michele si stacca
e le sorride di nuovo, passandole il pollice sul mento, poi si gira con
nonchalance e inizia ad allontanarsi.
Qualcosa dentro
di me precipita dal petto al terreno.
- Ci conto eh? -
esclama, volgendosi verso Diana e agitando la mano. Lei riesce ad
annuire e ad accennare un movimento della mano in risposta. Lui allarga
il sorriso e le strizza l’ occhio, mentre fende
nell’ entusiasmo generale il gruppo degli studenti assiepati.
Anch’
io lo seguo con lo sguardo. Lui se ne accorge quando è
arrivato alla fine del corridoio. Mi sorride, mi fa l’
occhiolino e sparisce dietro l’angolo.
- Fabio? -
Mi volto di
scatto. Non so che espressione ho, ma la vedo esitare.
- Ehm…
tutto ok? - chiede.
“Effettivamente
mi sento parecchio di merda…”
- Sì
tutto ok - rispondo, con tono un po’ tanto funereo.
- Sicuro? -
insiste lei un po’ preoccupata.
- Tranquilla, va
tutto una meraviglia - forzo un sorriso. Sorride anche lei.
- Allora: cosa
dovevi dirmi? -
Il rossore che le
infiamma le guance ancora non è scemato, anche se
l’ imbarazzo sta passando.
Sul suo volto si
sta facendo strada un’ espressione raggiante, o almeno
così mi sembra.
- Volevo
chiederti se… -
Una scusa, mi
serve una scusa.
- …se?
- incalza lei - capo, insisto. Sei sicuro che vada tutto bene? -
- Sì,
ti ho detto di sì -
Capo? Ah,
già.
- Giusto, volevo
chiederti se volevi occuparti dell’ articolo di
attualità per il numero prossimo del giornale -
Dico la prima
idiozia che mi passa per la testa, senza nemmeno preoccuparmene
più di tanto.
- Ah, tutto qui?
Cioè, volevo dire… ok, nessun problema -
- Perfetto -
sospiro io, sistemando lo zaino sulle spalle. Mi sento svuotato e con
il morale che sfiora il livello scarpe.
- Allora ci
vediamo martedì in redazione, ciao! - mi saluta lei,
mettendosi le cuffie dell’ iPod e iniziando a scendere le
scale. Continuo a guardarla mentre si allontana scandendo con le labbra
una canzone. Poi mi giro verso Nicola, che mi aspetta mortificato.
Stringo le
spalline dello zaino e mi avvio a mia volta verso le scale, trascinando
i piedi.
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