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Il cielo d’inverno è più nero dell’ebano profondo, nelle
notti delle foreste di Narnia.
Le stelle sono mute, e anche se risplendono in loro c’è solo una
fredda inconsistenza, sono spazi vuoti fra l’immensità della pece
dilagante.
Un’ombra che si estende su di noi, inghiottendoci nella sua oscurità,
condannando la nostra specie a un destino non scritto nelle pagine della pietra
immortale, ma col sangue sulla neve da una crudele signora, che della nostra essenza
si proclama padrona.
Il male. L’essenza più pura della cose, ecco cosa siamo. Senza rinnegare
noi stessi, senza contrastare la nostra volontà, è il male ciò
che siamo. Ciò di cui siamo fatti, una materia solida come la pietra, eppure
più impalpabile dei nostri incubi.
Ma in questa notte, il momento che attendevamo è arrivato. La luna piena
sorge maestosa e leggera, un bagliore vero, che per un istante appare più
luminoso del sole stesso. Un astro solitario, che nelle notti dormienti, risplende
solo per noi, nella foresta più oscura, nelle acque più tempestose.
Gli ululati si levano alti, come a voler raggiungere quella luce serena, come
voler chiedere perdono del sangue che macchia la candida superficie su cui si
riflette.
Ma non è così.
Non c’è perdono per noi, e anche se i nostri occhi cangianti riflettono
una luce più vivida delle stelle, essi non possono scongiurare l’oscurità
alla quale siamo destinati. Senza luce, per sempre.
Con lo stormire degli alberi e il volo di un gruppo di candidi aironi, si esauriscono
le nostre preghiere, le grida di odio, le invocazioni.
Anche questa notte è giunta al termine, e con essa termina il nostro canto,
muto e falso come la luce delle stelle. Il colore che anima questi occhi è
se possibile ancora più freddo, ma vivido e bruciante come il fuoco, come
il sangue.
Manca poco all’alba, le menzogne tramontato lentamente, sorge il sole che
ci ferisce gli occhi, e ci costringe ad abbassare il capo.
Tra poco ci metteremo in cammino.
Servi fedeli, zanne insanguinate, zampe veloci, crudeltà inappellabile.
Solo questo ci è richiesto.
E questo avrà.
“Capitano Maugrim… Ci è stato detto dove si trovano i ribelli,
dobbiamo essere oltre la riva del fiume per quando il sole sarà nel punto
più alto.”
“E così sarà, giovane Gronder.”
“Ma… Se permette, signore, è lontano diverse miglia da qui…
Come potremo? Anche un Ippogrifo in volo farebbe fatica a coprire una tale distanza
in così poco tempo.”
“Tu parli troppo, giovane. So che tutti desiderano volare, pur non possedendo
ali. Ma noi correremo. Correremo fin dove queste zampe sapranno portarci. E
ora, riferisci a tutto il Clan.”
“Sarà fatto.”
La caccia sta per cominciare…
* * *
Altra shot sulle Cronache. Il personaggio di Maugrim mi ha sempre intrigato,
anche se in questa mia versione non si può dire proprio coerente. Leggete
e Recensite.
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