AVOIR UNE FILLE (Avere una figlia)
Erano salpati da Snowy Island, lasciandosi dietro la Sea-Egle e il suo
equipaggio. Silk, con il cuore a pezzi per la perdita, seppur
temporanea, del suo amato, era stata condotta nella sua cabina da
Zoro. E ora… Nami cercava di consolarla, bisbigliandole parole di
conforto e speranza, sotto il vigile occhio del padre che, vedendola
così distrutta, cercava di nascondere il dolore provato. Perdendosi
nei ricordi, felici o meno che fossero, che avevano caratterizzato la
sua vita con quel suo piccolo diavoletto.
Avoir une fille (Avere una figlia)
Une petite opale (una piccola opale)
Des yeux qui brillent (Occhi che brillano)
Une peau si pale (una pelle cosi pallida)
- Zoro...
- Uh?
- Sono incinta.
Due parole, semplici e dirette… E la sua intera esistenza era stata
stravolta!
Poi… quando se l’era trovata tra le braccia, così piccola, fragile…
Una sensazione nuova e bellissima. Aspirando avido quel nuovo profumo,
si sedette sul letto accanto alla sua compagna di vita, anche lei
bramosa di ammirare la sua creatura. La stessa che per mesi aveva
tenuto al caldo nel suo ventre, la stessa che scalciava ogni secondo.
- Ha il tuo naso! – fece finta d’imbronciarsi la madre, accarezzando
il nasino della bimba e poi quello del marito. L’altro si difese
mordicchiandole il dito e donandole un bacio sulla tempia ancora
sudata per lo sforzo del parto.
- Ha il mio naso, è vero, ma ha anche i tuoi occhi… Quelli che
sbrilluccicano quando vedi i tuoi preziosi berry! – celiò, cercando di
nascondere gran parte della sua felicità. Un gesto inutile, ma che gli
veniva sempre spontaneo.
- Bene! Vorrà dire che sarà almeno un pelino più intelligente di te! –
rise stancamente Nami. – E come vogliamo chiamarla questa mia
miniatura?
- Hai già un'idea? – domandò l’uomo, posando dolcemente la sua testa
contro quella di lei, come a voler condividere i loro pensieri.
- Che ne dici di Rosmeringa? – buttò lì Nami, senza farsi troppi
scrupoli nel disastrare la vita di quella povera creatura appena
affacciata alla vita.
- STARAI SCHERZANDO SPERO?! – scattò Zoro guardandola pericolosamente
male.
- E allora sentiamo cosa proponi tu! – si stizzì l’altra, offesa.
Zoro ci pensò su un attimo. Con il dorso di un dito prese ad
accarezzare il visetto della bimba, che nonostante il fracasso intorno
si era beatamente addormentata, le piccole ciglia calate sulle
guanciotte rosee e rotonde.
- Ha la pelle come seta...
Avoir une fille (Avere una figlia)
C'est faire une femme (E' fare una donna)
Une petite virtuose (una piccola virtuosa)
Avant ses gammes (prima delle sue gamme)
Silk!
La pelle di seta, gli occhi brillanti… le manine serrate attorno al
suo dito. Ogni giorno… Tutti giorni si incantava a guardarla come
fosse la prima volta.
- Ma non dovevi metterla a dormire? - scherzò Nami, il fisico tornato
sottile e sensuale come quando si erano conosciuti, nonostante la
vestaglia lasciasse intravedere poco o niente.
L’altro, cascando dalle nuvole, girò la testa verso di lei, fermandosi
dal torturare di solletico la bambina, e dandole, tra l’altro assai
pericolosamente, l’orecchio sinistro a portata della manina. Nami lo
guardò tra il divertito e il perplesso. – Vedo che il regalino ti
piace! – ironizzò ripensando al momento in cui l’aveva fatto partecipe
dell’esistenza di una piccola luce nel suo ventre.
- Ti secca...?
- Cosa?
- Ch’io sia rimasta incinta...
Zoro la fissò in malo modo. - Ma sei scema o stai solo cercando di
farmi arrabbiare??? - chiese stralunato. Si rigirò sul lato sinistro,
verso di lei, che ora se ne stava seduta nell'incavo che l’uomo aveva
appena creato curvandosi attorno a lei. - E' senz'altro il più bel
regalo che potessi farmi... - sussurrò circondandole la vita con
l'altro braccio.
Lo spadaccino non fece in tempo a replicare, che subito dovette
trattenere un’imprecazione: la bimba gli aveva afferrato uno degli
orecchini per gioco.
- Ahi… Ahi…u…tami!!! – gridava alla sua ‘dolce metà’, che,
infischiandosene, si era comodamente seduta sulla poltrona a guardare
lo spettacolo e a ridere a crepapelle.
Avoir une fille (Avere una figlia)
Un coeur de sable (un cuore di sabbia)
Cadeau de Dieu (Regalo di Dio)
Cadeau du diable (Regalo del diavolo)
- Voglio diventare una spadaccina!- urlò la bambina, all’età di poco
più di 3 anni.
L’uomo aprì un occhio per osservarla, richiudendolo un attimo dopo
senza degnarla di una risposta.
- Allenami! Daiii! – lo strattonò lei, indignata per quella reazione
poco entusiastica.
Zoro sbuffò pazientemente e si levò in piedi, ergendosi in tutta la
sua statura con la piccola ancora aggrappata al braccio che si
dondolava come una scimmietta. - Quando sarai più grande. Sei ancora
piccola…
- Non è vero!! Sono grande!! – strillò di rimando la pseudo bestiola,
sempre più indispettita. – Sei cattivo! – inveì infine. E dopo essere
scesa, gli fece il verso e scappò via a gambe levate, consapevole di
essere ora rincorsa da un papà imbufalito.
- Che c’è per cena? – chiese lo spadaccino alla donna intenta a
cucinare.
- Sembri aver fatto più esercizio del solito… – lo canzonò Nami avendo
assistito a tutta la scena dalla finestra.
- Colpa di quella scimmietta che ti assomiglia ogni giorno di più! –
sbuffò quello, mentre l’altra, ridacchiando, continuava a preparare la
cena. – Allora?
Portandogli una forchetta alla bocca, lei gli fece assaggiare la
frittata speciale. – Com’è? – chiese, quindi.
- Schifo! – mentì Roronoa col sorriso sulle labbra. La donna mise
comunque su il broncio. – Mangiabile?
Ma lei non sembrò convinta e non cambiò espressione.
Lui dovette quindi avvicinarsi per stringerla a sé. –Buono? – chiese
ancora, rendendo più saldo l’abbraccio.
Stuzzicata, Nami fu lì lì per cedere. Un rumore però li fece
trasalire, e il bacio si era così fermato a mezz’aria…
Zoro scattò immediatamente verso la stanza accanto, ben sapendo di
cosa potesse trattarsi, e Nami lo raggiunse un attimo dopo,
attardatasi solo per spegnere i fornelli.
Lo spadaccino si era trovato dunque la bambina di spalle che cercava
di reprimere i singhiozzi per il dolore, e a terra… giaceva la sua
spada nera, sporcata da poche ma visibili gocce di sangue.
- SIIILK! – urlò lui, tra il preoccupato e l’arrabbiato. La sollevò
tra le braccia, controllandola da cima a fondo e notando, per fortuna,
che aveva solo quel graffietto sulla fronte. – Silk… Sai che non
voglio che ti avvicini! – l’aveva rimproverata con una piccola carezza
sul capo – Sei ancora troppo piccola! – continuò, un’altra carezza a
lisciarle i capelli ramati.
La piccola continuò a trattenere le lacrime. – Scusa… - aveva
mormorato cercando di controllare anche il tono della voce.
L’uomo aveva sospirato, continuando a guardarla severamente. – Resta
con tua madre… torno subito. - E non badando alle katana, senza
neanche a raccogliere la Yunashiri, quella con cui si era ferita Silk,
era andato in bagno a prendere cerotti e disinfettante.
- SI-I-ILK!!! – la voce affranta e spezzata dai singhiozzi della sua
amata compagna giunsero nitidi fino a lì.
Avoir une fille (Avere una figlia)
C'est faire un crime (E' fare un crimine)
Où le coupable est la victime (Dove il colpevole è la vittima)
Avoir une fille (Avere una figlia)
- Papà! Ho trovato un amico! – la bambina, felice, gli indicò un
moccioso mezzo morto, con il naso in frantumi e sanguinolente, che
aspettava alle sue spalle.
Zoro che le era corso dietro con la chiara intenzione di prenderla a
sculacciate, visto che quella marmocchia molesta era sfuggita alla sua
custodia nel bel mezzo di una festa, col rischio d’esser calpestata
dalla folla, si fermò perplesso. – E lui da dove spunta? – chiese
prendendo il ragazzino per la collottola e facendo la medesima cosa
con la figlia, come fossero stati due gattini.
- Ghio zon Zota… paghere! – sorrise il cosetto sanguinante, la voce
nasale per ovvi motivi.
- Pagare cosa? – aveva capito male lo spadaccino.
- Con chi altri sei in debito? Maledetto scimmione al verde! – sbraitò
sua moglie, raggiungendolo, finalmente. – E’ cosi che sorvegli tua
figlia? Facendola scappare chissà dove? – chiese furibonda.
- Sta un po’ zitta, oca spacca timpani! – gridò di rimando lui.
- Co… COME MI HAI CHIAMATA?! – scoppiò Nami prendendolo a pugni e
calci, mentre il poveretto cercava di mettere in salvo i due bambini,
affidandoli a Nojiko che, tanto per cambiare, se la rideva sotto i
baffi.
Elle est ma vie, elle est mon sang (E' la mia vita, è il mio
sangue)
Elle est le fruit de mes vingt ans (E' il frutto dei miei 20 anni)
Et je maudis tous ses amants (E maledico tutti i suoi amanti)
Elle est ma vie, elle est mon sang (E' la mia vita, è il mio sangue)
Et je maudis tous ses amants (E maledico tutti i suoi amanti)
Avoir une fille, c'est trembler de peur (Avere una figlia, è tremare
di paura)
Qu'elle se maquille pour un menteur (Che si trucchi per un bugiardo)
Avoir une fille, c'est plus jamais (Avere una figlia, è mai più)
Traiter les femmes, comme je l'ai fait (trattare le donne, come ho
fatto)
Avoir une fille (Avere una figlia)
- La mamma ha deciso di risposarsi…
Silk provò a sorridere. – E non sei contento? – esclamò. – Così
finalmente avrai un nuovo papà!
- Non ne ho bisogno! – ribatté lui più che deciso. – Finora io e la
mamma siamo stati benissimo da soli, quindi non vedo perché lei debba
risposarsi!
- Ma mi hai sempre detto che a te piaceva quel signore… che ti stava
simpatico…
- Sì, ma per colpa sua… dovremmo andar via da qui!
- Quindi dovrà seguirli?
La piccola annuì non osando guardare la figura paterna che la
scrutava.
- Quando?
- Se un giorno doveste trovarvi dalle nostre parti, passate pure da
noi: sarete i benvenuti… Marina permettendo! – scherzò la mamma di
Sota, ammiccando in direzione di Nami, prima di salire a bordo
dell’imbarcazione che li avrebbe portati via di lì forse per sempre. –
Sota… è ora di andare! – richiamò quindi il figlio che, poco distante,
parlottava con Silk. Sapeva quanto fosse difficile per lui separasi
dall’amica, e notando che lui non voleva saperne di rispondere, non
insistette, e decise di lasciargli il tempo necessario per salutarla.
- Allora… - cominciò titubante il ragazzino – A presto! – fece un
passo indietro ma non si girò. Non riusciva a staccare lo sguardo
dalla sua mocciosetta che ora lo guardava con gli occhi lucidi,
sull’orlo del pianto. – Dai…- tornò a fare un passo verso di lei, e,
dopo un lungo silenzio, continuò: – Quando sarò più grande, e sarò
diventato il re dei pirati, verrò a prenderti per solcare i mari
insieme! – promise con un grosso sorriso.
- Non è che ti perdi come qualcuno? – scherzò Nami, facendo la
linguaccia al marito.
- No, ritornerò e … - prese per le spalle Silk avvicinandosi di più a
lei, fino a posarle un piccolo, casto bacio sulle labbra. – …chiederò
la sua mano! – sorrise gioioso prima che una lama con riflessi
scarlatti si piantasse nel terreno a pochi millimetri da lui.
Alzando gli occhi sulla figura che gli oscurava il sole, Sota
rabbrividì: il volto sembrava impassibile ma gli occhi ridotti a due
piccole fessure e la bandana nera appena annodata attorno al capo, gli
fecero intuire che forse sarebbe stato saggio svignarsela alla svelta.
E così fece, tanto che prima ancora che Silk si risvegliasse dallo
shock e cominciasse ad urlare e a piangere per quanto appena accaduto,
l’imbarcazione era già salpata.
Per molti metri si sentirono chiari gli strilli della bambina,
accompagnati dalle risate di Nami e, per finire, dalle maledizioni e
dalle imprecazioni di Zoro, riecheggianti, quest’ultime, fin quasi a
che la nave non tornò a gettare l’ancora, ormai giunta a destinazione.
Je hais les hommes, et leurs regards (Odio gli uomini, e i loro
sguardi)
Je sais leurs ruses, et leurs victoires (so i loro trucchi, e le loro
vittorie)
Et quand viendra le jour, où l'un d'eux (E quando verrà il giorno, in
cui uno di loro)
Me prendra ma fille, en m'appelant monsieur (mi prenderà mia figlia,
chiamandomi signore)
Alors ce jour, et pour toujours (Allora quel giorno, e per sempre)
Je fermerai double tour (chiuderò a chiave)
Mon coeur et je deviendrai sourd (il mio cuore e diventerò sordo)
Avoir une fille, c'est continuer esprer (Avere una figlia, è
continuare a sperare)
Et croire encore, que quand viendra le jour de ma mort (e credere
ancora, che quando verrà il giorno della mia morte)
Elle portera tout au fond de son corps (Porterà nel più profondo del
suo corpo)
Cette etincelle de celui ou celle qui a son tour (Questa scintilla di
quello o quella che a suo turno)
Et par amour, viendra crier le coeur si lourd (E per Amore, verrà a
gridare il cuore così pesante)
“Cara mamma, caro papà,
di sicuro adesso starete già maledicendomi per questo brutto scherzo!
Mi immagino già tutte le sculacciate che mi state dando mentalmente.
Vi chiedo scusa: a papà per la sua spada, alla mamma per i suoi berry
e a Gen per la sua barchetta, ma non potevo partire senza un’arma per
difendermi, qualche spiccio per mangiare e… sì, insomma… come potevo
scappare senza una nave? Quindi è stata causa di forza maggiore.
Con affetto Silk”.
Le teste ravvicinate, le bocche mezze aperte in un’espressione di
stupore, una mano per uno a tenere il fragile foglio di carta con
quelle poche righe, ancora chi in pigiama chi mezzo nudo, leggevano
esterrefatti quella magra lettera che quella dannata ragazzina, che
avevano incoscientemente messo al mondo, aveva lasciato loro.
Quella mattina Nami si era svegliata presto, alzandosi con tutta calma
e stiracchiandosi per bene sul marito, che non aveva certo paura di
svegliare. Era poi uscita dalla stanza senza accorgersi di un piccolo
particolare. Camminando piano per la casa, era andata a preparare la
colazione come suo solito, non notando un altro particolare, un
qualcosa che le stava molto più a cuore del primo. Il terzo
particolare lo aveva notato dopo qualche minuto, ma aveva pensato che
fosse stato Genzo ad uscire in mare con la sua barchetta. Aveva
dormito così bene quella notte, che tutto le pareva meraviglioso:
aveva un marito che, ne era sicura, non guardava altri che lei, una
sorella un po’ impicciona ma con la quale andava d’accordissimo sotto
ogni dannato punto di vista, un padre - perché Genzo lo era, per loro
– che, nonostante fosse ormai in età pensionabile, svolgeva ancora il
suo lavoro rimettendo in riga i monelli del villaggio, e poi… e poi
aveva una figlia che diventava più bella di giorno in giorno. Sì, era
decisamente di buon umore. Almeno finché non si era accorta del
particolare numero 2: un quadro spostato. Non un quadro qualunque, ma
quello. La rossa aveva aperto la cassaforte dietro il quadro e aveva
preso a contare con fare ossessivo il denaro presente.
Un urlo disumano si era quindi sollevato dalla piccola casa in cima
alla scogliera.
Zoro si era svegliato di soprassalto con un “Nami?” e si era
immediatamente precipitato a prendere le sue spade. L’aveva trpvata
davanti alla cassaforte shockata, pietrificata in una maschera di
terrore. Aveva respirato a fondo per calmarsi dallo spavento… Quella
doveva urlare per ogni cosa, ma soprattutto per i suoi soldi. Aveva
sbuffato decidendo di ritornare a letto quando… si era accorto del
particolare n°1. Aveva in mano solo due spade?
Un secondo grido disumano era quindi riecheggiato nell’abitazione e
due bufali infuriati si erano precipitati nella stanza di Silk… Vuota.
Lo spalancare la porta aveva fatto volare una piccola busta che due
paia di occhi, ancora adesso non accennavano a mollare.
Dopo 20 minuti di spaventoso silenzio un terzo urlo fu udito nei
dintorni della casa.
- QUANDO LA PRENDO!!! – urlava uno.
- COME HA POTUTO??? – urlava l’altra.
E così per almeno un’ora.
Avoir une fille (Avere una figlia)
Une petite opale (una piccola opale)
Des yeux qui brillent (Occhi che brillano)
Une peau si pale (una pelle così pallida)
La sua scimmietta era cresciuta… era ormai quasi donna. Bella,
intelligente, sensibile e fragile come sua madre. La sua vita… Il suo
stesso sangue… Il frutto d’amore di tanti anni, maturato per tutto
questo tempo, divenuto ormai perfetto… Anche troppo perfetta. Ed ogni
volta che altri osavano ammirare quella perfezione, lui li malediceva,
sì.
Sguardi e parole, inganni e bugie.
La sua paura di vederla felice credendo alle menzogne degli uomini e
ritrovarla con il cuore infranto subito dopo… La paura di vederla
piangere come aveva fatto sua madre a suo tempo… La paura che qualcuno
potesse portargliela via un giorno…
Avoir une fille (Avere una figlia)
C'est faire un crime (E' fare un crimine)
Où le coupable est la victime (Dove il colpevole è la vittima)
- Si è addormentata. – la voce di Nami lo risvegliò dal torpore e dai
pensieri. Fece una specie di sì con uno sbuffo prima di rimettersi
diritto sulle gambe e lasciare la scala libera in modo da poter
risalire di sopra per chiudere la botola e lasciar riposare il suo
diavoletto.
- Che hai? – chiese la rossa, notando il suo fare pensieroso.
- Niente… - sbuffò lui, volgendole le spalle per andare nella loro
cabina. Si fermò dopo pochi passi, sentendo lo sguardo della compagna
sulla schiena. Girò il capo quel tanto che bastò per incrociare i suoi
occhi. Sospirò, tornando a voltarsi nuovamente nella sua direzione. –
Stavo solo pensando. – rispose quindi.
La donna piegò la testa a sinistra. – A cosa? – chiese senza
staccargli gli occhi divertiti di dosso.
Zoro non rispose subito; ci pensò un attimo prima di dire: – A quanto
vorrei avere un maschio questa volta… Di pesti ce ne sono già
abbastanza in questa famiglia.
La rossa sorrise accarezzandosi il pancione. Si avvicinò a lui, e lo
informò di una bella novità: - Sai… sta cominciando a scalciare. Ho
proprio paura che sia un maschietto! – rise, lasciandosi abbracciare e
affondando il viso nella camicia dell’uomo, nel suo petto, pronta a
lasciarsi cullare dolcemente. Poi, la stoccata finale. - Dalla forza
con cui dà i calci, mi viene il dubbio che sia di Sanji. Sto
scherzando! – aggiunse dopo essere stata lasciata bruscamente da
quella pover’anima di suo marito. – Te la prendi per così poco? –
sbuffò persino offesa. E senza perdere tempo tornò ad accoccolarsi da
sola tra quelle forti e calde braccia protettive.
Avoir une fille (Avere una figlia)
Nel grande letto, su cui ora si stavano scambiando mille carezze, si
fermavano di tanto in tanto per poi riprendere a baciarsi ancora.
Dall’oblò aperto un piccolo soffio di vento fece volare un foglio. Era
piuttosto vecchio, ma ancora bianco perchè era stato conservato
accuratamente. Il pezzo di carta si fermò sul grembo di Nami che, a
sua volta sulle ginocchia di Zoro, si scollò da lui per osservarlo.
- Sei venuto veramente bene qui! – commentò passando un braccio dietro
la nuca del compagno. Lui mugugnò, accarezzando il disegno che aveva
fatto la sua scimmietta quando era piccola, le labbra ancora erano impegnate in piccoli, teneri baci posati sulla spalla della rossa. Si raddrizzò e sussurrò nell’orecchio di Nami: - Sai è bello…
Avoir une fille... (Avere una figlia)
GRAZIE INFINITE PER QUESTO PICCOLO, IMMENSO TRIBUTO ALLA MIA FAN FICTION, MICETTA! ^*^ |