Medusa
Immaginate
una donna. Ancora meglio, immaginate una ragazza sui venti,
venticinque anni, nell'età in cui si crede ancora senza
ritegno
nell'amore, in cui si è pieni di speranze.
Immaginate una ragazza così,
giovane, bella quel che ci vuole, piena di prospettive: bene, ora
fatela innamorare. Otterrete una ventenne, venticinquenne che
arrossisce a ogni minimo sguardo, che improvvisamente comincia a
diventare più riservata e timida, poi più
scontrosa, e alla fine
diverrà talmente insopportabile che nessuno le
vorrà più girare
intorno.
Il
punto è: una ragazza innamorata vola al di sopra delle
nuvole, vede intorno a sé bolle di sapone a forma di cuore e
si
accontenta anche solo di guardare da lontano l'oggetto delle sue
più
tenere fantasie, ma la nostra ventenne, venticinquenne non
può neanche
permettersi questo lusso.
Non
può perché lei è Medusa e non
può
permettersi di osservarlo ogni sette secondi con il rischio che lui la
guardi e rimanga pietrificato. E allora è costretta ad
andare in giro
bendata, così da non potergli fare del male, anche se
vorrebbe solo
poterlo amare liberamente.
Medusa
vorrebbe anche lei le bolle di sapone
a forma di cuore, vorrebbe aspettare anche lei l'arrivo della primavera
sotto i ciliegi in fiore per riempire i propri sogni di petali rosa, ma
non può farlo. Medusa è una ventenne,
venticinquenne che non può
osservare il suo amato per paura di perderlo, per paura che una volta
incontrato il suo sguardo lui svanisca per sempre dalla sua vita.
E
visto che non può esistere in alcun modo senza di lui, la
nostra
ventenne, venticinquenne dovrà amarlo in silenzio, senza
poter cullarsi
nemmeno un momento in quella sua immensa passione.
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