Titolo:
Quella Lunga settimana
Autore:
PrincesMonica
Rating:
Rosso/Arancio
Disclaimer:
Scrivo per puro divertimento personale e
non a scopo di lucro. Non conosco Jared Leto (per ora) quindi non so
assolutamente se i pensieri che ho descritto e la sua
personalità siano anche solo
minimamente simili.
Capitolo
1
Stava
cercando in tutti i modi di trovare una buona
scusa per propinarle quel viaggio. Il problema, e lo sapeva anche lui,
era che
non ci sarebbe potuta essere nessuna scusa che teneva, più
di quella assurda
richiesta di sua madre. Adorava Costance, era merito suo se lui e
Shannon erano
cresciuti così bene... Ok, magari non perfetti gentleman
come richiedeva il
galateo, ma avevano delle basi solide e credevano in quello che
facevano, cose
che in quei giorni era quantomeno complessa.
Magari
sua madre avrebbe preferito che fossero due
uomini da casa e lavoro, solo che il loro lavoro era decisamente fuori
dagli
schemi e la parola casa non aveva mai avuto un grandissimo significato,
soprattutto quando fin dalla tenera età di sei anni avevano
preso a girare per
mezza America. Non che gliene facesse una colpa, ma non poteva
lamentarsi che i
suoi figli non avessero una vita stabile quando lei per prima li aveva
fatti
girare come due trottole impazzite.
Scosse
il capo: non era quello il momento per mettersi
a fare i conti con il proprio passato e di certo quei pensieri non lo
aiutavano
a decidere come affrontare il discorso con la sua amica.
Sospirò davanti un
palazzo non troppo alto, ma ben tenuto, davanti ad una delle
innumerevoli
spiagge della città.
"Chi
è?"
"Jared."
".....
Sali."
Con
rapidità fece i tre piani di scale e si ritrovò
davanti ad una porta in finto legno, in quanto blindata, ancora chiusa,
quindi
suonò il secondo campanello. Qualche giro di chiave dopo si
trovò davanti una
ragazza che lo fissava incuriosito. Indossava un paio di pantaloni
della tuta
grigi, due volte più grandi di lei, una maglietta a maniche
corte blu elettrico
e solo dei calzini multicolori ai piedi. Dietro gli occhiali azzurri,
due occhi
grandi e castani, che rivelavano, spesso, molto di più di
quello che lei
lasciava intendere. I capelli, normalmente mossi e lasciati liberi
dietro la
schiena, erano raccolti in una stretta coda.
"Entra.
Scusa se non sono di tante parole, ma
stavo cucinando." infatti dalla spaziosa cucina tutta in tinta azzurro
chiaro, proveniva un delizioso profumino. Inconfondibile la cioccolata
si
impossessò del suo odorato: Jared quasi dimenticò
il motivo della sua visita.
Seguì la ragazza e si sedette sul tavolo, mentre lei
prendeva un mestolo di
legno per mescolare una crema scura che sobbolliva sul fornello. Aveva
mangiato
molto spesso quello che lei cucinava, ma di rado l'aveva vista mentre
preparava
i suoi manicaretti.
"Mi
spieghi che ci fai qui? Dubito che sei sceso
dalla collina solo per guardarmi in tenuta da casa mentre preparo una
torta al
cioccolato."
"No
in effetti, Monica. Però è interessante
vederti in tenuta da casalinga piuttosto che quella di efficiente star
della
letteratura che vedo di solito alle presentazioni dei tuoi libro."
Lei
sorrise e lo fissò con la coda dell'occhio, sempre
attenta a non far bruciare la copertura di quella che sarebbe diventata
una
perfetta sacher per la cena a cui era stata invitata quella sera. Il
2012 gli
stava giovando parecchio. Da quando aveva finito il tour era finalmente
riuscito a mettere su qualche chilo che da troppo tempo mancava e le
occhiaie
nere che per quasi due anni lo avevano accompagnato erano solo dei
ricordi. I
capelli decisamente lunghi e la barba lasciata crescere più
del normale,
rendevano il suo volto decisamente più maschio e
più uomo di quanto non
sembrasse. Capiva che era veramente in vacanza. E i vestiti trasandati
le
facevano capire che non aveva neanche la voglia di pensare di
interessare a
qualcuno. Peccato che pure con quei pantaloni blu e gialli dell'Adidas
e la
canotta dei Def Leppard, avrebbe attirato gli sguardi di chiunque. Si
domandò,
per l'ennesima volta, se Jared si rendesse conto quanto riusciva ad
attirare la
gente e di come, soprattutto, riuscisse a non passare inosservato. Era
semplicemente troppo.
Troppo
bello.
Troppo
perfetto.
Troppo
tutto.
"Quindi?"
"Che
fai la prossima settimana?", chiese lui
invece.
"Perchè?"
"Sai
che non si risponde con una domanda ad
un'altra domanda?"
Monica
non si prese la briga di dire altro, ma tolse
dal fuoco la glassa di cioccolato e la portò verso il piano
di marmo dove,
sopra un'apposita griglia di metallo, stava appoggiata una torta scura.
Mescolò
con lentezza facendo terminare tutto il bollore, fino a quando, con
lentezza
studiata, iniziò a versare il contenuto della pentola sulla
torta. Con una
spatola di metallo e pochi colpi di polso, coprì tutta la
superficie che
divenne lucida ed ancora più invitante. Jared non perdeva un
solo movimento,
anche perché era straordinario come la cioccolata scivolava
ordinata sui bordi
e come Monica riuscisse a non farne cadere troppo sul piano. Dopo un
paio di
minuti, versò quello che rimaneva del composto in un vasetto
di vetro e lasciò
che la glassa si rapprendesse.
Finalmente
andò a sedersi davanti a lui sorridendo. "Sai
che ti ho chiesto cosa vuoi?"
Jared
la fissò torturandosi il labbro: era stata una
follia venire lì. La conosceva da anni, sapeva che non era
il tipo di donna che
accettava simili progetti. Poi pensò a sua madre e alle urla
che avrebbe
tirato, oltre alla rottura di palle per almeno un anno. No, era
qualcosa che
non poteva decisamente sopportare.
Monica
roteò gli occhi esasperata dal silenzio
dell'amico.
"Ok,
ok, va bene. Avrei bisogno che tu mi facessi
un favore enorme."
"Del
tipo?"
"Diciamo
che dovresti farmi da fidanzata per una
settimana, tò, dieci giorni al massimo."
Calò
il silenzio: Monica lo fissó come se fosse
impazzito del tutto, cosa che forse era vera. Non capiva se si era
bevuto
l'ultimo goccio di sanità menta e o se non l'avesse mai
veramente avuta. Optò
per la seconda. Poi si mise a ridere di gusto. La stava prendendo in
giro,
ovviamente. "E io ancora che ti sto ad ascoltare! Che scemo che sei."
"Non
ti sto prendendo per il culo. Ho bisogno di
una ragazza seria per qualche giorno. E tu sei l'unica che mi sia
venuta in
mente che può rispecchiare un po' quello che mi serve."
Adesso
lo stava fissando in muto stupore. Jared fu
tentato di chiuderle la bocca con un piccolo gesto del dito, prima che
una mosca
vi entrasse.
"Ok,
questa è una situazione assurda.",
mormorò Monica alzandosi e dirigendosi verso la sua camera
da letto. Jared la
seguì: forse era il caso che le spiegasse tutto dal
principio. La trovò mentre
si stava spogliando. Senza un minimo di pudore, la guardò
"Scusa? Puoi
uscire?"
"Ti
ho visto spesso in costume. Non è una
novità.", notò i segni chiari delle smagliature
sulla pancia, ma anche il
seno abbondante ben sostenuto da un reggiseno bianco sportivo. Spartana
fino in
fondo, pensò.
"lo
so, ma non amo farmi vedere semi nuda dagli
amici in camera mia."
"Paura
che ti salti addosso? Tranquilla, non sei
il mio tipo."
"Lo
so, quindi é per questo che trovo assurda la
tua idea. Vallo a chiedere ad una delle Barbie che ti scopi una notte
sì ed una
anche."
"Non
ho questa vita sessuale così movimentata
come credi tu. E comunque nessuna di loro va bene per quello che mi
serve."
"Ah,
ti serve una con il cervello?"
Lui
sorrise: "Beh, più o meno sì. Senti, la
situazione è questa. Ieri sera mamma è venuta da
noi brandendo una lettera con
fare alquanto minaccioso. Era una lettera di zia Margot, una specie di
pro pro
zia della Louisiana, una parente di secondo grado di nonna Ruby. Sta
organizzando un super mega ritrovo di tutti i fottuti Metrejons e
affini. Ovviamente
fottuti solo perché la situazione è di merda."
"Ok,
ma io che c'entro?"
"C'entri,
perchè mamma vuole che io e Shannon ci
presentiamo con due fidanzate serie al nostro fianco."
Monica
era senza parole, non riusciva neanche a
ridere. " E perché? Non mi è mai perso che le
interessasse così tanto la
vostra situazione sentimentale."
"Appunto,
ma pare che al raduno ci sarà anche Zia
Franny estremamente in competizione con mamma."
"Ancora
non capisco."
Jared
si schiarì la voce prima di intraprendere una incredibile
imitazione di sua madre, dal modo di fare al tono. "Lo sapete quante
volte
vostra zia Franny mi ha ripetuto che il suo George é
intelligente, con un
lavoro stabile e che belli sono i suoi nipoti? Mica come i miei due
debosciati!
Questo ci ha detto, ti rendi conto?", finì con voce normale.
"Povera
donna, ha anche ragione. Ormai avete
entrambi varcato la soglia dei 40 e lei non vede piccoli Letini
all'orizzonte."
"Ti
prego non mettertici anche tu. Ho bisogno di
un aiuto, non ho voglia di rotture di palle per un anno intero con lei
che mi
ripete quanto sia bravo George, quanto l'ho delusa per non aver portato
una
fidanzata e simili."
Monica
sorrise. "È interessante vedere come
l'unica donna che ti comanda a bacchetta é tua madre."
"Non
scherzare. Quella é capace di ucciderci con
la stessa facilità con cui ci ha fatti. Non voglio neanche
sapere chi si
porterà dietro Shannon, ma io vorrei avere al mio fianco
qualcuno su cui possa
fare affidamento. Quelle che tu chiami Barbie ancora un po' non sanno
neanche
il mio cognome o cosa faccio realmente nella vita."
"Appunto,
ti serve una con il cervello. Perché
non l'hai chiesto ad Emma?", bastò l'occhiata obliqua che le
lanciò per
capire l'antifona: Emma era tanto cara e tanto buona, ma di certo non
era una
ragazza che si lasciava trascinare in quelle follie. Senza contare che
era
tornata in Australia per un degno e meritato mese di ferie.
"Ok.
Quindi spiegami che cosa dovrei
fare."
Jared
sorrise: era fatta! "Niente di che, qualche
effusione in pubblico, andare in giro mano della mano, dormire assieme
al
massimo."
"Si
può fare, non mi sembra tragico. Ok, che ci
guadagno io?"
Jared
sbattè le palpebre incredulo. "Un viaggio
pagato e vitto e alloggio gratis nella splendida Bossier city?"
"Non
scherziamo. Vengo a fare la tua burattina
per una settimana intera e non ho nulla in cambio? Andiamo Jay, sono
una amica,
non una santa."
"Non
ti facevo così venale."
"Le
ultime volte che hai chiesto il mio aiuto mi
sono trovata sempre nei guai. E ci ho sempre rimesso qualcosa. Stavolta
voglio
tutelarmi."
Jared
la fissò: alla fine era rimasta solo con i
pantaloni e la biancheria. La discussione l'aveva tanto presa che non
si era
rivestita e in quel momento giocava con il bordo della maglietta ancora
in
mano. In fondo era carina, anche se non proprio per i suoi canoni
estetici. "Cosa
vuoi?"
"Mi
accontento di poco, visto che conosco i tuoi
agganci. Voglio solo due biglietti tribuna Vip per il concerto degli U2
del
prossimo mese."
"Tu
scherzi, vero?"
"No.
Portami quei due biglietti e sarò la tua
dolce fidanzatina per tutto il tempo che vorrai e non solo per una
settimana."
"E
come faccio ad essere sicuro che verrai quando
li avrai in mano?"
Lo
guardò perdendo il leggero sorriso che aveva avuto
durante tutta la contrattazione. "Non ho mai tradito la tua fiducia, mi
pare. Non ti ho mai paccato, anzi semmai è successo il
contrario. La nostra
relazione inizia proprio male."
Jared
uscì dalla camera per recuperare il Blackberry
che aveva lasciato sul tavolo della cucina e poi aprì la
porta di casa. "Due
biglietti area Vip? Li avrai. Tu prepara le valigie per il prossimo
venerdì che
si parte."
Monica
lo vide chiudere la porta e sospirò: quello che
gli aveva chiesto era praticamente impossibile. Da tempo tutti i
biglietti
erano andati sold out. Lei era riuscito a recuperarne uno solo per gli
spalti.
Nonostante i suoi contatti con le varie case editrici e la sua discreta
fama,
non era riuscita a recuperare nessun biglietto in più,
quindi dubitava assai
che Jared riuscisse, a meno di un mese dal concerto più
atteso dell'anno, a
trovare due biglietti e per giunta area Vip. Era riuscita, in modo
anche
abbastanza elegante, ad evitare quello strampalato viaggio. Inoltre,
conoscendo
Jareed, sarebbe stato capace che nell'arco di un'ora avrebbe cambiato
idea e
avrebbe rintracciato una delle sue amichette, magari Lauren che non
vedeva
l'ora di infilarsi nuovamente nel suo letto, e avrebbe invitato una di
loro al
mega raduno. In fondo loro non si sarebbero messe a discutere e dettare
leggi e
ricatti.
Andò
in cucina sistemando la torta sul vassoio e
riponendolo in frigo perchè si rapprendesse del tutto, poi
terminò di pulire
quello che aveva sporcato.
Non
si sentiva minimamente in colpa per quello che
aveva chiesto a Jay. Fosse stato qualsiasi altro uomo non avrebbe mai
fatto una
cosa simile, ma con lui le veniva naturale essere un po' acidina. Del
resto lui
non si era mai comportato alla perfezione con lei. Quando l'aveva
conosciuto,
anni ed anni prima, non era ancora una celebrità mondiale,
ma era, come sempre,
bellissimo. La sbandata era stata ovviamente potente e lui ci aveva
anche
giocato in po' su. Per fortuna che si era rimessa in carreggiata prima
che lui
le spezzasse il cuore. Erano diventati amici: non proprio quegli amici
per la
pelle dei film di Hollywood, ma abbastanza amici da farsi favori una
con
l'altro, uscire assieme quando erano entrambi in città,
parlare di cose
relativamente serie. Ma non così tanto amici da conoscersi
fino a fondo.
Il
problema di Jared, secondo lei, era che fosse
troppo convinto che qualsiasi cosa volesse l'avrebbe ottenuta. Non che
gli
fosse sempre andata così bene, ma la notorietà
aveva aiutato parecchio in quei
ultimi anni a fargli riuscire ad avere quello che voleva. E Monica non
era una
ragazza che amava farsi raggirare troppo facilmente.
Si
buttò sul divano, accese la Tv sul canale delle
notizie sorridendo: la settimana prossima avrebbe iniziato la stesura
del nuovo
romanzo della sua eroina sfigata, Camilla, alle prese con una nuova
storia e
nuovi problemi.
La
Louisiana era lontana e niente la toccava in quel
momento.
|