La scomparsa dell'astrologo non passò
inosservata,anzi,Flavio sapeva benissimo che Palgea l'osservava
dall'alto,ma nonostante ciò non si era girato ad
osservarlo,anzi,si accontentò di salire le scale che
portavano al teatro senza battere ciglio.
Dopo aver percorso le scale si accorge che davanti a lui si trova un
Aquilifer,(colui che porta l'aquila),un legionario incaricato di
portare un bastone alto due metri con in cima un aquila di legno,questo
tipo di soldato veniva posto in prima fila al proprio reggimento in
modo da ispirare i soldati al combattimento e mostrare
il simbolo dell'impero romano ai loro nemici,c'erano soldati che davano
la vita per impedire ai nemici di uccidere un aquilifer.
Flavio si avviccinò al soldato che impugnava con entrambe le
mani il bastone, di fronte a lui si trovava un uomo sulla
trentina,probabilmente un veterano,alto all'incirca un metro e settanta
e con una barba incolta.
- Identificati,disse Flavio in tono serio.
- Quarto aqulifer del undicesimo reggimento della sesta orientale
signore,sono qui per comunicare i risultati della battaglia.
- Ebbene?
- La battaglia e stata vinta,per maggiori informazioni si rivolga al
comandante della sesta.
- D'accordo.
Flavio si incamminò verso la scalinata che portava alle
tribune del teatro,camminava tranquillo,rilassato,in poche parole un
cane sciolto.
Nessuna preoccupazione che gli passa per la testa,Salì il
primo scalino,poi il secondo e così via fino ad arrivare
alla fine della scalinata,poi si girò in direzione
dell'aquilifer con un sorrisetto arrogante.
- Aquilifer.
- Si signore?
- Tu sai perchè tutta la gente nel teatro e morta?
- No signore.
- Semplice,te lo dico io perchè sono morti...l'ultimo
spettacolo che hanno dato qua dentro era così brutto ma
così brutto che piuttosto che vedere il secondo atto si sono
suicidati,che dire,lo spettacolo era un vero mortorio.
detto questo cominciò a ridere come se la sua ultima battuta
fosse stata divertentissima,invece si vedeva lontano miglia che era una
freddura veramente orrenda.
- Va be dai,seguimi.
- Certo signore.
L'aquilifer salì le scale raggiungendo il suo signore nella
parte più alta del teatro.
- Andiamo alla piazza principale,se non sbaglio il punto di adunata
dell'esercito e li.
- Si signore,proprio come ci ha ordinato.
- Bene,facciamo presto,voglio il rapporto della battaglia prima del
tramonto.
I due scesero le scale che portavano all'ingresso del teatro,la
moltitudine di cadaveri impediva a Flavio di camminare bene e rischiava
così di inciampare giù per le scale.
- Mannaggia,capisco che questi poveretti sono stati uccisi mentre
cercavano di salvarsi la vita,ma dovevano proprio morire sulle scale?
- Non hanno avuto scelta signore.
- Non hanno avuto scelta,metterla così e facile,insomma, io
non chiedo che la gente non debba morire,dico però che
quando muoiono non dovrebbero creare oastacolo a chiunque dovesse
passare sopra i loro corpi.
- Mi perdoni se le dico che il suo non'è un discorso molto
sensato.
- Non fa nulla aquilifer,ognuno può pensarla come gli pare e
piace,vedi,anche se comando dall'alto dell'Olimpo non vuol dire che io
sia superirore a te,ciò non toglie che riguardo alla vita
militare deve mancare la disciplina,se tu mi mancassi di rispetto io
potrei anche spezzarti le gambine,capisci cosa intendo?
- Certo Signore.
Alla fine arrivarono all'entrata del teatro con non poche
difficoltà, i cadaveri resero quasi impossibile la discesa
al pian terreno.
Fuori dalla struttura si distinguevano le figure di quattro secutores
con le spade in mano e gli scudi saldi, Flavio si mosse verso di loro.
- Cosa ci fate voi qui?
Al suo arrivo i gladiatori portarono il pugno al petto,uno di loro fece
un passo in avanti.
- Maestro,abbiamo pensato di farle da scorta,se mai qualche abitante
della città o un soldato persiano l'attaccasse,scelga lei.
- ormai siete qui,va bene,potete coprirmi le spalle se questo vi fa
piacere.
- Grazie signore,non la deluderemo.
Detto questo i quattro secutores circondarono Flavio e l'aquilifer in
modo da rendere più efficace la loro protezione.
Cominciarono a camminare in direzione della piazza centrale, i quattri
gladiatori facevano bene il loro compito,per quanto non fosse per
niente neccessario,ci misero poco ad arrivare alla piazza centrale
della città,una grande area dove all'interno si trovava
mezza legione.
La piazza era piena di bancarelle,negozi,case di achitettura ellenica e
un tempio dello stesso stile delle case,un ottimo luogo dove far
riposare così tanti legionari.
- Siamo arrivati signore.
- Potete andare miei gladiatori,grazie per averci scortati.
- Si figuri maestro,anzi,grazie a lei per averci dedicato un
pò del suo tempo,noi ci congediamo.
I secutores si congedarono dal loro signore e si mossero verso il resto
dell'esercito.
- Signore.
- Si aquilifer?
- Il comandante della sesta e laggiù, lo vado a informare?
- Grazie ci penso io.
Flavio,seguito dall'aqulifer,si mosse in mezzo ai soldati della legione
orientale senza andare troppo nell'occhio,i soldati mangiavano,bevevano
vino,giocavano,parlavano ecc,in poche parole si divertivano dopo una
dura giornata di massacri e combattimenti,infondo se lo erano meritato.
Non ci volle molto tempo per trovare il comandante della legione, un
uomo in armatura seduto su uno sgabello di legno intento a
riposarsi insieme a suoi uomini,indossava una lorica segmentata,un
armatura in uso durante gli anni d'oro dell'impero romano,consiste in
una corazza formata da lamine d'acciaio legate tra loro con strisce di
cuoio,le lamine ricoprono il petto,il ventre e anche le spalle,un
armatura potente sulla difesa ma debole nella mobilità,per
chi non la sa indossare può risultare scomoda e pesante.
Alla fine arrivò davanti al comandante della sesta
legione,uomo sulla trentina,castano e con i capelli corti,seduto con le
braccia incrociate e con gli occhi fissi su un focolare che
circondato da lui e alcuni suoi soldati in attesa di mangiare della
carne messa a cuocere vicino ad esso.
- Potrei sapere i risultati della battaglia?,chiese Flavio con tono
calmo e pacato.
L'uomo si alzò di scatto per poi battere il pugno sul petto,
- Certamente signore...pochissime perdite per le nostre truppe.
- E i persiani?
- Gravi perdite per gli assediati,penso che il nemico non avesse
previsto un attacco da perte dell'esercito romano.
- Ne sei sicuro?
- Si signore,i nemici erano pochi e non credo che sapessero del nostro
arrivo.
- Io non credo,questa battaglia e stata fin troppo facile,ascolta,la
sesta legione presidierà la città
affinchè i persiani non se la riprendano.
Detto questo Flavio diede le spalle al comandante della sesta legione.
- Questa città e fondamentale per l'economia del mio nuovo
impero,i commerci con i regni e le tribù vicine a Petra
incrementeranno l'oro delle casse statali...ah,un ultima cosa.
- Dica.
- Si assicuri di ottenere l'appoggio delle popolazioni locali con mezzi
pacifici,se sorgono problemi mi faccia sapere.
- Obbedisco.
- Le auguro una buona serata.
- Anche a lei,disse il comandante mentre batte il pugno sulla corazza.
Flavio si incamminò verso l'entrata della città e
mentre raggiungeva il luogo prestabilito veniva salutato dai soldati.
-AVE CESARE.
Un grido pronunciato all'unisono da tutti i soldati con assoluto
fedeltà verso il loro demoniaco signore.
- Anch'io vi voglio bene,ciao belli.
Disse Flavio con aria disiteressata al saluto dei suoi soldati.
Dopo qualche minuto di camminata si intravedeva
l'uscita,attraversò la porta della città per poi
ritrovarsi fuori dall'ingresso della città.
Si guardò attorno come se stesse cercando
qualcosa,il suo sguardo si muoveva a destra a manca ma senza trovare
ciò che desiderava.
- Sesshomaru se n'è andato, oh bé, pazienza...mi
sarebbe piaciuto parlargli altri cinque minuti,comunque
non'è questo il momento per distrasi.
Flavio fischiò facendo sentire quel suono in tutta l'area di
Petra,dietro di lui comparve Sargon proveniente dalla porta principale
di Petra.
- Flavio.
Il demone si girò in direzione del mercante.
- Non c'è traccia di tuo fratello.
- Si me ne sono accorto,e tu?
- Te l'ho appena detto io.
- Si e tu?
- Ma sei scemo?
- Fammici pensare................si......e tu?
Sargon rimase allibito da quello che gli venne detto,non riusciva a
credere che colui che aveva liberato la squadra dei dieci si
comportasse come un imbecille.
- Lasciamo perdere,sono qui per il mio compenso.
- Il tuo....cosa?
- Il mio oro,come ti ho detto non c'é traccia di tuo
fratello qui a Petra,e ovvio che i miei hoplomacus lo hanno ucciso nei
sotterranei della città.
Flavio si avvicinò al crudele mercante.
- Ne sei sicuro Sargon?
- Si.
- Strano.
Flavio mosse il braccio indicando qualcosa dietro di lui,non
girò neanche la testa per vedere che cos'era.
Sargon vide qualcosa di grosso che si trovava dietro al demone e che si
stava avvicinando ad esso.
Era un grande essere alto 2 metri e ricoperto da stracci in modo da non
essere riconosciuto,ogni passo che faceva emetteva un suono
metallicco,come un martello che batte su un metallo rovente.
- Lui ha un altra opinione su cosa può essere successo a mio
fratello.
Appena sargon lo vide fece uno sguardo impaurito,sapeva chi era e se si
trovava a Petra vuol dire che la cosa era molto seria.
- Tu?...che ci fai tu qui?
Interviene Flavio.
- Non sapevi che era qui a Petra?eppure ho fatto in modo di farvi
lavorare insieme,pensa che i persiani vi hanno visto insieme.
- Stai mentendo,non ho combattuto insieme a lui,non pensi che grosso
com'è avrei dovuto vederlo?
- Come pensavo.
- Come pensavi?
- Si esatto...gli ho ordinato di nascondersi alla tua vista,sono
contento che ci sia riuscito alla perfezione.
Finito di parlare Flavio abbassò il braccio con cui indicava
l'essere ricoperto di stracci.
- Sargon,dirigiti a Tiro come prestabilito e fa in modo che la vendita
di queqli armamenti vada a buon fine,non fallire.
Flavio creò un varco di Crono e il mercante ci
saltò dentro, appena il varco si richiuse Flavio si
girò verso l'essere misterioso ricoperto di stracci accanto
a lui.
- Mechamaru,segui mio fratello senza farti vedere,pedinalo e osserva
ogni sua mossa,ha lasciato la città da poco e quindi ora
dirige verso Tiro,ora va.
Ricevuto l'ordine Mechamaru fece un balzo altassimo alzandosi di molto
e vedere Petra allontanarsi sempre di più,appena smise di
andare in alto mise il suo corpo in posizione distesa e andò
via velocissimo con due getti di fuoco che gli uscivano da sotto i
piedi,l'ultima cosa che rimase di lui era una scia di fumo lasciata in
cielo.
- Non c'è più niente da fare qui,meglio tornare
sull'Olimpo.
Detto questo sparì nel nulla utilizzando il trasporto di
Crono e si materealizzò direttamente sul pavimento a
specchio della cima della montagna,Mise la mano sinistra sulla bocca e
poi sbadigliò,Flavio era davvero stanco,aveva bisogno di
coricarsi cinque minuti e di rilassarsi un pò.
Si spostò verso il bordo dell'area circolare del trono e
scendere un ampia e maestosà scala in marmo pregiato,mentre
scendeva le scale il suo sguardo si fece malinconico e spento quasi non
vi fosse più vita in quegli occhi color dell'oro.
Arrivato alla fine del scalinata si ritrovò davanti ad un
immenso varco scavato nella montagna ed entrò,mentre entrava
all'interno dell'Olimpo rivide il grande corridoio che aveva
attraversato ai tempi in cui era il campione degli dei,le pareti non
erano per niente simili a quelle di una grottà ma
bensì a quelle di un tempio della mitologia classica.
Le pareti liscie e adornate con affreschi riguardanti la mitologia
greca,il pavimento talmente lucido da specchiarcisi dentro,il soffito
pieno di immagini guerrieri,fanciulle,animali,mostri ecc,una reggia
degna della gloria degli Olimpici.
Il corridoio era talmente largo e pieno di immagini da far sembrare un
museo d'arte la casa di un contadino,ai lati di esso vi erano
moltissime stanze ognuna con una porta in oro massiccio,tuttavia al
centro preciso del corridoio vi era una porta particolare, una porta
umile,una normalissima porta di legno colorata di nero,non era nulla di
che,era fatta con un legno di bassa qualità e quindi non era
nulla di speciale.
Flavio camminò per tre minuti prima di raggiungere la porta
che potava lo stesso colore della sua armatura,aprì la porta
ed entrò dentro.
L'aspetto della stanza rispecchiva perfettamente quello della
porta,povero e umile, all'interno di essa vi erano un letto
romano in legno di bassa qualità euno specchio rotto
attaccato a un muro,ma ancora una volta c'era una differenza che non
c'entrava niente,proprio come la porta nera in mezzo a quelle d'oro.
Nella stanza vi era un grosso armadio nero,alto due metri e venti,a due
ante e in legno d'ulivo,la superficie lucida e liscia simboleggiavano
che era un mobile di altissima qualità.
Flavio camminò verso il letto con passo calmo e
rilassato,sul volto gli si leggeva in volto una piccola traccia di
affaticamento,da molto tempo dormiva sul trono di Giove e lungo andare
era diventato scomodo dormire al posto riservato al re degli olimpici.
Si avvicinò all'armadio appoggiando delicatamente le mani
sulle maniglie,lo aprì lentamente,quasi volesse trattarlo
delicatamente,come se fosse qualcosa di veramente prezioso per lui.
All'interno di esso vi erano tre spazi,uno si trovava a sinistra e
poteva essere usato per riporre oggetti di grosse dimensioni,a destra
invece vi era un comodino nero alto un metro e con dieci cassetti,lo
spazio rimanente poteva essere usato per inserire oggetti alti non
più di un metro.
Flavio osservò lo spazio vuoto sopra il
comodino,poggiò le mani sui lati della gabbia toracica, le
sue mani presero due cinturini posti sui lati corazza e li
slacciò permettendo così di togliersi la corazza.
Flavio era rimasto a torso nudo rivelando così alcune
piccoli segreti che c'erano sulla sua pelle,sulla spalla sinistra del
demone c'erà un tattuaggio nero con scritto S.P.Q.R,sulla
spalla destra invece vi era un tattuaggio rappresentante un bastone con
attorno due serpenti bianchi.
Sul pettorale sinistro si trovava un marchio a fuoco,la bruciatura
portava l'immagine di due spade incrociate con in mezzo un tridente,il
demone osservò i tre segni che aveva sul corpo con sguardo
malinconico,ripose la corazza nell'armadio e si mise sul letto usando
la propria coda come cuscino,(a differza di Sesshomaru Flavio ha ancora
la sua coda da demone cane).
Nell'attesa che si addormentasse per una breve dormita
comiciò a fissare il soffitto con aria assonnata,era stata
un giornata estenuante per Flavio che per di più eveva
lottato con il fratello, c'erà anche il massacro dei soldati
di Petra ma quello era roba da niente,qualsiasi imbecille con un minimo
di esperienza sul campo di battaglia poteva uccidere delle guardie
cittadine mal addestrate senza il minimo sforzo.
Chiuse gli occhi nella speranza di addormentarsi presto
quando all'improvviso gli vennero in mente alcuni ricordi del passato.
Inizio Flashback
Irlanda,autunno dell'ottocentottanta dopo cristo,ventidue
anni dopo la caduta di Roma per mano dei Goti.
Un giovane Flavio poco più che ventiduenne si trovava su una
lunga strada polverosa circondata da una parte da una vastissima
pianura erbosa,dall'altra un altissima scogliera che si affacciava sul
gelido mare del nord,burrascoso e violento,il cielo grigio chiaro e
l'aria fredda emanavano una forte sensazione di calma e quiete nel
cuore del demone.
In groppa sul suo mitologico destriero si stava muovendo lungo la costa
con tutta tranquillità,non andava di fretta e Pegaso lo
dimostrava camminando pian piano sulla strada e non volando spigando le
sua come quelle di un aquila.
Flavio girò la testa verso il mare e cominciò ad
osservare la lunga distesa d'acqua e il cielo grigio,il suo viso si
incupidì nel vedere quei due elementi.
- Irlanda,terra celtica non ancora influenzata dalle conquiste di
Roma,forse qui troverò un pò di pace.
Questo pensò il demone,non gli importava nulla di Roma e
della sua grandezza,non che la civiltà romana non gli
piacesse,anzi,era fiero di essere il campione degli dei,il guerriero
più forte scelto da Giove in persona,era rarissimo che un
guerriero cresciuto sull'Olimpo e di origini straniere venisse scelto
per diventare un campione,però ormai Flavio era stanco di
battaglie e guerre,non c'è la faceva più con
quella vita fatta solo di combattimenti,gli serviva del tempo per
trovare un pò di pace in se stesso,quale posto migliore se
non l'Irlanda?
Tornò con lo sguardo dritto di fronte a lui,non era tempo
per i ricordi,non era tempo da perdere.
Pegasò prosegui ancora per mezz'ora prima di doversi fermare
davanti a ciò che il suo padrone stava cercando,un villaggio.
-Andiamo bello.
Dicendo questo Flavio motivò il cavallo a correre verso di
esso,forse li sarebbe stato bene.
Ma appena si trovava ad un passo da esso qualcosa lo
bloccò,fermò immediatamente il suo destriero e si
mise ad annusare l'aria,odorava di sangue...e morte.
Scese da cavallo e si incamminò verso il piccolo
villaggio,appenà vi entrò si guardò
attorno nel tentativo di di non farsi prendere alla sprovvista.
Attorno a lui vi erano capanne e catapecchie con accanto a loro
barche,remi e reti,chiaro riferimento ad un villaggio di pescatori.
Flavio si avvicinò al centro del villaggio e vide quello che
si aspettava,cadaveri.
Flavio si avvicinò ad uno dei cadaveri per analizzarlo
meglio,portava degli stivali di pelle con dei pantaloni di stoffa
grigi,una corazza in pelle e un drappo grigio che gli copriva il volto
e lascia scoperti gli occhi.
Si inginocchia per vedere meglio chi potrebbe essere,all'improvviso
arrivò alla soluzione.
- Pirati Fenici,cosa ci fanno qui nel mare del nord?non si dovrebbero
spingere così lontano dal Mediterraneo,forse sono stati
spinti fin qui da una tempesta.
Mentre osservava il corpo sentì un rumore provenire dalle
sue spalle,instintivamente spiccò un salto alto tre metri
quasi finendo a contatto con le onde del mare.
Si girò indietro e vide qualcosa di bizzarro,il cadavere che
aveva esaminato prima era ghiacciato,poi vide meglio quello che c'era
in quel momento,una donna,una donna bellissima.
Costei aveva un aspetto veramente eccitante:stivali di cuoio,pantaloni
e top di pelle e una pelliccia di lupo che gli cinge le spalle,ma
ciò che era veramente sensuale in lei era l'aspetto
fisico,era alta,magra,capelli corti e lisci ed essi erano rossi come il
fuoco,per non parlare degli occhi,belli e verdi come l'erba e pelle
rosea morbida come la seta.
Costei si trovava in ginocchio con la mano destra sul petto del
cadavere,sotto il palmo si era formato un sottile strato di ghiaccio
liscio come l'olio e trasparente come l'acqua più
limpida,alzò lo sguardo sul demone fissandolo dritto negli
occhi,si alzò in piedi con fare minaccioso.
- Tu.
Flavio si gaurdò attorno e poi si indicò puntando
il viso.
- Ma dice a me?
- Confessa.
La ragazza mise in avanti il piede destro e poi lo indicò.
- Sei stato tu ha uccidere questi stranieri?
- Io?
Flaviò cominciò ad agitare le mani in segno di
negazione.
- No no no no no,non sono stato io,insomma,mi guardi bene ho la faccia
di uno che potrebbe uccidere qualcuno?Andiamo,non diciamo sciocchezze.
- E quelle spade che ti porti dietro?
- Queste?Non sono di un mio amico,me le ha prestate per fare bella
figuara con le ragazze, ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah.
Flavio emise una falsa risata,rideva per non piangere,non se la sentiva
di combattere con una ragazza appena conosciuta.
- Capisco.
Disse la donna chiudendo gli occhi per un piccolo momento.
- Combatti.
appena lo disse riaprì gli occhi con sguardo minaccioso.
- Come scusi?
- COMBATTI.
La ragazza cominciò a correre nella direzione del demone in
tutta la sua velocità,Flavio da parte sua voleva evitare il
combattimento,non aveva alcun motivo per combattere.
- No,calma,no,calma....calma calma calma calma calma calma ragioniamo
un momento.
La ragazza tirò un pugno in direzione del volto di Flavio ma
lo evitò come niente facendo un passo alla sua destra,ella
stava per cadere sulla sabbia quando all'improvviso Flavio la prese per
la vita,la ragazza vide in volto colui che le aveva impedito di
sfracellarsi la faccia al suolo.
-Tutto bene,signorina?
- Pensa per te,non ho bisogno dell'aiuto di un romano.
la ragazza si tolse subito dalla presa del demone dall'armatura
nera,fissò il demone dritto negi occhi nella speranza di
poter scrutare qualche presenza di cattiveria o perlomeno di
bugia,aveva l'impressione che sotto quella gentilezza così
naturale si potesse nascondere qualcosa.
- Perchè non vuole il mio aiuto? infondo siamo emtrambi
persone mature e intelligenti...o per meglio dire,lei e matura e
intelligente.
- E tu cosa saresti?
- Di tutto tranne intelligente...almeno credo...o almeno credo di
credere a ciò che credo..almeno credo.
- Raccontala a qualcun'altro.
La ragazza gli si scagliò contro Flavio con altro pugno che
stavolta era diretto al costato sinistro,Flaviò
però evitò il colpo facendo una ruota
all'indietro,per poco non dava un calcio al mento di quella splendida
ragazza,anche se in realtà sapeva che non avrebbe mai
colpito quella leggiadra fanciulla che voleva farlo a pezzi.
Lei evitò quel calcio saltando all'indietro,ancora qualche
centimetro più avanti e la sua mascella si sarebbe rotta
facilmente.
- Non male romano.
- Grazie,ma adesso sarebbe meglio smetterla,questo gioco e bello
finchè uno dei due non si sarà fatto male,la
prego signorina,preferirei finire qui.
- Come sei gentile,ma non posso tirarmi indietro,in guardia.
La ragazza stava per scattare verso Flavio nel tentativo di batterlo.
- Fermati subito Enya.
La voce di un uomo proveniva dal mare,a qualche metro dalla
spiaggia,dall'acqua fuoriscì una colonna di ghiaccio,da essa
venne fuori un uomo dai capelli e la barba rossa con indosso una
pelliccia d'orso marrono e stivali del medesimo
materiale,cominciò ha camminare verso la spiaggia usando
come strada l'acqua,ogni passo che faceva ghiacciava l'acqua sotto di
lui formando una lunga striscia di ghiaccia che gli faceva da strada.
La ragazza cominciò a calmarsi,sembrava avesse perso ogni
voglia di combattere e che si fosse calmata, Flavio si era accorto di
questo comportamento e quindi tirò un sospiro di
sollievo,adesso poteva di nuovo rilassarsi.
L'uomo dalla lunga barba arrivò sulla
terraferma,cominciò ad osservare entrambi con sguardo calmo
e rilassato,non sembrava che avesse cattive intenzioni.
- Fratello.
La ragazza si rivolse all'uomo con sguardo felice e colmo di gioia.
- Henya.
Al sentire quel nome la ragazza corse verso suo fratello a braccia
aperte,lo abbracciò con gioia saltandogli al collo e
rimanergli attaccata come una sanguisuga.
- Henya,perchè hai attaccato quest'uomo?
Sentendo quelle parole la ragazza guardò in volto il
fratello.
- Perchè è un romano e come tale deve morire.
- Morire?costui non ha nemmeno cercato di attaccarti,eppure tu sei
stata aggressiva nei sui confronti,chiudegli scusa.
- Mai.
- Fallo,non fare la bambina.
- Ma io....
- Chiedegli scusa.
La ragazza si divincola dal fratello e si volta verso Flavio.
- Ti chiedo scusa.
- No la prego,non c'è n'è bisogno,anzi,sono
onorato di aver visto una simile fanciulla con un carattere tanto
focoso la cui bravura in combattimento e superata sola dalla sua
bellezza.
Finito di parlare Flavio chinò il capo in segno di rispetto
verso di lei,la sua avversaria.
A sentire quelle parole la ragazza divenne rossa in viso,in quel
momento si sentiva imbarazzata e allo stesso tempo felice,era se come
fosse stata la prima volta che qualcuno glielo diceva.
- Cosa?....io...bella?
- si,pensavo le sarebbe piaciuto saperselo dire.
- Ah...ecco...io...
Intervenne lo sconosciuto rivolgendosi a Flavio offrendogli una stretta
di mano
- Mi presento,io sono Brenno e lei e mia sorella Enya,e una brava
ragazza...anche se ha un carattere un pò brusco.
Flavio strinse la mano a Brenno.
- Piacere,io sono Flavio Augustolo Ottaviano.
- Il piacere e nostro.
I due si scambiarono un sorriso leale e sincero,nessuno dei due aveva
intenzioni malvagie ed entrambi erano pronti a conoscersi l'uno con
l'altro.
FINE FLASHBACK.
Proprio mentre si stava riposando bussarono alla porta,non aveva voglia
di alzarsi ma doveva farlo,sarebbe stata una vera e propria
maleducazione non aprire.
Si alzò di malavoglia dal letto e andò ad aprire
la porta,era Naraku e aveva un aria per niente gioviale,Flavio lo
guardò con una faccia assonnata.
- Ciao cialtrone.
- Non sono cialtrone.
- Se non sei cialtrone allora sei ignorante, ahahahahahaahahahaha.
- Come vuoi tu, sono qui per parlarti.
- Di che si tratta?
- Riguarda il gigante,sembra che le sue ferite siano del tutto guarite.
- Davvero?...andrò a controllare le sue condizioni.
- Tu?
- Certo...sono un medico,anche se non lo do a vedere.
Detto questo Flavio uscì da quella camera malconcia senza
indossare la corazza dirigendosi nel luogo in cui il generale punico
era stato confinato nell'attesa della guarigione completa.
- I ricordi,per quanto belli possono far male,ma se non potessimo
ricordare le cose che ci stanno più a cuore potremmo mai
vivere senza?
Queste parole si facevano spazio nella mente del demone romano,ma anche
altre stavano per venire fuori...e queste parole riguardavano un umana.
- Rin...tu hai il dono dell'amore,candido,puro e vero...un degno
avversario per la sua nemesi...l'odio.
Furuno gli ultimi pensieri di Flavio prima di andare da Annibale, per
quella sera non gli andava più riflettere,non
voleva più ricordare,non voleva più soffrire.
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