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A Serpedoro… per la pazienza, la costanza e la
disponibilità. Per la sensibilità nel farmi notare gli
errori, per la prontezza con cui ha risolto i problemi, per la
cultura grammaticale che ha messo a mia completa disposizione e
soprattutto… per ogni parola che ha letto, corretto e amato.
Io l’ho sentito.
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PER AMORE
“Tu sei la nebbia che maschera e inganna…
Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…
Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…
Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che
rapisce…
E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”
“Invece per me… tu sei solo l’amore…”
Che piovesse o meno ormai non faceva più differenza.
La notte sarebbe stata nera lo stesso.
Oscura e nebulosa… come il suo avvenire, e schiava delle
tempeste.
Ginny Weasley si rigirò nel suo letto d’insonne,
grata al buio che la cullava con malinconia, grata alla solitudine
che le risparmiava di rispondere a domande ipocrite e imbarazzanti e
grata alla sua mente, abbastanza lucida da comprendere, nonostante lo
sfinimento dello spirito, che non esisteva per lei alcuna strada che
la esonerasse dall’agonia dell’incertezza e del dubbio.
Il frammento di un mosaico dai colori doloranti… questo si
sentiva.
E l’artista folle, creatore di quelle tinte, portava un nome
che solo in pochi riuscivano a pronunciare senza timore; uno di loro
era morto da pochi giorni, l’altro, in piedi sulla soglia,
combatteva la sua personale battaglia, circondato dai fantasmi dei
suoi sentimenti… morti anche loro.
O forse, come amava dire Ginny –come sperava- solo
momentaneamente paralizzati.
Le pietre delle pareti risuonavano ora di nuovi lamenti, di
antiche paure tornate alla luce… e quella che per molti era
stata una seconda casa, adesso gocciolava di lacrime…
Hogwarts…
Respirò piano e incapace di sopportare da sola i suoi
stessi pensieri, scostò da sé la coperta, rivelando
l’invito implicito in quel gesto.
Ma il ragazzo non si mosse, emise soltanto un gemito strozzato nel
quale celava l’esito della battaglia.
A Ginny parve inconfondibile…
Una necessità lacerante… ma la ragione non cede
il suo posto…
Districò la mano da sotto la guancia e da sotto i capelli e
parlò rivolta alla finestra.
“Per tutta la vita hai fatto ciò che era giusto,
Harry, ma stanotte ti prego… dimentica la ragione.”
Il bagliore diafano della luna le baciò le labbra.
Non pioveva più.
“Questa notte… trascorrila nel mio letto.”
Il brontolio di un tuono si spense in lontananza.
Ginny chiuse gli occhi.
La tempesta assopita…
Forse fu la percezione di quella calma irreale a trascinare Harry
verso i propri desideri, o più probabilmente fu la certezza
che sotto la quiete illusoria si celasse ancora il conflitto, lo
stesso che si agitava anche in lui…
come se il suo spirito dicesse:
< Va bene, ma non inganniamo nessuno, questa è
solo una tregua! >
Sicuramente ebbe la sua parte di responsabilità quel raggio
di luna pallido, che aveva scelto proprio le labbra come gioiello da
incorniciare… e quel braccio nudo, abbandonato con noncuranza
sul ventre… e quella coperta, indecentemente spostata sotto le
anche…
Il ragazzo fece un passo avanti, e dal momento che la ragione
parve aver trovato un compromesso ne fece un secondo e un terzo.
Ginny aprì gli occhi e accennando un mezzo sorriso, allargò
le braccia.
“Harry…”
Il suo nome sussurrato nella placida penombra…
S’inginocchiò sul letto, e come se fosse convinto di
poter raggirare in questo modo la propria coscienza, le accarezzò
la guancia.
Era tenero, quasi fraterno. Era come se non potesse osare di più…
Come se quel contatto fosse già un regalo insperato…
e lui non lo meritasse.
Rifiutare ciò che di bello ci offre il destino per paura
di vederselo portar via dopo…
“Non sparirò tra le tue mani Harry.” disse lei
sospirando lievemente. “Puoi toccarmi.”
Non rispose… non era necessario con Ginny: lei capiva…
sapeva…
I capelli, maliziosi contro la sua volontà, inondavano il
cuscino ed Harry ebbe la sensazione di perdersi nel seguire con lo
sguardo i loro molteplici disegni.
Stordito e spossato, cedette alla prima lusinga e scivolò
nell’abbraccio.
Il calore che lei emanava era troppo intenso, troppo consolante
per potervi resistere, se ne accorse subito e ancor prima che le
braccia lo circondassero, l’odore familiare della sua pelle
aveva già combattuto e vinto la battaglia contro la sua
resistenza.
Inebriante…
Le scostò i capelli dal collo e la baciò vicino
all’orecchio.
“Harry…”
Sentì il tremito della sua voce vibrare anche sotto la
pelle e lasciò scivolare le mani sul seno.
Indossava una maglietta bianca; niente trine o artificiosi ricami
per la sua Ginny, nessun ricco tessuto, nessuna intrigante
trasparenza, eppure gli parve desiderabile oltre ogni concezione
umana.
Semplicemente donna…
La sentì irrigidirsi appena sotto le sue mani e comprese
che non sarebbe tornato indietro, non avrebbe potuto…
La maglietta cadde sul pavimento.
Lei era pallida e calda… e sembrava che la notte le
appartenesse, sembrava che il buio le danzasse attorno per coprirne
con pudore la sensualità.
Cominciò a sbottonargli la camicia e Harry si accorse che
le sue mani non tremavano affatto, continuava a guardarlo con
l’espressione dolce e seria di chi si concede consapevole di
ciò che sta facendo e non chiede niente in cambio.
Per amore…
Camicia e pantaloni divennero un mucchietto ai piedi del letto.
Si portò sopra di lei appoggiando i gomiti sul materasso
per non schiacciarla e giocherellò, distratto, con una ciocca
dei suoi capelli.
Ginny sorrise e gli accarezzò una guancia, poi la sua mano
scivolò sul collo e sul torace e Harry rabbrividì,
improvvisamente conscio di ciò che stava facendo.
“Ginny… io…” incominciò.
“Non parlare.” sussurrò
lei, poi gli scostò i capelli dal viso e appoggiando le labbra
sulla sua fronte gli baciò la cicatrice. “Non
parlare più…” ripeté
e questa volta posò le labbra sulla sua bocca.
La comunione dei respiri…
Si staccò da lei solo per guardarla in viso e vi trovò
quello che disperatamente desiderava: la sicurezza.
Unico rifugio…
Nascose per un istante il volto nell’incavo del suo collo e
il profumo di quei capelli recluse la ragione nell’angolo più
nascosto della sua coscienza.
“E’ una tregua…” si ritrovò a
sussurrare.
“E’ per amore…” lo corresse Ginny. “Ed
è per entrambi.”
Le labbra lo stregarono, la baciò di nuovo e lasciò
che la sua bocca scendesse sul collo e poi sul seno.
Lei emise un piccolo gemito e affondò le mani nei capelli
scuri. Lasciò andare la presa dopo un secondo, per pura forza
di volontà, mentre le labbra del ragazzo tracciavano sentieri
voluttuosi sul suo ventre.
“Harry…” sussurrò il suo nome temendo di
non poter ricordare nessun altra parola.
“Sì…” lo sentì rispondere con
voce roca mentre con le labbra ripercorreva la medesima strada dal
ventre fino al collo.
Le mani di Ginny vagarono sulla sua
schiena, percorsero la linea curva che porta ai fianchi e lo
sfiorarono…
Lui trattenne il respiro, la scia di baci che stava tracciando si
perse nelle strade imprevedibili del desiderio, chiuse gli occhi e
seppe che quello era il limite.
Si chinò su di lei e le baciò la fronte e gli occhi,
poi teneramente le sfiorò le labbra e la guancia.
“Sei…” le chiese titubante.
“Sicura… ?” lo interruppe lei. “Sì.”
Lui sorrise appena, le accarezzò i fianchi e le cosce,
appoggiò l’avambraccio al cuscino e le scostò una
ciocca di capelli dalla fronte poi la sollevò leggermente e
l’attirò a sé.
Il buio celava l’impaziente necessità, ma Ginny la
percepì chiaramente, sentiva il medesimo ineguagliabile
impulso di confondersi nel suo calore…
Insinuò la mano dentro quella grande di lui, posò
l’altra sul suo collo e ignorando il fremito che la scuoteva
gli andò incontro.
La notte si mostra discreta con gli amanti… china la
fronte e li lascia al loro talamo d’amore.
Quella fu l’ultima notte a Hogwarts.
***
Quando Ginny si voltò di fianco per guardarlo, Harry la
stava già osservando.
Era impossibile decifrare la sua espressione; a Ginny parve così
dolce da spezzare il cuore, lo vide spostare il braccio per farle
posto e lei gli si accoccolò contro, la fronte appoggiata al
suo petto.
Lui l’abbracciò all’istante
e la sua presa –considerò Ginny- era solo un poco più
forte di quella che aveva imparato a conoscere nelle settimane in cui
erano stati insieme, il respiro appena più veloce… e le
sfiorava la tempia.
Sentiva la sua mano infilata tra i capelli, sapeva che a lui
piacevano… ma l’altra, posata sulla sua schiena,
tremava…
Come se fosse tesa nello sforzo di tenerla accanto a sé,
disperata.
Come se non potesse nemmeno pensare di separarsi da lei.
Oppure –e Ginny ebbe paura a pensarlo- come se volesse
chiedere perdono per ciò che aveva fatto…
“Non avrei dovuto farti questo…” sussurrò
e Ginny capì che il suo più grande timore era fondato.
Si staccò da lui stupita solo in parte.
“Avresti preferito che fosse un altro a farlo?” gli
chiese coprendosi il seno con il lenzuolo.
“Ti avrebbe dato la serenità che con me non avrai
mai.”
“Non avrei la felicità che ho con te!”
ribatté decisa, poi voltò la testa di lato. “Vuoi
proteggermi a discapito dei nostri sentimenti, ma non sarò al
sicuro lo stesso… nessuno di noi è al sicuro.”
aggiunse abbassando un po’ il tono della voce. “Non mi
amavi quando al mio primo anno ho aperto la Camera dei Segreti,
eppure Voldemort non ha esitato ad usarmi per i suoi piani… e
se non fosse stato per te sarei morta.”
Harry si adagiò sulla schiena e sospirò forte
fissando il baldacchino rosso-oro.
“Ti ha scelta perché eri la sorella del mio migliore
amico.”
“Cedric non era tuo amico, ma questo non lo ha risparmiato!”
Era stata dura, se ne accorse troppo tardi, quando si voltò
per osservare il profilo del ragazzo e lo trovò assorto e
perso nella sua dimensione rivestita di
rimpianti.
“E’ciò che accade alle persone che mi stanno
accanto.”sussurrò.
“Nessuna di loro rimpiangerebbe di averlo fatto… e
non lo rimpiangerei neanche io.”
Lo osservò mentre apriva la bocca per ribattere e si
affrettò per precederlo.
“So quello che stai per dire, Harry…” e la sua
voce per la prima volta sembrò tremare.
Si portò sopra di lui e lo fissò come se stesse
leggendo sul suo volto quelle parole.
“Mi dirai che tu non potresti sopportarlo.”
incominciò tradendo di nuovo le proprie emozioni e Harry sentì
la disperazione che rendeva fragile la sua voce. “Che non
potresti vivere con questo rimpianto.” prese fiato e l’aria
le sembrò troppo densa, deglutì a fatica. “Lo
so…”continuò flebile. “Dirai che è
stata solo colpa tua…” brillò una prima lacrima
nei suoi occhi, Harry notò il suo pietoso scintillio un attimo
prima che gli cadesse sul viso. “…e che nessun altro
deve pagare il peso del tuo destino…” respirò di
nuovo, profondamente, lasciando cadere nuove lacrime sul volto del
ragazzo e si sforzò di continuare, ma il tono della sua voce
adesso era implorante.
“Dirai che vuoi proteggermi… e mi lascerai da sola,
come volevi fare stanotte, a combattere una battaglia che è
già persa in partenza perché io non sopporto di venire
esclusa dal tuo cammino e tu non vuoi compierlo con me…”
Adesso tremava vistosamente, Harry l’abbracciò e lei
posò la guancia bagnata dalle lacrime contro il suo petto.
Bruciavano le sue lacrime… quasi quanto la sua pelle nuda.
“Ginny…” sussurrò, ma il pianto di lei
lo interruppe.
“Tu firmi la mia condanna ancor prima di cominciare a
combattere…”
“La mia intenzione era di assicurarti un futuro…”
“Nessuno ha un futuro adesso... lo sai.”
“Io meno degli altri.”
“Voglio stare con te, Harry.”
Era come una preghiera, e più andava avanti nel recitarla
più ne sentiva il calore
confortante.
Harry non riuscì a sostenere oltre la
sua coerente difesa… anche la forza incrollabile della ragione
adesso alzava bandiera bianca, la coscienza messa a
tacere dal dolce peso della ragazza sopra di lui…
Pensò di essere debole e poi improvvisamente abbastanza
forte da proteggerla… da proteggere entrambi e decise,
nell’istante in cui Ginny nascose il volto nell’incavo
della sua spalla, che nonostante ignorasse completamente il punto
d’arrivo, quello era senz’altro il punto di partenza.
L’amore…
“Così sia.” sussurrò.
Concedendo la giusta risposta che giunge a concludere ogni
consolante litania.
Fine 1° capitolo.
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