Tra
sospiri e cicale
Il
sole quel giorno batteva con ancor più opprimente insistenza
del
solito e, anche mentre ormai si apprestava a tramontare, i suoi raggi
accaloravano l'aria in un'afa insopportabile.
Il
canto assordante e continuo delle cicale riempiva l'aria, quasi
sospendendola in una dimensione al di là del tempo stesso,
la
continuità di quell'assiduo frinire sovrastava l'attenzione
di chi
lo ascoltava facendolo così perdere in una delicata ipnosi
che
costringeva lo sguardo, oltre che l'udito, a concentrarsi in un unico
punto fisso, nella quale si scorgeva il tutto ed il niente.
Con
la schiena madida poggiata al basso muretto di cemento bollente che
costeggiava la casa di Tsunayoshi Sawada, Gokudera sospirò
lasciandosi intorpidire dalla rassegnazione riguardante il torrido
caldo dell'estate giapponese.
Avvertì
la spiacevole sensazione della pelle sudata contro il cuoio cocente
della fascia legata al polso mentre, lentamente, si mosse portandosi
la sigaretta alle labbra.
Mentre
aspirava s'immaginò che, oltre al fumo, i suoi polmoni si
stessero
riempiendo dei vapori emanati dall'asfalto cocente che ormai
disperdeva, per ogni quartiere, lo sgradevole odore di catrame
liquido; il solo pensiero bastò a nausearlo, sebbene ben
conoscesse
che ciò di cui ogni giorno riempiva i propri bronchi non era
di
natura molto più salutare, ma convincendosi del fatto che se
una
persona è a conoscenza di una circostanza, l'ignorarla non
la rende,
di fatto, più stupida di chi non la conosce affatto,
sfregò la
punta incandescente della sigaretta contro il muretto, soffocandone
la fiamma e con gesto altrettanto lento, la ripose nel pacchetto
stropicciato all'interno della tasca della camicia.
Sospirò
di nuovo, accorgendosi che probabilmente oltre al frinire delle
cicale d'intorno, quello dei suoi sospiri era stato l'unico altro
rumore abbastanza forte e costante da poter essere preso in
considerazione come unità di misura per scandire lo scorrere
del
tempo.
Decise
di darsi una scossa per riprendersi dal tedio in cui sembrava essere
precipitato assieme ad ogni pensiero ed azione del proprio corpo e,
come botta di vita finale, decise che un cambio di posizione,
nell'attesa, poteva essere più che sufficiente.
Poggiò i palmi
sulle calde piastrelle in cotto che ricoprivano la cima del muretto
e, facendo leva sulle braccia, si issò sedendocisi sopra.
Per
quel che ne sapeva, questo suo movimento era stato l'accadimento
più
emozionante dell'ultima mezz'ora in quel quartiere che fatto di case
tutte uguali, circondate da praticelli tutti uguali a loro volta
costeggiati da muretti di cemento bollente tutti uguali sembravano la
triste riproduzione di un plastico esposto nei centri commerciali,
pubblicizzante la costruzione di una nuova proprietà.
Se
come soluzione al problema della noia, un cambio di posizione era
sembrato inizialmente una buona idea, ora che il problema si
ripresentava Gokudera non poté fare altro se non sentirsi
uno
sciocco, mentre piuttosto che avere la schiena madida poggiata ad un
muretto bollente adesso ci era seduto sopra e lo puntellava coi
talloni.
In
risposta a questi pensieri, quasi la sua mente gli volesse offrire un
pretesto per non riflettere su quanto in quel momento si sentisse
ridicolo, una goccia di sudore gli scivolò lungo la guancia
provocandogli un fastidioso solletico che lo costrinse in un
ulteriore movimento che contribuì solamente alla
constatazione del
fatto che ogni angolo del suo corpo era ormai fradicio di sudore.
Se
in quel momento, al posto di sospiri e cicale, avesse avuto la
possibilità di calcolare realmente il tempo che passava si
sarebbe
accorto che erano ormai quasi due le ore che aveva passato poggiato
al muretto di cinta tra tentativi di ingannare il tempo e alternative
più o meno plausibili di trascorrerlo.
Dopotutto,
quando il Decimo aveva accordato il loro incontro quella sera, non
aveva specificato l'ora esatta e, da bravo braccio destro, Gokudera
aveva pensato di farsi trovare pronto in qualunque momento il Decimo
avesse trovato appropriato.
I
passi che infine, dopo pochi altri sospiri e meno pochi altri frinii,
udì alle proprie spalle gli provocarono quella piacevole
sensazione
alla bocca dello stomaco, la piccola iniezione di frizzante
adrenalina che avvertiva scorrergli dentro ogni volta che il Decimo
gli si trovava vicino.
Facendo
nuovamente leva sulle braccia saltò giù al volo
dal muretto
proiettando a terra, il cui colore era ormai mutato dalla luce
scarlatta del tramonto inoltrato, un'ombra ben più lunga di
quanto
si rammentasse. Si voltò, ormai sentendosi ristorato e
ricompensato
per tutto il caldo e la noia subiti, sfoderando il più
cordiale dei
suoi rari sorrisi che riservava ovviamente soltanto al Decimo.
Se
da uno a dieci Gokudera avesse potuto dare un valore all'irritazione
sgomenta che provò in quel breve attimo di illuminazione
molto
probabilmente sarebbe stato un numero a due cifre.
-
Ciao Gokudera! Ci sei anche tu, bene!- Le parole già
terribilmente
irritanti risultarono a Gokudera insopportabili quanto unghie su una
lavagna grazie al tono allegro che le impregnava.
Takeshi
Yamamoto.
Forse
l'essere più irritante sulla faccia della terra dopo i
bambini che
ormai stanziavano perennemente a casa di Decimo, che con urla,
strepiti e capricci mettevano a dura prova la sua pazienza in ogni
singolo momento passato, ahimè, in loro compagnia; forse,
realizzò
Gokudera, l'unica differenza tra loro e l'idiota che ora lo fissava
ancora sorridente, era che lui era più alto di almeno un
metro e
mezzo. Cosa che s'aggiungeva alla lista di cose che trovava irritanti
dato che non è poi così facile imporsi e
mostrarsi superiori ad un
tipo che in altezza non vanta concorrenti.
-...che
ci fai tu qui?...- Sibilò acido Gokudera avanzando di
qualche passo
verso di lui
-
Mi ha invitato Tsuna...- Sorrise nuovamente Yamamoto, ignorando il
tono disgustato di Gokudera o, con più
probabilità, non
accorgendosene minimamente.
-
T-ti ha invitato il Decimo!?- Domandò Gokudera in un misto
di
sconforto ed incredulità. Sapeva bene che Decimo trovava,
inspiegabilmente, simpatico quel tipo sebbene più volte
Gokudera
stesso lo avesse messo in guardia riguardo la fiducia smisurata che
il boss dei Vongola sembrava riporre in qualsiasi persona si
dimostrasse gentile con lui.
-
A te no?- Chiese con un'espressione talmente stupida che Gokudera
dovette seriamente ricorrere a tutto il suo sangue freddo, per cui
non era certo famoso, per trattenersi dal tirargli un pugno.
-
Ovviamente!- Si limitò ad urlare
-
Gokudera, Yamamoto!- La voce che fin dall'inizio della sua tediosa
attesa poggiato al muretto di cinta aveva sperato di sentire, lo
sorprese distogliendo ogni sua attenzione da Yamamoto. Decimo era
affacciato alla finestra che dava sul giardinetto e li fissava con
aria interrogativa.
-
Aspettatemi, scendo subito!- Allungò una mano e, afferrata
la
cornice di alluminio della finestra se la trascinò dietro
con un
movimento fluido e, facendola scattare, scomparve subito dopo.
Eccola.
La
sensazione zuccherina alla bocca dello stomaco.
Quel
delizioso formicolio lungo la spina dorsale.
E
quella disperata consapevolezza di non poter fare nient'altro che
attendere.
Gokudera
si sentì pervaso, come ogni volta che aveva l'occasione di
poter
prepararsi ad incontrare Decimo, da mille brividi ed incertezze
nonché da una felicità traboccante di eccitazione
ed euforia.
In
qui momenti l'impazienza di voler dimostrare al Decimo il proprio
valore veniva surclassata, alle volte, solo dall'impazienza di
potergli stare vicino, per riuscire a rubare un contatto segreto tra
le loro braccia mentre camminavano uno di fianco all'altro o ad
ascoltarlo, ubriacandosi della sua voce, di ogni più piccolo
ed
insignificante dettaglio avesse voluto parlargli.
Abbassò
lo sguardo, nascondendo un sorriso dietro le ciocche argentee che gli
solleticavano sempre le guance ma che, in momenti come quello,
potevano fungere da eccellente difesa.
Inspirando,
infine, a pieni polmoni alzò il volto con aria
consapevolmente
soddisfatta, solo per ritrovarsi di fronte quello di Yamamoto.
-
Che guardi?!- Lo rimbeccò tornando cupo
Al
contrario di quello che pensava Yamamoto continuò a fissarlo
in
silenzio con aria seria.
Il
suo sguardo gli parve strano e per un attimo amareggiato mentre un
alito di vento, forse l'unico della giornata, gli scompiglio i
capelli neri. Il silenziò perdurò per pochi altri
secondi prima che
Yamamoto sorridesse di nuovo e scuotesse la testa mormorando un
“niente” massaggiandosi la nuca.
Gokudera
non ebbe il tempo di ribattere improvvisamente distratto dalla
figura, ben più importante, di Decimo che svelta si dirigeva
verso
di loro accompagnata da urla di bambini e raccomandazioni della
madre. Tsuna aprì in fretta il basso cancello del muro di
cinta e
scusandosi per la fretta li sollecitò ad avviarsi temendo
l'improvviso risveglio di Reborn che miracolosamente dormiva dal
primo pomeriggio.
Dopo
pochi minuti i tre ragazzi erano già lontani dall'abitazione
di
Tsuna e Gokudera, suo malgrado, aveva dovuto arrendersi al fatto che,
almeno per quella sera, Yamamoto sarebbe rimasto con loro. Per un
attimo, guardandolo sorridere, nella mente di Gokudera si
ripresentò
l'immagine dell'insolita espressione di Yamamoto di qualche minuto
prima e realizzò che forse quella era stata l'unica vota in
cui
aveva visto per più di cinque secondi il volto del compagno
di
classe senza un enorme sorriso a trentadue denti stampato sopra.
Decisamente
le espressioni serie di Yamamoto non potevano essere prese in
considerazione come unità di misura per lo scorrere del
tempo.
Salve.
Questa
fan fiction è cominciata senza il consenso di tutti i miei
neuroni
e, prima che me ne potessi rendere conto e interrompermi, il primo
capitolo era già steso. L'idea è nata da una
solita, normalissima
conversazione con Yusaki :-P che probabilmente potrebbe rimpiangere
di aver appoggiato. Trattare Gokudera non la considero una grande
difficoltà (non lo dico con presunzione quanto con la
sicurezza di
aver sviluppato già dal nostro primo incontro un'intesa
speciale con
questo personaggio!) invece Yamamoto... mi da un sacco di problemi,
non so se sarò in grado di caratterizzarlo al meglio.
Spero
nella buona sorte, nell'ispirazione ed in qualche vostro commento, a
presto.
SLURP,
Kumiho.
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