Alphabet.

di a Game of Shadows
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Watson.
Era senza ombra di dubbio la persona più affascinante che avesse mai conosciuto.
Non solo perché fisicamente era indubbiamente bello, punto assolutamente indiscutibile, ma anche dal lato caratteriale.
Generalmente le persone rimanevano sbalordite davanti a Holmes e alle sue capacità ma Watson, dopo il primo periodo, aveva smesso. Aveva cambiato registro, aveva iniziato a cercare di imparare il più possibile ed ogni volta che gli illustrava le proprie capacità Holmes riceveva sempre meno complimenti e sempre più ipotesi sul caso dall’amico.

Non gli dispiaceva affatto. Per quanto il suo ego necessitasse di essere farcito di complimenti sulle sue capacità, ogni tanto, sentirsi ripetere le stesse cose un’infinità di volte da tutti era diventato incredibilmente noioso e ripetitivo. Solo quando Watson si lasciava andare ad un’esclamazione di ammirazione gli faceva piacere, e solo perché era raro sentire complimenti da lui e non sentirlo muovere qualche accusa.
Era interessante vedere come si impegnasse per seguire le sue orme. Sembrava che Watson avesse iniziato a considerare Holmes come se fosse suo padre, un modello da seguire, nonostante le continue critiche al suo comportamento e lamentele sulle sue insane abitudini.
Holmes iniziò a pensare che se lui fosse morto prima di Watson, il dottore, con il giusto allenamento, avrebbe potuto diventare un suo degno successore ed essere il futuro, ancora unico, consulente investigativo del mondo.





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