Il segreto nascosto nel budino al cioccolato
Salve a tutti.
Questa mia fanfiction ha partecipato al Contest "Goloso Desiderio", indetto da Nihila sul Forum di Efp. La storia è ancora in attesa di giudizio.
È la prima volta che scrivo su questo fandom, spero di essere
riuscita a fare un buon lavoro.
Buona Lettura!
Autore: Ili91
Titolo: Il segreto nascosto nel budino al cioccolato
Fandom: Kaichou wa Maid-Sama
Personaggi: Misaki Ayuzawa, Takumi Usui, Altri
Genere: Commedia, Romantico, Mistero
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Beta Reading: No
Introduzione alla storia:
Inspiegabilmente, ogni mattina sulla cattedra dell'aula del consiglio
d'istituto del Seika, Misaki rinviene un budino al cioccolato. Sembra
solo uno stupido scherzo, ma Misaki non ci sta e comincia ad indagare,
insieme al provvidenziale aiuto di Usui.
Note dell'autore:
– La
storia è ambientata dopo gli avvenimenti con Kano Sotaro (ma
prima dell‘arrivo dell’amico d‘infanzia di Misaki),
intorno al quarto-quinto volume, cioè quando lui si è
redento.
– Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
– Il PDV (punto di vista) è tutto di Misaki.
Il segreto nascosto nel budino al cioccolato
Misaki Ayuzawa
spalancò con irruenza la porta dell’aula adibita per il
consiglio studentesco dell’Istituto Seika, di cui lei stessa era
presidentessa.
Doveva vedere, verificare che non…
Oh, no. Di nuovo,
pensò, quando il suo sguardo si posò sulla cattedra a
pochi metri da lei. Sulla superficie lignea era appoggiato un budino al
cioccolato.
Storse la bocca in una piega
esasperata e mosse qualche passo in direzione del dolce, che aveva
tutt’altro che un bell’aspetto. L’odore non era dei
migliori e la forma era malfatta, chi l’aveva preparato non
sembrava avere talento per la cucina.
Non che questo fosse il problema principale.
Ogni mattina, già da alcuni
giorni, veniva ritrovato un budino sempre nello stesso punto, il quale
ogni volta veniva rimosso ed eliminate le macchie di cioccolato che
lasciava sulla cattedra. Come scherzo non era affatto divertente, ed
era durato abbastanza.
Misaki aveva tentato di essere
paziente, di non dare corda all’autore della malefatta, ma ora ne
aveva davvero abbastanza.
Strinse una mano a pugno e fissò disgustata il budino al cioccolato che ultimamente la perseguitava.
«Buongiorno, presidente» disse una voce alle sue spalle.
Misaki si voltò e
incrociò lo sguardo di Shoichiro Yukimura, vicepresidente del
consiglio. Ricambiò il saluto con un cenno. «Credimi, non
è affatto un buon giorno» affermò, scuotendo la
testa arrabbiata.
Yukimura era di media altezza e
aveva lineamenti effeminati; era un ragazzo che si impegnava in quello
che faceva e aveva un carattere gentile. Decisamente, uno dei pochi
maschi che non odiava. Quest’ultimo si avvicinò e si
fermò al suo fianco. «Beh, chiunque sia, prima o poi si
stancherà.»
Le sue parole e il tono calmo
dell’altro fecero irritare Misaki all’istante. «Deve
finire ora!» sbraitò alzando la voce e facendo sobbalzare
Yukimura per lo spavento. Indicando con la mano il budino, aggiunge:
«Questa è una chiara presa in giro! Ho intenzione di
scoprire chi sia l’autore di questo stupido scherzo e farlo
smettere.»
«E se fosse un tuo ammiratore?» suggerì Yukimura dopo qualche attimo di silenzio.
Misaki si girò a guardare
di scatto l‘altro con sguardo fulminante. Se gli sguardi avessero
potuto uccidere, Yukimura sarebbe senz‘altro crollato
improvvisamente a terra privo di vita. «E un budino maleodorante
sarebbe la sua dimostrazione d‘amore, secondo te? Questa è
una bravata, non c‘è alcun dub…» Si
bloccò improvvisamente, senza concludere la frase, mentre nella
sua mente si formava l’immagine di Usui e del suo irritante e
imbarazzante comportamento abituale. Possibile che…? Scosse il capo più volte per scacciare l’idea, nemmeno Usui sarebbe arrivato a tanto. Però… Un ricordo di alcuni giorni prima le si affacciò prepotente nella mente.
La temperatura
nella cucina del Maid Latte era elevata a causa del continuo utilizzo
del forno e dei fornelli, come ogni sera al termine della giornata
lavorativa. Misaki si sentiva accaldata, soprattutto sulle guance,
anche se dubitava che il motivo principale fosse il calore del locale,
ma piuttosto l’eccessiva vicinanza di Usui, tale che il proprio
respiro si mescolava a quello di lui.
Usui aveva
appoggiato le mani sul bancone che li separava e, facendosi leva con le
braccia, si era chinato su di lei, fissandola intensamente negli occhi.
Fra di loro, a dividerli, erano rimasti un budino in parte mangiato e un cucchiaino macchiato di cioccolato.
«Presidente?» la chiamò Yukimura, sventolandole una mano davanti al viso e risvegliandola dai suoi pensieri.
Misaki scosse più volte il capo e ritornò in sé. Usui, se sei stato tu…!
«Torno subito!» disse a Yukimura, poi, senza un’altra
parola, si precipitò fuori dall’aula come una furia.
***
Non ci fu bisogno
di arrivare fino alla classe di Usui; a meno di metà strada,
Misaki lo incrociò che veniva nella sua direzione.
Takumi Usui era alto, biondo e,
oggettivamente, un bel ragazzo. Per non parlare del fatto che fosse
molto forte, intelligente e brillante, e che eccellesse in tante
diverse attività. Era un alieno o un essere umano? Questa era la
domanda che spesso faceva capolino nella mente di Misaki.
Appena la riconobbe, sorrise e disse: «Ehi, presidente! Dove vai così di fretta?»
«Cercavo te»
replicò lei, ma si pentì subito delle sue parole.
Chissà come Usui le avrebbe erroneamente interpretate.
Prima che avesse il tempo di
correggersi, Usui aveva già sbarrato gli occhi sorpreso per un
attimo e poi commentato: «Finalmente hai capito di esserti
innamorata di me.»
Misaki arrossì di colpo e
distolse lo sguardo. Non lo sopportava quando diceva quelle cose
così imbarazzanti, anzi, per meglio dire, non sopportava i
maschi in generale, lui compreso. «Hai completamente frainteso.
Quello di cui ti devo parlare è una faccenda più
importante di simili sciocchezze.»
«Cosa c‘è di
più importante del nostro amore?» replicò Usui con
espressione fintamente stupita.
Oh, sì. L‘avrebbe
ucciso, in modo lento e doloroso. «Hai saputo del ritrovamento
dei budini al cioccolato nell‘aula del consiglio? Questa notizia
è già trapelata all‘interno
dell‘istituto?»
«Sì, ho sentito
qualcosa. Un piccolo scherzo innocente» disse lui e
scrollò le spalle con fare noncurante.
«Innocente un corno!»
esplose Misaki alzando la voce e agitandogli un dito contro. «Non
è assolutamente accettabile un simile comportamento. Farò
il possibile per trovare il responsabile, a meno che…» si
fermò e lo guardo fisso negli occhi. Era davvero lui a lasciare
quei budini sulla cattedra? Per un attimo le sembrò incredibile
d‘averci pensato e non se la sentì di proseguire con la
sua accusa. Forse era davvero solo frutto della sua mente. Oh, al diavolo! «Tu c‘entri qualcosa?» chiese alla fine.
«Mi stai chiedendo se sono stato io?»
«Sì.»
«Lo credi perché
l‘altro giorno mi hai visto preparare un budino? Mi ferisce che
pensi questo» affermò, ma il suo sguardo e il tono usati
contraddicevano completamente le sue parole. Usui si chinò e le
sussurrò all‘orecchio. «No, Ayuzawa, stai puntando i
tuoi sospetti nella direzione sbagliata.»
Se possibile, il rossore sul suo viso si accentuò. «È davvero così?»
Lui si scostò, le rivolse un ultimo sorriso e la oltrepassò. «Chiamami, se hai bisogno di aiuto.»
***
La biro nera
calcava pesantemente sul foglio. L’irritazione che provava -
verso l’autore dello scherzo, verso Usui, ma soprattutto
quest’ultimo - aveva reso la sua calligrafia di difficile
comprensione. Doveva calmarsi, o non avrebbe svolto bene il suo lavoro.
Sospirò, posò la
pena e si sgranchì i muscoli delle spalle indolenziti. Negli
ultimi giorni era più stanca del solito, non riusciva a riposare
come si deve.
Gettò uno sguardo ad una
delle finestre e si stupì nel vedere il sole tramontare, non
aveva pensato di trattenersi tanto a lungo. Considerato che quel giorno
non era di turno al Maid Latte, Misaki aveva deciso di rimanere a
scuola fino a tardi e svolgere i compiti nel frattempo, così
avrebbe lasciato la scuola per ultima e nessuno avrebbe potuto mettere l’ennesimo omaggio giornaliero sulla cattedra del consiglio.
Purtroppo, le sue indagini quel
giorno non avevano dato i frutti sperati. Lei aveva provato a domandare
in giro se qualcuno avesse notato entrare nell’aula del consiglio
persone estranee ad esso, ma nessuno le era stato d’aiuto. Sempre
che non si potesse definire aiuto la frequente risposta: “spesso vedo Usui Takumi”.
Già, come se non fosse risaputo a chiunque lo stalkeraggio di Usui nei confronti di Misaki. Le stava sempre intorno, accidenti a lui!
Giocherellando con la penna, si appoggiò allo schienale della sedia.
Oggettivamente, pareva che ogni
sospetto puntasse contro Usui, ma d’altra parte lei dovette
ammettere che non credeva affatto che fosse lui l’autore dello
scherzo. Non perché sembrasse innocente, figuriamoci! Piuttosto,
era più propensa a credere che non fosse nel suo stile, ecco.
Misaki sbadigliò e decise
che era ora di tornare a casa. Per quel giorno, quel tipo non avrebbe
potuto avere possibilità di colpire, a breve avrebbero chiuso i
cancelli della scuola. Chissà, forse si sarebbe scoraggiato e
avrebbe pure rinunciato definitivamente, anche se lei non ci sperava
troppo. Sospirando per la frustrazione, si alzò e ripose le sue
cose. Voleva venire il prima possibile a capo di quel mistero.
***
In
piedi, a ridosso di uno dei muri del Maid Latte, locale in cui lavorava
part-time, Misaki girava da una parte all’altra il capo
osservando la sala ormai vuota.
La giornata stava volgendo al termine e con essa il suo lavoro al locale per quella sera.
Incrociò lo sguardo del “trio ebete” e fece una
smorfia disgustata. Quei tre non facevano altro che fissarla di
sottecchi con sguardo sognante, quando si sarebbero decisi ad
andarsene?
Poco distante da loro, vide una coppia giovane, un ragazzo e una
ragazza, alzarsi e andarsene mano nella mano con espressione serena
dipinta in volto. Ormai, era rimasto solo Usui, che stava terminando la
sua ordinazione e la fissava costantemente.
Ripulì le briciole lasciate dalla coppietta e riportò i piatti e le tazzine vuote in cucina.
«Dai pure a me, Misa-chan» le disse la direttrice.
«Ci penso io a chiudere. È tardi, va pure a casa.»
Era vero che era un po’ stanca, ma le dispiaceva lasciare la mole
di lavoro rimasta alla direttrice. «Ne è sicura?»
chiese con esitazione.
L‘altra annuì. «Certo, non preoccuparti.»
Anche se non era completamente convinta, Misaki si diresse verso lo
spogliatoio. Aprì il suo armadietto e si sfilò la divisa
speciale di quel giorno. La direttrice aveva deciso di organizzare il
Princess Day, perciò ad ogni Maid era stato dato un vestito
lungo poco oltre le ginocchia e un diadema di latta. Il suo era bianco,
con maniche a sbuffo e gli orli di pizzo. Per completare, un nastro
dello stesso colore del vestito era stato avvolto attorno al corpo,
sotto al seno e legato dietro la schiena in un grosso fiocco.
L’unico pezzo utilizzato della divisa che usava regolarmente era
stato il grembiule.
Infilò la camicia blu petrolio e i pantaloni neri, poi si diresse verso l’uscita.
Non si stupì di trovare Usui ad aspettarla. Teneva le braccia
conserte e la schiena appoggiata al muro esterno del locale. Le rivolse
un sorriso e la seguì. «Come proseguono le indagini,
Sherlock Holmes?»
L‘irritazione l‘assalì. «Male. Non sono
riuscita né a scovarlo, né a sorprenderlo.»
Purtroppo, nonostante la sera precedente fosse stata l‘ultima ad
andarsene e quella mattina si fosse presentata a scuola prima
dell’apertura dei cancelli, lo stesso aveva ritrovato per
l’ennesima volta un budino sulla cattedra del consiglio
d’istituto. Tutti i suoi sforzi erano stati vani.
Gli spiegò in breve i suoi tentativi andati a vuoto.
«Dovrei essere stata l‘ultima ad uscire e la prima ad
entrare. A meno che non siano stati i professori, e non penso proprio,
non riesco proprio a capire come abbia fatto» concluse Misaki e
si girò a guardarlo.
Usui si era fatto pensieroso. «E‘ un bel mistero.» Le
sorrise dolcemente. «Ma sono sicuro riuscirai a
risolverlo.»
Misaki arrossì e si girò, nascondendosi alla vista di
lui. Fu un sonoro sbadiglio a sciogliere la tensione. Com‘era
stanca ultimamente.
«Eh? Hai sonno, presidente?»
«Oh, sì, ultimamente non dormo bene. Non abbiamo nemmeno
gli esami a tenermi sveglia, è inspiegabile.» Lei si
accorse che lui si era bloccato sul posto e si voltò nella sua
direzione. «Perché ti sei fermato?» Lo sorprese a
fissarla in modo strano. Aveva assottigliato gli occhi e la stava
studiando, come se cercasse di capire qualcosa.
Si convinse che oltre che alieno dovesse essere pazzo, quando lo vide
sorridere e mormorare inspiegabilmente: «Ora è tutto
chiaro.»
«Di che cosa stai parlando?»
«Niente, niente.» Usui la raggiunse e le scompigliò
i capelli con una mano. «Capirai molto presto.»
***
Esattamente come due sere prima, Misaki si trovava a lavorare
nell’aula del consiglio d’istituto, solo che questa volta
non era stata una sua scelta, doveva finire di compilare alcuni
registri.
Usui era stato chiaro, aveva intuito qualcosa e ci avrebbe pensato lui
a risolvere il mistero del budino al cioccolato. Nonostante lei avesse
insistito, non aveva voluto rivelarle nulla di più e le aveva
chiesto di avere fiducia in lui.
Misaki aveva esitato, ma alla fine era arrivata alla conclusione che sì, si fidava di Usui.
Ora, avrebbe solo voluto sapere che cosa lui aveva in mente. Che cosa aveva capito che a lei era sfuggito?
Sospirò e riprese a concentrarsi sui fogli che aveva davanti.
Concluse in pochi minuti il suo lavoro, allungò un braccio verso
la sua borsa e l’appoggio sulla scrivania.
***
Il suono di un battito di mani la riscosse. Sotaro Kano, un ragazzo
alto, magro, con capelli neri e con occhiali dalla spessa montatura
scura, era di fronte a lei con espressione concentrata e le mani
aperte, palmo contro palmo.
Misaki lo osservò sorpresa. Quando era comparso? Ricordava solo
lei stessa che metteva apposto le proprie cose, ma non l’arrivo
di Kano. «Che cosa ci fai qui?» gli chiese. Solo allora si
rese conto di cosa lei stesse stringendo tra le sue mani: in quella di
sinistra c‘era un piccolo sacchetto di plastica trasparente,
mentre nell‘altra un budino al cioccolato. Sbarrò gli
occhi e lasciò andare il dolce improvvisamente, come se questo
l‘avesse scottata. «Che cosa significa tutto questo?»
Kano lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, mentre Usui,
che si era tenuto in disparte fino a quel momento, si fece avanti e
prese la parola: «Presidente, ecco la risposta al mistero. Sei
proprio tu che ogni giorno porti un budino al cioccolato
nell‘aula del consiglio. Credo anche che sia tu stessa a
prepararlo e questo spiegherebbe la tua stanchezza. Non dormi,
perché passi la notte a preparare budini» le spiegò
senza mezze parole.
«Devi essere impazzito!» sbottò Misaki. Girò
intorno alla scrivania, raggiunse rapidamente Usui e lo avvicinò
a sé strattonandolo per la cravatta. «Credi che non saprei
se fossi o no la responsabile? Io so di essere innocente!»
«Lo so. Il punto è che lo fai inconsapevolmente.»
Allentò la presa intorno alla cravatta e scosse la testa.
Inconsapevolmente o meno, non poteva credere di essersi comportata in
quel modo. Avrebbe davvero voluto credere che Usui le stesse mentendo,
ma la verità non era quella. Doveva ammettere che in passato le
era già capitato di assumere comportamenti discordanti dalla sua
personalità, ma il vero responsabile era stato… Kano! Si
voltò verso di lui e lo fissò minacciosa. «Mi hai
ipnotizzata di nuovo?»
Kano fece un passo indietro. «Io non c‘entro nulla, te lo
giuro» assicurò pallido in volto. «O è stato
un altro ad ipnotizzarti, o ti sei suggestionata da sola.»
«Puoi fidarti, presidente. Lui non ha colpa» disse Usui.
Misaki lo fissò confusa. «Ma allora… chi?»
Naturalmente, non prese nemmeno in considerazione l‘ipotesi
dell‘autosuggestione. Insomma, non era possibile, perché
avrebbe dovuto?
«A questo penseremo dopo. Prima suggerirei di permettere a Kano
di ipnotizzarti per impedirti di portare un nuovo budino al cioccolato
domattina.»
«Bene.» Anche se non completamente convinta, lei si
avvicinò al ragazzo con gli occhiali in modo che fossero faccia
a faccia. «Fai quello che devi.»
***
«Stento ancora a credere di aver lasciato io quei budini, ma, a
quanto pare, non c‘è altra spiegazione plausibile»
disse Misaki ad Usui, mentre tornavano a casa. Avevano lasciato la
scuola da alcuni minuti e Kano, dopo averli salutati, si era diretto in
direzione opposta alla loro.
«Dai, non fare quella faccia. Non hai fatto nulla di grave, non
prendertela» le suggerì lui con un sorriso incoraggiante.
«Tu non capisci, Usui! Il presidente… Il presidente che si
mette a fare uno stupido scherzo! Se qualcuno lo venisse a sapere, la
mia reputazione ne uscirebbe rovinata e, ciliegina sulla torta, tutti i
maschi del Seika si sentirebbero autorizzati a comportassi nel mio
stesso identico modo.» Più pensava a quella storia,
più le venivano in mente conseguenze sempre più gravi.
«Quello che mi fa più rabbia è che non riesco a
capire perché sia successo. Da dove mi è nata
l‘idea di mettermi a preparare budini di notte e portarli a
scuola, vorrei proprio sapere.»
«A questo proposito, un‘idea ce l‘avrei»
affermò Usui e i suoi occhi si venarono di malizia. «Io,
tu, un budino al cioccolato. Ti ricorda nulla?»
Oh, eccome se le ricordava qualcosa.
L’odore del burro fuso e del cacao riempiva la cucina del Maid Latte.
Misaki chiuse gli occhi e inspirò a fondo, godendosi il
piacevole profumo. Anche se la infastidiva ammettere per
l’ennesima volta quanto Usui fosse bravo in qualcosa, bisognava
ammettere che i piatti che venivano serviti durante i part-time
d’emergenza del ragazzo erano migliori rispetto agli altri.
I budini al cioccolato a cui si era dedicato spesso quel giorno erano un pratico esempio.
«Puoi smettere, ora. Ormai anche gli ultimi clienti stanno
andando via» lo informò, fermandosi davanti al bancone e
di fronte a lui.
Usui scrollò le spalle e non smise di mescolare il composto
marrone, mentre, nel frattempo, versava sopra il latte. «Ormai
l‘impasto è in parte preparato, è peccato buttarlo.
Potremmo dividerci i budini e mangiarceli noi.»
Annuendo distrattamente, Misaki posò i gomiti sopra il bancone e
osservò le azioni di lui. «Sono difficili da
preparare?»
«No, anzi, è una delle ricette più semplici.»
Lui smise di mescolare, posò il cucchiaio e prese il pentolino
alla sua sinistra; poi versò il composto all‘interno di
quest‘ultimo e lo mise a scaldare sul fuoco. Mentre lo faceva, le
spiegò in modo chiaro la ricetta dei budini.
«Sembra facile» commentò Misaki alla fine, poco convinta. Lei non era molto brava in cucina.
«Lo è, credimi. Dovresti provare.» Lei notò
che lasciò il composto sulla fiamma solo per pochi minuti, prima
di versarlo negli stampini e metterli nel frigorifero.
Misaki e Usui rimisero a posto le stoviglie dopo averle accuratamente
lavate, mentre attendevano che i budini al cioccolato si
raffreddassero. Lei approfittò di quel tempo anche per andare a
cambiarsi. Quando tornò, Usui l‘attendeva nello stesso
punto dov‘era quando era entrata in cucina. L‘unica
differenza stava nel cucchiaino ricolmo di budino che aveva proteso
verso di lei. «Tieni, assaggia.»
Misaki sbuffò avvicinandosi. Lui trovava sempre
l‘occasione buona per provarci con lei. «Non ho bisogno di
essere imboccata, posso mangiare anche da sola» disse, anche se
si arrese e separò le labbra per lasciar passare il cucchiaino.
Il dolce sapore del cioccolato le riempì la bocca ed era
talmente buono che dovette trattenersi dal mugolare soddisfatta.
«Com’è?»
Come se non lo sapesse… «Squisito.» Gli rubò
il cucchiaino e prese un altro boccone di budino dal piatto.
«È ottimo. Sei… bravo.»
«Ti ho conquistata un‘altra volta, allora» si vantò lui.
Misaki posò il cucchiaino sul bancone e incrociò le
braccia al petto. «Difficile, visto che non mi hai conquistata
nemmeno una volta.»
Senza che lei ebbe il tempo di rendersene conto, lui ridusse la
distanza che li divideva. «Sono sicuro che quando vorrai
dimostrare di essere innamorata di me, sarai capace di farlo.»
Eh? Che cosa voleva dire? Lasciò che gli occhi di lui la
fissassero con intensità per alcuni interminabili istanti,
facendola sentire esposta e vulnerabile, prima di arretrare e
allontanarsi velocemente.
Lei innamorata di Usui? Mai e poi mai!
«Sì, mi ricordo. Dove vuoi arrivare?» chiese, tentando disperatamente di non arrossire.
«Penso che hai fatto tutto questo solo per farmi capire
implicitamente che mi ami» insinuò lui. «È
l‘unica spiegazione possibile. Preparavi amorevolmente i budini
al cioccolato la notte, li portavi a scuola e li lasciavi sulla
cattedra nella speranza che li trovassi. Come sei… dolce.»
No, no, no. Non poteva assolutamente accettare un simile comportamento
da parte sua. Per Usui, poi! «Ti sbagli. E poi perché
avrei dovuto portare i budini nell‘aula del consiglio, invece che
consegnarli direttamente a te? Vedi? Non ha senso.»
Peccato che lui fosse così dannatamente bravo a rigirare la situazione a suo vantaggio.
«Forse perché è un luogo che frequentiamo molto
entrambi. Tu per il consiglio e io… beh, io per te.»
Come faceva a dire certe cose tanto candidamente, come se stesse
parlando del tempo? Misaki proprio non riusciva a spiegarselo.
«Finiscila adesso. Le tue sono solo illazioni, sciocche ipotesi
senza alcuna certezza di fondamento.»
Alle sue spalle, sentì Usui emettere una breve risata. «Come credi, Misa-chan.»
«Il mistero è stato risolto e la situazione sistemata, buttiamoci questa storia alle spalle.»
«Come credi, Misa-chan» ripeté lui e lei si sentì presa in giro.
Questo era il loro rapporto, ma Misaki ancora non se la sentiva
di decifrare le emozioni che provava per Usui e per ora la situazione
le stava bene così com'era.
Più o meno.
Cominciarono a discutere e continuarono per tutto il tempo che trascorsero insieme.
Nota finale:
Mi sono presa una piccola licenza poetica per quanto riguarda ipnosi e
autosuggestione. In quanto non sono certa sia possibile che avvenga
qualcosa di simile.
Spazio Autrice: Spero che la mia storia vi sia piaciuta. E' stato divertente lavorare con Misaki e Usui, spero di aver mantenuto l'IC.
Spero mi farete sapere il vostro parere.
Grazie per essere arrivati fin qui.
Ilaria
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