Visto che oggi è il compleanno della mia donna
preferita (Mrs Spencer Smith) ho deciso di traviarvi con una nuova shot
-.-" che nessuno leggerà ù_ù
I set my clocks early
'cause I know I'm always late. ( Kiss him)
Le luci del portico erano spente, segno che in casa non vi era nessuno,
ma cosa si sarebbe aspettato? Di trovare tutti i suoi amici pronti a
festeggiarlo mezzora prima dell'effettivo inizio del suo compleanno? E
poi non erano così tanto furbi da riuscire ad organizzare
una festa a sorpresa, soprattutto con quella lingua lunga di Brendon
fra i piedi, sarebbe stato solo un inutile spreco di tempo e comunque
se erano nascosti nella sua villa non avrebbero mai lasciato la luce
accesa.
Era inutile che il suo cervello formulasse illusioni su illusioni, la
pappa era sempre la stessa, in
pochi ricordavano il suo compleanno. Ma doveva biasimare
solo sé stesso e la sua poca propensione per le sorprese, ma
c'erano sorprese e sorprese. Lui odiava le sorprese alla Brendon, come
quella volta che si era vestito da coniglietto per pasqua per fare una sorpresa ai figli di
Dallon, traumatizzandoli. O quella volta che si era
chiuso in una torta finta per il compleanno di Ryan, peccato che avesse
accidentalmente dimenticato
di lasciare uno spiraglio per respirare e che se Zach non avesse
sentito le sue urla sgraziate sarebbe finita in tragedia.
Lui amava le sorprese piacevoli, come la colazione a letto con tanto di
fiori e candele, oppure un paio di biglietti per un concerto
imperdibile, una vacanza... una festa a sorpresa, una alla Pete Wentz,
quelle cose lì. Ma nessuno lo ascoltava così
tanto da capirlo e da agire di conseguenza.
Si trovava di fronte alla porta, immerso completamente nel buio, aveva
le chiavi in mano e cercava disperatamente di infilarle nella toppa,
così da poter entrare in casa ed aspettare una chiamata o un
messaggio che lo informassero che qualcuno si
era effettivamente ricordato del suo compleanno. Dopo
svariati tentativi era riuscito nel suo intento ed aveva finalmente
aperto la porta. Nel momento stesso nel quale la porta aveva emesso
quel cigolio sinistro un paio di rumori - simili a dei guaiti- lo
avevano fatto tornare sui suoi passi. Provenivano dal lato destro del
portico, quello completamente ricoperto di dondoli e di sedie che
solitamente usava d'estate con la sua famiglia. Aveva acceso la luce
del portico, mentre una mano gli afferrava la spalla ed una voce urlava
a squarciagola un "Buon compleanno Spency".
L'urlo che la sua ugola aveva prodotto era paragonabile agli acuti
più sinistri e malriusciti che Brendon era riuscito a fare
durante i numerosi live.
« Non volevo farti paura! Soprattutto ora che hai
ventiquattro anni ed il tuo cuore è debole. »
Spence aveva emesso un grugnito mentre il ragazzino continuava a
sorridere.
« Non
sfottere tanto, è una ruota oggi a me, domani a te. »
aveva commentato acido « E ti ricordo
che sono ancora le undici e mezzo, non è ancora il mio
compleanno. »
« Primo quando io ne avrò
ventiquattro come te, tu ne avrai ventisei. Secondo ho spostato l'orologio avanti
perché so di essere sempre in ritardo e mi sono dimenticato
di cambiarlo nuovamente. »
« Vorresti dire che hai messo
l'orologio avanti solo per farmi gli auguri per primo e di persona?
»
« Ho anche caricato un video cretino
su Youtube se è per questo. »
Spence gli aveva sorriso prima di ringraziarlo. Lo aveva fatto
accomodare in casa, tentando di ignorare la voce nella sua testa che lo
implorava di baciarlo.
« Non vuoi vedere il mio regalo?
» aveva chiesto il ragazzino prima di sedersi scompostamente
sul vecchio divano.
« Sei venuto fino a qui, mi pare il
minimo. » aveva commentato ironico prima di sedersi
a qualche centimetro di distanza.
« Mi dispiace, l'hai detto tu che non
è ancora il tuo compleanno! Potrebbe portare sfiga,
no? »
Spencer aveva sbuffato prima di intrecciare le braccia al petto e di
mettere su un tenero - e alquanto ruffiano- broncio. Ian aveva
cominciato a ridere, mentre si avvicinava poco a poco a Spencer.
« Visto che dobbiamo aspettare trenta
minuti tondi tondi cosa vuoi fare? »
Il sangue di Spencer si era congelato istantaneamente nelle sue vene.
« Hey, non ti ho mica chiesto
l'età! Ti ho semplicemente chiesto cosa pensi di
fare. »
Il ghigno sadico sul volto del piccoletto lo avevano reso ancora
più instabile, così tanto da sentire la voce
della sua coscienza prendere il sopravvento nella sua testa.
"Bacialo, bacialo, bacialo". Si sentiva tanto la Sirenetta quando
Sebastian attacca a cantare quella stupida canzoncina e tutti quei
fottuti pesci cominciano a sbaciucchiarsi teneramente.
« Non lo so, tu cosa vuoi fare?
»
« Beh, se non decidi in fretta passano
i trenta minuti, ti do il mio regalo e me ne torno a casa.
» aveva commentato lapidario prima di accendersi una
sigaretta e di accavallare le gambe in maniera provocante.
Non aveva nulla di tenero quell'ammasso di ricci, forse soltanto il
viso.
« Perché devo decidere
io? »
« Perché è il
tuo compleanno, Smith. »
« Non ancora, quindi puoi benissimo
decidere tu. »
Ian aveva sbuffato controllando l'orologio che segnava beffardo le
undici e quarantacinque.Quei minuti sembravano non passare
più.
« Ottima deduzione, Watson. Allora io
voglio aspettare che scocchi la mezzanotte, qui senza fare
nulla. »
Si era avvicinato ancora un po di più, guardando Spencer
fisso negli occhi.
Ogni minuto che passava lui si avvicinava di più. Ogni
secondo che l'orologio segnava, Ian era sempre più vicino,
fino a quando allo scoccare della mezzanotte non si trovava
completamente seduto su di lui.
Spencer lo aveva lasciato fare, mentre il suo corpo si irrigidiva ad
ogni movimento.
« Buon » aveva soffiato a
pochi centimetri dalla sua fronte
« Compleanno » pochi
centimetri dal suo naso
« Spencer » pochi centimetri
dalla sua bocca
« Smith » pochi centimetri
dalla sua lingua.
Si erano baciati fino a quando l'orologio non aveva segnato la
mezzanotte e tre minuti, ma solo perché il telefono di
Spencer aveva cominciato a suonare.
« Ed il mio regalo? » aveva
chiesto dopo aver riattaccato la cornetta.
« Era quello il tuo regalo, testone.
»
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