White moments in Winter
Titolo: White
moments in Winter: Four years later
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 976 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan ] Monkey D. Rufy, Nami [ Accenni RuNami ]
Genere: Generale,
Commedia, Vagamente Sentimentale,
Vagamente ironico o assurdo?
Rating: Giallo
/ Arancione
Avvertimenti: Shounen
Ai, Slice of Life, What if?
Winter Challenge: 1°
Luogo ›
Baita di montagna
Binks
Challenge: 4° Montagna
› 37° Idiozia
Prompt: 8°
Argomento: Stagioni
› Inverno
The season challenge: Inverno
› Montagna
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
«La tua
è stata proprio una grandiosa idea, stupido marimo, davvero»,
ironizzò Sanji con uno sbuffo, raggomitolandosi alla bell'e
meglio in quella coperta trovata per caso nella baita in cui si erano
rifugiati dalle intemperie.
Esattamente sette ore prima si erano
messi in contatto con gli
altri tramite lumacofono, dandosi appuntamento nel lato ovest di quel
paesino di montagna dopo più di sei mesi in cui
erano stati
separati. Una volta sbarcati Sanji aveva tentato più volte
di
convincere inutilmente quello stupido spadaccino che la direzione che
aveva preso era sbagliata - il cartello diceva difatti a lettere
cubitali che bisognava svoltare a destra, non a sinistra -, e quando
aveva tentato di farglielo capire a suon di calci, beh... si erano
ritrovati sperduti in mezzo alla neve.
In
fin dei conti trovare quella baita era stato un vero e proprio colpo di
fortuna, visti i soliti standard di quella testa verde. Peccato che,
essendo stati inaspettatamente colti dalla notte - e non era poi
così strano, dato il tempo che avevano impiegato anche solo
per
sedare la lite su chi avesse ragione e chi torto -, non avessero potuto
prendere della legna da ardere nel caminetto, e si trovavano adesso in
balia del freddo che si insinuava prepotentemente dalla fessura al di
sotto della porta, riempiendo quell'edificio di legno di spifferi.
Zoro gli scoccò un'occhiataccia e borbottò
qualcosa fra
sé e sé, stringendosi a sua volta al calduccio
dopo
essersi sistemato la sciarpa intorno al collo. «Per quanto
tempo
ancora dovrai continuare con questa solfa, sopracciglio attorcigliato?»
sbuffò, sentendo un brivido corrergli lungo la schiena. Il
solo
guardare la neve attraverso la finestra che cadeva in candidi fiocchi
gli gelava il sangue nelle vene, e, in confronto a quella situazione,
gli sembrava che gli allenamenti con Mihawk anni addietro fossero stati
una passeggiata. Dannazione, se pensava idiozie del genere voleva
significare che gli si era congelata anche la materia grigia.
«Finché non ti entrerà in testa,
sbruffone tutto muscoli e niente cervello»,
lo riscosse la voce di Sanji, a dir poco incavolata. Si era messo fra
le labbra una delle sue solite sigarette, non potendo però
accenderla poiché aveva perso da qualche parte la sua
scatola di
fiammiferi. «Ti
romperei la faccia a suon di calci se non avessi le gambe anchilosate».
«Prima ancora che tu possa muoverti ti avrò
già fatto a fette, cuoco da strapazzo»,
sbottò, ma era troppo infreddolito anche solo per fare il
gesto di afferrare una delle sue spade.
Sanji si limitò semplicemente
a sbuffare per l'ennesima
volta, portandosi le gambe al petto nel vano tentativo di
riscaldarsi. Aveva anche cominciato ad alitarsi sulle mani -
le
sue
preziosissime mani, accidenti! - per evitare che si freddassero, ma
prima ancora che potesse rendersene conto le vide nascoste da qualcosa.
Sbatté le palpebre, fissando quella pesante striscia di
lana.
Una sciarpa?
«Avvolgile in quella»,
bofonchiò lo spadaccino, e nel voltarsi verso di lui Sanji
lo
vide grattarsi il collo con fare vagamente imbarazzato. «E
la prossima volta vedi di metterti un paio di guanti, damerino. Le mani
sono importanti per un cuoco, no? Non fai altro che ripeterlo».
Anche se
accigliato, il cuoco in questione non poté fare a
meno di
lasciarsi sfuggire uno sbuffo ilare, avvolgendo un'estremità
della sciarpa intorno ad una mano e poi all'altra, accostandole per
strofinarle insieme. «Quando cerchi
di fare qualcosa di carino sei spaventoso, marimo», lo prese
in
giro, sebbene gli fosse tornata alla mente quella lontana sera di
quattro anni addietro sulla spiaggia, sotto i fuochi d'artificio.
Quanto tempo era passato, diamine. In quel periodo non avevano neanche
preso in considerazione il presupposto di doversi dividere dal resto
della ciurma per ben due anni.
Il
ricordo del luogo terribile in cui era stato - e in special modo dei
suoi abitanti - lo fece rabbrividire ancor più del freddo
che si
insinuava fra le assi di legno della baita, investendolo di
raccapriccio. Erano stati due anni da dimenticare assolutamente,
quelli. «Ohi, spadaccino»,
si ritrovò a chiamarlo a mezza voce, continuando solo quando
ottenne la sua più completa attenzione. «Da
quanto tempo non lo facciamo?»
«Perché, vuoi farlo?»
domandò immediatamente Zoro, con un sinistro luccichio in
quel suo occhio destro.
La prossima volta avrebbe tenuto la bocca chiusa, aveva deciso.
«No, dannazione, dimmi solo da quanto».
«Troppo».
«Troppo non è una risposta».
«Fattela
bastare, cuoco da strapazzo», sbottò lo
spadaccino,
spingendolo senza tanti complimenti sul pavimento freddo prima di
posizionarsi sopra di lui. E tra imprecazioni ed epiteti ben poco
cordiali che l'uno rivolgeva all'indirizzo dell'altro, non si accorsero
minimamente della neve che aveva cominciato a mulinare all'interno
della baita, né tanto meno della porta che era stata aperta
proprio in quel mentre.
Sulla soglia di essa si trovavano i
restanti membri della
ciurma, e fu proprio Nami quella che, superato il momentaneo sconcerto,
esclamò, «Chi
l'avrebbe mai detto che sareste arrivati qui anche da soli, ragazzi!»
Fu solo a quel punto che si fermarono l'uno sopra l'altro, stralunati a
dir poco. «Eh?»
ebbero solo il tempo di esclamare
all'unisono,
prima che una furia che portava il nome di Rufy si abbattesse su di
loro. «State
giocando alla lotta? Mi unisco anch'io!»
A conti
fatti le cose non erano andate esattamente come aveva sperato Zoro al
principio. Quel loro rifugio solitario - che si era scoperto in seguito
essere proprio il punto di ritrovo, dannazione - si era trasformato in
una sottospecie di riunione della vecchia ciurma, e la sua scopata con
Sanji - dopo quanto? Due o tre settimane? - era diventata una vera e
propria lotta con quello strambo Capitano che avevano.
Una cosa però l'aveva
imparata, quella sera d'inverno. La
prossima volta che Rufy li avrebbe trovati in quella stessa posizione,
gli avrebbe detto chiaro e tondo che, aye, il loro gioco era molto
simile a quello che lui faceva con Nami.
_Note inconcludenti dell'autrice
E
ho inserito anche il RuNami finale, evvai ♥
Okay, ammetto che questa storia è totalmente assurda,
però non ho proprio resistito a scriverla, spero mi
perdoniate.
Ho inoltre messo l'avvertimento spoiler solo perché, come
spero
abbia fatto presupporre l'immagine d'apertura, nella mia mente contorta
questa storia si svolge all'incirca due annetti dopo - ecco spiegato
anche il motivo di quel quattro anni nel titolo - i fatti dell'isola
degli uomini pesce, dunque prendetela come una What if... anche
perché, sopracciglio a parte, io adoro terribilmente il look
di
Sanji *Le sparano*
Ah, la storia può vagamente ricollegarsi a Fireworks
under the snow
per gli accenni fatti da Sanji stesso, e avete notato anche voi quanto
si vogliano bene? Sono adorabili come un calcio nei cosiddetti *Rotola
e le sparano di nuovo*
Come sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla prossima.
♥
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