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A VERY POTTER SATURDAY
NIGHT
"Che barba questi
posti babbani. Non capisco perché siamo dovuti venire qua".
"Malfoy, sempre a
lamentarti? Lo sai benissimo perché siamo qui",
sospirò Hermione alzando gli occhi al cielo.
"Quando mi sono
iscritto a Musica non pensavo che saremmo stati divisi in gruppi e
mandati in tour nei locali babbani per ascoltare la loro musica".
"E che cosa ti
aspettavi?", chiese Harry. "Per iniziare, vogliano farci notare la
differenza tra la musica babbana e quella magica, quindi dobbiamo
ascoltarle entrambe. Noi siamo stati scelti per fare una ricerca su
quella babbana e, che ti piaccia o no, a lezione dovremo portare una
registrazione di ciò che abbiamo ascoltato".
"Che schifezza",
decretò Malfoy. "Io pensavo...".
"Che cosa
pensavi? Dài, sono curioso!", esclamò Ron, un
ghigno stampato sul viso.
"Beh... che so,
pensavo che avremmo suonato degli strumenti".
La mente di Ron
fu invasa dalla visione istantanea di Draco Malfoy che suonava la
mandola battendo il tempo con il piede, e il poveretto non
poté fare a meno di mettersi a sghignazzare sguaiatamente.
"Cosa
c'è di tanto buffo?", chiese Draco stizzito, gli occhi
ridotti a due fessure.
"Ha ragione, Ron.
A volte sei talmente infantile...", lo rimproverò Hermione.
"Ma no,
aspettate, non è come credete!", biascicò Ron,
cercando di riacquisire un certo tono. "Ridevo perché...".
"Ragazzi,
entriamo qua!", esclamò Harry, interrompendo la discussione.
Si trovavano in una caotica viuzza del centro di Londra.
Indicò un locale dall'aria allegra, pieno di gente che
rideva e ballava. Malfoy storse il naso, e Harry gli augurò
silenziosamente che la proboscide gli si bloccasse per sempre in quella
posizione.
Entrarono.
"Che razza di
musica", si schifò Malfoy, rintronato dall'ossessivo
tunz-tunz.
"Beh, consolati:
è solo per stasera", gli disse Hermione visibilmente
scocciata, "da domani cambiamo genere di musica, si passa all'heavy
metal. Contento?".
"Gna",
mormorò Malfoy, depresso e schifiltoso.
Il locale era
piccolo e pieno di gente che ballava, il caldo si sarebbe potuto
tagliare con una lama e la musica a palla stava progressivamente
assordando tutti quanti. Si appoggiarono al bancone, dove un barista
serviva bevande e coktail babbani, pentiti di aver messo piede in quel
tugurio claustrofobico. Nessuno dei quattro si sentiva troppo a proprio
agio, ma Ron sembrava stare soffrendo più degli altri.
"Io non ce la
faccio a stare qua", boccheggiò, "è troppo caldo
e c'è troppa gente. Presto, acqua!". E, senza che il barista
se ne accorgesse, arraffò dal bancone un'enorme bicchiere
che qualcuno aveva abbandonato, contenente un liquido trasparente.
"RON, QUELLA NON
E'...", iniziò Harry, ma il suo amico aveva già
tracannato l'intero contenuto del bicchierone e ora si stava pulendo la
bocca con le sopracciglia agrottate, tossicchiando:
"Mi sa che non
era acqua", disse, confuso, fra i colpi di tosse.
"No, infatti",
rispose Harry preoccupato, "era vodka".
"ODDIO!".
Hermione prese energicamente Ron per le spalle e lo scosse con
violenza. Poi lo piegò in avanti di forza fino a fargli
quasi toccare per terra con il naso e iniziò a dargli delle
pacche sulla schiena. "FORZA, VOMITA!".
"Ma
perché?", chiese Ron cercando di proteggersi dalle
manganellate della sua futura moglie, già leggermente
intontito.
"PERCHE' REGGI
L'ALCOL QUANTO UNA PAPERA! E non posso farti nessun incantesimo
perché non ci è stato permesso di portare le
bacchette!".
Malfoy rise,
sprezzante:
"Vedi cosa
succede a mandare dei deficienti in mezzo ai babbani!".
Ma il suo momento
di superiorità fu breve. La musica improvvisamente
cambiò. Il tunz-tunz lasciò il posto a ritmi
latinoamericani. Malfoy spalancò improvvisamente gli occhi e
sorrise. Fu un attimo, poi si ricompose subito e tornò ad
indossare la sua solita faccia scocciata. Non era però
convincente quanto prima...
"Ehi, Malfoy",
ghignò Harry, mentre accanto a lui Hermione continuava a
prendere Ron a sprangate, "come mai per un attimo hai assunto
quell'esrpessione paradisiaca?".
"Io? Ti sbagli,
Potter", rispose il biondino, ma il tono della sua voce lo
tradì.
"Cos'è,
vuoi andare a BAILAR?", lo provocò Harry dandogli di gomito.
"Potter, non mi
toccare", cercò di ringhiare Malfoy, ma riuscì
solo a emettere una vocina strozzata. Somigliava ad un vulcano in
procinto di eruttare, ma bloccato da un tappo di lava solidificata.
Guardò
i babbani davanti a lui. Ballavano nei loro vestiti dai colori
sgargianti, seguendo il ritmo spensierato della canzone... il tappo di
lava espolse.
"Basta, non ce la
faccio più. ADORO QUESTA CANZONE!". Il sorriso a centotrenta
denti, si tolse la giacca e si buttò a capofitto nella folla
con un urlo selvaggio: "DANZA KUDUROOO!".
Mancò
poco che la mandibola di Harry cadesse a terra da quanto aveva
spalancato la bocca. Anche Ron e Hermione fissarono allibiti lo
scenario che avevano davanti: Malfoy ballava come uno scatenato.
Addirittura,
quando la folla si aprì in cerchio, Malfoy si
lanciò al centro a dimenarsi!
"A questo punto
credo di averle viste veramente tutte", mormorò Harry
scioccato.
"E dire che non
ha bevuto niente", commentò Hermione, acida. "Al contrario
di... lui".
Ron si stava
dirigendo verso Harry, barcollante. Come gli fu davanti, sorrise in
modo altamente ebete e lo abbracciò.
"HARRY, AMICO
MIO!", sbraitò.
"Ssì",
rispose il poveretto, tentando di scrollarsi Ron di dosso.
"TI VOGLIO BENE!".
"Certo...".
Ron si
allontanò da lui e lo fissò negli occhi. Il
sorriso ebete si tramutò nell'espressione contratta e
sofferente che i neonati assumono prima di mettersi a strillare.
"Oh, no", disse
Harry, terrorizzato.
"WAAAAAH!". Ron
crollò nuovamente su di lui. "MIO BUON VECCHIO HARRY! ALMENO
TU SII FELICE!". Detto questo prese un lembo del colletto di Harry e ci
si soffiò bellamente il naso.
"Ronald
Weasley!", strillacchiò Hermione mollandogli l'ennesimo
smataflone. "Smettila di torturare Harry e vomita quella roba!".
"Tranquilla,
Hermione", la rassicurò Harry mentre Ron singhiozzava sulla
sua spalla, "ci penso io a lui. Tu va' a recuperare Malfoy".
Hermione
annuì disperata. Fece in tempo a muovere qualche passo che
un "HERMIONE GRANGER!" la bloccò. A chiamarla non era stato
Harry, né Ron, né Draco: si trattava di un
ragazzo biondo e lampadato. Indossava una canottiera aderente, un paio
di jeans e dei boxer di Armani di cui era ben visibile il bordo poco
sopra la cintura di D&G. Un paio di occhiali da sole enormi e
una collana in anelli di ferro simile ad una catena da bibicletta
completavano il quadro alla perfezione: un perfetto concorrente mancato
di Tamarreide.
"HERMIONE
GRANGER!", ripeté l'essere. "TI RICORDI DI ME?".
"Ehm...".
Hermione cercò di individuare i lineamenti del viso
dell'essere da sotto gli occhiali, la frangia piastrata e i
piecring/orecchini sbrilluccicanti. "Eehmmm...".
"SONO JOHN
EDWARDS! ERAVAMO IN CLASSE INSIEME ALLE ELEMENTARI!".
Hermione si
sforzò di collegare al nome una faccia, ma inutilmente.
"Ceerto...",
tentò. "Come sei... cambiato. A che scuola vai adesso?".
"NO, CEH, IO HO
MOLLATO LA SCUOLA. ADESSO LAVORO!".
"Aah...".
Inizialmente Hermione si era chiesta perché quell'essere
subumano urlasse tanto, ma ora cominciava a capire. Probabilmente, a
furia di passare le serate in locali come quello, era diventato sordo.
Harry stava
osservando la scena con occhi preoccupati. Poi il suo sguardo
passò a Ron, che era ancora accasciato a piangere su di lui,
e infine a Draco, che anche se la canzone era cambiata si stava
scatenando a ritmo come un forsennato.
"Ron, ti prego,
fa' qualcosa", gemette, "almeno tu collabora!".
Ron si
staccò da lui, mosse un passo, barcollò, si
afflosciò e fracassò a terra rovinosamente.
"BASTA, NON CE LA
FACCIO PIU'!", urlò Harry esasperato. "Ron con la sbornia
triste, Hermione con il corteggiatore tamarro e Malfoy con il ballo di
San Vito! BASTA!".
"Eh?". Ron
riemerse improvvisamente dalla catalessi. "Hermione ha un
corteggiatore?".
"Non so se
è un corteggiatore, ma è lì che...
Ron?".
Ron era
già da Hermione e amichetto, e stava prendendo a spintoni
quest'ultimo:
"COSA CREDI DI
FARE ALLA MIA RAGAZZA, EH? EH?!", gli sbraitò in faccia.
"OH VAI TRA MAN,
IO NON CREDO DI FARE NIENTE!".
Ron e l'organismo
unicellulare iniziarono a lottare furiosamente, mentre Hermione li
supplicava invano di smetterla. Nel supplicarli però si
avvicinò loro un po' troppo, e in men che non si dica venne
risucchiata nella rissa.
Un saltellante
Draco Malfoy raggiunse Harry, i capelli in disordine, la fronte sudata
e l'espressione indemoniata. Dobbiamo aggiungere altro? La cravatta
sbrindellata, la camicia con tre o quattro bottoni mancanti, le scarpe
slacciate...
"Potter,
dài, vieni a scatenarti anche tu!", berciò.
"Ne faccio a
meno, grazie...".
"Eddài,
forza!".
"No!"
"Daìììh!".
"Malfoy, ho detto di
no! Non voglio ridurmi come te o come loro!". Indicò Ron,
Hermione e il microcefalo, che ormai avevano formato un vortice vagante
di lotta furiosa e seminavano devastazione ovunque passassero. Solo
dopo averlo fatto si accorse delle conseguenze catastrofiche che il suo
gesto avrebbe potuto avere.
"Figo!
RIS-SA-RIS-SA-RIS-SA!", cominciò infatti ad urlare Draco,
battendo le mani a ritmo. "Dài!", aggiunse poi prendendo il
povero Harry per un braccio, "Andiamo!". Harry tentò di
sottrarsi alla presa di Malfoy mentre si avvicinavano sempre di
più al vortice vagante, ma fu tutto inutile e ben presto si
ritrovò trascinato nella mischia.
Stare dentro al
vortice non era poi così male, rifletté. Certo,
ogni tanto ti beccavi un pugno in un occhio o un pestone, ma ci
prendevi subito l'abitudine; inoltre potevi dare libero sfogo a tutta
la tua ira repressa senza preoccuparti di niente. Fu così
che poté finalmente togliersi la soddisfazione di strappare
una ciocca di capelli biondi a Malfoy.
"Ragazzi! Se non
la smettete subito chiamo la polizia!".
I cinque
combattenti si bloccarono all'istante. Harry teneva per il colletto
Draco, che teneva Ron per i capelli, che teneva John Tamarreide Edwards
per la gola, che teneva Hermione per la caviglia, che teneva Harry per
la maglia. Il proprietario del locale li fissava digrignando i denti e
con gli occhi che mandavano scintille. Ci mancava solo il fumo che
usciva da orecchie e narici.
"F-U-O-R-I!".
L'esplosione
della bomba H sarebbe stata meno devastante dell'urlo belluino del
proprietario. Gli occhiali di Harry, che fino a quel momento erano
rimasti miracolosamente intatti, si ruppero, e i capelli di Malfoy da
biondi diventarono bianchi. Abbandonarono John Tamarreide Edwards, che
si accasciò al suolo privo di sensi, e schizzarono fuori in
un battibaleno.
A tutti
fischiavano le orecchie, e rabbrividivano dal freddo. Dall'interno del
locale all'esterno, la cui temperatura era quella di una normalissima
notte di aprile, c'era un'escursione termica di almeno 30 gradi.
Si incamminarono
barcollando.
"Oooh...",
gemette Ron.
"Ron, vomita",
disse Hermione, ma senza la tempra di poco prima. Ron, finalmente,
eseguì.
"CHE SCHIFO! NON
ADDOSSO A ME! NON SULLE MIE SCARPE! AAAH!", strillò Malfoy
inviperito.
"Ragazzi, diamoci
una calmata. Malfoy, le scarpe si possono sempre lavare". Harry fece
una pausa per sbadigliare. "Ora, per favore... torniamocene ad
Hogwarts".
"Non abbiamo
registrato niente! Cosa diremo a lezione sulla musica da locali
babbana?", chiese Hermione preoccupata. Harry ghignò:
"Direi che il qui
presente Draco Malfoy potrà esibirsi nella sua meravigliosa
Danza Kuduro!".
LA FINE
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