Disclaimer: i
personaggi citati non sono miei, ma dei legittimi proprietari.
Note: la fic
è un missing moment della puntata 2x21 (Funeral). L'avevo
scritta a suo tempo perché non sopportavo l'idea che Blaine
non fosse presente nell'episodio, e quindi in qualche modo ho
rimediato. Sono passati mesi, lo so, spero ci sia qualcuno disposto a
leggere comunque.
Just as real as
can be
“Nemmeno te ne accorgeresti se ne prendessi un paio! Ce ne
saranno una trentina”.
Kurt
lo guardò in modo estremamente scettico, prima di misurare
bene le parole. “Ventisei. Li ho contati, me ne accorgerei. E
no, ne puoi mangiare solo uno, papà”.
L’uomo
sospirò, cosa che era ormai fin troppo abituato a fare,
sussurrando a dentri stretti un “Con tuo fratello non fai
tutte le storie che fai con me, comunque”. Guardò
quei piccoli dolci disposti in file ordinate sul tavolo della cucina,
allungando la mano per prenderne uno, uno qualsiasi, senza badare al
tipo di decorazione o al colore. Magari il più vicino al suo
braccio era il più buono... Ovviamente la pacca di Kurt
sulla sua mano non tardò ad arrivare.
“Non
ora! Devi aspettare che la glassa si raffreddi!” lo
sgridò. “E poi deve essere Blaine il primo a
scegliere” aggiunse, con un sorriso compiaciuto e leggermente
imbarazzato, ammirando il suo lavoro.
“Kurt,
ha una vasta scelta anche se ne prendo uno” tentò
di farlo ragionare.
“E
se voleva proprio quello che hai scelto tu? E se non gli piace nessuno
degli altri? Oh mio Dio, e se non gliene piace nessuno? Lo sapevo,
dovevo informarmi meglio sul tipo di cupcake che preferisce, e dovevamo
esercitarci di più durante le lezioni di economia domestica
invece di perdere tempo, l’avevo detto!”
“Kurt”
lo bloccò il padre. “Ce ne sono una trentina e
tutti diversi. Anche una persona senza lingua troverebbe il suo gusto
preferito qua in mezzo”.
Il
ragazzo annuì, seppur poco convinto, affondando meglio nella
sedia. “E se-”
Ma
il suono del campanello fermò sul nascere il discorso,
facendo ritrovare il buonumore a Kurt; infatti si rialzò
immediatamente precipitandosi nell’ingresso, canticchiando
sottovoce una melodia allegra, mentre suo padre scuoteva bonariamente
la testa.
“Blaine!”
esclamò subito Kurt, aprendo la porta sorridendo.
“Ciao” aggiunse, stringendosi nelle spalle con fare
imbarazzato e sorridendo ancora di più.
“Ciao,
Kurt” lo salutò l’altro con un sorriso
altrettanto vistoso, mentre sistemava meglio la sua già
perfetta borsa sulla spalla.
“Ciao...
Oh, niente uniforme?” si ritrovò a chiedere,
notando l’abbigliamento e allungando una mano nella sua
direzione.
Blaine
la prese senza pensarci, stringendola piano.
“L’ultima volta mi hai esplicitamente detto che non
vuoi più vedere quella
cosa in casa tua” gli ricordò.
“Oh...
già” rise, ancora euforico, muovendo un passo
verso di lui. “Ciao, Blaine” ripeté,
sempre più vicino.
“Ciao,
Kurt...”
“Fallo
almeno entrare in casa!” gridò Burt dalla cucina,
anche se con tono divertito.
Kurt
alzò gli occhi al cielo, prima di trascinare
all’interno Blaine.
“'Sera,
signor Hummel” aveva salutato quest’ultimo in
direzione della cucina, mentre veniva spinto per le scale al piano
superiore.
“Oh,
lascialo perdere” lo aveva infatti ammonito Kurt. “Ventisei,
papà!” aveva poi gridato a sua volta, ricevendo in
risposta un suono non ben identificato, ma facilmente immaginabile.
Blaine
si era lasciato condurre nella sua camera senza fare domande
– ormai poteva dire di essere quasi abituato a quei dialoghi
apparentemente senza senso – ma non aveva potuto evitare il
sorriso divertito sulle sue labbra.
Kurt
accostò la porta, indicando al ragazzo di sedersi sul letto.
Gli si posizionò davanti, appoggiandosi alla scrivania.
“Allora...”
“Sono
pronto per qualsiasi cosa, e sarò assolutamente
oggettivo” chiarì.
L’altro
sorrise. “Non mi aspetto niente di meno da te” gli
disse, sporgendosi leggermente per lasciargli un tenero bacio su una
guancia. Non era il momento per concentrarsi su altro, in fondo.
“Ah, alla fine la canzone che ho scelto è Some People”
gli fece sapere con noncuranza, rialzandosi velocemente e armeggiando
con dei fogli sulla scrivania, impilandoli distrattamente ed evitando
di pensare a quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
Blaine
sgranò gli occhi, per poi lasciarsi andare a una sonora
risata. “Davvero?” chiese, mentre Kurt alzava gli
occhi al soffitto. “E dov’è finita la
tua My heart will go on
che tanto volevi fare?”
Appunto.
“Per
quanto Celine sia assolutamente divina, ci sono altri elementi che mi
hanno portato a decidere per-”
“Non
c’entra nulla il fatto che abbiamo rivisto Gypsy per
l’ottava volta da quando siamo insieme, vero? E che ti avevo
consigliato una canzone presa da un musical?”
Kurt
alzò un sopracciglio, scettico. “È
stata una mia
decisione, attentamente ponderata”.
“Kurt,
abbiamo quasi litigato per questo” rise.
“Quasi
discusso, e
direi che è ora di metterci al lavoro! Sei qui per aiutarmi,
non per chiacchierare” sviò il discorso,
voltandogli le spalle e facendo finta di non aver sentito
quell’"Agli ordini" pronunciato mentre tratteneva
malamente un’altra risata.
Premette
qualche pulsante sul lettore CD, lasciando scivolare via tutto
l’imbarazzo. Era il momento di andare in scena, e lui era
assolutamente nato per questo. Giusto. Blaine che ridacchiava di lui a
mezzo metro di distanza non lo avrebbe distratto, nossignore.
Prese
un profondo respiro e si concentrò sul testo e
sull’interpretazione. Era la sua audizione per
l’assolo alle Nazionali, e con il suo ragazzo disposto ad
aiutarlo non c’era assolutamente pericolo di non vincerla.
Le
prime note riecheggiarono nella stanza, mentre Blaine lo guardava con
un sorriso dolce e un po’ compiaciuto. Poteva anche fingere
tutta la sicurezza di questo mondo, ma alla fine Kurt lo ascoltava
sempre. O quantomeno tendeva a farlo.
La
scelta della canzone per l’audizione era importante, e lui lo
sapeva che l’interpretazione di un musical era uno dei punti
di forza di Kurt – oltre alla sua voce portentosa, e a un
paio di occhi sinceri e profondi che lo scioglievano ogni volta, e a
quelle mani così morbide che se anche solo lo sfioravano gli
facevano provare… No.
Kurt. Audizione. Nazionali.
Some People
l’avevano sempre sentita loro,
in fondo.
E
mentre Kurt scioglieva le spalle, Blaine non poté far altro
che pensare che era definitivamente, perdutamente pazzo di quel
ragazzo.
*
“Kurt”
Blaine si affacciò lentamente oltre la porta, spiando nella
camera. “Ciao”.
L’altro
mugugnò contro il cuscino un “Ciao,
Blaine” non troppo convinto, facendolo sorridere.
“Non
credi sia ora di alzarsi?” lo prese in giro, notando che
stava immobile sdraiato sul letto.
“No”.
“Kurt...”
alzò gli occhi al soffito, andando a sedersi accanto al
ragazzo. “Posso almeno accendere la luce? Ti vedo a
malapena”. Considerò quel silenzio che
seguì una risposta affermativa, raggiungendo la piccola
abat-jour sul comodino. “Ti ho comprato il caffè
con latte scremato come piace a te, e ho anche un cupcake al cioccolato
che possiamo dividere, che ne dici?”
“Vuoi
attentare alla mia linea?” sbottò
l’altro, alzando la testa appena per guardarlo negli occhi.
Beh, lo sguardo era piuttosto minaccioso, ma era sempre un progresso,
no?
“Non
mi permetterei mai” disse in tono scherzoso, passandogli una
mano tra i capelli.
Kurt
per tutta risposta cercò di sottrarsi affondando nuovamente
nel cuscino e mugugnando qualcosa contro di esso.
Blaine
si avvicinò di più e cominciò
pazientemente ad accarezzargli la schiena. “Mi hai detto che
i risultati escono venerdì, no? Di che ti
preoccupi?” provò, calmo.
“Ti
ho anche detto come mi ha trattato quel St. Suck, no?”
intimò, rialzandosi un secondo giusto per affermare la sua
idea, prima di tornare nel suo stato di dramma.
L’altro
sospirò, tornando a sfiorargli i capelli. “Me
l’hai detto. Ti ho chiamato subito dopo aver ricevuto il tuo
messaggio. Hai idea di come mi abbia guardato il professore di
letteratura quando sono tornato dal bagno venti minuti dopo che mi
aveva dato il permesso di uscire? Credo abbia chiesto al preside di
chiamare i miei genitori e discutere della mia salute, o qualcosa del
genere” provò, producendo nell’altro
solo un mugolio soffocato contro il cuscino, in un accenno di risata.
Beh, meglio di niente.
“Possiamo
vedere i risultati insieme, venerdì”
riprovò di nuovo, spostandogli qualche ciocca dalla fronte
in lenti gesti misurati. “Se è stato poco
professionale anche con Mercedes e Santana vedrai che non saremo gli
unici a farglielo notare, e allora dovrà rimangiarsi tutto,
parola per parola”.
Kurt
soppresse qualcosa dal tono conciso e arrabbiato contro la stoffa,
stringendo le mani attorno al copriletto.
A
quel punto, Blaine sbuffò. “Oh andiamo! Non ho
fatto tutta questa strada per tentare di decifrare la tua nuova
lingua”.
“Ho
detto che chiaramente
è stato professionale solo
con Rachel
e il suo spropositato talento! Gli etero sono talmente
banali e scontati da risultare quasi…” e qui si
lasciò andare ad un piccolo urlo liberatorio. “Lo
odio!” Ma prima che potesse rituffarsi contro il cuscino
Blaine lo afferrò per la spalla e lo costringe a voltarsi su
un fianco verso di lui.
“Io
sono sicuro che la tua esibizione sia stata assolutamente
perfetta”.
“Oh,
questo è assolutamente vero” confermò
immediatamente, serio. “Ma quel damerino con
l’armadio pieno di gilet fuori moda ha appena rovinato le mie
chances di un assolo alle Nazionali. E solo per una ragazza”
concluse acidamente, tornando ad abbracciare il suo cuscino.
Blaine
sospirò, ignorando l’insieme di sentimenti
contrastanti che stava provando.
Rabbia
innanzitutto, dovuta all’aver intravisto quegli occhi
tremendamente belli
così gonfi e arrossati – e davvero fu solo per
miracolo se riuscì a non andare a prendere a pugni quel St.
James per aver fatto piangere il suo ragazzo.
E
poi c'era una sincera ammirazione, per il fatto che alle Nazionali Kurt ci sarebbe
andato, mista a un leggero fastidio, considerando che nei Warblers
avrebbe potuto avere tutti gli assoli e i duetti che voleva, ma a cui
aveva rinunciato preferendo cambiare di nuovo scuola.
Evitò
di farglielo notare, però, perché lui era il
ragazzo disponibile ed affettuoso, perché aveva davvero
capito le ragioni di quel traferimento, e anche se soffriva
terribilmente di solitudine ogni volta che passava nei corridoi
sfarzosamente decorati della Dalton lo avrebbe supportato sempre,
perché Kurt veniva prima di tutto.
E
perché si sentiva anche un po’ in colpa visto che
si era comportato per mesi come un ibrido tra Rachel Berry e quel Jesse
St. Suck, rubando gli assoli e l’attenzione di chiunque, ma a
questo piuttosto evitò di pensare.
Invece
continuò ad accarezzare i capelli di Kurt, prendendogli
dolcemente una mano tra le sue – perché
c’era anche l’amore tra i suoi sentimenti, ma non
era ancora il momento giusto per esprimerlo a parole. Presto, comunque,
si ripeté mentalmente.
“Io
penso che adesso dovresti calmarti, bere il tuo caffè e
mangiare la metà del cupcake che ti ho portato, ti
va?” chiese, mordendosi le labbra per evitare di ridere
quando sentì lo stomaco dell’altro lasciare andare
un inconfondibile gorgoglio.
Kurt
a quel punto si voltò di nuovo, leggermente rosso sulle
guance, portandosi a sedere sul letto. “Forse”
ammise, guardandolo di sottecchi, imbarazzato.
“E
dopo potresti cantare di nuovo Some
People, solo per me” propose Blaine,
prendendogli anche l’altra mano e intrecciando le loro dita.
Kurt
alzò lo sguardo sull’altro, sorpreso.
“Perché ci tenevi tanto che cantassi questa
canzone? Forse quel… Forse Jesse aveva ragione: non
è adatta a me”
ammise.
Blaine
gli sorrise in quel modo che lo faceva sentire un po’
speciale, un po’ sciocco e totalmente suo. “Io
invece credo che sia la canzone più adatta a te che abbia
mai sentito. Più adatta a
noi” spiegò. “Some people sit on their butts,
got the dream, yeah, but not the guts”
canticchiò, “… Mentre noi il fegato di
realizzare i nostri sogni ce l’abbiamo, al contrario di molte
persone” chiarì, alzando davanti agli occhi di
Kurt le loro mani unite, facendolo – finalmente - sorridere
apertamente, tanto che si slanciò fino ad
abbracciarlo stretto. Percepì le sue labbra tese
contro la pelle del collo, e subito dopo sentì un
sospiro che sembrava contenere tutto lo stress e la frustrazione di
quella giornata. Blaine si allontanò quel poco che bastava
per baciarlo, per poi cominciare ad accarezzargli una guancia con il
suo naso. “Come va?” chiese.
Kurt
lo baciò di nuovo, con più impeto, stringendogli
forte le spalle. “Più o meno bene ora. Ma potrebbe
andare meglio” rispose poco dopo, con uno sguardo malizioso.
“E
come potresti più
o meno migliorare questo umore?”
domandò portando le mani ai suoi fianchi e sfiorandogli il
mento con le labbra. Sentì le mani di Kurt scendere dalle
sue spalle al suo petto, spostarlo leggermente per posargli un altro
bacio leggero sulla bocca.
Si
guardarono con tutto l’amore di cui erano capaci,
perché sì, quella canzone era decisamente loro.
Loro, che avevano dei sogni meravigliosi e il coraggio di vivere la
loro vita. Insieme.
“Dov'è
finito quel cupcake al cioccolato?”
---
La
mia unica richiesta per la nuova serie (-15 giorni!) è che
Kurt canti "My heart will go on". E' da quando vince le Nazionali dei
Cherioos nella prima serie con un medley di Celine Dion che me lo
immagino cantare una sua canzone, ed è dalla 2x09
che voglio proprio quella.
Sarebbe bellissimo <3
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