Will you
lie a little for me?
«Guarda
un po’ chi si rivede.»
Katherine
sobbalzò, e smise di guardare l’adorabile
fondoschiena del barista per voltarsi di scatto sulla sedia e sgranare
quindi gli occhi, incredula.
Dean
Winchester e la sua giacca in pelle stavano di fronte a lei in tutto il
loro inopportuno splendore.
La
vampira sorrise e sbatté le palpebre con fare civettuolo
«Dean Winchester. Che bella sorpresa. Come mai da queste
parti?»
Il
tono caldo ed incuriosito calzava alla perfezione con il piacevole
stupore che avrebbe dovuto provare.
Si
complimentò da sola per l’interpretazione
magistrale.
«Oh,
nulla di che, sono solo di strada, devo andare da un amico di
famiglia.»
Dean
scosse una spalla come per scrollare via la risposta. Una cosa di poco
conto, posso tranquillamente prestarti tutta l’attenzione che
meriti.
«Tu
invece? Da qui a Oakhill è un bel salto.»
«Affari.
Ci sono un paio di cose che devo aggiustare prima di potermi sistemare
a vita.» gli spiegò sorridendo.
Liberarsi
da Klaus, dopo tutto quel tempo, era simile a trovare gli ingredienti
giusti per fare un dolce: un licantropo maturato al sole, vampira
bionda novella, pietra di luna come base e sangue di
doppelgänger per arricchire il sapore dell’impasto.
Dean
fece una smorfia addolorata «Quindi non hai tempo per bere
qualcosa insieme ad un amico che ha la serata libera.»
Certo
che sì, perdere di quelle occasioni non era da lei.
Specialmente quando il licantropo che sbavava per la dolce Kathy non era
ancora arrivato in città. Nella migliore delle ipotesi
avrebbe avuto solo quella sera ancora per divertirsi, forse due se
Mason si fosse presentato esattamente il giorno del funerale di suo
fratello.
«Temo
di no.» fece un broncio carino «Ma sai, questa
giornata è stata così stancante che vorrei solo tornare alla
mia stanza alla pensione.» rispose enfatizzando
eloquentemente con un sospiro languido.
Dean
aveva un’ottima qualità: la faceva divertire. A
lui sembravano piacere i giochi di Katherine, la seduzione ora
provocante ed ora sfacciata e diretta, e lei adorava comportarsi
liberamente come più le aggradava.
Inoltre
l’ottimo sesso che ne poteva derivare, se ben ricordava
– e ricordava perfettamente
– era decisamente benaccolto.
Il
cacciatore sorrise malizioso «Sarò sincero: non mi
darei pace se ti lasciassi tornare tutta sola in una notte buia come
questa.» Dean si guardò intorno e le si
avvicinò per sussurrarle scherzosamente «Sai, non
vorrei spaventarti, ma le piccole città sono le
più gettonate dai killer.»
Oh,
non immaginava neanche quanto.
Katherine
esagerò un’espressione preoccupata e si
aggrappò al suo braccio, approfittandone per passare le
unghie sui muscoli forti del giovane.
«Oh,
ti prego non lasciarmi sola.» rise. «Sono una
fanciulla in pericolo.»
Abbastanza
vero, a dirla tutta.
«Non
sia mai che un Winchester lasci una ragazza in
difficoltà.» concluse spavaldamente Dean,
battendosi un pugno sul petto.
Katherine
ridacchiò divertita e si morse il labbro. Con la coda
dell’occhio vide una ragazza entrare nel bar e fissarla
sbigottita. Probabilmente era un’amica di Elena.
Oh
beh, non era un problema suo se qualcuno avesse iniziato a pensare che
alla deliziosa Gilbert non bastava più il suo fidanzato.
«Sarai
il mio cavaliere, Dean?» gli domandò con voce
calda.
Lui
sporse il labbro, trattenendo le risate, e scimmiottò un
inchino pomposo «Dopo di lei, signorina.»
Katherine
si alzò dalla sedia e prese Dean per il braccio,
raggiungendo insieme a lui la porta del bar. Passando di fianco
all’amica di Elena ghignò, e la salutò
sventolando le dita.
«Una
tua amica?» domandò Dean, lasciando trapelare per
una frazione di secondo uno sguardo di approvazione, che
indispettì Katherine.
«Niente
cose a tre per stasera, Dean. A meno che tuo fratello non voglia
raggiungerci.» lo punzecchiò maliziosamente.
Dean
si irrigidì per il disgusto «Dio, Katherine!
Grazie per aver appena rovinato ogni mia prossima conversazione con
Sam.»
«Tu
stavi cercando di guardare nella scollatura di quella
ragazzina.» spiegò con calma la vampira.
«Deformazione
professionale.» si giustificò senza nemmeno
cercare di discolparsi.
«Sei
un cacciatore, Dean.» ribatté retorica Katherine.
«Appunto!»
disse lui invece, sottolineando la cosa bacchettandole la punta del
naso con l’indice.
Katherine
si sforzò di non spostarsi in modo innaturalmente
rapido per evitare il buffetto idiota di Dean.
«Okay,
sei arrabbiata. Ma so come farmi perdonare.» cercò
di placarla, sorridendole con superiorità.
«Stupiscimi,
mio eroe.» lo provocò Katherine, tamburellando le
dita sul braccio del giovane.
«Ho
del whiskey in auto.» le rivelò con un sorriso
abbagliante.
Gli
occhi di Katherine si illuminarono mentre le labbra si arricciavano in
un sorriso «Irlandese?»
«Irlandese.»
assentì Dean.
«Come
a Portland.» ricordò lei maliziosamente.
Dalla
prima volta che si erano incontrati, lei e Dean si erano visti altre
due volte, loro stessi increduli e divertiti dal caso. Tecnicamente
Katherine era già fidanzata ai tempi, ma Mason era via con
degli amici, e lei ogni tanto aveva bisogno di passare un po’
di tempo lontana dagli occhi e dai nasi
di quel fastidioso branco di lupi.
«Sono
perdonato?» si accertò, convinto di avere la
vittoria in pugno.
Katherine
soppesò l’offerta, e inarcò un
sopracciglio, indecisa.
«Forse.»
Dean
scrollò le spalle con una smorfia «Meglio di
niente. Dov’è che stai?»
«Alla
pensione Flower, è qui vicino.» disse riprendendo
il braccio di Dean.
«Ah,
è la stessa in cui stiamo noi.» notò un
po’ stupito. Forse non aveva ben idea di quanto fosse piccola
Mystic Falls.
«Allora
tuo fratello potrebbe veramente unirsi a noi.» lo prese in
giro la vampira.
Dean
per un momento ebbe l’orribile impressione che non stesse
completamente scherzando, ma ne rise e cercò di non pensarci.
In
auto Katherine prese possesso della bottiglia di whiskey e la
esaminò con un sogghigno soddisfatto.
«Iniziamo
a festeggiare?» domandò con un sorriso malizioso,
inclinandola verso Dean.
«E
Dio disse: che festa sia.» sentenziò il cacciatore.
Katherine
rise, aprendo la bottiglia e bevendone un primo sorso.
Sì,
era di suo gusto.
Dean
tese una mano verso di lei.
«Passa
la festa, dolcezza.»
Katherine
si portò la bottiglia al petto con il broncio
«Stai guidando, signor Winchester. Queste cose non vanno
bene.»
Rise
ancora bevendo di nuovo. Dean si sporse verso di lei, lamentandosi e
tentando di agguantare la bottiglia, ma lei lo scacciò
schiaffeggiandogli il braccio e riavvitando in fretta il tappo.
«Siamo
solo a metà strada, fai il gentiluomo e preoccupati della
mia sicurezza. Guidando decentemente.» lo
rimproverò ghignando.
«Hai
sempre avuto l’aria di una che non ha bisogno di essere
protetta, Kat.» la prese in giro, allungandosi di nuovo verso
il liquore.
Katherine
ringhiò, e lo colpì alla spalla con la bottiglia.
«Mani
sul volante. E chiamami ancora Kat e avrai bisogno tu di
protezione.» lo avvisò.
Fu
il turno di Dean di ridere.
«Proprio
come dicevo.»
Katherine
fece una smorfia e strinse le spalle, guardando fuori dal finestrino.
Era a Mystic Falls da almeno una settimana, ma il cambiamento che aveva
subito la città da quando ci era stata la prima volta la
lasciava ancora stranita, ogni tanto. Si era preoccupata di memorizzare
tutte le strade e i punti di riferimento che le sarebbero state utili.
Due
secoli prima la strada che stavano percorrendo in quel momento era
sterrata e più stretta, e dal lato del fiume
c’erano alberi di sambuco. Ora c’erano un basso
canneto e delle tamerici.
Si
era rincorsa con Stefan tra quegli alberi, giocando, mentre Damon era a
combattere per la Confederazione.
«Se
rimani così zitta inizierò a credere che la mia
compagnia non ti interessa.» la richiamò Dean,
vagamente impensierito dal suo silenzio.
Katherine
con lui non era mai zitta. Fosse stato per punzecchiarlo, provocarlo o
prenderlo in giro, raramente aveva taciuto.
Si
rivolse a lui con una luce lasciva negli occhi «Sto solo
pregustando il momento in cui arriveremo nella mia stanza.»
Dean
rise «Questo mi piace.»
Spostò
la mano destra dallo sterzo, girandosi appena verso di lei, e gliela
posò sulla gamba fasciata dai jeans stretti, salendo fino
alla coscia. «Quindi ti perdono la bugia.»
«Quale
bugia?» sussurrò la vampira, posando una mano su
quella di Dean e solleticandogliela con i polpastrelli, spingendosi
anche sul polso, passando sopra i braccialetti in corda e cuoio.
«Oh,
andiamo, un uomo del mio fascino capisce sempre quando una donna
mente!» rispose genuino, con il suo solito sorriso superbo.
«Dean
Winchester, tu non hai neanche un’idea della
facilità con cui una donna menta.»
ribatté Katherine scettica, passandosi la lingua sulle
labbra. Il semplice fatto che lei fosse in auto con lui era una
dimostrazione della cosa.
«Eccome
se ce l’ho. E lo sai perfettamente, perché in tre
volte che ci siamo incontrati, tu non hai mai risposto chiaramente alle
mie domande.» la spiazzò il giovane.
Katherine
sbatté gli occhi, sbalordita, e smise di giocare con il
braccio di Dean.
«Solo
perché non ho mai indagato non vuol dire che non me ne sia
accorto. Sei sexy, finché non viene fuori che vuoi scatenare
anche tu la cazzo di Apocalisse, non me ne frega.»
proseguì.
Sembrò
ripensarci.
«Almeno
ora che ho problemi più grossi.»
Dean
sorrise, ma Katherine non fece altrettanto. Era rimasta gelata sul
posto, improvvisamente a disagio.
Il
cacciatore se ne accorse, perché si voltò verso
di lei e accostò l’auto.
«Ehi,
Terra chiama Kat?» la canzonò sventolandole il
palmo davanti al viso.
Katherine
strinse gli occhi e si irrigidì. Aveva voglia di ucciderlo.
Di spezzargli le braccia e bere dal suo collo fino a dissanguarlo e
squarciargli la gola.
«Senti,
lascia perdere quello che ho detto, okay? Cancella tutto, ubriacati con
quel fottuto whiskey, arriviamo alla pensione e ci chiudiamo in camera
fino a domani. Tanto difficilmente ci vedremo di nuovo!» le
disse, esasperato dal suo sguardo e il suo silenzio.
Non
seppe perché lo fece, ma Katherine svitò il tappo
della bottiglia e gli gettò in faccia il whiskey.
Uscì
dall’auto, udendolo bestemmiare volgarmente.
Dean
sbatté la portiera, saltando fuori dall’Impala e
raggiungendola in strada.
«Ma
che cazzo ti prende?» le urlò, allucinato.
Cercò
di prenderla per un polso, ma Katherine gli agguantò il
collo con una mano e lo sbatté sul cofano
dell’auto.
Lo
guardò negli occhi.
«Ora
dimenticherai di avermi visto oggi, tornerai da Sam e partirete
immediatamente. Dimenticherai di aver mai avuto qualsiasi dubbio su di
me.»
Bastò
che Dean la fissasse stralunato per una frazione di secondo
perché capisse che non aveva funzionato.
S’irrigidì.
La
suggestione non aveva funzionato, eppure lui non aveva verbena con
sé. Non poteva nemmeno sapere a cosa servisse.
«Cosa
diavolo stai dicendo?» le chiese, cercando di rialzarsi.
Katherine
lo tenne ancorato contro l’Impala, cercando di pensare a cosa
fare. Avrebbe potuto ucciderlo. Un cacciatore per amico le faceva
comodo, ma conosceva vagamente anche Sam, e lui non avrebbe mai saputo
che era stata lei a spezzare il collo di Dean.
«Katherine,
vuoi dirmi che cazzo sta succedendo? Che merda di mostro sei?»
sbraitò tentando di divincolarsi.
Il
ragazzo si stava infuriando, e se Katherine non avesse avuto
cinquecento anni di forza e sangue nel corpo, probabilmente sarebbe
riuscito a sgusciarle via, o a far funzionare qualcuno di quei calci
che tentava disperatamente di tirarle per liberarsi.
Katherine
rafforzò la presa sul suo collo, soffocandolo piano. Sarebbe
stato facile, ancora più semplice di quando
l’aveva fatto con Caroline.
In
ospedale non aveva dovuto fare rumore, ma su quella strada in ombra,
dove non passava nessuno, sarebbe bastato premere appena un
po’ il pollice e spaccare la trachea.
Si
accorse di non volerlo fare.
Non
voleva ucciderlo.
Dean
aveva capito che gli aveva sempre mentito, ma lei non voleva ucciderlo.
Perché aveva
capito che gli aveva sempre mentito.
Si
diede della pazza, e della stupida, eppure mollò la presa.
Il
cacciatore si rialzò tossendo, massaggiando il collo
dolorante. Ansimante, alzò lo sguardo su di lei.
«Come
cazzo…» ansimò.
«Modera
il linguaggio, va bene? Mi sta infastidendo.» lo
rimproverò Katherine. Lo osservò raddrizzarsi, e
studiò ogni suo movimento. Se avesse provato ad attaccarla,
lei l’avrebbe fermato in tempo.
«Katherine,
stavolta non scherzo, chi o cosa sei in realtà?»
Era
ancora arrabbiato. Giustamente, a essere sincera.
«Credevo
non ti interessasse.» lo sminuì, incrociando le
braccia e alzando il mento.
«Ah
certo, non mi interessava finché non hai cercato di
ammazzarmi!» ribatté lui furioso.
Katherine
roteò gli occhi e sollevò le sopracciglia
«Ma non l’ho fatto.»
«Sì
beh, grazie? Non sono ancora dell’idea di lasciar perdere la
cosa!» esclamò avvicinandosi a lei.
La
vampira si ritrasse.
«Se
la suggestione avesse funzionato non avremmo questo
problema!» replicò Katherine, mandando alle
ortiche ogni prudenza.
«Suggestione?
Volevi ipnotizzarmi?»
Lei
poggiò le mani sui fianchi «Se vuoi farla facile,
sì. Ma non ha funzionato, il che non è
normale!»
«Che
vuoi che ti dica, ho una grande forza di volontà!»
«Io
l’avrei chiamata stupidità!»
Dean
le puntò un dito contro ma per un momento sembrò
non avere molto con cui ribattere.
«Almeno
io non sono un fottuto mostro!» la accusò
infantilmente.
Katherine
inarcò un sopracciglio, stupita «Questo
è tutto quello che sai dire a chi ti dà dello
stupido?»
«Il
confine tra coraggio e stupidità è molto
sottile.» ammise contrito Dean.
«Su
questo non ci sono dubbi.»
Si
accorse che i toni tra loro si erano assurdamente calmati. Forse
perché quella situazione era troppo idiota e paradossale per
riuscire a durare sul serio. Si rese conto di essersi praticamente
messa a litigare con un cacciatore di demoni per non essere riuscita a
soggiogarlo.
«Allora?»
la chiamò lui, in attesa di una risposta.
La
vampira ebbe un’idea improvvisa.
«Il
tuo tatuaggio…» mormorò.
«Cosa?»
«Il
tuo tatuaggio. Ha uno scopo, vero?» gli domandò.
Dean
la guardò sospettoso, prima di rispondere «Mi
protegge dai demoni. Non possono possedermi.»
La
mente di Katherine lavorava febbrilmente. La possessione era una forma
di controllo mentale, a modo suo.
«E
basta?» indagò.
«Certo,
immagino che a te sembri poco!» si offese il ragazzo,
sedendosi sul cofano dell’Impala e poggiando un pugno sulla
coscia.
Era
un’ipotesi parecchio azzardata, ma Katherine
sospettò fosse a causa di quel tatuaggio se non era riuscita
a soggiogare Dean.
«Vuoi
dirmi cosa sei o no? Non ci metto molto a piantarti un coltello nella
giugulare, sai?» la ridestò il cacciatore.
«Il
che sarebbe doloroso, ma perfettamente inutile.» lo
svilì lei. Gli si avvicinò.
«E
poi, Dean, a me non piace parlare di me.»
sussurrò, e gli posò un dito sul petto
«Come batte forte il tuo cuore. Hai paura?»
«Dovrei
averne?» la sfidò lui, stringendole il dito con
cui lo stava toccando.
Katherine
studiò il suo viso illuminato fiocamente dalla luna e la
luce fioca dei lampioni lontani. Rilassò il viso, senza
mostrargli più né sorrisi compiaciuti,
né sguardi minacciosi.
«No.»
«Ma
non so cosa sei.» le ricordò il giovane, quasi a
suo agio, ma sempre in allerta.
Katherine
curvò appena le labbra, in un mezzo sorriso. Si
piegò su di lui, poggiando una mano sul cofano e gli
sussurrò all’orecchio, con voce roca.
«Vuoi
davvero saperlo?»
Dean
ebbe un brivido, le prese i polsi e la scostò, guardandola
in volto.
«Sì.»
confermò con sicurezza.
Katherine
chiuse gli occhi, sorridendo. Socchiuse appena la bocca, passando la
lingua sui canini, sentendoli allungarsi e farsi più
affilati. Gli sorrise sorniona, dischiudendo le labbra e lasciando che
i denti si scoprissero.
«Un
vampiro.»
Dean
strabuzzò gli occhi, sconvolto, e se per un attimo le parve
disgustato, quello dopo risultò totalmente incredulo.
«Non
può essere. Tu… ho ammazzato vampiri, non sono
come te!» esclamò smarrito. Tuttavia
irrigidì la mascella, sulla difensiva, e si
preparò ad attaccarla.
Katherine
inspirò a fondo e i canini tornarono alla misura regolare.
«Parli
dei denti? O del fatto che non possano stare al sole?» chiese
retorica.
«E
l’acqua santa.» aggiunse cauto.
«Giusto,
anche quella. La spiegazione è più semplice di
quella che credi: provengono da un altro ceppo.»
spiegò con ovvietà Katherine.
«E
questo cosa vorrebbe dire?»
«I
vampiri che conosci tu hanno un’origine diversa dalla
mia.» semplificò ancora, pazientemente.
«Vuoi
dire che esistono più tipi di vampiri?»
domandò guardingo «Perché nessun
cacciatore ha mai scoperto di quelli come te?»
Katherine
alzò una spalla, indifferente «Forse siamo
più intelligenti di quegli altri. O più forti. O
più probabilmente, entrambe. L’unica cosa che devi
sapere è che a noi non interessano i cacciatori, quindi a te
non dobbiamo interessare noi.»
«Interessarmi
a voi è il mio lavoro.» ghignò
sfrontatamente Dean.
Katherine
si liberò da lui, drizzando la schiena.
«Peccato
che se provassi ad interessarti come fai di solito, finiresti ucciso
prima ancora di accorgertene.» commentò annoiata.
«Tu
non mi hai ucciso.»
«Oh,
l’hai notato?» soffiò fintamente stupita.
Dean
sorrise.
«Quell’uomo,
a Hialeah. L’hai ucciso tu, vero?»
domandò amaro.
«Avevo
fame.» spiegò Katherine con fredda naturalezza.
«Quindi
ammetti di essere un’assassina. Dovrei ucciderti, Kat.
È il mio lavoro.» ribadì con
altrettanta naturalezza Dean.
«Le
bugie le so riconoscere anch’io, Dean. Di’ che lo vuoi fare, non che
dovresti.» lo criticò la vampira.
«No,
non vorrei. Tu mi piaci, e per quello che avevo visto, avevo creduto
fossi dalla mia parte.» negò il cacciatore,
scuotendo la testa.
Si
alzò dal cofano con un balzo.
Katherine
lo guardò sogghignando «Io sto solo dalla mia
parte.»
Sospirò
«Ma visto che mi piaci anche tu, per questa volta non ti
strapperò il cuore dal petto. Tra l’altro mi sono
appena fatta le unghie e non voglio rovinarle.»
«Sembri
piuttosto sicura di te.»
«Ho
cinquecento anni alle spalle, e ho faticato per ognuno di questi, pensi
davvero di avere delle chance?»
Dean
non sembrò impressionato, ma allargò le braccia,
e la guardò triste. Dietro l’arroganza che ancora
lo permeava, Katherine vide la delusione.
«Avanti
allora, uccidimi.» la invitò spavaldo.
«Non
voglio farlo, Dean.» dissentì la vampira.
«Perché?»
chiese lui irato «Sei un mostro come gli altri, cosa ti
cambia uccidermi? Se non lo farai ti darò la
caccia.» la minacciò.
«Non
sono un mostro. L’unica cosa che voglio è
sopravvivere.» replicò cinica. Si sentiva in
dovere di trovare scuse, e non capiva perché. La cosa le
diede fastidio, ma lasciò correre. Si scoprì a
non aver voglia di fingere o di manipolarlo in qualche maniera.
Lui
capiva quando lei mentiva.
«Sopravvivere
a cosa? Se i cacciatori non sanno di te allora che problema hai, le
rughe?»
«Gli
altri vampiri.» disse lapidaria, sostenendo lo sguardo di
Dean, ma storcendo il naso irritata.
Il
ragazzo sembrò colpito.
«Quindi
non siete una grande famiglia unita?» scherzò.
Katherine
sbuffò «Non funziona come con i vampiri che
conosci. Non c’è interesse nel creare una progenie
tra di noi. Siamo indipendenti.»
«E
vi uccidete tra di voi. Ecco perché i cacciatori non vi
stanno alle costole: fate il nostro lavoro gratis!» sorrise
Dean.
La
vampira scosse la testa «Non proprio. Esistevano delle leggi,
una volta: uccidere un altro vampiro è una grave violazione,
ma immagino che questo non conti quando sei il primo di tutti. Ho fatto
arrabbiare il più cattivo, che guarda caso è
anche più psicopatico di quello che si potrebbe
immaginare.»
«Perché
non lo uccidi?» domandò confuso Dean
«Non può essere terribile come dici.»
La
vampira abbassò gli occhi per un momento.
«Hai
presente quando si dice che la miglior difesa è
l’attacco? Ecco, con Klaus non è così:
la miglior difesa è stargli il più lontano
possibile e pregare che nessun uccellino passi di lì e gli
canti la sua canzone.»
«Sembra
un tipo problematico.» concluse Dean con una smorfia.
Katherine
prese un respiro e soppesò l’affermazione
«Beh, se ritieni che uno dei vampiri Originari che ti insegue
da quando è a conoscenza della tua esistenza possa essere problematico,
allora sì: è problematico.»
Alzò
lo sguardo su Dean «Vedi, abbiamo tutti e due problemi
più grossi di cui occuparci. Vale davvero la pena di farci
la guerra stasera?»
Dean
si passò una mano sul volto, raccogliendo i pensieri.
«Andrebbe
contro tutto quello per cui ho sempre vissuto.»
Katherine
iniziò a spazientirsi, e batté un piede
sull’asfalto. Dean dal canto suo aveva capito più
che bene di non essere ancora morto quella sera solo per uno strano
desiderio della vampira.
Si
passò di nuovo entrambe le mani sul viso, e strinse le
labbra.
«Tu…
tu non sei buona, vero? Altrimenti quell’uomo non
l’avresti ucciso. E Dio solo sa quanti altri ne hai
ammazzati. Però non vuoi uccidere me.
Perché?» chiese, preso da un conflitto interno.
Katherine
fece una smorfia, e scrollò le spalle.
«Fa
più comodo un alleato di un nemico.»
«Non
sarò mai un tuo alleato, Kat.» la riprese Dean con
fermezza. Sospirò e si grattò la nuca,
guardandosi intorno, come alla ricerca di una risposta o di
un’idea «Ma non mi va nemmeno di essere un tuo
nemico, lo ammetto.»
Katherine
finalmente si rilassò e lo guardò sorriderle.
«E
poi sei troppo brava a letto per ammazzarti.»
sdrammatizzò bonariamente.
La
vampira piegò la testa di lato e sogghignò
«Buffo: è la stessa cosa che ho pensato di
te.»
Dean
rise.
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