Le
valigie rimpicciolite sembravano macigni nella tasca della sua veste da
mago.
Nella
stanza piena di gente James sentiva le lacrime pizzicargli
gli occhi mentre suo padre rideva di una qualche sciocchezza.
Teddy,
seduto davanti a lui, sembrava l'unico a sentire il rumore di mille
insetti che attraversavano la carta da parati che i suoi genitori
avevano scelto molti anni prima insieme.
Albus
stava abbracciando sua madre baciandole le guance e ricordandole quanto
i suoi bambini la amassero.
Lily
lo fissava dal lato opposto della stanza come tentando di capire.
Gli
altri ospiti erano parte della carta da parati.
I
bagagli sbatterono ancora contro la sua coscia mentre si avviava con
gli altri al tavolo della cena.
Aveva
preparato tutto: i vestiti erano nelle valigie insieme a pochi ricordi
che fino a quel momento gli erano sembrati inutili, ma che
improvvisamente gli erano indispensabili, la sveglia era puntata alle
quattro del mattino ed un Silencio avrebbe impedito al resto della
famiglia, riunita per l'occasione, di sentirlo.
Il
tavolo della cena era il solito dove aveva mangiato con la sua famiglia
negli ultimi ventiquattro anni, sfiorandolo il attraverso la tovaglia
pregiata poteva ancora sentire i nomi che lui e i suoi fratelli avevano
inciso nell'ebano anni prima.
Alla
sua destra, come un re, suo padre guardava i suoi figli pieno di
orgoglio e di tanto in tanto durante la cena chiedeva gli sviluppi
dell'uno o l'altro progetto.
A James sembrava che l'aria lo stesse soffocando
lentamente.
Il vino sparì dalle bottiglie ed i
piatti si sporcarono
i ripulirono in
fretta, il té e gli scones al cioccolato gli ricordavano
così tanto la sua infanzia
che senti il bisogno di chiudere gli occhi ed immaginarsi sul tappeto a
tirare i capelli a Lily coperto di macchie che sua madre avrebbe pulito
con un Gratta e Netta prima di buttarlo nella vasca con i gli altri.
Ted, in vacanza per Natale, avrebbe coperto i piedi di James con la sciarpa
di Hogwarts e gli avrebbe permesso di addormentarsi sulle sue cosce
mentre finivano i compiti.
Quando riaprì gli occhi Ted aveva la sua
stessa sciarpa a soffocarlo lentamente.
Poi il té finì, il fuoco si
spense e la famiglia si diresse
sbadigliando verso le camere da letto.
Dopo poche ore, sarebbe stato il grande giorno.
L'aria invernale lo ghiacciò fin da
subito, le nuvolette di condensa non erano più divertenti
sbuffi d'inverno ma vapore pieno di zolfo. Le valigie dalla sua
posizione seduta gli bucavano sgradevolmente la pelle resa sensibile
dal freddo.
Le luci della casa dove era cresciuto erano tutte
spente ed il marcipiedo marciapiede contro il quale si era sbucciato
tante volte le ginocchia era la sua panchina.
Era bellissima,
erano belle le tegole spostate da riparare, era bellissimo il giardino
dove un tempo erano stati fatti crescere tanti bei fiori
ai quali sua madre si era arresa dopo che i denti di Albus avevano
cominciato a venire fuori ed
era bella la finestra della camera che per anni aveva diviso con Teddy:
la persiana era rotta e sembrava voler cadere come le foglie ormai
marce che imbrattavano il viale ed il legno che la componeva era
completamente pieno pieno di fori.
James si alzò dal terreno ghiacciato e
dando un ultima occhiata alla casa permise ad una lacrima di scaldare
la sua guancia intorpidita dal freddo.
L'appartamento
sapeva di Teddy, non solo per l'odore tipico dell'altro ragazzo che
impregnava ogni angolo della casa, ma soprattutto per le pile di libri
che tappezzavano i lati di ogni stanza.
Tolse quanti più libri possibili dal
letto e si mise sotto la coperta mentre fuori il cielo si schiariva.
Realizzò che la sua famiglia doveva
essersi già svegliata, si chiese se avessero già
scoperto che lui non c'era.
Immaginò sua madre intenta a dare ordini
a destra e a manca con le rughe accentuate dalla preoccupazione, poi
vide suo padre chiudersi nello studio a chiedersi cosa avesse sbagliato.
Zia Hermione non ci avrebbe messo molto a capire,
chissà se invece lo zio Ron avrebbe mai capito.
Permise alle lacrime di scendere mentre pensava a
Teddy che soffocava come lui.
Si addormentò stringendo le coperte e
sperando che il tremore si attenuasse.
Non sapeva cosa lo avesse svegliato, ma la luce
stava già illuminando l'unica stanza di quell'appartamento
che Teddy aveva comprato con i suoi primi guadagni.
La stanza era calda a dispetto della stagione e la
polvere sembrava sparita dalle pile di libri ora ordinati che la sera
prima gli avevano impedito il passaggio.
Seduto alla sua scrivania come
un déjà-vu Teddy lo fissava sorridendo.
James aprì la bocca più volte
per cercare qualcosa da dire, ma Teddy si limitò ad alzarsi
per raggiungerlo.
Quando si sedette sul letto per abbracciarlo,
James si accorse di tremare ancora.
Il bacio che ne seguì aveva al tempo
stesso il sapore della consuetudine e quello della prima volta.
I vestiti scelti per la fuga caddero sul parquet
insieme a qualche libro residuo e la veste da cerimonia di
Teddy, le loro mani come impazzite carezzarono i rispettivi corpi e la
sensazione di soffocare si fece così forte da farlo morire.
Mentre il ragazzo si muoveva dentro di lui
guardandolo negli occhi, James comprese quanto stupida fosse stata la
sua fuga, aveva realmente sperato di poter scappare e dimenticare,
avrebbe sopportato il dolore per un po' e sarebbe ritornato una volta
che fosse stato certo di non poter più fare nulla di male
all'uomo che amava.
Teddy rallentò i suoi movimenti sopra di
lui e lo baciò a pelo sulle labbra, sempre muovendosi
lentamente baciò il suo mento, scivolò piano
sulla guancia e sulla fronte.
James sapeva che
Teddy stava piangendo e pianse con lui stringendolo più
forte tra le sue braccia e strappando via l'orgasmo da entrambi in un
miscuglio di lacrime e sorrisi.
"A quest'ora dovresti essere sposato." Disse James
contro la sua clavicola.
"Come potevo sposarmi se la persona che amo scappa
nel bel mezzo della notte?" ripose Teddy con un punta di rimprovero.
James sorrise e decise che il tempo dei chiarimenti
sarebbe arrivato, per quel momento l'importante era che finalmente riuscisse a respirare.
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