London rain
London rain
Capitolo 1
L'aria era
satura di senso autunnale, nonostante fosse appena iniziato Settembre, o almeno
fu questa l'impressione che ebbe Ginny quel mattino, al risveglio. Era ancora
presto, le lancette dell'orologio segnavano fosse appena l'alba e infatti dalla
finestra alcuni raggi di sole filtravano, battendo sulle pareti della sua
stanza, già di per sè rosse. Il colore aranciato del sole creava riverberi di
colori molto forti, eppure rilassanti per gli occhi. Si alzò a sedere e, dopo
essersi sgranchita un po' ed aver sbadigliato sonoramente, scese dal letto,
indossando le graziose pantofoline rosa. Indossò la vestaglia e si avvicinò alla
finestra, dove scostò leggermente la tenda per dare un'occhiata fuori. Il cielo
era di un azzurro intenso, spruzzato qui e li da nuvolette colorate dai raggi
dell'alba. Sorrise un po', la giornata sembrava essere cominciata davvero bene,
meglio di quello che si sarebbe aspettata, dato che si prospettava davanti a lei
una litigata colossale con la famiglia. Non era ancora riuscita a trovare le
parole giuste per dire ai suoi che aspettava un bambino. E la cosa peggiore era
che non sapeva neanche chi fosse il padre. In realtà lei era stata a letto con
un solo ragazzo in vita sua, Harry, e si erano lasciati ormai da sette mesi. Lei
era al terzo mese di gravidanza. Magari era stata messa incinta dallo spirito
santo; oppure la gravidanza era cominciata con uno scoppio ritardato di quattro
mesi... che gli spermatozoi di Harry fossero più lenti del normale?
No, decisamente
nessuna delle due opzioni la convinceva.
***
Draco Malfoy era
entrato a far parte dell'ordine della fenice durante quello che sarebbe dovuto
essere il suo settimo anno ad Hogwarts, anno che non frequentò mai perchè la
scuola di magia e stregoneria più rinomata del mondo, solo per quell'anno,
chiuse i battenti. Aveva diciassette anni, entrambi i genitori in prigione, il
mago oscuro più potente del mondo, conosciuto anche come
colui-che-non-deve-essere-nominato, aveva dato ordine di ucciderlo per non aver
adempito al compito che gli aveva affidato - uccidere Silente, per intenderci -
ed era senza tetto.
Fortuna volle
che incontrasse Remus Lupin, successore di Albus Silente come capo dell'Ordine
della fenice, e costui gli offrì un lavoro per l'ordine, una casa - ossia la
sede dell'ordine stesso -, lo aiutò a trovare un lavoro 'di copertura', infatti
venne assunto sotto sua raccomandazione come barman a I tre manici di scopa
e gli assicurò protezione dai mangiamorte, che sotto ordine di
colui-bla-bla-bla avrebbero dovuto trovarlo e ucciderlo, prima che svelasse
alcuni dei piani che lui conosceva agli uomini di Silente.
Malfoy, che non
era affatto stupido, accettò. Aveva passato anni ad adorare voi-sapete-chi e non
si era trovato nulla in tasca. Fu assalito dal dubbio che per tutto quel tempo
avesse servito la causa sbagliata, così pensò che provare a stare dalla parte
dei cosiddetti "buoni" non poteva essere un'esperienza così nera come l'aveva
sempre dipinta.
Erano passati
due anni esatti dal giorno della sua entrata ufficiale nell'ordine, e quel
giorno si ritrovò a tirare le somme di ciò che era stata la sua vita fino a quel
momento. Che traguardi aveva raggiunto?
Aveva
conquistato la fiducia di tutti quelli che prima gli erano ostili... o meglio,
lui era ostile nei loro confronti, ma non faceva molto differenza. Bell'affare.
Aveva combattuto
alcuni mangiamorte fianco a fianco col magico trio, Sfregiato, Lenticchia e
Zannuta, nomignoli 'affettuosi' affibiati ad Harry Potter, Ronald Weasley ed
Hermione Granger ai tempi di Hogwarts. Wow!
Aveva ricevuto
un pacco-bomba (???) dai mangiamorte, che non riuscendo ad ucciderlo con la
magia, avevano provato un attacco a sorpresa con alcuni mezzi babbani. Proprio
loro che odiavano i babbani.
E poi che altro?
Ah, si. Si era
portato a letto l'unica figlia femmina di Arthur Weasley, quella stupida
babbanofila di Ginevra Weasley.
Ecco, ad
esempio, questa era stata una gran bella soddisfazione. Si, decisamente, queste
erano per Draco Malfoy le soddisfazioni della vita.
D'altra parte
lei era ubriaca quando era successo, nella stanza di lei, mentre nel giardino di
casa un centinaio di persone stavano festeggiando un lieto evento, il matrimonio
di Fred e George Weasley, rispettivamente con due tizie che, se non ricordava
male, si chiamavano qualcosa che suonava molto come Angelina Spinnet ed Alicia
Johnson... no forse i cognomi erano al contrario. Vabbè, non che gli importasse
granchè delle mogli dei gemelli Weasley, quando sotto il naso di tutti era
riuscito a farsi la piccola dei Weasley.
E la cosa che
più lo faceva godere era immaginare la faccia di Potterino a quella lieta
notizia. Insomma si era fatto la sua ex ragazza dopo soli quattro mesi da che
lei l'aveva piantato dicendo di non amarlo più, perché lui non era più la
persona che aveva conosciuto. Poverino, ci era rimasto così male.
"Tre burrobirre"
Una voce lo ripescò dai suoi pensieri. Il biondo ex mangiamorte osservò la
donnina di fronte a lui, una ragazza graziosa con cespugliosi capelli castani,
un sorriso bianco splendente e l'aria da secchiona, lo guardava da dietro il
bancone.
"Granger."
borbottò lui facendo un cenno col capo in segno di saluti, mentre preparava
l'ordinazione, mettendo tre pinte sul bancone e cominciando a riempirle di un
liquido giallino che rientrava nella top ten delle bevande più consumate dagli
studenti di Hogwarts.
"Come va il
lavoro?" chiese lei cercando di intavolare una discussione civile, ormai erano
due anni che cercava di fare amicizia con Malfoy, i risulati però erano scarsi.
"Solito..."
disse solo lui, mentre riempiva fino all'orlo la seconda pinta. Improvvisamente
però parve illuminarsi, la curiosità non era caratteristica che gli apparteneva,
tuttavia gli venne un dubbio in mente, che espose subito alla giovane.
"Che ci fai
qui?" il suo sguardo individuò Potter e Weasley seduti ad un tavolo qualche
metro più in là. "Credevo oggi fosse di pattuglia quell'auror... come si
chiama... non ricordo mai ... la compagna di Lupin..." cercò di farsi capire,
mentre un po' di burrobirra cadeva sul bancone e che lui prese ad eliminare
pigramente.
"Oh! Giusto, non
puoi saperlo, ieri non eri a Grimmauld Place... Ninfadora... e non ridere, non
c'è niente da ridere al suo nome... ieri è andata da un medimago. Ha scoperto di
essere al terzo mese di gravidanza. E indovina chi è il padre?" squittì tutta
eccitata.
"Lupin?" chiese
lui, inarcando un sopracciglio, come fosse la cosa più logica del mondo.
"Esatto!" disse
lei facendo due saltelli, mentre lo guardava riempire l'ultima pinta."Pare si
siano dati da fare la notte dopo il matrimonio di Fred e George... chi l'avrebbe
mai detto, eh? Beh, comunque ieri sera Lupin gliel'ha chiesto!"
Lui le porse le
tre pinte, poi la guardò interrogativamente. "Chiesto cosa?"
Hermione roteò
gli occhi, esasperata. "Come cosa?? Di sposarlo, no? Oh, è stato così
commovente... Molly, la mamma di Ron, è scoppiata anche a piangere... è stata
una scena davvero stupenda, davvero!"
Malfoy rise un
po'. Quella ragazza logorroica era tutta matta. Ma simpatica in fondo... molto,
molto in fondo. Se non avesse avuto il piccolo difetto di essere la migliore
amica dello sfregiato ed essere la ex secchiona di Grifondoro, si poteva quasi
dire fosse piacevole la sua compagnia. Quasi, però, eh!
"Non sono un
sentimentale..." buttò lì per farle intendere che lui non avrebbe mai potuto
trovare commovente una scena, di nessun tipo.
Lei fece
spallucce.
"Beh, però è
eccitante sapere che presto a Grimmauld place ci sarà un frugoletto a ravvivare
le nostre giornate, no?" chiese lei, prendendo le tre pinte, attenta a non
rovesciare la bevanda.
"Non mi
piacciono i bambini" fu la risposta secca del biondo.
Lei rise un po'.
"Va bene, d'accordo, come vuoi. Non cambierai mai."
Hermione fece un
piccolo sorriso, quindi si voltò e tornò dai due amici. Malfoy potè sentire
distintamente il rosso farle il terzo grado su cosa si fossero detti, e sentì
lei metterlo a tacere stancamente.
Ripensò a Lupin
e Tonks. Sorrise tra sè e sè in modo quasi malizioso. A quanto pareva non era
stato l'unico a darsi da fare, il giorno del matrimonio dei gemelli Weasley...
A proposito!
Chissà come stava la piccola Weasley. Magari un giorno di quelli avrebbe potuto
andare a trovarla. Chissà che la sua buona stella non gliela facesse trovare di
nuovo brilla!
***
Ginny era seduta
in salotto con i genitori. Erano passate tre ore dal suo risveglio, erano le
nove, e ancora non aveva trovato un modo decente per dir loro della gravidanza.
Rimandare ancora sarebbe stato inutile, presto o tardi la sua pancia avrebbe
cominciato a gonfiarsi come un cocomero, e nasconderla sarebbe stato piuttosto
difficile. Magari avrebbe potuto dire che era solo un'illusione ottica, ma
dubitava fortemente che le avrebbero creduto.
Il padre, Arthur
Weasley, era seduto nella sua poltrona preferita, bevendo un cappuccino caldo e
leggiucchiando un articolo sulla Gazzetta del Profeta che parlava di un
mangiamorte catturato la sera prima dal suo primogenito, Bill.
La madre, Molly,
stava invece spettegolando con una sua amica. O, per meglio dire, con la testa
di una sua amica che spuntava tra le fiamme del camino.
Ginny era
rannicchiata in un angolino del sofà, facendo finta di star leggendo alcuni
appunti dell'ultima lezione di Inseguimento che aveva preso a scuola,
l'accademia per Auror di Londra. In realtà la nsua mente era presa da tutto,
tranne che dallo studio. Lanciava occhiatine di sottecchi ai genitori e quando
la madre salutò l'amica, si alzò e si voltò verso di lei guardandola un attimo,
Ginny perse la presa sul quaderno, che cadde rovinosamente a terra. La adre lo
raccolse e glielo porse. Poi parlò. "Ginny, c'è qualcosa che devi dirci?" chiese
titubante. Arthur cessò di leggere, abbassò il giornale e guardò prima la
moglie, poi la figlia.
"Oh.. ehm...
beh... in realtà... come fai a saperlo?" chiese guardandola imbarazzata, ma non
osava guardare nè lei nè il padre negli occhi, si sentiva troppo colpevole.
Molly sospirò,
sedendosi accanto a lei e prendendole una mano tra le sue.
"Sono tua
madre... ti basta?"
Ginny annuì,
guardandola un attimo, poi abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia. "Si.
Basta..."
"Da quanto lo
sai?" chiese Molly, ma prima che Ginny rispondesse, si intromise il marito. "Da
quanto lo sa, cosa?" chiese perplesso.
Ginny arrossì
violentemente, mentre Molly guardava truce il marito. "Un po' di delicatezza tu
no, eh?"
"Aspetto un
bambino" furono le parole della piccola dei Weasley, mentre un magone le si
formava in gola. Non osò alzare lo sguardo verso il padre, chiuse gli occhi
pronta ad incassare la ramanzina più grande della sua vita. Ma così non fu. Aprì
un occhio piano e guardò il padre, che era rimasto a fissarla come imbambolato.
La tazza scivolò dalle mani, infrangendosi sul parquet rustico.
"Aspetti...
co...sei in..." Arthur non riusciva a riordinare i suoi pensieri.
"Oh, per l'amor
del cielo, Arthur!" sbottò Molly. "Smettila di balbettare." era furiosa, ma
stava cercando di mantenersi calma, l'apparente tranquillità che aveva mostrato
alla domanda 'Da quanto lo sai?' andava pian piano scomparendo, lasciando il
posto ad un'espressione ferita. Si sentiva tradita dalla figlia. Una vena
cominciò a pulsarle insistentemente su una tempia.
Comunque Ginny
provò a rispondere. "Due... settimane... lo so da due settimane... e poi..."
Arthur la
interruppe. "A che mese sei? Chi è il padre? Perchè non ce l'hai detto prima?
COME DIAVOLO è POTUTO SUCCEDERE?" il tono di voce si faceva più alto e isterico
ad ogni domanda.
Ginny chiuse di
nuovo gli occhi, cacciando indietro le lacrime. Non era il momento di piangere.
"Terzo mese. Non
ne ho idea. Non sapevo come dirvelo. Non ne ho idea!" rispose in successione a
tutte le domande, la voce andò scemando, diventando quasi un sussurro all'ultima
risposta.
"COME SAREBBE A
DIRE CHE NON SAI CHI è IL PADRE?" gridò Molly, scattando in piedi e guardando la
figlia come se fosse la più sporca delle sgualdrine.
Anche Ginnysi
alzò, stringendo i pugni. "NON LO SO! NON FACCIO SESSO CON QUALCUNO DA SETTE
MESI! ED HARRY è STATO L'UNICO CON CUI IO L'ABBIA MAI FATTO, SE è QUESTO CHE
VUOI SAPERE. MAMMA TI GIURO CHE NON HO IDEA DI COME SIA SUCCESSO."
"Di certo non è
stato lo spirito santo." sbottò Arthur, mentre si alzava in piedi anche lui e si
avvicinava alle due, un po' rincuorato nel sapere che sua figlia non fosse una
di quelle... beh, quelle lì!
Al contrario
Molly sembrava non crederle, la guardava diffidente, come se sentisse puzza di
bugia.
"Mamma..." Ginny
ora era calma. Stavolta fu lei a prendere una mano della madre tra le sue, le si
fece perfettamente davanti e la guardò dritto negli occhi. "Mamma. Te lo giuro.
Non sono più stata con nessuno da quando la storia tra me ed Harry è finita. Non
so chi sia il padre."
"E ALLORA...
come... come spieghi questa cosa? Come..."
Arthur posò una
mano sulla spalla della moglie. "Basta così Molly. Io mi fido di Ginny. Forse
l'ha dimenticato... oppure è stata obliviata... non importa. Ginny... sappi che
qualunque cosa deciderai di fare, io sono dalla tua parte, bambina mia."
Gli occhi della
ragazza si riempirono di lacrime, che subito cominciarono a scorrerle sulle
guance in tanti rivoli perlati. Si buttò tra le braccia del padre e pianse tutte
le sue lacrime, sollevata. Finalmente il peso che l'aveva oppressa quelle due
ultime settimane, sembrava essersi dissolto. Pianse ancora più forte quando
Molly si unì all'abbraccio.
La sua mamma e
il suo papà erano unici. Avrebbe dovuto dire loro tutto fin da subito. Avrebbe
dovuto saperlo che l'avrebbero capita.
E questa era
fatta.
Ora non rimaneva
che trovare il padre.
Ecco.
Infatti.
Ecco.
AIUTO!!!
...continua...
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