Ancora un'ultima spazzolata ai lunghi capelli e poi quella pesante
giornata si sarebbe finalmente conclusa.
Elena fissò la radiosveglia: a pochi minuti dalla mezzanotte la
stanchezza si concentrava negli occhi, facendo sembrare tutto stranamente
rallentato.
Una folata di vento mosse le tende, e un secondo dopo Damon era seduto
sulla panca sotto la finestra.
Un attimo di spavento precedette e causò un sospiro
liberatorio.
«Damon... è tardi, cosa ci fai qui?»
«Per un vampiro mezzanotte è l'alba»
disse lui con voce dolce, abbozzando anche un mezzo sorriso.
Intanto lei aspettava una risposta più esauriente che
tardava ad arrivare; poi, di colpo, se lo ritrovò di fronte.
Troppo... troppo vicino.
Si guardarono intensamente, quasi fino a rendere tangibili i centimetri
che li separavano.
Lei si perse in quell'azzurro imperscrutabile e lui in quella
profondità carica di dolcezza.
«C'è qualcosa che non puoi ricordare...»
le confessò dolcemente, prima di darle un tenero bacio sulla fronte.
Lei fissò le sue labbra fino a quando queste furono vicine,
tanto vicine da sentirle sulle proprie. Erano come le aveva
sempre e segretamente immaginate: morbide e travolgenti. Era dunque questo il suo modo di
baciare? Non ci si aspetta qualcosa di tanto dolce e delicato da una
bocca che ha spezzato tante vite. Eppure era lui. Damon. Con
una mano poggiata sulla sua guancia e l'altra a cingerle la
vita.
Finalmente vicini.
Gli occhi le si aprirono di colpo. Elena guardò la radiosveglia
posata sul comodino: non era mezzanotte, erano le sei e trentacinque.
|