Seventeen in the Dark.

di Blue Flower
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Capitolo 7- Emozioni

 

 

 - Perché mi hai baciata?!- domandò Bella ad un bambino di sette anni, avvampando.
- Ne avevo bisogno- rispose lui senza guardarla negli occhi.
- Mi hai usata!- esclamò la ragazza furente.
Ma la sua rabbia non era indirizzata a Edward, bensì al suo cuore. Stupido, stupidissimo cuore che quando lui aveva posato le labbra sulle sue aveva perso un battito.
Cretino di un cuore che si era illuso che quel ragazzo fosse vero, che non fosse un miraggio.
In quel momento davanti a lei era tornato un ragazzino. Un ragazzino adorabile, certo. Ma pur sempre troppo piccolo per lei.
Si sentì umiliata, tradita.
Perché i suoi sentimenti non avevano un posto dove andare: dovevano rimanere dentro di lei, intrappolati nella consapevolezza che non sarebbero mai diventati altro che flebili emozioni senza fondamento.
- Forza, andiamo di sopra. Ti preparo l’omelette- disse lei sorridendogli. Del resto, con l’Edward bambino si sentiva molto più a suo agio, riusciva a considerarlo solo un cucciolo da accudire e da amare.
- Scusa…
- Vieni qua- disse lei abbracciandolo come avrebbe fatto con un fratellino minore.
- Non farlo mai più.
- Okay- lo portò su e la serata si svolse più o meno come quella precedente.
Per la prima volta nella sua vita, Edward si sentiva amato. E amava. Da morire.
Gli era dispiaciuto dover baciare improvvisamente Bella, ma non aveva altra scelta: non la voleva assalire, non le voleva succhiare il sangue.
E poi si sentiva così bene quando lei gli riservava tutte quelle attenzioni… era bello essere piccolo: si sentiva accettato dalla persona alla quale teneva.
Anche se per lei non era altro che un bambino…

 
Bella stava seduta sul letto, a pensare.
Cosa stava facendo? Perché la sua vita, sempre monotona e ripetitiva, era stata sconvolta talmente tanto da quel bambino?
E’ che… non era flessibile ai cambiamenti. Tantomeno a questi cambiamenti…
- Bella, posso entrare?- domandò una voce da fuori alla camera.
- Aspetta, accendo la luce- si sporse al limitare del letto e la lampadina sul comodino si accese.
- Okay, adesso entra- lui aprì timidamente la porta e venne verso di me.
- Posso parlarti?- disse.
Ecco di nuovo quella parte di lui che non sembrava affatto infantile… A volta la sorprendeva ritrovarsi faccia a faccia con quell’espressione seria, piena di risentimento e consapevolezza.
- Mi dispiace per prima, ma ci sono cose che non potresti capire e che non voglio che tu capisca… va bene?
- Edward, non capisco di cosa tua stia parlando. Se ti dispiace per prima, non ti preoccupare. Ti… ti assicuro che è tutto a posto. Non… te ne faccio una colpa.
- Bella…- si mise in braccio a lei, sul limitare del letto. La ragazza si sforzò di sorridere, senza pensare al fatto che quel bambino così dolce fino a due ore prima era un ragazzo fatto e finito, pronto a baciarla.
La mano sinistra di Bella scivolò sul fianco, toccando il comodino.
- Io ti devo dire una cosa.
- Ehi, ho detto di non preoccuparti- sussurrò sdraiandosi con il bambino sempre abbracciato a lei.
- Ma io te la dirò comunque- insistette lui.
- Bella…- in quello stesso momento la mano sinistra, che prima era scivolata dolcemente sul bordo del letto, si mosse senza volerlo, toccando l’interruttore della luce e facendo piombare la stanza nella penombra.
L’unica luce proveniva dal corridoio.
Chiuse gli occhi, dapprima incosciente di quello che stava per succedere. Poi sentì un peso che la schiacciava.
Lui si mosse un po’, ancora inconsapevole di esser tornato adulto ma lasciando a Bella un po’ di respiro, guardandola negli occhi.
- … tu mi piaci. Davvero. Cos'altro devo fare per dimostrartelo?

 

 

 Nota dell’autrice:

- Edward, chiedi scusa a tutte le lettrici per essere erotico.
- Io non sono erotico.
- Sì, Edward. Lo sei.





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