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SOTTO LA PIOGGIA DI NEW YORK
Quando Jace, quella notte, sentì bussare alla porta della propria camera, sulle
prime, pensò che fosse stata solo una sua impressione.
Ma
quando poi i battiti si fecero più frenetici e urgenti, uniti alla voce
stranamente roca di Alec, il ragazzo si convinse che era tutto vero, che stava
accadendo proprio in quel momento: ma Alec sarebbe dovuto rimanere fuori con lo
Stregone, cosa ci faceva lì?
Nervosamente, il Nephilim indossò le ciabatte e corse alla porta, accendendo le
luci e aprendola di scatto: con i neon sparati negli occhi, vide il “fratello”,
in piedi dinanzi a sé, con gli occhi lucidi, che teneva le cinghie di uno zaino
in mano, con gli abiti totalmente inzuppati per la pioggia che cadeva gelida
sulla città: tremava.
“Che succede?” fece appena in tempo a chiedere, prima che il moro gli crollasse
tra le braccia, privo di forze: singhiozzava sommessamente e non ebbe un moto
neppure quando Jace lo trasportò fino al proprio letto per farlo stendere; poi,
il biondo corse all’armadio e ne tirò fuori alcuni vestiti di ricambio e un paio
di asciugamani.
“Che è successo?” ripeté il ragazzo preoccupato: che fosse successo qualcosa a
Magnus Bane e il suo parabatai ne avesse pagato le conseguenze?
Wayland si affrettò a esaminare il corpo dell’amico alla ricerca di ferite ma la
voce arrochita di Alec lo fermò: “Non ho neppure un graffio, non è come pensi
tu…” bisbigliò. Leggermente più sollevato, ma ugualmente in pensiero per il
fratello, Jace gli poggiò una mano sulla spalla, cercando di fargli sentire la
propria vicinanza: “Avete litigato?” provò, “E cambiati, prima di prenderti un
malanno.”.
Ma
il moro scosse vigorosamente la testa, mettendosi prima seduto a gambe
incrociate sul giaciglio disfatto e poi in piedi, per levarsi tutti gli abiti
bagnati: “Magnus ha organizzato un’altra festa, e c’erano anche quelle
sanguisughe bastarde di Raphael e dei suoi, che l’Abisso li inghiotta… E sono
cominciati subito a volare insulti.” gemette il giovane.
“E
tu te la sei presa per un paio di cazzate dette da un gruppo di non-morti? Non
voglio sminuirti ma mi sembra un po’ eccessivo.” provò a dire Jace ma subito
venne bloccato dalla mano dell’altro, che si posò sulla sua bocca: “Non è solo
quello, ci sono andati giù pesante. Hanno detto “cose” su me e Magnus…” dichiarò
lui mentre alzava lo sguardo, aveva gli occhi lucidi e arrossati.
“Hanno detto che sono la puttana del Gran Stregone.” confessò in un soffio.
Gli
occhi dell’altro si spalancarono sino a diventare delle dimensioni di due
tazzine da caffe.
“Ti
giuro, li avrei fatti a pezzi con le mie mani ma, dopo tutto quello che è
successo, non potevo far scoppiare un casino simile come una strage di non-morti
durante una festa di Downworlders. Senza contare che avrei fatto finire anche
Magnus nei casini.” sbottò, mentre indossava un paio di pantaloni di tuta e
finiva di mettersi la felpa.
“E
quindi hai preso le tue cose e te la sei svignata.”concluse Jace, cingendogli le
spalle col braccio.
Alec annuì: “Non l’avrei detta proprio così, ma è la verità.”.
I
due restarono in silenzio per qualche minuto, poi Lightwood si mosse nella
stretta del fratello: “Non dire nulla a Izzy, per favore…” borbottò il ragazzo;
Wayland sospirò rumorosamente, “È ovvio, stupido. Minimo, quello che non hai
fatto scoppiare tu, ci pensa lei, con gli interessi.”.
Il
moro rise sommessamente: “Grazie.” sussurrò stanco, affossando di più il viso
sul suo petto; ora fu il turno di Jace di sorridere, “Sono pur sempre il tuo
migliore amico, no?”.
Poi, sciolse l’abbraccio, spostandosi di qualche passo per andare a spegnere le
luci: “Quindi stanotte resti all’Istituto?” gli chiese, andando a sedersi
accanto a lui.
“Si, ma non me la sento di tornare nella mia stanza, Izzy potrebbe entrare e
trovarmi lì. E poi dovrei raccontarle ciò che quelle sanguisughe hanno detto.”.
“Allora ti ospito io, poi domattina vedrai di risolvere con Bane.” lo invitò il
biondo, sdraiandosi sul lato più esterno del materasso: “Non siamo così grassi
da non riuscire a dividerci un letto.” notò con una risata.
§§§
La
sveglia, sottoforma di urla isteriche di Isabel, giunse fin troppo presto e i
due ragazzi sobbalzarono, spaventati, cozzando le loro teste l’una contro
l’altra; cascarono a terra con un tonfo e dei lamenti a stento trattenuti.
“Ma
perché deve urlare a questo modo?” gemette Alec, aiutando Jace a rialzarsi;
questi guardò l’ora di sfuggita sul LED luminoso della sveglia: “Sono a malapena
le 5 del mattino… Giuro che se sta facendo tutto questo caos solo perché ha
perso un’unghia finta, la affatturo.” borbottò Wayland, massaggiandosi la fronte
dolorante, “Da un po’ di tempo a questa parte, dormire all’Istituto è diventato
un lusso.” mugugnò.
Il
clamore si fece sempre più vicino, ora la voce della sorella dei due suonava
veramente arrabbiata e ostile, contrapposta a quella ferma e decisa di Magnus.
Udendola, Lightwood si fece piccino picciò.
“Non mi frega nulla se sei il fidanzato di mio fratello, l’uccellino ha preso il
volo ed è solo colpa tua!” gridò la ragazza: “E poi, non è qui, la sua stanza è
vuota, come penso tu abbia visto coi tuoi occhi, visto che ti ci ho trovato
dentro.”.
“Questo è l’unico posto in città dove può essersi rifugiato.” replicò Magnus
accondiscente: “Sono passato da Luke e dalla piccola Clary, perfino dal mondano
con i canini iper-sviluppati. Ma non l’ho trovato.”.
Jace sogghignò nell’ombra della camera: “Davvero pensava che, dopo aver litigato
con dei vampiri, tu fossi andato da Simon per farti offrire un caffè?” riusciva
a malapena a trattenere le risate.
Alec scrollò le spalle ma non disse nulla.
Un
attimo dopo, un bussare frenetico, e atteso, riecheggiò nella stanza.
“Meglio farsi vedere prima che buttino giù la porta.” disse Wayland, alzandosi.
Quando finalmente il biondo aprì la porta, trovò Izzy in vestaglia, visibilmente
arrabbiata, e Magnus, che aveva ancora indosso gli abiti che doveva aver messo
per la festa, con il glitter sbavato come il trucco, accanto a lei.
“Scusami se ti disturbo, so che sei tornato da una missione.” disse la ragazza
con aria seccata e dispiaciuta: “Ma a quanto pare Bane ha fatto scappare Alec e
non sa dove può esse-“ Izzy si bloccò, non appena riconosciuto il fratello alle
spalle del biondo.
“Stavamo dormendo, teoricamente… E comunque, Warlock dei miei stivali, non penso
che andare a trovare un Vampiro, dopo essere quasi venuto alle mani con un
branco intero, sia un’idea saggia, sai? O almeno, non da Alec.” borbottò
ironicamente il Nephilim.
Bane sorrise appena: “Ci ho provato.” ammise lo stregone, “Pensavo fosse troppo
semplice tentare subito all’Istituto. Ma evidentemente mi sbagliavo.”.
Nel
corridoio cadde un silenzio imbarazzato, poi Lightwood fece un passo avanti:
“Jace, possiamo parlare un attimo io e lui?” chiese il moro, voltandosi verso
l’amico, “Mi serve un attimo la tua camera.”.
Wayland annuì: “Andrò a farmi un caffè in cucina, fai pure con comodo.” e si
allontanò, trascinandosi dietro una Izzy recalcitrante.
I
due rimasero in silenzio parecchi istanti, solo in quel momento Magnus si
accorse delle condizioni del compagno, sembrava uno spaventapasseri, tanto era
scarmigliato.
“Io
non sono la tua puttana…” borbottò il Nephilim con lo sguardo basso e cupo: “E
se sono scappato, è perché non potevo stare sotto lo stesso tetto di quei
bastardi, anche se solo per una notte…”.
Erano spiegazioni un po’ frammentarie, però Bane sapeva quanto le parole di
Raphael e dei suoi dovevano aver ferito Alec: dopotutto, quando si era accorto
della sua scomparsa, aveva candidamente preso a pugni il Vampiro e la sua
cricca, intimandogli di sparire, prima di congedare tutti gli ospiti per
cercarlo.
Aveva frugato praticamente tutta New York, non solo i luoghi che aveva detto di
aver controllato: Alec non era così stupido da andarsi a rifugiare in luoghi
così scontati, sapeva nascondersi bene, all’occorrenza.
Gentilmente, Magnus gli fece alzare il viso, poggiandogli due dita sul mento e
sollevandoglielo: lo guardò fisso negli occhi, cercando di mostrarsi il più
tranquillo e pacato possibile, “Non ti ho mica accusato, Alexander.” gli disse
affettuosamente, “Anzi, mi dispiace per quello che è successo.”.
“Non avrei comunque dovuto reagire così… Mi sono lasciato trasportare dai
sentimenti.” replicò secco il moro, stretto nella sua felpa: “Però loro hanno
esagerato.”.
“Gliel’ho fatto presente, si.” il come non era necessario dirlo: “Per un po’,
saranno impegnati a ripulirsi il muso dal loro stesso sangue.”.
Le
parole dello stregone lasciarono perplesso il Nephilim prima di lasciarsi andare
a un leggero sorriso, aveva capito cosa aveva combinato l’altro e, francamente,
non ne era molto sorpreso.
Bane, d’istinto lo abbracciò, spingendolo con le spalle contro il muro: aveva un
odore strano addosso, di umido e terriccio bagnato ma sotto quel melange di
profumi, aveva sentito chiaramente quello del più giovane.
“Dove ti eri nascosto prima di venire qui?” gli chiese con un filo di voce.
“Ho
vagato per un po’ in giro e poi sono andato a casa di Clary, me ne sono andato
via giusto pochi minuti prima del tuo arrivo ed è subito cominciato a piovere,
così mi sono ritrovato inzuppato da capo a piedi.” replicò, asciugandosi il naso
con la manica del maglione.
“Non è proprio l’ideale vagare per New York sotto la pioggia, in autunno per di
più.”.
“Clary mi ha già strillato contro, dandomi dell’irresponsabile. Mi ha dato
qualche asciugamano ma non aveva dei vestiti di ricambio; quando sono arrivato
qui, Jace mi ha prestato una sua tuta ma credo di essermi comunque preso un bel
raffreddore.” borbottò il moro, col viso affossato sulla spalla del compagno, si
sentiva caldo e un po’ intontito.
“Vuoi restare qui?” gli chiese questi, serio, ma subito Alec scosse la testa:
“Se mi assicuri che non ci sono più Vampiri in giro, vengo con te. Ma dobbiamo
sbrigarci, non vorrei che i miei tornassero dalla loro missione prima del
previsto e ti trovassero qui.”.
Bane, semplicemente, gli cinse le spalle con il braccio: “Ma appena a casa,
prometti di infilarti sotto le coperte e non uscirne fino a che non sarai del
tutto guarito.” dichiarò, prima di incamminarsi con lui verso l’uscita.
§§§
Il
rumore del portone dell’Istituto che si chiudeva giunse fino in cucina, dove i
due “fratelli” stavano facendo colazione.
Con
un sospiro, Izzy mise nel lavandino la tazza sporca, guardando fisso verso Jace:
“Certo che sono proprio problematici quei due, coi loro sentimenti.” precisò la
ragazza, “È Bane che è un deficiente,” notò il biondo con una sfumatura di
affetto nella voce, “Ma è indubbio che ami Alec.”.
Poi
si alzò: “Maryse e Robert torneranno presto, meglio che vada a mettere un po’ in
ordine prima che trovino le cose di Alec in camera mia e pensino male.” E con
una risata allegra, Wayland uscì dalla stanza.
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